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Nel regno del Bianco d'Alcamo

di Filippo Ronco

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Siamo nel Regno del Bianco D’Alcamo, terra che incanta per la bellezza dei suoi paesaggi e la delizia dei suoi vini. Alcamo, magnifica e colorata città siciliana adagiata sul blu del mare Tirreno, è conosciuta in tutto il mondo per il vino bianco Alcamo DOC, i prodotti tipici agroalimentari, e per i manufatti e l’oggettistica di autentica artigianalità. Il tutto immerso nei colori, nei sapori e negli odori di una Sicilia ancora da scoprire e principalmente da gustare e da vedere, magari anche da portare a casa. Il sapore, l’odore ed il colore della pasta “finocchi e sarde” della pasta “incaciata” con cannella e pecora e basilico, degli spaghetti con aglio, olio, basilico e peperoncino, dei “bruciuluna”, delle melanzane alla parmigiana, dei formaggi o di quei dolci come i cannoli, le “cassateddi”, le “ravazzate” e le “minni di virgini”, che restano unici ed irripetibili.

La centralità di Alcamo in una delle aree vinicole più rilevanti d’Italia ha suggerito all’Amministrazione Cittadina, guidata da Giacomo Scala, di investire nella creazione di un punto di riferimento tematico, il Museo del Vino, che sottolinei la vocazione del territorio e al tempo stesso ne promuova lo sviluppo anche culturale. La sede naturale di questa iniziativa è stata individuata nel Castello medievale dei Conti di Modica, recentemente restaurato, sede anche, in questi ultimi anni, della fortunata Mostra Mercato Identità Immutate “Rosa Fresca Aulentissima”, che all’inizio della stagione autunnale coniuga sapori, odori, colori ed economia del territorio votata all’agricoltura e all’artigianato. L’obiettivo primario dell’iniziativa è quello di accreditare Alcamo come voce rilevante nel mondo della produzione vinicola siciliana in Europa e nel mondo e vetrina del proprio territorio non soltanto come produttore tradizionale di vini ma anche come tutore e promotore della cultura da esso generata.

Il Museo del Vino, con la costituenda Enoteca Regionale, sarà un luogo polifunzionale, luogo di aggregazione, di promozione turistica e spazio per la formazione e la qualificazione del lavoro. Esso accoglierà nei suoi ambienti alcune attività permanenti e temporanee, esportandole altresì nel mondo attraverso le tecnologie, con linguaggi che accolgano le capacità di lettura locali,ma anche il gusto e la cultura più internazionali. Per ottenere perfetta sinergia dei due Istituti è stata prevista una integrazione spaziale tra Enoteca e Museo, un’integrazione che permette un dinamismo propositivo e l’uso creativo e il recupero di tutti gli spazi della struttura non trascurando anche gli aspetti spettacolari e paesaggistici della stessa. L’Enoteca Regionale Siciliana verrà allestita con ambienti di incontro e degustazione, con possibilità di ristoro; ambienti di presentazione dei prodotti e per attività di formazione professionale e d’incontro e presentazione anche commerciale. Inoltre archivi informatici e non con consultazione e diffusione (redazione multimediale), servizi per il pubblico e uffici di gestione e amministrazione delle attività.

Il Museo propone un percorso multimediale con schermi televisivi e postazioni interattive, filmati e ricostruzioni virtuali, ma con una base reale e concreta: l’incontro con il vino e la sua degustazione. Un sito internet di grande efficacia visiva sarà la vetrina internazionale che consente scambi e verifiche quotidiane con il mondo intero. Inoltre ambienti di incontro e degustazione, con possibilità di ristoro; ambienti per la presentazione dei prodotti enogastronomici locali e non, di una collezione permanente relativa alla produzione del vino e alla cultura locale, e per mostre temporanee di diversa tipologia (arte, fotografia, vini, bottiglie). Ancora, ambienti per piccole conferenze, lezioni, incontri, discussioni, conferenze stampa, seminari, laboratori: servizi e uffici. La corte sarà destinata ad attività di intrattenimento all’aperto, concerti, spettacoli, performance, proiezioni.

Nel 1549, Sante Lancerio, sommelier presso la Santa Sede e precursore di tutti i grandi intenditori moderni, inserì nella lista dei vini più pregiati del suo tempo il Bianco d’Alcamo, un vino bianco e leggero che ben si sposava con i raffinati menù serviti al pontefice… e che ancora oggi conquista tutti coloro che lo gustano. Il Bianco d’Alcamo, peraltro, è un vino pluripremiato, che ha ottenuto riconoscimenti prestigiosi in campo internazionale e che già dal 1972 può fregiarsi della Denominazione d’Origine Controllata. Non esiste intenditore che non lo conosca e bevitore che non lo apprezzi, ma quanti possono dire di conoscere altrettanto bene il territorio in cui viene prodotto? Anche se il suo stesso nome si riferisce immediatamente a un’area geografica ben precisa, essa è spesso un’entità astratta. Eppure il territorio di Alcamo, antico paese immerso nell’ondulato verde delle colline siciliane, a due passi dalla costa tirrenica, merita decisamente ben altra attenzione.

La coltura della vite iniziò nel Settecento-Ottocento e, da allora i vigneti si sono estesi sempre di più, e il territorio ha mutato il proprio aspetto, assumendo i connotati che ancora oggi lo caratterizzano. Agli intenditori e agli appassionati – ma anche agli amanti della buona tavola e del buon vino – vogliamo suggerire quattro bellissimi itinerari sulle tracce del Bianco d’Alcamo, da una cantina all’altra, da un’antica fattoria a un’altra, immensamente lontani da moderne frenesie, a contatto con la natura e con i suoi prodotti più genuini e sinceri.
Bianco D’Alcamo, piacevole e dal profumo intenso, seduce il palato con la morbidezza e con un’invitante e fresca nota acida, che lo rendono un bianco di eccellente bevibilità. Il bel colore giallo dorato è preludio gentile di profumi complessi che evocano fiori di campo, mandorle e pera appena matura. Fruttato, floreale, gusto secco, caldo, poco morbido, abbastanza fresco e sapido, quasi di corpo abbastanza equilibrato e gradazione alcolica non inferiore agli 11,5 gradi. E’ prodotto con uve Catarrotto bianco in percentuale dall’80% al 100% ma possono concorrere anche altre uve Damaschino, Grecanico e Trebbiano toscano, da sole o congiuntamente per un massimo del 20%. La Strada del Bianco D’Alcamo.

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Laureato alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova nel 2003, ho fatto pratica legale in uno studio per circa 2 anni ma non ho mai provato a dare...

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