Ne avevo già accennato l’anno scorso, ma sarebbe un vero delitto non tornarci sopra dando qualche ulteriore informazione o -meglio- emozione. Cosa c’è di meglio del condividere le cose più belle della vita?
Siamo in Sardegna, nella straordinaria costa che va da Nebida a Portixeddu, vicino a Iglesias. Famosa per le vecchie miniere ormai abbandonate e per i gravi problemi occupazionali che ne sono derivati, questa regione è tra le più belle dell’isola e quindi d’Italia e, di conseguenza, del mondo.
Un sentiero di almeno venti chilometri, ben segnalato, corre sul ciglio dei dirupi aguzzi e possenti che precipitano verso un mare dai mille colori, offrendo panorami mozzafiato e concedendo anche occasioni per scendere e toccare con mano ciò che sembra una fantastica immaginazione ed è invece realtà. L’immagine inserita in alto è l’isolotto “Pan di Zucchero” visto dal sentiero: un vero monumento di eleganza e armonia costruito dalla Natura e da Lei regalato a chi ha voglia di salire un po’ più in alto, per circa una mezzora, partendo dalle spiagge di Masua.
In questa costa vi è di tutto e di più: le spiagge immense e isolate di sabbia dorata di Scivu, quelle meravigliose, ma attrezzate di bar e ombrelloni, di cala Domestica e Buggerru, le cento e una calette, all’apparenza irraggiungibili, che aprono invece le loro braccia a tutti coloro che dimostrano di amare veramente una Natura splendida, come Canal Grande, Porto Sciusciau e -soprattutto- la fantasia geometrica e granitica di Capo Pecora.
Questa meraviglia ha però un’altra freccia nel suo arco che vi permette di apprezzarla al meglio e di viverla in completa rilassatezza e distensione: l’agriturismo Fighezia. Chiamarlo “agriturismo” non rende, però, l’idea del luogo. Sì, è vero, mangerete agnello, maialino, ricotte e bistecche (squisite) di capra, che profumano delle mille erbe della macchia mediterranea; dormirete in ampie camere immerse tra mirto e corbezzolo; quasi ogni giorno sarà accesa la brace che ospita succulente carni e -ogni tanto- anche del freschissimo pesce. Ma non è questo che fa di Fighezia un luogo unico e irripetibile.
La sua vera essenza è spiegata da due sole parole: semplicità e sincerità. Arrivate e siete subito tra amici, quelli veri, però, che non fingono o mascherano un’accoglienza di gentilezza posticcia. Antonella (che dolci, mamma mia!) e il suo compagno Massimo si “divertono” in cucina, mentre Francesco fa tutto il resto (ma anche delle semplici e gustosissime salse), ricevendo e organizzando. Ogni cliente ha il suo carattere e la sua provenienza: c’è chi è espansivo per natura, chi è riservato, chi non parla una parola d’italiano, chi non ha ancora capito se quell’ambiente è troppo naturale per essere vero, chi se la tira un po’, chi è disponibile, e via dicendo. Francesco fa in fretta ad abbattere queste barriere prive di qualsiasi logica reale.
Alle 20 inizia il rito dell’aperitivo, segnalato dal suono di una vecchia campana, anche se non ce ne sarebbe bisogno perché chi lo ha vissuto almeno una volta è già al suo posto di combattimento ben prima dell’ora fatidica. Brocche di ottimo vino bianco locale accompagnano tartine con bottarga, cozze al verde, salse di melanzana da urlo, ricotta, formaggi, insaccati e cento altre sfiziosità. Ogni blocco sociale e mentale cade immediatamente, anche perché ci si dà del tu e ci si chiama per nome: questa è la regola non imposta, ma incoraggiata con sapiente abilità e discrezione da Francesco. Poi tutti a tavola.
Chi già si conosce sta in un tavolone unico. E qui Francesco gioca le sue armi migliori di eleganza e sensibilità. I nuovi ospiti hanno un tavolo a parte, che viene sempre preparato. Durante l’aperitivo, però, Francesco studia la situazione, guarda le reazioni, stimola i contatti. Poi, se i “nuovi” hanno superato l’esame, passa all’azione e chiede con gentilezza se desiderano unirsi al gruppo già affiatato. La risposta è: “Si, senz’altro!”, nel 99% dei casi. Il tavolo viene rapidamente aggiunto a quello maggiore e il sorriso si allarga, come lo stesso tavolo, sul viso di Francesco. Ancora una volta è riuscito a fare il suo piccolo miracolo e creare l’ambiente che desidera. Le persone abbassano le difese che la vita di tutti i giorni impone stupidamente. Finalmente si è liberi, sinceri, naturali.
Si parla di cose personali che mai si sarebbe pensato di svelare a uno sconosciuto. Si scherza, si raccontano emozioni ed esperienze e intanto il cibo, sempre di grande raffinatezza e abbondanza (sì, a volte si possono trovare entrambe!), invade il tavolo. I vegetariani fanno assaggiare i loro manicaretti ai “carnivori”, dato che il tutto arriva su grandi vassoi che girano tra gli ospiti. Non vi è bisogno di avventarsi sui piatti: ce n’è per un bis e anche per un tris. Sembra una grande famiglia che si è appena ritrovata dopo tanti anni di lontananza e di lei fanno parte integrante Antonella, Massimo e Francesco che, appena possono, raggiungono gli ospiti sulla terrazza che domina il mare ed è circondata dai profumi arcaici e immutabili della vera Sardegna. Un limoncello, un caffè, un mirto, una grappa e tante chiacchiere tra persone ormai amiche e senza più alcun paravento posticcio che le separi.
E’ difficile spiegare il sentimento che vi pervade. Vi sentite a casa, come se quel luogo fosse vostro, acquistato in cooperativa con gli amici che lo dirigono. Loro preparano le ampie e linde stanze, il cibo, mettono in ordine, lo migliorano sempre più e voi contribuite direttamente con il denaro: tutti per uno e uno per tutti. E non dovete certo dissanguarvi: 55 euro per la mezza pensione.
Ognuno fa del suo meglio perché un luogo così magico possa mantenersi e possa ospitarvi la prossima volta. Spesso il menù si decide assieme; un enorme frigorifero contiene i vostri acquisti ma bottiglie di acqua, di birra e di altre bibite o una brocca di vino sono a disposizione di chiunque (senza sovrapprezzo!); un PC è sempre pronto per chi voglia mantenere un filo diretto con la realtà cittadina; qualsiasi cambiamento nel menù è sempre possibile per problematiche o gusti particolari; quando il maestrale soffia un po’ troppo audacemente, nelle sere di maggio o giugno, gli avventori si raccolgono davanti alla brace che Massimo tiene viva e si parla, si discute, si sorride e si racconta, e si è veramente se stessi: finalmente!
No, mi accorgo che non esistono parole adatte per descrivere veramente ciò che si prova a Fighezia. O, almeno, io non sono capace di trovarle e rischio di sembrare esagerato. La tristezza di chi lo lascia è però sincera e deve essere toccata con mano. E’ una piccola grande favola che finisce e che vorreste far ricominciare al più presto. Non c’è niente da fare. L’unico modo per comprendere il luogo e il suo magico ambiente è andarci direttamente e conoscere la semplice gentilezza di Antonella, la sapiente filosofia fatta di umiltà e sincerità di Massimo, la raffinata eleganza e la spontaneità di Francesco, la cordialità di coloro che li aiutano nel mantenere viva quella loro, anzi “nostra”, fantastica realtà fuori dal mondo.
Non so voi… noi ci torneremo sicuramente!
Agriturismo Fighezia
Fluminimaggiore (CI), Sardegna
Tel. 3480698303/3925047373
Email: fmisson@tiscali.it
Web: http://www.agriturismofighezia.it/
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