Percorrendo il bellissimo Lago di Garda, sia sul lato destro che sul sinistro, lo splendore delle pareti scoscese del tratto settentrionale saranno spesso oscurate da un ambiente urbano che sembra rifarsi a molte monotone e intasate località marine: alberghi, ristoranti, bar, stabilimenti balneari con fazzoletti di ghiaia che simulano le spiagge, negozi pieni di souvenir da far rabbrividire, cortei di persone con ombrelloni, sedie pieghevoli, borse con panini e bottiglie varie. D’accordo, il turismo è benessere, ma sembra quasi di sentire il ringhio melanconico dei dirupi del Monte Baldo che si lamentano di quel formicaio di esseri che gli punzecchiano i piedi.
Raggiunta Riva o Torbole, bastano pochi chilometri e tutto cambia. Siamo entrati nella Valle dei Laghi, ricordo ancora tangibile e silenzioso di vecchi ghiacciai che hanno modellato le ripide pareti giallastre e di frane antiche che hanno trattenuto le acque turbinose del Sarca, creando laghi di sogno, come quelli di Cavedine e Toblino. Il mondo è proprio cambiato: rupi incombenti, piccole pianure, colline, villaggi silenziosi si susseguono dolci e invitanti, dominati dai pendii del Monte Bondone. Il Sarca spumeggia e lambisce i vigneti. Siamo nel regno della nosiola, un bianco a lungo giudicato un vinello fresco e sbarazzino, senza pretese, nascosto e segreto quasi come la sua valle. Vale la pena di fermarsi e riflettere.
Quale posto migliore del bar della famiglia Pedrotti? I motivi sono tanti e tutti più che validi. Raggiunto il paesino di Pietramurata, si gira a destra verso il lago di Cavedine e in un paio di chilometri si è arrivati. I vigneti e alcune indicazioni fanno subito capire che Gino Pedrotti e i suoi figli producono anche vino, e che vino! Mia moglie ed io cerchiamo sempre di arrivare all’ora di pranzo. Davanti il gioco delle bocce, i tavolini all’ombra e una pace ben diversa da quella di pochi chilometri prima. All’interno la figlia di Gino, Tullia, ma spesso anche i fratelli Clara e Giuseppe tutti con lo stesso sorriso invitante e sincero. Poi i “piccoli” di Tullia, Anna, Giovanni e Matteo, tre bimbi allegri, cordiali, spontanei e mai invadenti.
L’atmosfera è satura di sentimenti forti e semplici e pensiamo subito a tempi andati quando quella era la regola delle famiglie “vere” di campagna. Si capisce subito il motivo di tanta unione e calore quando compaiono Gino e la moglie Rosanna. Volti profondi, occhi sinceri, parole aperte e schiette.
Ci sediamo a tavola e arrivano subito gli affettati locali, insieme alla trota e al salmerino marinati. Che bontà, ragazzi! Provare per credere. Ne mangeremmo a chili. Soprattutto insieme a quella nosiola che ci meraviglia anno dopo anno. Il 2009 è veramente fantastico: profumi sussurrati che sanno di montagna e di lago, bocca ricca e sapida che la leggera macerazione sulle bucce rende vigorosa e profonda. Altro che vinello, un bianco con i fiocchi che può sicuramente sconfiggere gli anni.
Giuseppe la racconta con occhi che brillano di passione e di fiducia. Se capitiamo d’inverno e non vi sono molti avventori, è facile che ci faccia compagnia a tavola con i nipotini che aiutano a servire la mamma e la zia. Un quadro di calore umano che colpisce e che rilassa. Non manca poi l’assaggio di formaggi di malga, accompagnati da confetture stuzzicanti e da miele di castagno. Tutti alimenti scovati con grande amore per le cose veramente genuine. Saremo già passati a sorseggiare una fragrante e succosa schiava nera o il rebo o, magari, l’Auro, un mix di cabernet franc e merlot, che sembra quasi provenire dalla zona di Bordeaux, tanto è privo di accenni vegetali troppo spesso ingombranti.
Giuseppe ci guarda negli occhi e sorride nel vedere la nostra ammirazione. Non parla mai di fatica, perché quando la si affronta con dedizione sembra addirittura sparire. Non mancano certo pasticcini e qualche ottima torta per accompagnare “lui”, il re della Valle dei Laghi: il Vino Santo Trentino. Ogni volta che lo assaggio confermo la prima impressione “eretica”, avuta parecchi anni fa: per me è il miglior passito che esista. Non me ne voglia Sua Maestà il sauternes, ma anche lui deve chinare il capo. Sembra un sacrilegio, ma non ho dubbi. La nosiola crea un vero miracolo di natura e di dedizione umana.
Mentre l’uva viene coccolata e deposta sui graticci a essiccare, l’Ora del Garda, quella brezza umida e leggera che soffia ogni giorno e pervade la valle incantata, lascia il suo segno, generando la sublime muffa nobile della botrite. Profumi in continuo mutamento, dai datteri, al fico secco, all’albicocca, donano al naso un caleidoscopio di sensazioni che non vorremmo mai lasciare. Sembra impossibile che la bocca possa mantenere lo stesso ritmo prezioso e ammaliante. Abbiamo quasi timore di rompere l’incanto dei profumi che ancora ci inondano. E invece ci riesce, eccome! Un nettare succoso, di dolcezza infinita, si allarga nel palato e sembra perfino troppo potente. Nemmeno il tempo di pensarlo ed ecco che l’acidità e la freschezza lo tengono a freno e lo stemperano in un finale travolgente.
Un vino così può durare nel tempo? Basta leggere l’annata appena uscita in commercio: 1998. Sì, cari amici, un passito di dodici anni che si affaccia appena alla ribalta. Che altro si potrebbe dire e fare se non comprane subito almeno un paio di bottiglie, prima che vadano esaurite? Il prezzo è alto? Direi proprio di no (circa 25 euro) se si pensa che la resa si aggira sul quindici per cento. E poi vi garantisce emozioni sempre diverse e trascinanti. Credetemi!
Un ultimo appunto per smentire convinzioni del tutto errate (e spesso ribadite anche da presunti esperti): il Vino Santo Trentino non ha niente a che vedere con i vinsanto del centro Italia. Non è un vino ossidato e si collega direttamente ai grandissimi passiti dei laghi tra Austria e Ungheria. Una gemma troppo poco conosciuta che dovrebbe assurgere a una fama ben più alta.
Quando lo dico, però, Giuseppe sorride e mi fa segno di tacere. La Valle è piccola, i produttori si contano su di una mano o poco più e l’uva adatta a questo miracolo è estremamente poca. Se tutto ciò viene sommato alla resa ridicola, si capisce benissimo che il Vino Santo rimane delizia di nicchia, da veri appassionati. E’ difficile trovarlo in giro. Bisogna andare sul posto a procurarselo. Ma quando si sa che ad accoglierci in quel bar a pochi passi dal lago di Cavedine è la famiglia di Gino Pedrotti, pregna di serenità, di passione e volontà e che ci aspettano piccole grandi leccornie accompagnate da vini altrettanto sinceri, aperti e cordiali, una lunga deviazione o un viaggio appositamente dedicato non sono certo tempo perso!
AZIENDA AGRICOLA GINO PEDROTTI
Via Cavedine 7
38073 Lago di Cavedine (TN)
Pietramurata
tel. 0461 564123, fax 0461 561044
Info: http://www.ginopedrotti.it - info@ginopedrotti.it
Astrofisico per 40 anni, ho da sempre coltivato la passione per il vino e per il mondo che lo circonda. Vedo di traverso la seriosità che...
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Inserito da massi
il 06 febbraio 2011 alle 17:06Un ottimo ricordo, degli ottimi acquisti, rapporto qualità prezzo da encomio. Anche il buonissimo vin santo che non ho potuto non acquistare.