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Il Collio

di Filippo Ronco

MappaArticolo georeferenziato

Il Collio, terra di vini unici e alfiere del movimento vitivinicolo del Friuli-Venezia Giulia, si estende attraverso la fascia settentrionale della provincia di Gorizia, a ridosso del confine fra Italia e Slovenia. Queste terre parlano di vino e raccontano le fatiche degli uomini, questo nome assume mille sfumature per chi attraversa l’ininterrottasequenza di colline che estende, non lontano dal fiume Isonzo, da sud a nord, da Gorizia verso Cormons e Dolegna.

Per coloro che l’hanno conosciuto e se ne sono innamorati, i 1.600 ettari del Collio sono infatti anche i tenui colori primaverili e l’intenso profumo degli alberi da frutto, il giallo caldo dell’autunno e i gusti decisi dei cibi preparati in casa, il marrone grasso delle marne su cui crescono i vigneti e la luce unica che li illumina. Il nome Collio significa collina, ed è da sempre riferito al vino delle alture isontine che sorgono a ridosso del confine fra Italia e Slovenia.

I primi vigneti sorsero già in epoca preromana e lo sviluppo fu impetuoso, tanto che, nel terzo secolo dopo Cristo, l’imperatore Massimino requisì proprio dal Collio una tale quantità di botti e tini da poter costruire un ponte di legno sull’Isonzo e permettere alle sue legioni di raggiungere l’assedio di Aquileia. Attraversando il Medioevo, le viti coltivate in questa zona a partire dal ‘500 furono apprezzate in tutta Europa: dalla Serenissima repubblica di Venezia all’imperatore Carlo V, dallo Zar di Russia a Vienna capitale dell’Impero austro-ungarico, dove, nell’800 giungevano regolarmente i carri trainati da cavalli con le grandi botti del Collio. La ricca storia di queste terre rappresenta un patrimonio unico di tradizione, di esperienza, di professionalità. La moderna viticoltura continua a valorizzare al massimo il millenario percorso dei vini del Collio, come indubbio vantaggio nei confronti delle realtà vitivinicole di tutto il mondo, pochissime delle quali possono fregiarsi di trascorsi così importanti e significativi.

I grandi vini che compongono la Denominazione d’origine controllata sanno restituire intatte le caratteristiche di una terra straordinaria, frail Mare Adriatico e le Alpi Giulie. La zona collinare collocata a breve distanza dai monti e dal mare crea infatti un microclima assolutamente unico per ventilazione ed escursione termica, in grado di sposarsi perfettamente con la “ponca”, il caratteristico terreno del Collio fatto di marne di origine oceanica, ideali per la coltivazione della vite. Queste inimitabili peculiarità creano vini preziosi, unione perfetta di potenza, personalità, carattere ed eleganza. Dire Collio significa in tutto il mondo parlare di grandi vini bianchi: monovitigni come Sauvignon, Pinot grigio fanno da perfetto contraltare agli inimitabili cru, fra cui il Collio Bianco, prodotti in queste terre.

Non meno importanti sono i vitigni autoctoni, perfetta sintesi fra storia, tradizione e volontà di identificazione fra vino e territorio. Tra gli altri il vitigno Ribolla gialla è uno dei pochi a racchiudere due fondamentali caratteristiche: una tradizione plurisecolare nata proprio sul Collio e un potenziale di qualità assoluto, in grado di portare questo vino ai vertici della prodduzione internazionale per i vini bianchi.


Collio Bianco. Gioiello della sua terra.

La sfida che il Consorzio e i produttori hanno accettato si chiama “Collio Bianco” e rappresenta la risposta a una domanda sorta quasi spontanea: che, se non proprio il Collio, ha il “dovere” di confermare la tradizione dei più grandi vini bianchi italiani? Il“ Collio Bianco” è un impegno sul quale si sta lavorando seriamente già da tempo: sposare le uve migliori del Collio in un vino di grandissima qualità per aromi, profumi, potenza e durata. Un cru in grado di presentarsi in tutto il mondo come “Il vino del Collio”, di essere l’esatta espressione del lavoro e del territorio. Tutto ciò, logicamente, senza trascurare gli altri grandi vini che da sempre il Collio produce ma come vertice della piramide di valori. In questo senso il confronto va direttamente alla Francia dei grandi vini rossi: confermare il Collio come l’oasi mondiale dei vini bianchi, riconoscibile come marchio di qualità ancor prima delle etichette dei singoli viticoltori.


Quando il vino diventa turismo

La grande tradizione di queste terre ha portato a una perfetta integrazione fra il territorioe i suoi vini. Per questo il modo migliore per gustare e capire del Collio è andarci di persona. Le case dell’ospitalità rurale, gli agriturismo, le cantine sono i luoghi dove ilturista è sempre accolto come un amico sincero. Qui, fra degustazioni e assaggi delle migliori specialità gastronomiche della zona, saranno gli stessi viticoltori a svelare il “segreto” del Collio, l’anima dei suoi vini e della sua gente. Per conoscere meglio il Collio si può iniziare a percorrere la Strada del vino – in assoluto la prima realizzata in Italia – dalle porte di Gorizia fino a Dolegna. Sono i luoghi dove la Prima guerra mondiale ha lasciato i segni più cruenti, come testimonia l’Ossario di Oslavia che ospita le spoglie di 60 mila caduti. Sono però anche le colline da cui si domina l’intera pianura dell’Isonzo; le alture di San Floriano, Spessa, Cormons, Ruttars, dove la nobiltà del passato costruì castelli, torri e manieri. Fra strade di campagna, sentieri, boschi, parchi, l’andar per il Collio è un inno alla natura, all’indugio, alla vacanza; accompagnato dall’ordinata e continua architettura dei vigneti e sorretto dal ristoro dalle cantine, dagli agriturismo, dalle trattorie, dalle botteghe del vino.

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Laureato alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova nel 2003, ho fatto pratica legale in uno studio per circa 2 anni ma non ho mai provato a dare...

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