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Le piante e la Luna: una visione ribaltata , di Enzo Zappalà

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Le piante e la Luna: una visione ribaltata

di Enzo Zappalà


In fondo non sarebbe stato così difficile arrivarci già da molto tempo. Ma la storia dell’uomo ci ha spesso insegnato che le cose più semplici passano a volte inosservate, a vantaggio di altre ben più complicate e contorte. L’essere umano tende sovente ad interpretare quello che ha sotto il naso attraverso meccanismi intellettivi non lineari e logici, ma seguendo ragionamenti che saltano a piè pari certe ovvie verità. Come primo esempio prendiamo gli animali. Si parla spesso di intelligenza e di istinto, spostandosi da un eccesso all’altro. Mentre alcuni danno ai delfini capacità mnemonica, decisionale, operativa quasi paragonabile a quelle degli uomini, altri li continuano a pensare bestie prive di razionalità e pensiero, curandosi ben poco se certe pratiche di pesca ne possano uccidere in gran numero. Alcuni pensano che il cane ed il gatto di casa siano esseri dotati di sentimenti quali amore e riconoscenza, altri invece li vedono solo come creature viventi comandate dagli istinti più banali. Esiste sempre una doppia interpretazione, i cui eccessi tendono a nascondere la vera essenza certamente più sfaccettata e variegata. La conclusione è che non siamo ancora a riusciti ad inquadrarli in un contesto generale, basato veramente su constatazioni e verifiche logiche e prive di preconcetti. Nemmeno la scienza, con tutte le sue certezze, è mai stata realmente capace di darci una mano nel delineare la loro vera struttura mentale e reattiva.

Tuttavia, il problema delle capacità intellettive degli animali riesce almeno a sollevare un certo interesse, anche se le verità più lampanti continuano sicuramente ad essere trascurate e gli schemi di ragionamento diventano contorti e dispersivi. Andrebbe cambiato l’approccio scientifico ed etico, ma l’uomo non sembra ancora in grado di farlo. Ancora peggio succede però per il regno vegetale. Il fatto stesso che i nostri rigidi e ripetitivi metodi di indagine si aspettino sempre certe cose per poterne poi dedurne altre, fa sì che si sia completamento esclusa questa parte degli essere viventi da qualsiasi tentativo interpretativo più ampio ed articolato. In parole povere: la mancanza di un cervello e di un sistema nervoso simili ai nostri ci ha fatto velocemente concludere che le piante, gli alberi, le alghe, i fiori non possano assolutamente avere una qualsiasi forma di attività razionale. Sono soltanto in grado di seguire in modo inconscio quanto è impresso nel loro DNA. Si cibano generalmente utilizzando la fotosintesi clorofilliana, appassiscono, fioriscono, nascono, muoiono, si riproducono al ritmo delle stagioni, schiavi sempre dei dettami imposti dalla natura.

Noi cerchiamo soltanto di sfruttare al meglio le condizioni al contorno, assecondando le reazioni incontrollate degli organismi vegetali. Esistono nuovamente differenti tipi di approccio. Quello più tecnologico, scientifico, schematico ha cercato e cerca di imporre dal di fuori nutrimenti aggiuntivi, condizioni climatiche particolari, applicazioni chimiche esasperate. In altre parole una fredda e, spesso, negativa forzatura delle regole della natura. Esiste poi una tradizione antica, basata su leggi non scritte, ma verificate attraverso millenni di cultura e di fatica. Gli oggetti celesti che ci circondano guidano la vita dei vegetali, ne scandiscono i ritmi base, li stimolano a dare il meglio di sé. Mentre il Sole ne è il “padre padrone” elargendogli il cibo, l’energia e la stessa vita, la pallida e discreta Luna svolge il ruolo di “mamma” affettuosa, curando le reazioni meno evidenti, ma altrettanto fondamentali per una buona crescita: i momenti di potatura, di raccolta, di semina, ecc., ecc. I parenti più lontani, i pianeti e le stelle, completano il quadro affettivo. Esiste infine un terzo approccio, che parte dal secondo, ma si spinge ancora più in là: la cultura biologica od ancor meglio la biodinamica. Non solo questa pratica recupera tutti i millenni di sapienza della terra, ma inserisce prepotentemente una visione etica e filosofica aggiuntiva. Attraverso preparati semplici e studi attenti delle reazioni tra il Cosmo, le sue forze sconosciute ma sicuramente presenti, lo spirito di amore ed i legami esistenti tra le varie entità della biosfera, essa riesce ad attivare processi ancora più efficaci di quelli dettati da un Universo già troppo occupato a mantenere organica e stabile la sua complessa e caotica struttura globale.

Tre approcci completamente diversi, ma dove sta la verità? Ebbene, ancora una volta nessuno ha colpito nel segno, o quantomeno tutti e tre hanno frainteso la reale essenza degli organismi che ci circondano. Siamo arrivati a conclusioni contorte, complicate, trascurando quelle più ovvie e naturali. Basterebbe invece porsi le seguenti domande: “e se le piante avessero anch’esse una loro capacità razionale? Se sapessero fare delle scelte, avere sentimenti di dolore e di piacere, riuscissero a commuoversi ed a seguire coscientemente le regole del gruppo di cui fanno parte? Se tutto ciò fosse vero, fino a che punto potrebbero giungere?
Qui sta proprio la possibilità enorme che viene oggi offerta agli agricoltori e che fino ad adesso nessuno aveva capito e quindi cercato di sfruttare. Le piante non sono “stupide”, ma nemmeno troppo “intelligenti”. Il loro quoziente QI è relativamente basso, ben al di sotto di quello della maggior parte degli animali ed ovviamente dell’uomo. Forse proprio questo nostro innato complesso di superiorità ci ha sempre precluso una corretta interpretazione dell’ecosistema terrestre. Era ora di porvi rimedio e qualcuno finalmente lo sta facendo. Un semplice contadino, David Loveground, di Yountville, nei pressi della Napa Valley, produttore di vino serio e coscienzioso, sempre attento a non violentare i suoi “gioielli”, dispensatori di un discreto benessere, ma anche amici fedeli, ha avuto il lampo di genio necessario a fare aprire finalmente gli occhi su una realtà che era lì, alla portata di tutti, e, proprio per questo, troppo “difficile” da comprendere. Il suo ragionamento è molto semplice da seguire e le conclusioni risultano ovvie e banali. Ma, come sempre, tutto è facile “dopo” … un po’ come l’uovo di Colombo.
Il nostro geniale amico ha cambiato radicalmente l’approccio con il mondo vegetale, imponendosi di vederlo come composto da entità senzienti, con i loro sentimenti, i loro istinti, le loro aspirazioni. “D’altra parte non è forse vero che esistono persone con il “pollice” verde, capaci di comunicare le migliori sensazioni alle loro amate piante, che li ricambiano con tripudi di fiori? E non esistono coloro che addirittura parlano con esse, stabilendo un legame sottile, impalpabile, ma pregnante?” così diceva tra sé e sé David. Non potevano essere solo credenze, fissazioni, allucinazioni e basta. Doveva esserci del vero. Emozioni e stimoli latenti ma reali. Tutto ovviamente ad un livello molto più basso di quanto non siano le nostre capacità intellettive e razionali.

E’ oggi indubbio che l’uomo si stia facendo condizionare sempre più dai mass media, dalle martellanti e ripetitive notizie e consigli che ci arrivano da ogni parte, si entusiasmi a vedere le commoventi sceneggiate di amici, parenti che si incontrano dopo anni di silenzio, partecipi con emozione alle vicissitudini di poveri VIP isolati in isole sperdute nell’oceano. Una scelta precisa della nostra volontà, solo leggermente aiutata dall’esterno. Non potrebbe capitare lo stesso anche per le piante? Partendo da questo approccio interpretativo, il nostro geniale contadino ha quindi immaginato che non fossero i fenomeni esterni (soprattutto la Luna che è considerata quasi all’unanimità, a parte il Sole, la vera “maestra” dei vegetali) a guidare l’esistenza e lo sviluppo dei semi, piante, fiori, gemme, frutti, e via dicendo, ma che fossero proprio essi a VOLERE seguire l’apparizione della loro “mamma” cosmica. Un ribaltamento drastico della visione complessiva: non è la Luna che regola la vita dei vegetali, ma sono i vegetali che desiderano seguire le sue variabili apparizioni, impostando su di lei i propri ritmi più segreti. Una rivoluzione filosofica, etica, ma anche eccezionalmente concreta.

Sotto queste ipotesi rivoluzionarie (ma non poi troppo assurde o inspiegabili) il nostro empirico pensatore, cominciò a fare i primi timidi tentativi con il suo orto. Iniziò con il Sole. Durante un’anomala grigia e piovosa giornata di agosto ebbe conferma del fatto che i poveri girasoli apparivano proprio come individui spaesati, privi di un punto di riferimento. Un po’ come capita a noi quando accendiamo la televisione e non riusciamo a trovare un programma che ci soddisfi. Ed allora cercò di mettere in atto la sua idea, diventata ormai per lui una vera ossessione ed una certezza. Prese una bellissima gigantografia del Sole, splendente in un limpido ed azzurro paesaggio di montagna, e la fissò sopra la staccionata del recinto, ad una certa altezza. Non passarono nemmeno trenta minuti che TUTTI i girasoli si schierarono in perfetto ordine, con le loro enormi corolle gialle rivolte verso la grande foto che incombeva su di loro. Aveva visto giusto. I girasoli cercavano disperatamente il loro comune amico, guida insostituibile non solo a livello esistenziale, ma soprattutto morale! L’apparizione artificiale aveva ottenuto lo scopo anelato da quelle menti senzienti, cariche di emozioni e di speranze, anche se ad un livello di disarmante semplicità ed ingenuità. Così come la nostra TV ci suggestiona con rappresentazioni false, ma credibili, a maggior ragione i girasole si erano fatti facilmente CONVINCERE da quell’immagine, chiaramente finta, ma caldamente desiderata .
Al nostro contadino il cuore cominciò a battere all’impazzata. Non gli sembrava vero: era tutto così semplice ed ovvio. Fece altre prove, sempre più complesse e mirate. Dopo aver piantato dei semi in due diverse zone del suo campo, mise una lampada tenue e discreta vicino ad una delle due parti, introducendo anche un sottofondo musicale (la “pastorale” di Beethoven). Una settimana dopo non riuscì quasi a credere ai suoi occhi. Nella zona così “coccolata” i germogli erano già spuntati ed erano verdi, sgargianti e vigorosi. L’altra zona mostrava invece ancora una monotona e triste distesa di terra marrone. Ne parlò con un amico botanico, ma questi usò parole difficili come “tropismi”, “condizionamenti linfatici” e via dicendo. Niente da fare, come tutti gli studiosi era ancora legato agli schemi freddi ed insensibili della scienza ufficiale. Ma David era ormai sicuro di aver imboccato la via giusta. Si sentiva forse un po’ approfittatore, ma in fondo sapeva di elargire piacere e soddisfazione ai suoi amici vegetali e non ebbe più remore a passare ad azioni più incisive. Le sue prove continuarono per mesi e mesi, con risultati sempre più stimolanti e positivi. Si racconta addirittura che ormai tutte le mattine, quando entrava nel suo orto, le pianticelle si voltassero verso di lui in attesa di qualche nuovo “gioco”. Ma forse è solo una leggenda …

Arrivò il momento di passare alla vigna, alla sua grande passione, alla sua amica di tante battaglie per la conquista di un vino straordinario, il suo vero ed unico obiettivo per cui lottava e faticava. Lesse attentamente tutti i calendari per le semine, tutti gli articoli sulle attrazioni fatali tra mondo vegetale e forze del Cosmo, ma soprattutto sui legami indissolubili tra le piante e la Luna. Li interpretò secondo la sua nuova visione della biosfera ed alla fine fu pronto. Per settimane e settimane andò avanti con la sua opera di CONVINCIMENTO emotivo. Mostrò alla sua vigna immagini diverse e sempre più complesse. Valutò attentamente le reazioni, intuì i punti deboli ed i bisogni più urgenti. Erano orami diventati un’entità unica e a David sembrava di capire tutte le sfumature e le emozioni delle sue “amiche”. Ormai era più che sicuro: erano creature semplici, ma pensanti. Avevano capacità inaspettate e possibilità mai resesi palesi prima di allora. Si accorse che potevano anche compiere movimenti macroscopici sotto certe condizioni e sotto stimoli particolarmente violenti. Lo facevano in silenzio, di nascosto da occhi indiscreti. Ma di David non avevano più paura e lo rendevano partecipe di tutto ciò che erano in grado di fare. Condividevano con lui i sogni, le speranze e le necessità, senza più alcun timore di manifestarsi a colui che le aveva finalmente comprese.

L’idea finale, risolutiva, che concluse questa prima fase fondamentale del lavoro del nostro genio contadino, più che una sua personale elaborazione fu una conquista ottenuta dal tacito e silenzioso accordo tra lui e la vigna. David si fece coraggio e riuscì anche a pubblicare la sua ricerca così apparentemente astrusa, ma in realtà semplice e sincera. Non in un giornale di biologia, né di agronomia o di pedologia. Lì gli venne rifiutata. No, la pubblicò nell’aprile del 2008 sulla più prestigiosa rivista mondiale di filosofia applicata (Philosophy and Nature, 2008, 135, pp. 115-132). Forse proprio per questo, nessuno degli addetti ai lavori ancora la conosce. Ma a David è sempre importato poco della fama e della ricchezza. A lui basta ottenere il massimo dalla sua vigna e realizzare il suo più grande sogno in completa armonia con la natura.

La messa in pratica dell’idea è stata estremamente facile, quasi banale. L’attrezzatura necessaria è di una semplicità quasi disarmante. David l’ha voluta chiamare VICOLUP (VIneyard COnvincer for LUnar Phases), che ben rappresenta lo spirito e la strategia del suo approccio perfettamente riuscito, basato sul convincimento visivo indotto nelle piante attraverso immagini in grado di simulare e riprodurre le loro aspirazioni più profonde, i loro sentimenti, i loro bisogni etici e morali e non solo pratici. Dovevano essere i vegetali a scegliere il quando ed il come, anche se ovviamente influenzati dai consigli esterni del loro amico David. Lui avrebbe solo accentuato e rese attuabili le speranze e le passioni più intime delle viti. Un po’ come la televisione fa con i nostri sentimenti, mostrandoci a suo piacimento le macchie di sangue durante un crimine efferato, le lamiere contorte di una automobile, i pianti degli spettatori che discretamente vanno a raccontare i fatti loro sul grande schermo, le appassionate storie d’amore di veline, giocatori, cantanti ed attori, la sofferenza dei VIP costretti a vivere, per la nostra emozione, situazioni al limite della sopravvivenza. Era ovvio: se aveva funzionato con gli uomini, come poteva non funzionare anche con le piante, il cui livello intellettivo era di gran lunga più semplice ed ingenuo? E’ così è stato.
IL VICOLUP, nella sua versione preliminare, altro non è che una specie di enorme disco orario (plastificato per resistere alla pioggia), in cui girando una rotellina si possono evidenziare le immagini più cercate e desiderate. Al posto delle ore compaiono le fasi lunari (nelle versioni successive si pensa di introdurre anche i pianeti e le costellazioni) che possono essere scelte indipendentemente dalle regole troppo schematiche e ripetitive dell’Universo. Per settimane è stato David a muovere il disco orario impostando le fasi più opportune. Poi lentamente, intuendo da piccoli ma percettibili segni di compiacimento o di turbamento delle piante la loro volontà comune, ha ridotto sempre più il proprio intervento.

Ora Davide è entusiasta dell’ultima fase della sua fatica. Si reca nottetempo ed in silenzio al bordo del suo vigneto, nascondendosi dietro la grande quercia secolare, e gioisce nel vedere quella vecchia vite di oltre cinquant’anni allungare il suo ramo più giovane verso il VICOLUP e ruotare con sicurezza e prontezza la rotella fino ad ottenere la fase voluta. Qualche brusio serpeggia tra le compagne, quasi sempre però sono mormorii di compiacimento e ben raramente di dissenso. E poi tutte le viti assieme iniziano a godersi la loro scelta, crescendo, riproducendosi, fruttificando in spirito di libertà e consapevolezza: c’è voluto così poco per farle contente e per ottenere il massimo!

Nota tecnica: per un risultato ottimale e per un’equa distribuzione degli effetti e delle aspirazioni della coltivazione, David consiglia un VICOLUP ogni 550 mq. In questo modo si evitano sicuramente discussioni ed incomprensioni tra le varie parti della vigna, analogamente a quanto succede in una famiglia composta da quattro persone (marito, moglie, ragazzo di 14 anni e ragazza di 20) dove è meglio avere almeno quattro televisioni per non far sorgere inutili liti a causa dei differenti interessi. Ovviamente le piante sono molto meno intransigenti ed intolleranti rispetto agli esseri umani. Si accontentano più facilmente e giungono ben più rapidamente a sensati compromessi.

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Astrofisico per 40 anni, ho da sempre coltivato la passione per il vino e per il mondo che lo circonda. Vedo di traverso la seriosità che...

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