Il sole delle Alpi occidentali riflette la luce del Monte Bianco laddove nasce il Morgex de la Salle. Il vitigno più alto d’Europa partorisce questo vino fruttato a 1200 metri d’altezza, raggiungendo la sua massima elevazione. Mentre più di 20 vette superano i 4000 m di altitudine, conquistando l’appellativo di “Tetto d’Europa” (in simbiosi con le altezze himalayane), vitigni antichissimi strappati alla roccia sono mantenuti a coltura da pochi, attenti viticoltori, con una meticolosa e tenace azione di salvaguardia delle proprie tradizioni.
Sono spesso piccolissimi segmenti in pendenza, terrazzamenti secolari dai forti dislivelli, smorzati grazie a muri alti anche quattro metri, con l’obiettivo di utilizzare la superficie in cui disporre i pergolati impalcati a legno o a pietra monolitica. In Valdigne il Priè, caratteristico della sola zona di Morgex de la Salle, caratterizzato da una buona resistenza alle gelate invernali e da una maturazione particolarmente precoce, è coltivato grazie a questi pergolati, tenuti tutt’oggi al di sotto dei 120 centimetri. Ma è solo uno dei principali e caratteristici vitigni autoctoni della Vallée.
Sei sono le qualità rosse più diffuse. Il Petite Rouge, tipico della media valle, è fra i vitigni attualmente più coltivati. Il Vien de Nus, che vanta un notevole adattamento ambientale, è caratteristico dell’omonimo comune. Il Ner d’Ala è diffuso in bassa valle e conosciuto come Vernassa, il Mayolet si trova tra Aosta e Avise, e poi c’è il Cornalin (o Corniola) il cui areale si estende da Arnad a Arvier, e il Fumin, erroneamente assimilato alla Freisa, da cui si ricava il Vallée d’Aoste Doc Fumin. Questi vitigni, insieme ad altre più rare varietà, svolgono l’importante funzione di tutela dal pericolo di frane, erosioni e smottamenti del terreno. E danno vita a sette Sottodenominazioni di area per l’unica Doc regionale (Vallée d’Aoste): il Blanc de Morgex et de la Salle, l’Enfer d’Arvier, il Torrette, il Nus, il Chambave, l’Arnad- Montjovet e il Donnas, e nove di vitigno: Chardonnay, Muller Thurgau, Petite Arvine, Pinot Gris, Fumin, Gamay, Petit Rouge, Pinot Noir e Premetta. Coltura eroica e frammentazione della proprietà terriera sono ancora oggi le principali caratteristiche di una viticoltura unica come questa.
La parcellizzazione del territorio vitato è il risultato di passaggi ereditari che da sempre mantengono lo status di appezzamenti inferiori all’ettaro. E la lavorazione, ancora tutta manuale, impone la rinuncia alla meccanizzazione che è dovuta alla limitata estensione e giacitura dei terreni.
Oggi il difficile lavoro dei viticoltori viene premiato dalle Cantine Cooperative, nate negli anni Ottanta per qualificare il processo produttivo rispetto alla commercializzazione diretta del vino sfuso ma soprattutto rispetto ad una produzione motivata solo dall’autoconsumo, nonché dall’attenta e costante opera dei piccoli produttori (cui si deve l’apertura del vino valdostano all’export e alla sua recente diffusione oltre i confini nazionali) associati nella omonima Viticulteurs Encaveurs Vallée d’Aoste.
Già quindici anni or sono, in tempi ancora non sospetti per gli addetti ai lavori, veniva proposta, con iniziative e corrispondente segnaletica dislocata sui luoghi delle Sottodenominazioni, la Route des Vins. Si trattava di un primo progetto enoturistico, assai ben riuscito, grazie al quale erano stati messi in rete gli operatori del settore vitivinicolo con quelli della ristorazione, e grazie al quale era stata prodotta una cartellonistica ben dislocata sul territorio, un marchio identificativo con denominazione rigorosamente in francese, un’idea di itinerario, ovvero un unico percorso rappresentativo dell’intera regione, unico e inconfondibile, da arricchire con itinerari tematici dedicati ai singoli prodotti, percorrenze in grado di raggiungere i magazzini di stagionatura della fontina, i laboratori artigiani, il complesso dei luoghi di produzione, trasformazione e vendita del prodotto tipico certificato. Obiettivo del nuovo progetto di itinerario enoturistico, denominato sempre Route des Vins, riguarda la promozione del territorio e dei siti celebri, in particolare la valorizzazione della sentieristica minore, la sentieristica romana, che unisce le località indipendentemente dalle arterie principali e secondarie e che collega trasversalmente le aree di fondo valle da sempre vocate alla produzione vitivinicola: Donnas, Chambave, Arnad, Aosta, Aymavilles, Arvier, Morgex.
La filiera turistica e vitivinicola dell’itinerario principale si snoda invece lungo tutta la valle. I vigneti si inerpicano sulle pendici che corrono da Pont-Saint-Martin a Morgex, collocati in prevalenza sulla sinistra orografica della Dora Baltea, la “sponda” più soleggiata.
L’itinerario interessato dalla Route des Vins prevede al suo interno percorsi di collegamento con le aree di produzione dei prodotti tipici Dop e Igp – Fontina, Vallée d’Aoste Fromadzo, Vallée d’Aote Jambon de Bosses e Vallée d’Aoste Lard d’Arnad – e dei prodotti agroalimentari tradizionali integrati con le attività di ricezione turistica e di ospitalità dei territori del vino. La fontina d’alpeggio, dal sapore delicato e non paragonabile alle equivalenti versioni da supermarket, rimane il prodotto per antonomasia dell’agricoltura valdostana, ed elemento base della gastronomia locale. Si dice infatti non a torto che ogni valdostano concluda il pasto con un assaggio di fontina.
Route des Vins
Associazione Route des Vins - Vallée d’Aoste
Sede Legale: Corso Lancieri, n.32 - 11100 Aosta
Tel. +393401911654
Web: www.routedesvinsvda.it
E-mail: [email protected]
Iole Piscolla scrive da anni di turismo ed enogastronomia. E’ un tecnico di Strade del vino e da tre anni dirige il Centro Studi e Servizi alle...
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