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Scampato pericolo per il pigato?, di Enzo Zappalà

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Scampato pericolo per il pigato?

di Enzo Zappalà

La notizia “boom” arriva dalla Giamaica. Terra famosa per il rum, la musica, i velocisti e le banane, l’isola dei Caraibi poteva rappresentare una condanna terribile per il vino ligure. Anzi proprio per il re dei vini liguri: il pigato.

La scoperta è avvenuta quasi per caso o -meglio- per una problematica di tipo economico. La crisi mondiale ha toccato pesantemente anche le banane caraibiche e la loro esportazione è calata di una percentuale a due cifre. Nazione abituata alle difficoltà più severe, la Giamaica ha cercato di non sprecare le enormi quantità di banane invendute, come invece viene fatto in Italia con le arance siciliane, e, ricordandosi l’antica tradizione del rum, ha iniziato la fermentazione del buonissimo frutto.

Gli zuccheri si concentrano nelle banane mature e l’aspetto nerastro è un segno inequivocabile dell’inizio dell’antichissimo processo metabolico. I risultati sono stati veramente interessanti e hanno sollevato un clamore non indifferente tra i sommelier della nazione caraibica. Ricordiamo, infatti, che la componente del turismo italiano è fondamentale per l’isola e nei bar e ristoranti non è certo difficile trovare vini di provenienza nostrana e anche ligure.

Il “banawine”, così è stato chiamato, mostra una peculiarità veramente eccezionale: ha un profumo e un aroma perfettamente uguale a quello del pigato ligure (quello antico, però, quello di una volta). Ora la situazione è estremamente imbarazzante e confusa. Teoricamente sarebbe un colpo durissimo per i produttori liguri, dato che il prezzo del “banawine” è veramente irrisorio e la qualità elevata. Invece per il momento nulla sta capitando e della scoperta sembra che nessuno se ne curi, sia in Giamaica che in Italia.

Com’è possibile tutto ciò? Alcuni studiosi hanno prospettato la seguente ipotesi, che mi trova completamente d’accordo: i profumi dei pigato “autoctoni”, fatti con l’uva, hanno, al giorno d’oggi, un profumo e un aroma estremamente simili a quello della banana non fermentata. Ne consegue che gli appassionati più esperti, che seguono con estremo accanimento i vini celebrati dalle guide del settore, si aspettano proprio la banana come caratteristica fondamentale del pigato. Lo stesso capita per i danarosi turisti italiani che frequentano l’isola caraibica.

Praticamente nessuno conosce più il vero pigato (sentori salini, marini e di macchia mediterranea) e quindi il “banawine” risulta del tutto estraneo alla cultura odierna del vino ligure. In poche parole, il “banawine” non ha assolutamente mercato! Gli stessi esperti cercano nel pigato solo e soltanto la banana, che molti produttori gli fanno trovare puntuale e dominante. Il vino di banana non ricorda la banana, ma il vino dell’uva pigato sì. Miracoli della Natura!

Che fortuna, però! Quello che poteva essere un dramma per il re dei vini liguri si è trasformato in una bolla di sapone. Speriamo soltanto che non si capisca mai che il pigato non dovrebbe avere i profumi di banana… In caso contrario i giamaicani, già estremamente veloci nella corsa su pista, potrebbero anche essere velocissimi a rivoluzionare il mercato ligure…

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Astrofisico per 40 anni, ho da sempre coltivato la passione per il vino e per il mondo che lo circonda. Vedo di traverso la seriosità che...

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