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Del rapporto qualità/prezzo, di Filippo Ronco

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Del rapporto qualità/prezzo

di Filippo Ronco

Alcuni giorni fa un amico su Twitter, dall'estero, lamentava l'uso a sproposito della nostra italica espressione rapporto qualità/prezzo e in parte a ragione secondo me. La discussione è proseguita poi via e-mail e ne sono emerse alcune considerazioni che provo a riassumere qui.

C'è una gran confusione in proposito e l'errore marchiano nel quale generalmente incorre il neòfita è di scambiare un rapporto assolutamente variabile e complesso, frutto di mille variabili e di certo mai del tutto perfetto come quello tra qualità e prezzo, con una formula matematica certa che stabilisca semplicemente che il vino che costa poco ed è anche buono ha un buon rapporto qualità/prezzo e il vino, pur buono che costa molto non ce l'ha. Niente di più sbagliato.

Il rapporto qualità/prezzo non è uno strumento che serve a classificare un vino che costa poco (poco poi, rispetto a cosa ?) ma è un parametro in grado di raggiungere livelli di sufficiente oggettività, che varia sulla base di ulteriori parametri, in parte oggettivi, quali il prezzo, la tipologia ed il mercato di riferimento e in parte oggettivo-soggettivi come la qualità.

Credo sia abbastanza intuitivo per tutti: non potrò mai valutare il rapporto qualità/prezzo di un Barolo, un Bardolino, un Brunello, un Franciacorta o un Prosecco, in modo assoluto, come se non vi fossero differenze tra l'uno e l'altro tipo di mercato. Come se non vi fossero delle zone più o meno storiche, più o meno vocate, più o meno influenzate dal marketing, più o meno prestigiose per storia e nobiltà e potrei andare avanti all'infinito.

Il prezzo non è un dato oggettivo e assoluto valido sempre. Dieci euro possono essere troppi per un certo tipo di vino o oggettivamente pochi per un altro tipo di vino, ci sono troppe variabili in gioco per potersi rapportare in modo assoluto al rapporto qualità/prezzo. Provo a fare qualche esempio perchè così forse riesco a spiegare meglio il mio pensiero.

Se ti trovi di fronte a un Franciacorta che come prezzo medio in enoteca esce sui 20/25 euro, a parità di qualità, potrai dire che ha un rapporto qualità / prezzo peggiore rispetto ad un Franciacorta dello stesso livello qualitativo che costa magari 18/20 euro in enoteca. Terrai presente che il prezzo di vendita sorgente medio si attesta tra i 12 e i 13 euro per i Franciacorta base, terrai presente che parli di un territorio che ha un tipo di marketing e di immagine diverso rispetto a quello del Prosecco - non parlo di potenzialità, non me ne vogliano gli amici del Prosecco, è solo un esempio concreto di mercato - terrò magari presente anche il paragone con qualche grande Cremant o Champagne assaggiato (e relativi costi) e trarrò in fine le mie conclusioni.

Vediamo un altro esempio, se stai valutando un Prosecco che in enoteca costa 20 euro ed è molto buono insieme ad un altro Prosecco, sempre molto buono, che costa 8 euro in enoteca, potrai affermare che il rapporto qualità prezzo del secondo è ottimo o comunque migliore del primo e in questo senso il dato assume una valenza oggettiva. Ma nulla vieta che un buon rapporto qualità/prezzo sia comunque attribuibile ad un vino dal prezzo alto.

E' ovvio che non potrai mai paragonare i prezzi di vini di tipologie diverse
o in assoluto, non potrai certo paragonare un Prosecco con un Franciacorta o
un Bardolino con un Barolo, per storia, tradizione, blasone, tipologia di vinificazione, tempi e costi di affinamento, ecc. Ma nemmeno un grande cru di Nebbiolo con un omologo Valtellinese. O meglio, potresti anche farlo, ma dovresti tenere presenti talmente tanti parametri aggiuntivi che rischieresti di perderti.

Nelle Cinque Terre, in Liguria, la mia terra, per fare il vino non ci sono campi in pianura o dolci colline, ci sono delle terrazze costruite faticosamente a mano dall'uomo sulle quali viene coltivata quasi eroicamente la vite. Non vi dico durante la vendemmia, non è come lavorare in un posto qualsiasi e la capacità produttiva (e quindi di pagamento dei costi e guadagno) è ridotta ai minimi termini, quelli di sopravvivenza umana. Se mi dovessi trovare a valutare un vino bianco delle Cinque Terre quindi o anche un Nebbiolo della Valtellina, un passito di Pantelleria (l'appassimento costa), o un icewine, dovrei per forza tenere presenti questi parametri di fatica e di costi in più per valutare correttamente il rapporto / qualità prezzo.

E' una cosa molto complessa, lo capite, per questo credo che l'unico modo di cavarsela sia proprio quello di affiancare a qualità e prezzo, almeno un terzo parametro che è la tipologia ed un quarto che è il mercato di riferimento. Maggiore è l'esperienza e la conoscenza delle variabili di produzione di un certo tipo di vino poi, migliore potrà essere l'attribuzione del rapporto citato.

Io sono comunque a favore di questo strumento perchè aiuta il consumatore a capire se nella tipologia di vino recensita, può aspettarsi di meglio o una qualità analoga a prezzo inferiore. Anzi, TigullioVino da sempre si spinge un poco oltre, considerando il rapporto qualità/prezzo (attenzione, non il prezzo in sé), tra gli elementi che complessivamente vanno a costituire il giudizio complessivo di un vino.

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23 Commenti

Inserito da Paolo Carlo Ghislandi

il 24 settembre 2009 alle 13:42
#1
@ Fil,
Ciò che scrivi è un ottimo concentrato delle motivazioni per le quali da sempre io, quando mi trovo di fronte ad un prodotto artigianale preferisco valutarne il valore in rapporto al prezzo tenendo fermo il parametro qualità.

Si, perchè l'uso di qualità come termine è confuso ed inflazionato e soprattutto soprastimato.

La Qualità non è altro che la capacità che il prodotto in oggetto possiede di soddisfare le nostre aspettative e di conseguenza è sempre soggettiva.

Quindi nell'equazione la possiamo levare di mezzo e sostituirla con il valore intrinseco del prodotto perchè quello si che lo possiamo determinare in termini oggettivi.

Per il vino si prendano in esame :

Annata
Vitigno
Territorio
Bottiglie prodotte

Dalla conoscenza di questi semplici fattori si possono desumere facilmente tutti gli elementi che costituiscono il valore oggettivo del prodotto.

Conosciuto il valore lo si confronta con il prezzo e qui si che il rapporto ha un senso perchè vai a individuare le plus o minus valenze dettate da marketing, mercato, moda...

Ciao
Paolo

Inserito da Filippo Ronco

il 24 settembre 2009 alle 14:04
#2
Credo invece che anche la qualità c'entri. Per forza. Se ho annata fantastica, vitigno dalle grandi potenzialità, territorio vocato e dall'alto valore anche d'immagine e poche bottiglie prodotte ma il vino è squilibrato (e questo è determinabile oggettivamente), non è che se costa poco gli darò un buon q/p.

Ciao, Fil.

Inserito da Paolo Carlo Ghislandi

il 24 settembre 2009 alle 14:11
#3
Ma certo, stai parlando di un vino che non ti soddisfa o , a mio vedere, che non ha la qualità necessaria a soddisfarti.

A questo punto, sempre secondo me e vale per me, non ha molto senso misurare il rapporto fra prezzo e valore di una cosa che non mi soddisfa in partenza.

Io mi riferisco a prodotti qualitativamente omologhi che la fase qualitativa l'hanno superata, che mi soddisfano in egual misura secondo le mie aspettative , entrambi mi danno quello che voglio in un vino.

Solo a questo punto ha senso la valutazione prezzo/valore, non trovi ?

Ciao
Paolo

Inserito da Filippo Ronco

il 24 settembre 2009 alle 14:15
#4
Bè è lapalissiano. Certo, il rapporto qualità / prezzo lo si cita o ha senso citarlo solo quando si è di fronte ad un vino di qualità o, se preferisci, che è in grado di soddisfarci. Altrimenti sarebbe come parlare della qualità in campo di una partita rinviata per mal tempo :-)

Inserito da Paolo Carlo Ghislandi

il 24 settembre 2009 alle 14:22
#5
NI o se preferisci SO..

Ti faccio un esempio giusto per essere certi di esserci intesi..

Il Tavernello ha una qualità elevatissima in quanto soddisfa in pieno le aspettative bassissime del suo cliente, a quel prezzo, a mio dire non ha un buon rapporto valore/prezzo perchè costa troppo per quello che è.

Ovvero, a parità di qualità posso spendere molto meno..

Ciao
Paolo

Inserito da Filippo Ronco

il 24 settembre 2009 alle 20:22
#6
Allora, ho cpiato perfettamente il tuo discorso e non fa una piega. Semplicemente se mi trovassi a valutare un Tavernello lo dovrei valutare nell'ambito della sua tipologia, cioè di vino industriale, nei parametri di mercato di quel tipo di prodotto. Aggiungo però che sebbene la qualità sia una questione per grande parte soggettiva, ci sono dei parametri oggettivi, come per esempio l'equilibrio, lo spessore, la persistenza gusto-olfattiva, la profondità che segnano un limite sotto al quale probabilmente non è possibile più nemmeno parlare di rapporto qualità / prezzo proprio perché viene meno uno dei due fattori in rapporto, la qualità.

E qui il commento di Vincenzo casca a fagiolo direi. :-)

Ciao, Fil.

Inserito da Paolo Carlo Ghislandi

il 24 settembre 2009 alle 21:48
#7
@ Vincenzo @ Fil,

Quasi, il rapporto valore/prezzo comincia ad aver senso tanto quanto la qualità corrisponde all'accettabilità di un prodotto.

E' come tracciare un grafico da - infinito a + infinito dove lo zero è la perfezione, più mi discosto in un senso o nell'altro più sono lontano dalla qualità.

La qualità è sempre e solo formata da paramteri soggetivi che per convenzione a volte vengono assunti come oggettivi.

Esempio 2 : Un fantastico castelmagno fiorito per tanti sarebbe solo un formaggio marcio come un riesling di 35 anni con sentori di idrocarburi per i più saprebbe solo di asfalto e quindi le qualità sono soggettive, per alcuni pregi, per altri difetti.

Il valore invece non è mai soggettivo..

@ Fil, " Copiato ? " , hai un passato da mattonella o CB ? non mi dire che abbiamo anche questo in comune ...

Ciao
P.

Inserito da Filippo Ronco

il 24 settembre 2009 alle 23:40
#8
"La qualità è sempre e solo formata da paramteri soggetivi che per convenzione a volte vengono assunti come oggettivi".

Io non sono d'accordo Paolo, ci sono un minimo di cose ravvisabili oggettivamente. L'equilibrio tra le componenti di un vino per esempio, è oggettivo, o c'è o non c'è. Che poi uno non lo riesca a percepire è un problema di strumenti o capacità ma una serie di degustatori preparati non ti diranno mai che un vino perfettamente equilibrato tra parti morbide e dure è completamente tannico o viceversa. Sono cose rintracciabili tra l'altro anche chimicamente quindi a maggior raggione considerabili oggettive. Un qualche paletto ce lo possiamo dare credo, se no, se tutto è soggettivo possaimo anche dire che la merda è bbona (cit.)

Inserito da Filippo Ronco

il 24 settembre 2009 alle 23:41
#9
"raggione" mi è scappato, "copiato" voleva essere "capito", insomma, abbiate pazienza, sono stanco. Comunque si, ho un passato da radioamatore in erba.

Inserito da Luigi Bellucci

il 25 settembre 2009 alle 02:36
#10
Per stare sul concreto, credo che si possa parlare di rapporto q/p solo nell'ambito di confronti oggettivi e mai in assoluto. Mi spiego meglio: ho davanti n vini (o oli o formaggi o ... quello che volete). Insieme a me ci sono altri m assaggiatori.
Ognuno di noi assaggia il prodotto ALLA CIECA. Ognuno di noi fa una graduatoria degli assaggi dal meno valido (q minima) al più valido (q massima). Si fa la media delle q tra tutti gli assaggiatori. Si è ottenuta la lista della qualità dei prodotti.
Per quanto riguarda poi i prezzi occorre trovare un sistema che consenta di definire, ad esempio, tre o quattro fasce di prezzi e all'interno di ogni fascia riportare le relative qualità. Credo non abbia senso confrontare il rapporto q/p di vini/prodotti di fascia bassa con quelli di fascia media o alta, mentre ha senso nell'ambito della stessa fascia.
Ora vorrei lanciare un sasso nello stagno ...
Mi piacerebbe vedere all'opera una trentina di assaggiatori alle prese con assaggi ALLA CIECA di una trentina di vini tra i quali siano inseriti anche un tavernello e magari un Sassicaia o qualche francese della zona di Saint Emilion o Borgogna di bassissimo e altissimo livello.
Io mi rendo disponibile! Chi se la sente?
Ovviamente con pubblicazione dei risultati qui!

Inserito da Paolo Carlo Ghislandi

il 25 settembre 2009 alle 09:56
#11
Se lo fate io vi mando un campione :-)

Inserito da Filippo Ronco

il 25 settembre 2009 alle 09:57
#12
E' il motivo Luigi per il quale TigullioVino non degusta alla cieca. Se ti assumi la responsabilità di attribuire pubblicamente dei giudizi sul lavoro di qualcun altro devi almeno premurarti di avere il maggior numero di informazione possibile sul prodotto, sulla sua storia, sulla zona, sul vigneto, sulla vinificazione sull'affinamento, sui numeri della produzione. Non puoi permetterti di non considerare i dati oggettivi.

Inserito da Luca Ferraro

il 26 settembre 2009 alle 08:12
#13
fil , tocca togliere il premio miglior rapporto q/p a terroir vino? :-)

Inserito da Filippo Ronco

il 26 settembre 2009 alle 11:58
#14
Ma nemmeno per sogno !
Hai assaggiato a proposito il vincitore di quest'anno ?
Trentino Doc Marzemino - Simoncelli
Provare per credere.

Ciao, Fil.

Inserito da Luca Ferraro

il 26 settembre 2009 alle 12:41
#15
no, purtroppo no , non sono abituato ad allontanarmi dal tavolino più di 5 minuti e non ce l'ho fatta ad andare a visitarlo.Sarà per la prox edizione

Ciao,Luca

Inserito da Filippo Ronco

il 26 settembre 2009 alle 12:43
#16
Puoi anche comprarlo né ! :-)
Ciao, Fil.

Inserito da Luigi Bellucci

il 26 settembre 2009 alle 23:49
#17
Filippo, non ho parlato di giudizi su un vino ma di definire una graduatoria, possibilmente obiettiva. Sono due cose diverse. Come dice sempre il nostro maestro Virgilio, l'assaggio vale per il momento in cui lo fai. Se un vino non è ancora pronto o se è invecchiato precocemente non giudichi il lavoro del produttore, ma ciò che hai davanti in quel momento.
Se vai a pranzo in un ristorante stellato e ti propinano pesce che sa di ammoniaca, in cucina possono averlo lavorato benissimo, ma quel piatto NON VA BENE.
Se vai a mangiare pesce al circolo dei combattenti dove l'amico pescatore gli porta pesce fresco tutti i giorni, di sicuro quel piatto VA BENE e mangi meglio, anche se non hai il servizio del ristorante stellato.
Il rapporto qualità prezzo in definitiva lo fa il prodotto che hai davanti, non ciò che ci sta intorno!

Inserito da Tomaso Armento

il 28 settembre 2009 alle 16:35
#18
Azz che argomento,
pericoloso perchè per definizione impalbabile nei confini...in realtà il prezzo è un concetto che esula dal costo di per sè, in quanto il prezzo è il valore che chi compra è disposto a pagare ciò che acquista. In poche parole, il numero di euri di cui ti disfi deve corrispondere (banale) alla soddisfazione che ti da il prodotto che acquisti disfandoti di quegli euri. Mi spiace ma l'esempio del Tavernello non calza, perchè si parla di valore e prezzo non di costo, il fatto che trovi a meno probabilmente si applica a qualsiasi cosa...ma non vale, perchè finchè non sei morto tecnicamente sei in grado di trovare a meno....
Quindi allargherei la discussione tenendo per buono il non banale commento di Vincenzo e tenendo presente che l'LQA di ci compra tavernello è diversa dalla mia.
Per questo, piccolo e non insignificante particolare, credo che ognuno di noi per "tararsi" provi qualcosa su cui un'altro ha espresso un giudizio e se ne faccia uno proprio: se sono simili e ripetendo l'analisi si va d'accordo, allora il giudizio del terzo mi è utile, altrimenti francamente perde di significatività.
E proprio su quest'ultimo punto che se assaggio un vino recensito da Fil che non mi garba o non mi ha dato la stessa sensazione (non intendo, ovviamente, che io non ho sentito il profumo di rosa persica...), beh, m i spiace per l'assaggiatore ma il suo lavoro è poco utile x me e quindi anche per il mio rapporto q/prezzo....
Credo che sia ovvio, magari mi sbaglio, che i difetti nel vino si spera siano casi anomali e non si debba stare ancora a discutere su di essi.


@Luigi: si vede che sei stato un ristoratore, ma che non lo sei +... ;-)
Voglio dire che è vero che il rapporto qualità prezzo lo fa il prodotto che hai davanti, è vero, ma anche il luogo dove mangi e il modo in cui ti offrono il servizio è tenuto è giusto venga adeguatamente remunerato.
Se per esempio il posto ha un giardino molto ben tenuto, docve si può mangiare e che migliora l'aspetto del locale, oppure ti da tovagliato di fiandra rispetto al cotone, sta attento alla tipologia di bicchieri e usa porcellane fini ha oggettivamente costi più alti, che non vuol dire paghi il doppio, ma qualcosa in più si e io credo che non melo stia rubando dal portafoglio. Perchè? Provate a usare un servizio di porcellana fine sempre e uno di porcellana spessa, vedete quanto e come cambiano le durate....

Ecco che anche qui c'è da discutere sul rapporto qualità, prezzo. Secondo me un ottimo parametro di giudizio è il prezzo effettivo di vendita di un vino, cosa che pochi sanno perchè quella dei prezzi è veramente uan giungla nel vino. Ma se si scoprisse a quale prezzo è venduto realmente quel vino, allora si che lì potresti ragionare sensatamente.....;-)

Inserito da Filippo Ronco

il 28 settembre 2009 alle 16:49
#19
Infatti il rapporto q/p noi lo valutiamo sempre sul prezzo sorgente. Secondo me state rendendo troppo complicata una cosa che è si complessa ma non irrisolvibile. Vi posso elencare quanti vini volete ad esempio e vi sfido a dimostrarmi che non sono campioni di q/p nella loro tipologia. Ovvio che serve un po' di esperienza e polso.

Ciao, Fil.

Inserito da Tomaso Armento

il 28 settembre 2009 alle 16:52
#20
Sui "campioni", intesi come i primi probabilmente avrai ragione, sempre una bella lotta il "popolo", ovvero noi produttori che non siamo ne in basso ne in alto.
Inoltre non avendo criteri oggettivi e rappresentabili, anche volendo non saprei se e come sarebbe possibile rientrarci, ovvero se mi converrebbe esserci. tutto qua

Inserito da Filippo Ronco

il 28 settembre 2009 alle 16:57
#21
"Campioni" per qualità e prezzo, non per blasone o per classifica Tom. Piccole aziende che fanno qualità ed hanno prezzi accessibili (sempre con riferimento alla tipologia di vino ed ai prezzi di mercato medi di riferimento). I criteri oggettivi ci sono e li ho indicati più sopra nei commenti precedenti.

Ciao, Fil.

Inserito da Tomaso Armento

il 28 settembre 2009 alle 17:05
#22
Ho capito, devo comprare i vini che suggerisci entro quei valori e assaggiarli altrimenti non colgo. Nel dolcetto di ovada date le situazioni delle aziende e i criteri che hai illustrato per diventare "campioni" devi regalare il vino, altrimenti siamo già tutti allineati ai costi di produzione...

Inserito da Filippo Ronco

il 28 settembre 2009 alle 17:34
#23
Non devi comprare i vini che suggerisco io, immagino che anche tu avrai il tuo bagaglio di degustazioni. Fai riferimento a quello e paragona i vini che assaggi su quella base di esperienza di gusti e di prezzi. A mano a mano che cresce il numero di vini assaggiati (e pagati), aumenta l'esperienza e la possibilità di esprimere un rapporto qualità / prezzo sempre più corretto.

Non è detto che per avere un buon q/p devi abbassare per forza il prezzo, perché come ho più volte ribadito, si può ben avere un buon rapporto qualità prezzo anche con un prezzo non basso. I parametri sono due, qualità e prezzo e si può lavorare su entrambi, non necessariamente solo sul prezzo. Anzi, credo che lavorare sul parametro qualità sia sicuramente più difficile ma alla lunga anche quello che paga di più.

Per il dolcetto di Ovada mi viene in mente quello de Lo Zerbone a 2,80 euro sorgente, niente male a mio parere.

Ciao, Fil.

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Laureato alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova nel 2003, ho fatto pratica legale in uno studio per circa 2 anni ma non ho mai provato a dare...

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