Forse molti di voi (e io per primo) si saranno chiesti: “Ma chi è e cosa vuole questo astronomo che si è infilato nel mondo del vino, andando spesso contro le regole, irritando non poco alcuni grandi depositari del sapere enoico e, soprattutto, non cercando di guadagnarci nemmeno una lira? Non poteva continuare a occuparsi di astronomia?” In realtà, avete probabilmente ragione, anche perché il mio “mestiere” lo sapevo fare abbastanza bene, mentre di vino forse ne capisco ben poco. Almeno, di vino scritto e parlato… Ultimamente, ho perfino pensato di ritirarmi a vita tranquilla (no, non esultate… ho già cambiato idea!) e lasciare il nettare di Bacco solo a quelli che sanno veramente interpretarlo, gustarlo e … sfruttarlo al meglio. Tuttavia, l’inconscio continuava a dirmi: “Se hai scelto questa strada anomala e a prima vista assurda una ragione ci deve pur essere…”.
E finalmente ho capito! Ero io e solo io che potevo trovare la soluzione di tutti i mali che stanno riversandosi a cascata su chi il vino lo fa e vorrebbe anche venderlo. Facciamo un breve riassunto della situazione disperata dei vignaioli e del loro mestiere. Già qualche decennio fa, quando il sottoscritto andava ancora al liceo, il vino aveva cominciato a essere preso di mira in modo subdolo e sottile.
Vi ricordate la famosa frase detta da Giulio Cesare arrivando nel Ponto, celebre per i suoi vigneti? A scuola ce la insegnavano già nella sua versione “purgata”: “Veni, Vidi, Vici (Venni, Vidi, Vinsi)”. Frase che risuonava subito, riflettendoci un poco, monca e priva di senso. Possibile che al grande condottiero bastasse “vedere” per vincere? Assurdo, Cesare non era un mentecatto o un idealista. In realtà, cercando bene tra i manoscritti originali, trovai la frase completa, ben più razionale: “Veni, Vidi Vinum, Vici (Venni, Vidi il Vino, Vinsi)”. Eh sì. Una gran bella bevuta aveva scaldato gli animi e il corpo dei suoi soldati stanchi e pieni di nostalgia per la lontana patria.
Da quel momento in poi il vino era diventato un nemico da combattere sempre più duramente. Oggi siamo arrivati veramente al collasso: scandali a raffica per l’alterazione dei disciplinari di produzione. Quantità industriali di veleni mortali come merlot e cabernet immessi senza pietà nei vini di certe regioni italiane. Giornalisti preparatissimi che sanno tutto e che sparano a raffica, soffiando ovviamente sul fuoco. Articoli sul vino-veleno che escono proprio durante la fiera più importante del vino e che fanno sghignazzare di gusto i nostri cari cuginetti d’oltralpe. Poi il passo successivo e ancora più violento: etilometri di tutti i modelli e di tutte le razze che cercano di trasformare i pochi bevitori, riusciti a malapena a superare indenni il pericolo dei vini avvelenati, in altrettanti criminali incalliti, per i quali si vorrebbe, forse giustamente, ripristinare la pena di morte.
A questo punto ben pochi si dovrebbero stupire del fatto che i vignaioli abbiano le cantine piene di prodotti invenduti. Il vino è taroccato, è pieno di veleni e inoltre trasforma tutti i bevitori da Dr. Jekyll in Mr. Hyde. Bere il vino è diventato un rischio e una sfida mortale. Bisognerebbe essere degli eroi per compralo e berlo, ma di eroi ne sono rimasti ben pochi. Ve ne è abbastanza per convincere tutti i benpensanti a smettere con il vino e dedicarsi all’acqua (tanto tra poco sarà anch’essa privata) e lasciare i vignaioli soli con le loro inutili bottiglie.
E invece la polemica si è accesa nuovamente! Sempre i soliti giornalisti che amano talmente i produttori da cercare sempre i loro difetti, lasciandoli però soli contro gli attacchi della sicurezza stradale, si sono accorti che molti tra quelli più celebrati stanno svendendo i loro gioielli all’estero e addirittura nei supermercati. Orribile! No, quello non possono farlo! Devono allargare le cantine (tanto i soldi sono loro…), oppure riversare il vino nei fiumi o sotterrarlo tra i rifiuti tossici o … che si inventino qualcosa, ma guai ad abbassare i prezzi, anche se ormai chi osa chiedere un vino al ristorante viene immediatamente inserito nel registro degli indagati.
In questo clima da tregenda, ecco, finalmente, che io, l’astronomo che sembrava non avere niente a che fare con il vino, divento pedina fondamentale e risolutiva. Per capirlo perfettamente, devo darvi due notizie conosciute da pochi, ma assolutamente vere (basta che le cerchiate sul web).
La prima è che la maggior parte delle stelle che esistono nel cielo non sono isolate come il Sole, ma vivono in coppia: due stelle che girano una attorno all’altra a breve distanza reciproca.
La seconda risale all’ottocento e riguarda un’esperienza fondamentale per lo studio dell’ottica: l’esperienza del telescopio pieno d’acqua. Basta ricordare che ogni sostanza ha un suo indice di rifrazione. In parole molto semplici, il raggio luminoso si piega di più o di meno a seconda del fluido che deve attraversare. Riempire un telescopio di liquido, come l’acqua, vuole dire cambiare la traiettoria dei raggi luminosi con risvolti di notevole interesse scientifico. Per farsene un’idea basta mettere una matita in un bicchiere pieno e vedrete che essa sembrerà piegata.
Avete già capito? No? Ve lo spiego in poche parole.
Sto prendendo accordi con i miei ex-colleghi di ogni parte del mondo. In questo momento si stanno infatti costruendo telescopi sempre più grandi. I prossimi avranno un diametro superiore ai 30 e anche ai 40 metri. Dei veri giganti. E sapete che volume essi occuperanno? Mostruosamente mostruoso! Centinaia e centinaia di metri cubi (e quindi anche migliaia e migliaia di litri). Ebbene, sto convincendo i maggiori centri di ricerca a rivoluzionare l’ottica dei loro titanici strumenti e tentare soluzioni innovative estremamente stimolanti.
Non più telescopi pieni d’acqua, ma pieni di vino, per lo studio delle stelle doppie! E senza etilometri tra i piedi! Fantastico, non trovate? Tra poco creerò un centro raccolta vino da indirizzare poi verso i vari osservatori mondiali. Cari vignaioli, grandi e piccoli, il vostro nettare ha un futuro assicurato e vi verrà pagato anche abbastanza bene… alla faccia degli avvoltoi! Ovviamente, io ne terrò solo un 10% per me…
Viva il vino e viva l’astronomia!
Astrofisico per 40 anni, ho da sempre coltivato la passione per il vino e per il mondo che lo circonda. Vedo di traverso la seriosità che...
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