Alcuni giorni fa un amico su Twitter, dall'estero, lamentava l'uso a sproposito della nostra italica espressione rapporto qualità/prezzo e in parte a ragione secondo me. La discussione è proseguita poi via e-mail e ne sono emerse alcune considerazioni che provo a riassumere qui.
C'è una gran confusione in proposito e l'errore marchiano nel quale generalmente incorre il neòfita è di scambiare un rapporto assolutamente variabile e complesso, frutto di mille variabili e di certo mai del tutto perfetto come quello tra qualità e prezzo, con una formula matematica certa che stabilisca semplicemente che il vino che costa poco ed è anche buono ha un buon rapporto qualità/prezzo e il vino, pur buono che costa molto non ce l'ha. Niente di più sbagliato.
Il rapporto qualità/prezzo non è uno strumento che serve a classificare un vino che costa poco (poco poi, rispetto a cosa ?) ma è un parametro in grado di raggiungere livelli di sufficiente oggettività, che varia sulla base di ulteriori parametri, in parte oggettivi, quali il prezzo, la tipologia ed il mercato di riferimento e in parte oggettivo-soggettivi come la qualità.
Credo sia abbastanza intuitivo per tutti: non potrò mai valutare il rapporto qualità/prezzo di un Barolo, un Bardolino, un Brunello, un Franciacorta o un Prosecco, in modo assoluto, come se non vi fossero differenze tra l'uno e l'altro tipo di mercato. Come se non vi fossero delle zone più o meno storiche, più o meno vocate, più o meno influenzate dal marketing, più o meno prestigiose per storia e nobiltà e potrei andare avanti all'infinito.
Il prezzo non è un dato oggettivo e assoluto valido sempre. Dieci euro possono essere troppi per un certo tipo di vino o oggettivamente pochi per un altro tipo di vino, ci sono troppe variabili in gioco per potersi rapportare in modo assoluto al rapporto qualità/prezzo. Provo a fare qualche esempio perchè così forse riesco a spiegare meglio il mio pensiero.
Se ti trovi di fronte a un Franciacorta che come prezzo medio in enoteca esce sui 20/25 euro, a parità di qualità, potrai dire che ha un rapporto qualità / prezzo peggiore rispetto ad un Franciacorta dello stesso livello qualitativo che costa magari 18/20 euro in enoteca. Terrai presente che il prezzo di vendita sorgente medio si attesta tra i 12 e i 13 euro per i Franciacorta base, terrai presente che parli di un territorio che ha un tipo di marketing e di immagine diverso rispetto a quello del Prosecco - non parlo di potenzialità, non me ne vogliano gli amici del Prosecco, è solo un esempio concreto di mercato - terrò magari presente anche il paragone con qualche grande Cremant o Champagne assaggiato (e relativi costi) e trarrò in fine le mie conclusioni.
Vediamo un altro esempio, se stai valutando un Prosecco che in enoteca costa 20 euro ed è molto buono insieme ad un altro Prosecco, sempre molto buono, che costa 8 euro in enoteca, potrai affermare che il rapporto qualità prezzo del secondo è ottimo o comunque migliore del primo e in questo senso il dato assume una valenza oggettiva. Ma nulla vieta che un buon rapporto qualità/prezzo sia comunque attribuibile ad un vino dal prezzo alto.
E' ovvio che non potrai mai paragonare i prezzi di vini di tipologie diverse
o in assoluto, non potrai certo paragonare un Prosecco con un Franciacorta o
un Bardolino con un Barolo, per storia, tradizione, blasone, tipologia di vinificazione, tempi e costi di affinamento, ecc. Ma nemmeno un grande cru di Nebbiolo con un omologo Valtellinese. O meglio, potresti anche farlo, ma dovresti tenere presenti talmente tanti parametri aggiuntivi che rischieresti di perderti.
Nelle Cinque Terre, in Liguria, la mia terra, per fare il vino non ci sono campi in pianura o dolci colline, ci sono delle terrazze costruite faticosamente a mano dall'uomo sulle quali viene coltivata quasi eroicamente la vite. Non vi dico durante la vendemmia, non è come lavorare in un posto qualsiasi e la capacità produttiva (e quindi di pagamento dei costi e guadagno) è ridotta ai minimi termini, quelli di sopravvivenza umana. Se mi dovessi trovare a valutare un vino bianco delle Cinque Terre quindi o anche un Nebbiolo della Valtellina, un passito di Pantelleria (l'appassimento costa), o un icewine, dovrei per forza tenere presenti questi parametri di fatica e di costi in più per valutare correttamente il rapporto / qualità prezzo.
E' una cosa molto complessa, lo capite, per questo credo che l'unico modo di cavarsela sia proprio quello di affiancare a qualità e prezzo, almeno un terzo parametro che è la tipologia ed un quarto che è il mercato di riferimento. Maggiore è l'esperienza e la conoscenza delle variabili di produzione di un certo tipo di vino poi, migliore potrà essere l'attribuzione del rapporto citato.
Io sono comunque a favore di questo strumento perchè aiuta il consumatore a capire se nella tipologia di vino recensita, può aspettarsi di meglio o una qualità analoga a prezzo inferiore. Anzi, TigullioVino da sempre si spinge un poco oltre, considerando il rapporto qualità/prezzo (attenzione, non il prezzo in sé), tra gli elementi che complessivamente vanno a costituire il giudizio complessivo di un vino.
Laureato alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova nel 2003, ho fatto pratica legale in uno studio per circa 2 anni ma non ho mai provato a dare...
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Inserito da Paolo Carlo Ghislandi
il 24 settembre 2009 alle 13:42Ciò che scrivi è un ottimo concentrato delle motivazioni per le quali da sempre io, quando mi trovo di fronte ad un prodotto artigianale preferisco valutarne il valore in rapporto al prezzo tenendo fermo il parametro qualità.
Si, perchè l'uso di qualità come termine è confuso ed inflazionato e soprattutto soprastimato.
La Qualità non è altro che la capacità che il prodotto in oggetto possiede di soddisfare le nostre aspettative e di conseguenza è sempre soggettiva.
Quindi nell'equazione la possiamo levare di mezzo e sostituirla con il valore intrinseco del prodotto perchè quello si che lo possiamo determinare in termini oggettivi.
Per il vino si prendano in esame :
Annata
Vitigno
Territorio
Bottiglie prodotte
Dalla conoscenza di questi semplici fattori si possono desumere facilmente tutti gli elementi che costituiscono il valore oggettivo del prodotto.
Conosciuto il valore lo si confronta con il prezzo e qui si che il rapporto ha un senso perchè vai a individuare le plus o minus valenze dettate da marketing, mercato, moda...
Ciao
Paolo