Alla sua settima edizione il premio Sirena d’Oro per oli a denominazione di origine protetta arriva al Nord per la prima preselezione nazionale, in quel di Imperia, ospiti del Consorzio per la Tutela dell’Olio extravergine di oliva DOP Riviera Ligure, del suo Presidente Francesco Bruzzo e dei suoi collaboratori Roberta e Giorgio. Altre due preselezioni seguiranno, una a Roma e l’ultima a Cagliari che sceglieranno i migliori oli DOP nazionali tra oltre 220 concorrenti. Per la prima volta si fa anche una promozione intelligente verso l’olio di qualità, che troppo spesso viene trascurato dal cliente finale, il quale, non informato adeguatamente, si rivolge ai prodotti della grande distribuzione, nell’illusione di risparmiare pochi euro ma in realtà spendendo male i propri denari.
Una bella festa si terrà a Napoli, dopo le selezioni, nel Monastero di Santa Chiara, e poi alla fiera di Trieste Olio Capitale si farà una prima presentazione dei risultati fino alla premiazione a Sorrento a metà marzo delle terne vincitrici. Non ultima la presenza degli oli premiati al SOL di Verona in Aprile. Dunque affrontiamo questi primi sessanta e passa oli sulla passerella di Imperia, nella sala Varaldo della Camera di Commercio. Sessioni di lavoro piene e impegnative saranno intramezzate da visite al Casinò di Sanremo, da conferenze stampa e da visite al museo dell’olivo dei Fratelli Carli. Pranzi e cene in diversi ristoranti della città completano il programma e consentono di saggiare la cucina ligure del ponente e le sue specialità, interpretate da cuochi e strutture diverse
Sabato 7 Febbraio 2009 - A cena da Salvo Cacciatori
Parto da Genova con Giuseppina nel tardo pomeriggio sotto una lieve pioggerellina che da giorni non dà tregua a questo inverno sempre più bagnato. La pioggia ci segue fino quasi ad Alberga e poi una tregua all’arrivo ad Imperia, dove però la temperatura sembra essersi abbassata. Siamo alloggiati al Rossini Al Teatro, al centro di Oneglia, un hotel della catena Charme & Relax.
Uno a uno arrivano gli altri membri della giuria e alle nove ci ritroviamo tutti nella hall per spostarci di venti metri al Ristorante Salvo Cacciatori per la cena di benvenuto.
Siamo nella sala interna, attorno a una grande tavola con oltre venti posti a sedere, proprio vicino alla scala a chiocciola in ferro battuto, grigia tipo antiruggine che sale al piano superiore. La cucina è alle nostre spalle. Una parete è tutta di vetro e consente di vedere ciò che i cuochi stanno facendo attorno ai fornelli. I ragazzi non sono affatto imbarazzati e questo rassicura il cliente che si sente quasi a casa, come se lui stesso girasse attorno ai fornelli dove stanno cuocendo le pietanze.
Da un punto defilato del soffitto ogni tanto cade una goccia d’acqua e si forma una piccola pozzanghera ai lati del grande tavolo: un insolito incidente di percorso che viene a disturbare l’eleganza del locale e la cortesia dei gestori.
Si comincia con un pinzimonio di carciofi crudi di Albenga, finocchi, sedano, peperoni e carote tagliati a julienne, da immergere in olio extravergine nuovo DOP di Lucinasco. Semplice e ideale per rompere il digiuno pomeridiano. Poi dei ravioli alle erbette liguri in bianco con carciofi della piana di Albenga, davvero eccellenti al sapore, forse un tantino troppo cotti e dall’impasto non proprio sottilissimo. A seguire una squisita zuppa di fagioli di Conio con pezzi di bollito che nuotano nella minestra, un altro piatto antico pieno di sapori di una volta. In accompagnamento un Pigato Doc 2007 di Maria Donata Bianchi, di buona mineralità ma leggermente boisèe, che ne riduce la sensazione armonica. Il piatto forte è lo Stoccafisso all’onegliese del tipo Ragno, ben fatto ma ancora un poco legnoso, forse aveva bisogno di un ammollo un po’ più prolungato. Ad accompagnarlo una buona bottiglia di Rossese di Dolceacqua 2006 di Altavia.
Si chiude con un caffé che non risulta proprio tra i migliori bevuti ultimamente.
Alle 11.30 siamo in albergo e domani iniziano i lavori alle nove della mattina. Speriamo che il tempo sia più piacevole, anche se dovremo comunque restare gran parte della giornata al chiuso.
Domenica 8 Febbraio 2009
Colazione varia e abbondante al Rossini e poi via alla Sala Varaldo della Camera di Commercio di Imperia. Alle nove e un quarto, in perfetto orario, iniziano gli assaggi.
Oli DOP di …
Prima un olio di prova per tarare il panel su criteri di valutazione comuni e chiari a tutti.
Poi via con gli assaggi regolari con due schede di valutazione. La prima è quella ufficiale del Sirena d’Oro, con valutazione complessiva in centesimi. La seconda del tipo COI con sei descrittori per le sensazioni olfattive, quattro per quelle gustative e retronasali, infine sette descrittori per le sensazioni olfattive, gustative e tattili complessive e per ultima l’attribuzione dell’olio alla categoria valutabile in delicato, medio o intenso.
La prima serie di oli viene dalla DOP Garda, nelle sue tre sottozone, prima quattro oli della sottozona Garda Bresciano, poi tre oli del Garda Orientale, infine altri tre del Garda Trentino.
Sono oli di fruttato prevalentemente leggero o tutt’al più medio, così come i successivi tre oli della DOP Veneto Valpolicella, dove la cultivar principale è la Grignano.
Ormai si è fatta l’una passata ed è ora di andare a pranzo. Ci attendono due tavolate al Didù, Ristorante “consapevole, perché la qualità deve accompagnarci al buono e ad un prezzo giusto”. Il ristorante ha una piccola vetrina che si protende sul largo marciapiede di Viale Matteotti. All’interno è attrezzata sul moderno, con tavoli e sedie di metallo e legno, in un ambiente a luci soffuse bianche e violette e stampe colorate sulle due pareti. La signora che lo gestisce si divide tra cucina e sala, con fare esperto e atteggiamento disponibile verso le richieste dei clienti.
Cominciamo il pranzo con un antipasto misto a base di pesce, con seppie in umido, polpo bollito, assaggio di baccalà, una fetta di “panissa” (a base di farina di ceci) e verdure cotte condite con olio fresco ligure: carote e julienne, zucca e broccolata.
A seguire un piatto di ravioli con borragini davvero eccellenti e morbidi.
Accompagniamo i piatti con una bottiglia di Rossese DOC 2007 di Sancio, da Spotorno, di 12,5° e dal lotto L10/08, che non è proprio il massimo con questi piatti di pesce e con i ravioli, ma che si sposa meglio con il morbido di cioccolato fondente con pinoli e amaretto di Saronno appena accennato. In alternativa come dolce il chinotto candito, particolare e tipico, in questa parte di Liguria (il chinotto è coltivato nella vicina provincia di Savona).
Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...
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