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Via il dente, via il dolore, di Filippo Ronco

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Via il dente, via il dolore

di Filippo Ronco

Qualche giorno fa abbiamo partorito Vinix Grassroots Market, il sistema di vendita diretta, dal basso completamente automatizzato e integrato all'interno del social network Vinix. Il sistema consente di creare gruppi di acquisto e lanciare cordate verso aziende da noi selezionate. Ieri c'è stato un articolo sul Corriere della Sera, sia cartaceo che online, dove Luciano Ferraro, bontà sua, ci ha consentito di emergere da un ambito di nicchia ad un ambito nazionale. Non saranno mai sufficienti le parole per ringraziarlo e il ritorno mediatico che ha avuto l'iniziativa grazie a questo articolo, tale da imporci un upgrade del server in corsa, mi suggerisce anche un altro post che verrà in seguito sulla differenza di impatto di un articolo su carta rispetto ad uno su web, tra prestigio e traffico. Ma è un'altra storia.

Nei commenti al post di Ferraro, un'enoteca, pur affascinata dall'ambizioso progetto, storce il naso. Niente di strano, era accaduto alcuni giorni prima nei commenti alla notizia del lancio di #vgm sul Cucchiaio d'Argento in un pezzo di Stefano Caffarri dove il presidente uscente di Vinarius commentava secco: "Auguri per il nuovo progetto. L’enotecario prenderà atto di una inedita tipologia di concorrenza e si adeguerà, come ha già fatto in passato. Probabilmente dovrà rivedere il proprio assortimento escludendo le cantine che aderiscono. Fa parte del gioco, d’altronde oggi non esiste un vino che sia necessario ad un’enoteca."

L'enotecario scrive:

"Virtual Gross Market è una grandissima innovazione di genio e creatività italiana, una di quelle start-up che i ragazzetti della Silicon Valley di oggi si sognano; coniuga i concetti di prossimità, di condivisione sociale e di gusto, le dinamiche dei GAS (gruppi sociali di acquisto) e ha le sue radici in un mondo ormai “maturo” con un buon grado di reputation (quello dei social network). E’ perfetta quindi ma… ma noi (enoteche) o meglio io (enoteca) crediamo che il vino abbia una diversa profondità e possa e debba dire qualcosa di più di quanto riesca a dire il solo prezzo (o qualche pagina di informazioni). I produttori che scelgono di vendere online probabilmente la comunicazione la fanno autonomamente o l’hanno già fatta (perchè si vendono da soli) e non hanno quindi bisogno di ulteriore investimento (da parte nostra).
Stiamo valutando se continuare a servire questi… tanto ormai"


E anziché tediarvi con un lungo panegirico per dire la stessa cosa, esplicito il mio punto di vista incollandovi qui la risposta che ho lasciato sul Corriere ribadendo che da parte nostra c'è stata la massima attenzione verso la filiera ma che nel contempo l'atteggiamento di chiusura ci sembra sempre provenire da una parte sola (io, per dire, non mi sognerei mai di cacciare fuori dal network un'azienda venditrice solo perché vende anche altrove):

Ciao Lettore_2723456,

grazie per le tue parole.
La reazione delle enoteche è pressoché standard, non ci sorprendono quindi le tue parole se lo stesso ex direttore di Vinarius qualche giorno fa sul Cucchiaio d’Argento invitava anche lui apertamente al boicottaggio delle cantine che – consentimi – coraggiosamente, oltre che pionieristicamente, hanno creduto dal primo minuto in questo progetto in questa idea.

Quello che vorrei trasparisse è l’immane lavoro che è stato necessario per consentirci di offrire qualcosa di unico e straordinario senza al contempo perdere mai divista il rispetto e la lealtà della filiera (il payoff “leale, diretto, dal basso” con il leale al primo posto non è accozzaglia di parole buttate lì a caso). Provo a esplicitare.

Trattandosi di vendita diretta, avremmo potuto anche impostare il tutto diversamente partendo da prezzi anche più bassi di quelli attualmente praticati per gli ordini più piccoli invece abbiamo cercato di comportarci con lealtà nei confronti della filiera e, considerati anche i costi di gestione, usciamo con un prezzo, per le 12 bottiglie (quindi non 1), che è circa il 10-11% inferiore al prezzo medio in enoteca. Considera che per calcolare il prezzo medio in enoteca abbiamo tenuto presente un ricarico medio del 50% che è già generoso.

Riteniamo che esista un mercato di nicchia di appassionati che amano rifornire le proprie piccole o medie cantine con i propri vini del cuore e che amano farlo anche in dosi discretamente generose con i propri amici. Questo è il target che Vinix Grassroots Market cerca di intercettare. Credo, anzi, ne sono convinto, che questo market non vada ad erodere alcunché alla filiera perché questa gente già ora acquista direttamente in cantina, semplicemente adesso ha un modo più tecnologico per farlo ma è la stessa gente, credimi, che beve volentieri un calice di Franciacorta all’aperitivo in enoteca, anche se glielo servite a 6-7 euro al calice. E’ la stessa gente che alle 19.45 di corsa, fuori prima di andare a cena da amici, passa dall’enotecario di fiducia e magari si porta via un Percarlo 1997 perché sa che quell’enotecario tiene quel genere di bottiglia come si deve per tanti anni e lo aspetta e gli lascia anche 50-60-70 euro in mano, entrambi col sorriso.

Questa complicità, che è poi quella che invano tentavo altrove di spiegare al sig. Bonfio, non viene meno per via di #vgm. Io credo che queste cose possano coesistere e addirittura autostimolarsi perché questi “nodi” di gente che compra un po’ di più e poi fa assaggiare, incrociano la gente comune che si serve al supermercato e in enoteca prevalentemente. Poi aggiungo, non ho nemmeno smesso di andare al ristorante, insomma, le mie abitudini commerciali non sono cambiate per via dell’avvento di #vgm, probabilmente comprerò qualche bottiglia in più proprio perché la cosa è stimolante anche dal punto di vista delle relazioni sociali che si instaurano su una piattaforma di questo tipo.

Sulla comunicazione infine, una parola, perdonerete la lunghezza. Ho iniziato a fare comunicazione, sommessamente e provincialmente con il magazine tigulliovino.it nell’aprile del 2000. Erano 4 siti ai tempi, acquabuona, tigulliovino, lavinium, winereport oggi qualche migliaio. Da allora, comunicazione per le aziende – gratuita, va senza dire – ne abbiamo fatta moltissima, abbiamo fatto conoscere aziende che nessuno conosceva, migliaia di enotecari come lei hanno attinto anche dal nostro lavoro onesto e pulito.

Ecco, vorrei che si considerasse anche questo sui voluminosi piatti delle vostre bilance.
Con stima.


Filippo Ronco

Letto 10645 voltePermalink[4] commenti

4 Commenti

Inserito da Luca Risso

il 27 gennaio 2013 alle 13:05
#1
...Aggiungerei a merito dell'iniziativa, in questi tempi di faticosa ricostruzione morale, l'assoluta trasparenza e tracciabilità delle operazioni, cosa che quando di mezzo c'è qualche soldo purtroppo non è mai scontata!!
Luk

Inserito da Paolo Carlo Ghislandi

il 28 gennaio 2013 alle 11:56
#2
Leale, Diretto, dal Basso..
Illuminante innovazione nel medioevo economico di buona parte del mercato del vino.
Avanti tutta perché salvo iniziali resistenze, sono certo che tutti ne apprezzeranno la validità e la convenienza per tutti gli attori.

Inserito da Sergio Ronchi

il 06 febbraio 2013 alle 18:44
#3
Concordo completamente con la tua disamina. Chi va in enoteca acquista una o due bottiglie per il suo consumo "immediato" chi sceglie questa nuova strada lo fa con un altro scopo, arrivare da aziende "diverse". Avanti così

Inserito da Filippo Ronco

il 06 febbraio 2013 alle 18:48
#4
Ciao Sergio, e tu che aspetti ad aprire il tuo gruppo di acquisto a Milano? :)
Ciao, Fil

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Laureato alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova nel 2003, ho fatto pratica legale in uno studio per circa 2 anni ma non ho mai provato a dare...

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