In tutte le cose in cui mi sono cimentato sono sempre state ben presenti, nel bene e nel male, due caratteristiche del tutto confliggenti tra loro che tuttavia contraddistinguono in modo abbastanza netto la personalità dell'uomo medio del segno dei pesci: massima ponderazione del rischio preliminare fino allo struggimento, pianificazione certosina, precisione maniacale da un lato ed eccentricità, imprevedibilità, rottura degli schemi, prove senza rete basate sull'istinto, rischio assoluto basato solo su fiducia e ottimismo totale nell'arcano sistema dell'universo (oltre ad una cospicua dose di incoscienza) dall'altro.
E' il modo di procedere standard dell'uomo medio del segno dei pesci: ci pensa su un sacco ma quando si decide va alla via così, succeda quel che deve succedere, dentro tutta, a testa bassa, fino in fondo, a qualsiasi costo.
Mi si farà notare che forse non è esattamente un modo imprenditoriale di fare le cose, molto cuore e sregolatezza e poca strategia e pianificazione. Se superficialmente questo potrebbe apparire vero, reconditamente l'uomo medio del segno dei pesci sa che quel processo di studio iniziale - tutto interiore eh, intendiamoci, niente numeri o molto pochi - è stato talmente viscerale e profondo, ha preso in considerazione aspetti così alti (e bassi) della vita, della trascendenza e dei massimi sistemi, che nessun'altra considerazione a valle sarebbe in grado di scalfire il nocciolo duro della decisione finale.
E', più o meno, ciò che è accaduto tra luglio e dicembre 2013, periodo in cui in genere rifletto sui cambiamenti da apportare all'edizione successiva di TerroirVino. Il 2013 è stato un anno di passaggio, difficile per molti versi e contrastante, con una delle migliori unconference di sempre probabilmente ma con un accavallamento non cercato con Vinexpo di Bordeaux ed una crisi economica generalizzata che ha procurato minori adesioni ad una manifestazione che comunque non è mai stata così redditizia per i propri organizzatori se non a livello morale. Più un fardello terribilmente faticoso e complicato da organizzare e gestire (chi ha un minimo a che fare con fiere e manifestazioni di una certa grandezza conosce bene non solo i costi ma anche e soprattutto la fatica fisica e mentale che occorre per tenere in piedi eventi di queste dimensioni).
TerroirVino poi, è manifestazione ancora più sui generis.
Viene fatta a Genova - la culla del "torta di riso finita", avete presente? - in uno degli spazi espositivi più cari - ma anche più belli e meglio attrezzati - di tutta la città. E' il luogo dove il web si incontra, discute, segna le vie del futuro e non è un modo di dire, accade veramente, anno dopo anno. E' una manifestazione senza padroni, senza cappelli introduttivi isituzionali, senza "etichette" filosofiche particolari che non siano il lavoro certosino di una commissione d'assaggio che lavora indefessamente da quindici anni con grande professionalità. Un evento un po' anarchico se vogliamo, nel migliore senso del termine.
Perdonerete la divagazione ma mi viene in mente la battuta che Marco Arturi mi ha dedicato qualche giorno fa su facebook a proposito di un mio commento positivo su Farinetti ipotizzando che probabilmente veniva da chi, tutto sommato, sta bene e ha il portafoglio pieno. Quanto mi piacerebbe incontrarti Marco al prossimo TerroirVino e raccontarti quanto è difficile per un visionario idealista stare in piedi. Solo in piedi dico.
Con tutte queste premesse e con la decima edizione alle porte - per i liguri, anche se si schermiscono, i traguardi, anche quelli di media caratura, sono importanti - i possibili tipi di scelta si limitavano a due:
- mollare tutto e partire per un paese caldo
- rilanciare tutto trovando nuove energie ma con alcuni aggiustamenti importanti
Per indole la prima ipotesi è il sogno costante e quotidiano mattutino ma sono stato portato a scegliere la seconda strada (sarà forse quell'ascendente ariete così nefasto sui più fluttuanti percorsi alati del segno zodiacale d'appartenenza?) e quindi di prendere in mano il toro per le corna e provare a guardarlo negli occhi. Non so lui ma io nei suoi ho visto un toro un po' stanco che aveva bisogno, quanto meno, di uno scossone.
Erano 8 anni circa che rimugginavo sulla necessità di estendere la manifestazione a due giorni - come dicevo in apertura, il dramma interiore dell'uomo pesci è perenne - soppesavo vantaggi e svantaggi, rischi e benefici, costi aggiuntivi e potenzialità per pubblico ed aziende, anno dopo anno. Prima la decisione d'impulso, quella parziale, dettata anche dall'atteggiamento ostile di parte della filiera dopo il lancio di #vgm, mi son detto: basta, spostiamo tutto alla domenica e lavoriamo solo per il pubblico. Poi la razionalità - mista a follia samaritana, naturale - e mi son detto tieni duro, continua a lavorare per tutti, rischia, fai questi benedetti due giorni e poggia tutto su questa montagna di fiducia e ottimismo che hai in dote. Sù.
Così è stato, o meglio, così è stato programmato.
Naturalmente siamo solo all'inizio di un percorso tutto da scrivere e di cui non so ancora dirvi l'epilogo. Fortunatamente il tempo di ansia è limitato, mi riferisco al tempo che ci separa dalla chiusura adesioni (metà marzo), al termine del quale spero di potervi portare notizie esaltanti di una rinnovata e radiosa decima edizione. Molto dipenderà da quanto abbiamo seminato in questi anni, da quanto siano veri o presunti la stima e la fiducia nel nostro operato, da quanto siano forti e radicate le relazioni con i nostri sostenitori di sempre, da quanto sia realmente amata e ritenuta importante nel panorama nazionale questa nostra manifestazione - e la percezione che di essa i suoi sostenitori sono in grado a loro volta di trasmettere ai propri beniamini - o di quanto sia magari invece solo nella nostra mente. Sarà comunque un importante banco di prova.
La mia promessa è di mettercela tutta con l'obiettivo di consegnarvi il 15 e il 16 giugno 2014, il TerroirVino più bello di sempre.
Stay tuned: www.terroirvino.it
Laureato alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova nel 2003, ho fatto pratica legale in uno studio per circa 2 anni ma non ho mai provato a dare...
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