La scintilla, come sempre, una manciata di bit letti nella rete, in questo caso un tweet dell'amica Maria Grazia Melegari di Soavemente Blog che segnalava un interessante punto di vista alternativo sulla faraonica convention "Wine Future", ritrovo per i grandi del vino tenutasi il 12-13 novembre 2009 a Logrono, nel cuore della Spagna enoica. Questo interessante punto di vista del giornalista, blogger e columnist enoico (sull'inglese "The Sunday Express") Jamie Goode è brevemente riassumibile in queste sue righe:
"There's a glittering speaker list, and it will draw a significant crowd of important people, but I feel lukewarm to the whole idea. I don't think the future of the wine industry will be determined top-down by the famous people who currently 'lead' the wine industry"
traduco:
C'è una sfavillante lista di speaker e catalizzerà una significativa folla di persone importanti ma mi sento abbastanza indifferente rispetto all'idea nel suo complesso. Io non credo - dice Jamie Goode - che il futuro dell'industria del vino sarà determinato dall'alto verso il basso da parte di persone famose che al momento orientano l'industria del vino".
Il pensiero di Jamie Goode, unitamente ai più inquietanti interrogativi che sorgono leggendo alcuni commenti (per esempio quelli di Justin Roberts e di Jim Budd che mettono addirittura in dubbio l'onorabilità del padrone di casa) mi ha fatto riflettere su un pensiero forse solo indirettamente collegato ma che avevo in testa da qualche tempo e tenevo lì in attesa di sviluppi.
Travasi di establishment
Da una parte stiamo assistendo, se non allo sgretolamento, ad un radicale riassestamento dell'establishment consolidato del mondo enogastronomico tradizionale, con guide che annaspano, cambi al vertice di importanti gruppi editoriali, scioglimenti di partnership pluriennali, scomparsa di icone e punti di riferimento "super partes", dall'altra è sempre più frequente l'emersione di personaggi di spicco nuovi dal mondo web nonché la commistione ed il travaso tra mondi diversi, quello tradizionale appunto e quello del web.
Per una vita abbiamo detto loro (ai grandi gruppi) che dovevano modernizzarsi e cominciare a dialogare con la rete, adesso che però hanno capito l'importanza di esserci, hanno mezzi e risorse per giocare un ruolo di primo piano e finalmente hanno dato ascolto a quel richiamo, sembra quasi di assistere ad una colonizzazione di quella che fino a ieri era una schiera frammentata e disomogenea di editorucoli indipendenti, ciascuno per la sua strada ma in fondo tutti legati da un modus operandi comune, e molto grassroots.
Alcuni fatti
La super faraonica e molto scenografica azienda Dinastia Vivanco (ma gli aggettivi non sono sufficienti, bisognerebbe visitarla per rendersi conto) ha sponsorizzato ed ospitato - e meno male - buona parte della prima European Wine Bloggers Conference.
Vinexpo - e meno male - ha mostrato particolare interesse per una delegazione di Wine Blogger o per ospitare una delle prossime edizioni dell'European Wine Bloggers Conference".
Il Gruppo Santamargherita ed il Gruppo Zonin - e meno male - direttamente o per mezzo di consulenti specializzati dedicano sempre più attenzione alla rete ed all'interazione con alcune delle persone chiave nel mondo dell'informazione online.
Il Gruppo Zonin, tramite il blog di Francesco Zonin ha avanzato l'ipotesi di ospitare in italia la Terza Wine Blogger Conference quando e se si svolgerà in Italia.
Dialogare con i grandi
Ora, questa commistione positiva, quando è scambio costruttivo, dialogo, crescita per gli uni e per gli altri va benissimo ed è anzi auspicabile. Le grandi corporazioni vitivinicole, i grandi gruppi, i centri di potere industriali del vino, coloro che insomma dovevano imparare a dialogare con la rete, stanno diventando bravi. Sono dotati di mezzi e risorse adeguate per sostenere eventi e iniziative, seguire ed entrare nelle conversazioni, dedicare tempo e risorse (umane ed economiche) a tali obiettivi.
Questo mondo - il web - che fino a ieri non dico fosse illibato ma se non altro si muoveva con modalità e logiche completamente diverse, secondo uno spirito che nel bene e nel male potremmo quasi definire "corporativo", sta a sua volta imparando a dialogare con i grandi a comprenderne le dinamiche e ad instaurare le giuste relazioni.
E queste in sé non sono cose negative anzi, è meraviglioso questo poterli avere a portata di click, questo poter finalmente "parlare" e "dialogare" con coloro che fino a qualche tempo fa erano così lontani, inavvicinabili. Con i grandi si può collaborare e si possono fare cose buone, è indubbio. Sono una risorsa e possono consentire di realizzare cose eccezionali come EWBC o altre iniziative che alla fine servono a tutti, non certo solo a chi le sponsorizza.
Il dubbio
Ho solo un timore: che tutto questo dialogo e questo scambio possa in qualche modo sfuggirci di mano (a noi o a loro, non fa grossa differenza) e possa trasformarsi in qualcosa di meno cristallino e trasparente che pur senza volere possa mortificare un poco quell'anima "dal basso" che secondo me dovrebbe continuare a contraddistinguere determinate iniziative e idee.
Travasi di establishment, pensarci su non può far male.
P.s. : Per chi si è letto tutta la mappazza segnalo due appuntamenti che vorrebbero andare proprio nella direzione di questo dialogo aperto ma su un terreno neutrale, magari più artigiani ma sicuramente genuini: TerroirVino e Vinix Unplugged 2010.
Laureato alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova nel 2003, ho fatto pratica legale in uno studio per circa 2 anni ma non ho mai provato a dare...
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Inserito da Alessandra Rossi
il 13 novembre 2009 alle 11:49Un po' come, parlando di Media, abbiamo online sia Repubblica, che il giornalino della 3°C di Orbetello.
Non so cosa accadrà fra 10 anni, ma ora siamo in un momento di transizione in cui l'Internet italiano si sta evolvendo ed è interessante notare che chi guarda Maria De Filippi alla TV non sempre su YouTube fa lo stesso.
C'è quindi da supporre che il web abbia *anche* un popolo più esigente ed ipercritico, ergo la MASS COMMUNICATIO solitamente messa in atto dai Big, qui debba per forza interagire nei singoli blog e cambiare se stessa. Ecco che i BIG, se vogliono sopravvivere, dovranno anche imparare dai piccoli. Che sono l'anima di Internet, c'è poco da fare.
Saluti maremmani.
Ale