La Strada dei sapori del Poro si snoda all'interno di uno dei comprensori turisticamente più attrattivi dell' Italia Meridionale e comprende una serie di comuni situati tra l'altopiano centrale del Monte Poro e la fascia collinare del versante costiero che si estende da Briatico fino a Nicotera. Slanciata su uno dei mari più belli d' Italia, tra i golfi di S. Eufemia e Gioia Tauro, dalle mille sfumature del blu cobalto con sabbie bianchissime e suggestive scogliere e battezzata la "costa degli dei", presenta il fascino di una natura sempre diversa e unica, offrendo al visitatore un mix inconfondibile di luci, di colori, di panorami, di profumi con l'ospitalità di villaggi, alberghi e aziende agrituristiche confortevoli.
In un itinerario paesaggistico di grande interesse si incontrano: Tropea, una vera e propria perla sul mare, luogo di antiche leggende e dalla storia millenaria, Capo Vaticano, Parghelia, Ricadi, Zambrone, Briatico, località balneari dove protagonista è un mare dallo scenario cangiante, incorniciato in bianchi arenili, e Nicotera arroccata su un costone. L'area presenta dunque, un patrimonio ambientale di indubbio valore, dal mare alle bellezze naturalistiche dell' entroterra occupato dall'altopiano del Monte Poro e caratterizzato da lunghe distese pianeggianti e da terreni riccamente coltivati. Il patrimonio storico-monumentale, archeologico e culturale è ricco di testimonianze nonostante le distruzioni dei terremoti dei secoli scorsi. Qui è possibile ammirare numerosi pezzi del passato della Calabria: dalle necropoli ai resti grecoromani e da quelli dei primi insediamenti urbanistici delle grotte rupestri dei monaci Basiliani a quelli degli insediamenti urbanistici distrutti poi con il terremoto del 1700, dalle fortificazioni alle torri, dalle chiese ai castelli.
Il Pecorino di Monte Poro
L'arte di trasformare il latte ovicaprino in ottimo formaggio fresco e/o da grattugia era conosciuta sin da tempi antichissimi, molto probabilmente risalente al periodo antecedente la presenza dei popoli greci sul territorio calabrese. Un preciso riferimento al formaggio del poro si trova già in alcuni testi del 500 ad opera di Gabriele Barrio che più volte cita il formaggio "cascio" dell'area nel suo "De antiquitate et situ calabrie". In tempi più recenti numerose sono state le citazioni in vari volumi di storia rurale e gastronomia suscitando attenzione ed interesse. Dai dati riportati appare evidente come la pastorizia occupi un posto particolarmente importante nelle tradizioni e nell'economia della popolazione del Poro; attività quasi sempre connessa alla produzione agricola ed all'allevamento bovino, ma che trova spazio nei terreni marginali, ovvero in quei fondi che per condizioni orografiche e morfologiche vengono considerati scomodi per altre attività agricole o extragricole. Ancora oggi la pastorizia nell'area segue leggi e pratiche del tutto particolari, basti pensare che il 90%, dei pastori operanti sul territorio non sono provvisti di pascolo proprio, ma si servono quasi sempre di fondi abbandonati, demaniali o presi in affitto per la sola annata agraria, in alcuni casi poi gli gli stessi pastori svolgono attività di pascolo abusivo in erbai o prati di privati.
L'insaccato 'nduja di Spilinga
Contrariamente a quanto si asseriva nei primi studi sulla nduja di Spilinga, in cui si faceva derivare il nome del prodotto a colonizzazioni greche o arabe, il termine nduja deriva dal francese "andouille" ovvero salsiccia, anche se le sue caratteristiche non accomunano il prodotto al nome derivato, differente per costituzione e metodologia di produzione. Tra i prodotti agro- alimentari dell'altopiano del poro, la 'Nduja di Spilinga occupa oggi un posto d'eccellenza contraddistinta da innumerevoli aspetti peculiari e qualitativi tra cui il sapore dolce e piccante, la forma tipica, la delicatezza e la predisposizione ad essere spalmata su vari cibi. Prodotta per secoli come insaccato per l'utilizzazione della materia di scarto del maiale (grasso, sottopancia, parte della spalla, testa ecc.), la nduja è divenuta oggi un prodotto d'elite nella ristorazione tipica, tanto da vantare numerosi tentativi di imitazione sia in Calabria che in altre regioni d'Italia, o da essere inserita tra i migliori prodotti tipici d'Italia. Come recita la stessa denominazione il Comune d'elezione della nduja, (dove pare sia iniziata la produzione dell'insaccato), è Spilinga; paese in cui molti sono i produttori sia in forma familiare che artigianale, gelosi custodi di ricette tradizionali e tramandate da generazioni.
La Cipolla Rossa di Tropea
Fra i prodotti calabresi che per la loro notorietà hanno valicato i confini regionali ritroviamo sicuramente la cipolla nella varietà "Rossa di Tropea" un prodotto che appartiene all'agricoltura regionale ed in particolare dell'area a ridosso del massiccio del Poro. Nell'area del Poro coinvolti nella coltivazione di questa bulbosa sono essenzialmente i territori dei comuni della costa.
In tutto l'arco dell'areale del Poro sono presenti circa 38 aziende che operano nel campo della cipolla rossa di tropea con una superficie investita pari a circa 350 ha. I comuni interessati alla coltivazione sono: Nicotera, Joppolo, Spilinga, Ricadi, Tropea, Drapia, Parghelia, Zambrone, Briatico.
Gli altri prodotti
Accanto ai prodotti sopra riportati, individuati come prodotti tradizionali, o comunque come prodotti ormai noti al mercato ed ai consumatori, l'area interessata alla strada dei sapori del Poro, valorizza una grande quantità di prodotti agroalimentari, particolarmente importanti e a rischio di estinzione, tra questi:
Iole Piscolla scrive da anni di turismo ed enogastronomia. E’ un tecnico di Strade del vino e da tre anni dirige il Centro Studi e Servizi alle...
ArchivioOVERTIME FESTIVAL 2020: DEGUSTAZIONI GRATUITE DI VINI AZIENDA NEVIO SCALA
il 03.10.2020 alle 13:04
4 Ristoranti Borghese, domani si va sul Conero
il 13.05.2020 alle 08:28
A cena con il Drago della Focaccia !
il 24.03.2020 alle 22:41
A cena con il Drago della Focaccia !
il 24.03.2020 alle 22:41
A cena con il Drago della Focaccia !
il 20.02.2020 alle 20:41