Dal 18 al 21 novembre si è tenuta a Faenza una ricca e variegata manifestazione dedicata ai prodotti tipici dell’Emilia-Romagna. Con grande piacere personale sono stato invitato a partecipare, pur non essendo certamente un “guru” del vino o del cibo, e sebbene precedenti impegni personali mi abbiano costretto a spendere nella splendida città romagnola un solo giorno, le emozioni sono state molte e intense.
Innanzitutto, ben più che la ripetitiva catena di bancarelle, ma qualcosa di vivo, dinamico e coinvolgente. I vignaioli presenti erano veramente disponibilissimi a spiegare non solo i prodotti ma tutta la storia che gli stava dietro. E poi una esauriente e interessantissima presentazione di piatti tipici e innovativi presentati dai migliori chef della zona. Non solo parole, però. Gli assaggi arrivavano direttamente nelle mani e nella bocca degli avventori che potevano confrontare ciò che si diceva con ciò che si faceva. Un’esperienza per me molto stimolante, anche perché prima dell’assaggio veniva raccontata non solo la presentazione del piatto, ma la storia, la tradizione del ristoratore, le sue esperienze, il legame con il territorio e molti aneddoti legati al passato presente o a quello molto più antico.
Non è stato facile assaggiare vini e piatti in un solo giorno e ho voluto limitarmi a un interrogativo enologico che, per mia ignoranza, non ero mai riuscito a risolvere: “Com’è questo famoso albana? Ha una storia importante, ma sembra spesso relegato al rango di comparsa tra i bianchi italiani. Trova qualche ammiratore la versione dolce, ma quella secca…”. Non condizionato da guide e da suggerimenti di grandi esperti, mi sono lanciato alla sua scoperta, anche se -devo ammetterlo- avevo poche speranze. E invece, è stata una folgorazione.
Molti sono stati gli albana che mi hanno colpito al cuore. Non so se sia stato un caso, ma quasi tutti provenivano dalla zona di Brisighella, nelle colline alle spalle di Faenza. Sicuramente in primavera, senza nebbia, tornerò in quella zona a conoscere la realtà vinicola più da vicino. Innanzitutto, una caratteristica comune a quasi tutti gli albana assaggiati: profumi discreti, non troppo invasivi, seguiti da una bocca spiazzante, tannica, polposa che lancia verso un finale salino e quasi agrumato. Grande acidità ben controllata e mineralità dominante. Un vino sicuramente da invecchiamento e non è un caso che sono stati spesso presentati esemplari con qualche anno sulle spalle. Perfetto esempio di conoscenza del proprio prodotto, non condizionato dalla solita banale moda italiana di ingurgitare i bianchi al primo anno di vita, assaporando soltanto quel mix di fiori e frutta ancora tutto da sistemare.
L’albana secco lascia una sapidità inaspettata, controllata e irrobustita da tannini stimolanti, almeno per un “nebbiolizzato” come me. Particolarmente interessanti alcuni albana con un minimo di residuo zuccherino, perfetti con i frutti di mare e anche con qualcosa di più complesso. A volte addirittura parzialmente botritizzati, entravano al naso come amabili e prevedibili per poi presentarsi in bocca con la potenza di un tannino imperioso (per un bianco) e trascinarsi verso il sale e la salivazione abbondante. Vini impressionanti e raffinati, non immediati magari, ma veramente seducenti.
Ricordo con emozione il Codronchio della Fattoria del Monticino Rosso, seguito da una splendida albana passita completamente botritizzata. Non da meno il Montere 2006 di Vigne dei Boschi, di cui avevo già assaggiato durante un assaggio culinario il fantastico 2003. La stessa azienda presentava anche un riesling in purezza da seguire attentamente nel tempo.
Molti altri vini, comunque, mi hanno fatto capire le potenzialità e il valore dell’albana (ad esempio il Rigogolo di Braghagni) e non vorrei essere frainteso in quest’articolo. Ho fatto solo alcuni esempi e mi riprometto, come già detto, di andare personalmente in loco per una visione più completa. L’albana è un vino da scoprire e da capire e non si può liquidare in un solo giorno, anzi in poche ore.
La giornata è volata in un attimo, lasciandomi forti sensazioni e non posso che fare i complimenti alla precisa e puntuale organizzazione. Gentilezza, disponibilità, chiarezza per una manifestazione da seguire con grande attenzione. Io spero proprio di tornarci il prossimo anno.
Infine, un grazie del tutto particolare. Faenza si trova a meno di mezz’ora di macchina da Ravenna ed era un delitto non tornare in quella fantastica città dopo parecchi anni. Dopo vino e cibo deliziosi cosa c’era di meglio che una completa immersione tra i mosaici più belli del mondo, ineguagliati e ineguagliabili per chiunque?
L’invito a Faenza mi ha permesso di approfittare di un’occasione imperdibile! Mentre guardavo le ieratiche figure rappresentate magnificamente nei mosaici me le immaginavo sorseggiare con misurato piacere un bel bicchiere di albana, vino, in fondo, molto bizantino!
Astrofisico per 40 anni, ho da sempre coltivato la passione per il vino e per il mondo che lo circonda. Vedo di traverso la seriosità che...
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Inserito da Luigi Bellucci
il 15 dicembre 2011 alle 00:22