Si tiene a Carmignano e Prato questa manifestazione che vuole far conoscere al mondo la bellezza di questi posti, la bontà dei vini e dei prodotti del territorio, dal 25 al 28 di maggio 2006.
Giovedì 25 Maggio 2006
Verso Capezzana.
Si dice che a Bacchereto sia nato Leonardo da Vinci (lo dicono quelli di Carmignano), ma è certo che qui abbia vissuto i suoi primi anni di vita, in casa della nonna, la Toia. La sua casa è ancora in piedi. Oggi c'è un bel ristorante toscano. Ci si passa davanti per raggiungere la cascina Colline San Biagio, un agriturismo tra i più belli della Toscana, in un pendio verde e silenzioso, da cui la vista si allarga sulla valle dell'Arno tra Firenze, Prato e Pistoia. Dopo la casa della Toia inizia una strada sterrata che scende la collina e dopo meno di trecento metri vi trovate sulla destra l'ingresso del San Biagio. Nel tredicesimo secolo era un convento benedettino, poi nell'ultimo secolo una cascina toscana con stalla, fienile, stanze di stoccaggio ed essiccamento di frutta e cereali. Oggi è stato magnificamente ristrutturato. Le sette stanze hanno i nomi dei frutti che ospitavano (delle susine, delle albicocche, delle pesche, delle ciliegie, dei corbezzoli, della salvia e del grano). I mobili di arredo sono sobri ed eleganti. Potrete dormire nel letto lucchese a baldacchino di fine settecento, oppure nella stanza con le finestre che danno sul parco e con il bagno al piano di sopra.
Oggi il tempo è bello. Mi siedo al tavolone a fianco della piscina, elemento moderno ma ben inserito nel contesto, vicino a un largo paniere pieno di zucche colorate di tutte le dimensioni. Sono sotto un portico aperto con copertura a libretto di travi di legno e colonne di pietra. Alle mie spalle un bosco di faggi, sambuchi, ulivi e piante da frutta, dove cinguettano usignoli e passeracei vari, a creare un concerto improvvisato per gli ospiti del San Biagio. Di fronte un prato con quattro esemplari di alberi a chioma larga, tra cui un enorme caco e un noce a dir poco sontuoso, che danno ombra e freschezza tutt'intorno. Al limite del prato vasi di terracotta pieni di gerani bianchi, rossi e rosa e ancora più in là una siepe di leopardiana memoria, che sa proprio di Infinito oltre il suo limitare. Laggiù a destra si vedono le piccole case in lontananza, verso Santa Cristina, tra cipressi isolati, ulivi aggrappati alle colline, casolari, vigneti, boschi, al centro la Villa Artimino, di un candore caratteristico, poi il colle di Carmignano e a sinistra i paesi lontani nella valle dell'Arno e ancora più lontano i monti azzurri verso Pistoia. L'usignolo continua il suo soliloquio, qua e là interrotto da qualche altro concertista dei boschi.
Ormai si fa sera.
Si va a Carmignano, nel museo della vite e del vino. Qui Andrea ci mostra i pezzi più pregiati del museo, dove si tengono anche lezioni di assaggio di vino, di olio, di prodotti tipici. Qui s'impara che nel Carmignano si unisce al Sangiovese anche l'uva "Francesca", quel Cabernet Sauvignon che nel XVI secolo la regina madre del re di Francia, Caterina de' Medici volle fosse importato dalla Francia e trapiantato in terra pratese per affiancarlo al Sangiovese. Si dice che qui il Cabernet perda quel sentore vegetale che lo caratterizza nelle altre regioni e fornisca al vino di Carmignano quel carattere di signorilità che lo contraddistingue. A dimostrazione di questa eccellenza si parla di una degustazione comparata avvenuta a Londra il secolo scorso, in terra assolutamente neutrale, in cui il Carmignano ebbe la meglio su due campioni francesi come il Bordeaux e il Borgogna.
Un documento del 1763 definisce i confini territoriali dei quattro più importanti vini toscani di allora, il Carmignano, il Chianti, il Pomino e il Val d'Arno di sopra. Questo documento si dice sia la prima definizione storica di denominazione di origine controllata. Un altro documento curioso è una sorta di atlante delle pronunce. Sembra che uno svizzero girasse nel 1800 per le contrade d'Italia a chiedere i nomi delle cose comuni utilizzate dai contadini e dal popolo in genere. Delle varie parole si faceva poi una cartina geografica in cui al posto dei nomi dei paesi si vede la trascrizione grafica e fonetica della stessa parola. Nel museo è esposta la cartina della "falce", con i diversi nomi e pronunce in Italia, Svizzera e paesi confinanti. Veramente "svizzero", l'autore, per la precisione e la curiosità.
Ormai sono quasi le otto e si va a cena nella tenuta di Capezzana. Ci riceve il Conte Ugo Contini Bonacossi in persona e Consorte. Due signori veri, con uno stuolo di nipoti uno più bello e simpatico dell'altro. Si visitano le stanze della villa, le aiole esterne piene di rose rosse, piantate da quasi trent'anni, e poi anche le cantine. A sentire il Conte e i suoi aneddoti familiari si torna indietro di oltre cent'anni, con i suoi ricordi della nonna e del nonno. Lui porta divinamente i suoi quasi 85 anni, ancora lucido ed efficiente alla guida della sua Mercedes grigia.
Nella villa si fa un primo assaggio del bianco e dei rosati in aperitivo con stuzzichini caldi a base di formaggio, salame, mortadella e frittelle.
Quando tutti gli ospiti sono arrivati ci si siede a tavola con i produttori del Carmignano presenti alla serata. Sette tavole rotonde sono apparecchiate nel locale dove di solito stanno ad asciugar sui graticci le uve per fare il Vin Santo di Villa Capezzana. Le cena comincia con un piatto di Pappa col pomodoro seguita da una fantastica Ribollita, entrambe fatte con XXXX, il caratteristico pane di Prato
a forma quadrangolare, rigorosamente senza sale come tutto il pane tipico toscano.
I vini in accompagnamento alla serata sono dei produttori presenti. Ogni ospite è servito al banco dei vini da un sommelier che, se richiesto, dà suggerimenti e spiegazioni. Segue una portata di arista al forno con patate e pisellini dolci e si chiude con un predessert di biscotti ancora caldi con lampone e poi un nuovo dolce preparato appositamente per questa settima edizione di Di_Vini Profumi: una crema su letto di torta mantovana accompagnata da una salsa all'arancio e cialda biscottata croccante, fine e delizioso.
I vini assaggiati sono tutti di ottima selezione. Domani avremo modo di approfondire le valutazioni, ma intanto ricordiamo con piacere il rosato di Capezzana, fine, pulito e con un bouquet di rosa delizioso e poi il Carmignano di Villa Capezzana del 1999 in doppia magnum, ancora fresco e giovane, invecchiato in tonneaux, quello di Vannucci, affinato in barriques di un anno, e infine quello di Castelvecchio, ancora ricco di tipicità per l'affinamento in legno grosso. Ma il più grande di tutti sarà il Poggiarelle, dal colore rosso rubino intenso, che si presenta al naso con la nota fruttata ed erbacea piacevolmente equilibrate e una venatura di speziato e di agrumi; in bocca mostra una eccellente armonia su una struttura signorile e chiude con un retrogusto di lampone e prugna di notevole persistenza.
A mezzanotte si torna verso il colle di San Biagio per la notte. Le luci della valle dell'Arno in lontananza mi ricordano quelle della costa romagnola quando si gira tra le colline di Verucchio e dintorni. Sarà questa visione notturna, sarà l'aria fresca della collina, sarà il profumo del Sangiovese e il sapore dei buoni cibi semplici di questa terra, ma mi sembra proprio di essere a casa mia quando da bambino passavo le estati da mia nonna Caterina, come Leonardo dalla Toia e crescevo osservando la natura e la vita dei campi, con nel cuore una forte nostalgia della mamma che lavorava lontano.
Venerdì 26 maggio 2006
Artimino e i suoi cento camini, il Tumulo di Montefortini e le Poggiarelle.
La mattina è fresca. Il sole di maggio è timido, cauto, discreto. Dopo la colazione al San Biagio con finocchiona e prosciutto crudo e formaggi e torte di cinque o sei tipi si parte subito per Artimino, attraverso la strada che passa nel fondovalle, la più breve, ma anche la più disastrata, tra pozzanghere e boschi e qualche roccia che spunta dal terreno.
Alle 9.30 siamo ad Artimino, nella Villa medicea La Ferdinanda, quella dei cento camini. Ogni stanza ha il suo riscaldamento autonomo. Dal parco si sale al piano superiore per un'ampia doppia scala protesa verso il prato a meridione. Qui nella Sala Leone, inizia la presentazione del Carmignano 2005. Marzia avvia il convegno giunto quest'anno alla settima edizione. Si alternano a parlare in sala Massimo Logli, presidente della Provincia di Prato, Maurizio Fantino della Camera di Commercio, che porta i saluti del Presidente e sottolinea l'importanza dell'evento, sia per gli specialisti, produttori, Enti coinvolti e addetti ai lavori, sia per la popolazione tutta di Prato. Il Carmignano rappresenta per Prato la modernità della tradizione, la punta di eccellenza per qualità e diffusione nel mondo, grazie al lavoro, alla volontà e alla determinazione di tutti i produttori, da quelli storici, più anziani, ai nuovi che stanno emergendo e si affiancano a chi li ha preceduti nel tempo. Poi tocca a Enrico Pierazzuoli, Presidente del Consorzio di tutela del vino di Carmignano, che rappresenta i produttori, quasi tutti presenti in sala e chiamati per nome uno per uno, facce toscane di lavoratori e lavoratrici, visi scavati dal sole e dalla fatica, gente sincera e modesta.
Dopo Roberto Rosati, assessore all'agricoltura, prosegue la giornata con l'intervento dello scrittore pratese Sandro Veronesi, che fa un racconto luminoso e sincero dei suoi anni di militare, quando come vigile del fuoco conobbe da vicino la sua terra. "Ho conosciuto la provincia di Prato prima che nascesse" così introduce. Fin da bambino aveva sognato di fare il pompiere, affascinato dai telefilm della serie "Il pericolo è il mio mestiere" e nel 1983, come pompiere di leva, ebbe modo di girare in lungo e in largo il suo territorio. La caserma dei pompieri serviva tutti i paesi che in seguito diventeranno la provincia di Prato e il Carmignanese. I suoi superiori avevano tutti un pezzo di terra, che coltivavano e mandavano avanti quando non erano in servizio. Tutti loro ne parlavano, di questa campagna pratese e lui così a poco a poco la scoprì e la amò. Ogni intervento di soccorso era un'occasione per scoprire la vera natura dei luoghi e del territorio. Le calamità naturali, gli interventi drammatici, gli ulivi in fiamme che arrossavano il crepuscolo, le bombole di gas scoppiate, le cantine e le case allagate, erano tutte opportunità per conoscere e scoprire quella che era la vera ricchezza di quella terra, per vedere e toccare con mano la passione che i suoi colleghi e amici mettevano nel salvare dal fuoco e dall'acqua piante e luoghi. Ed è grazie a quell'esperienza così intensa che oggi, dopo alcuni anni vissuti fuori dalla Toscana, ha deciso di tornare a vivere qui, nella sua terra.
A questo punto la parola passa a un tecnico, Lorenzo Landi, enologo, che presenta il Carmignano 2005, le differenze con le tre annate precedenti, con l'incidenza della piovosità e della siccità sulla vinificazione. Ci parla di temperature, di somma termica efficace (è la somma delle temperature giornaliere superiori ai dieci gradi, quando la vite reagisce e cresce e matura), di coefficiente idrotermico. Sono questi i parametri che permettono di dire che le produzioni 2002 e 2003 sono state meno equilibrate delle due successive, 2004 e 2005.
È giunto il momento di premiare un giornalista che si sia distinto per la promozione verso il vino di Carmignano e quest'anno tocca a Kyle Phillips, americano di puro accento fiorentino, un vero gigante buono, emozionantissimo nel ricevere il bicchierone da degustazione che gli viene consegnato.
Al termine dei lavori si formano due gruppi, uno scende alla Sala Armigeri per la degustazione guidata di undici vini, con selezione di Carmignano 2004, Carmignano riserva 2003, Pinot nero 2003 Villa di Bagnolo. Un secondo gruppo sale al piano superiore, nella Sala Toro, per la degustazione tecnica, che prevede le stesse tipologie di vini, con l'aggiunta di un'anteprima di Carmignano 2005 barrel tasting e alcuni campioni di Vin Santo, per una scelta tra 58 campioni.
Alle 13 inizia il servizio del buffet nelle cantine granducali con piatti tradizionali e prodotti tipici del territorio, tra cui i sedani ripieni, vera delizia e sintesi di semplicità e sapore, nati dagli avanzi delle parti nobili del sedano e dalla fantasia e dalla capacità delle massaie pratesi. Incantevoli i salumi, la carne in umido con la polenta, i tanti vassoi con gli stuzzichini di antipasto, le ceste di fave insieme al banco dei formaggi e poi i dolci, le pesche ripiene con la ciliegina al centro, i cantucci, i deliziosi amaretti.
Nel pomeriggio è prevista la visita al Tumulo di Montefortini a Comeana, e poi a Prato Rosello e al museo archeologico, alla scoperta delle bellezze dell'archeologia etrusca, chiusura storica di queste giornate dedicate al vino che da secoli inebria le popolazioni di queste colline vocate.
Per gli appassionati inizierà nel pomeriggio di lunedì 29, a Prato, nel Chiostro di San Francesco, nella cappella Migliorati, la presentazione dei vini di Carmignano in commercio nel 2006, a cura di Enrico Pierazzuoli, Presidente del Consorzio di tutela dei vini di Carmignano. A seguire l'apertura dei banchi di assaggio dei vini IGT, DOC e DOCG e dei prodotti tipici, con dimostrazioni di alta pasticceria nella Sala del Priore. La manifestazione prosegue fino a sera inoltrata, per la gioia dei pratesi e di tutti gli ospiti che hanno potuto essere presenti.
Prima di ripartire decido di concedermi una visita all'azienda Poggiarelle, sulla strada che sale verso Bacchereto. Si fa un chilometro di sterrato per arrivarci, ma ne vale la pena. La Signora Giovanna Favillini in Lenzi ci riceve con il suo sorriso sincero e il suo abito rosso a fiori bianchi. Il marito Guido è stato per tre legislature sindaco di Carmignano. Gino Veronelli lo chiamava il Sindaco del vino perché anche lui amava le sue bottiglie. Il vigneto è piccolo, meno di un ettaro e si fanno un migliaio di bottiglie ogni annata. Oggi lei è rimasta vedova ma porta avanti la passione del marito con l'aiuto del figlio Giovanni. Il podere era stato acquistato nel 1972 e in più di trent'anni la vita è diventata passione. Le viti sono Sangiovese, Canaiolo, Cabernet Sauvignon e un pizzico di Montepulciano d'Abruzzo. La cura in vigna è tanta e quella in cantina ancora di più.
Il prodotto che ne esce è di eccellenza e per goderne è necessario arrivare fin qui, a casa della Signora, che si è organizzata per ospitare chi desidera fermarsi in tre stanze arredate con gusto e semplicità al piano superiore della casa. Si torna via con un paio di casse di un grande vino e il profumo della campagna toscana nelle narici.
Fonte news: TigullioVino.it
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