Chissà quanti posti ci sono ancora in Italia sconosciuti e meravigliosi come questa Locanda Nizzoli. Ci siamo venuti quasi per caso. In un paesino sulle rive del Po, Villastrada di Dosolo in provincia di Mantova, c'è una piccola gemma di gastronomia e simpatia e piacere. Alla fine di Aprile il tempo è ballerino, variabile, volubile come il carattere delle donne capricciose, direbbe qualcuno.
Dopo un viaggio di lavoro in quel di Reggio Emilia con Alberto, Gabri e Lilli abbiamo deciso di rifocillarci brevemente alla solita pasticceria di Ligabue sotto i portici della prima periferia est e poi via verso nord ovest, guidati dal Tom Tom per raggiungere Dòsolo e la sua frazione, Villastrada. In Via Ulderico Sabbadini al numero 13, da un antico edificio del sedicesimo secolo, si apre sulla strada quest'uscio di tre scalini con doppia ringhiera di ferro battuto senza età.
La locanda è stata il ritrovo di Cesare Zavattini nelle sue serate mantovane a godere di maiale, succo d'uva e zabaione e cognac e ancora ne rimane il ricordo nella stanza a piano terra con la sua icona a dimensioni naturali che quasi ti spaventa quando ti affacci sull'uscio della stanzetta con i suoi quattro tavoli quadrati e le tante insegne appese ai muri. Poi ti rendi conto che ti sta dando il benvenuto, con quegli occhietti vispi nel faccione gioviale da padano verace e sincero. Al piano superiore ci sono le camere dove alloggeremo stanotte, con arredo anni '50, soffitti di intonaco e legno, pulizia e senso del tempo.
Ci riposiamo un paio d'ore e focalizzo la mia attenzione, sdraiato sul letto dopo il viaggio di 300 chilometri e passa, alle voci che vengono dalla strada di ragazzini che giocano a chiamarsi e a stuzzicarsi, alla voce della Giulia che saluta andando in bicicletta sotto il suo ombrello arcobaleno che la riparerà dalle gocce grosse del temporale che sta per arrivare. E torno indietro nel tempo ai miei pomeriggi di tarda primavera a Verucchio quando si giocava sul terreno del campo da calcio a preparare piste di terra battuta per la corsa delle biglie di vetro o dei tappi della gazzosa con le figurine dei corridori in bicicletta.
Ormai sono le cinque. Usciamo per dare un'occhiata a Viadana, per visitare la cantina sociale e assaggiare del Lambrusco mantovano, per vedere e assaporare i salumi di Luigi Pezzi con quel magnifico salame agliato viadenese e poi per una passeggiata in centro alla ricerca di salumerie tipiche con buoni prosciutti, coppe e culatelli. Notiamo incuriositi la profumeria Gondone, che non tratta anticoncezionali come noi liguri ci saremmo aspettati.
Alle sei e trenta partiamo da Viadana per Luzzara, la patria di Zavattini, e poi Suzzara. Lungo la strada ci coglie un temporale primaverile proprio mentre attraversiamo il ponte sul Po, ma per fortuna i nostri "cavalli" non si imbizzarriscono e non ci fanno brutti scherzi, anzi ci portano sani e salvi alla meta.
A Suzzara chissà perché su due vie d'ingresso c'è un regolare cartello di divieto d'accesso, quelli rotondi bianchi con la corona rossa attorno. Poi finalmente al terzo ingresso si riesce a entrare nel centro storico. Chissà se c'entrano qualcosa i cartelli che fanno riferimento alla Terra del Nord.
Parcheggiamo vicino a Piazza Garibaldi e ce la godiamo a piedi dalla fontana di Giuseppe Verdi alle due file di portici e oltre, anche qui alla ricerca di cose buone, come i cioccolatini Orfeo della pasticceria Bulloni, i formaggi dell'Officina del Gusto e infine la spalla cotta di San Secondo o la pancetta steccata del salumificio Lusetti. Ormai è quasi sera e si sente in pancia un certo languorino che ci spinge a rientrare a Villastrada.
Alle venti e venti entriamo al ristorante Nizzoli.
Da fuori sembra una più che normale trattoria di paese, senza lode e senza infamia. Poi entrate ed è come avere oltrepassato una cortina magica da Alice nel paese delle meraviglie. Siete entrati in due sale senza tempo dove si mangia tra ritratti di personaggi famosi in un'atmosfera calda e familiare con bei mobili antichi, credenze di legno e vetrine, tende di cretonne giallo caldo e tendine lunghe ai vetri, rigorosamente bianche e profumate di pulito, piatti del buon ricordo a contornare in alto il soffitto, su cui volano aquiloni rossi e blu tra cieli azzurri e prati verdi naives. Siete da Odoardo ARNEO Nizzoli, lo gnomo dei boschi del Po del mantovano.
La vostra cena sarà un grande concerto senza una stonatura.
Il menù prevede alcune proposte di degustazione, in primis quella di lumache, fritte con salsa al grana, ravioli di lumache, zuppa di lumache, spaghetti di lumache (DI, non CON), lumache alla Bourguignonne, lumache in umido con funghi. Oppure degustazione di rane, dalla fantasia di rane, al risotto di rane, o zuppa di rane, o rane in guazzetto o fritte o con la frittata.
Ma se non vi soddisfa c'è ancora un menù vegetariano che prevede grana con mostarda senapata di mele, a seguire ravioli di ricotta o tortelli di zucca, con burro e salvia e poi uova di quaglia al tartufo e verdure in pastella, per chiudere con sugo d'uva e sbrisolona. O ancora il menù alla maniera di Cesare (Zavattini) che parte da un salame mantovano agliato e spalla cotta alla Giuseppe Verdi, prosegue con risotto di zucca all'onda con brandy spagnolo o tagliolini in triplo brodo. E via alle rane fritte oppure stufato di carne di puledro con polenta abbrustolita bruciata, a finire con sugo d'uva con zabaione al vino bianco.
Se invece volete andare sulla lista, dopo i salumi misti di antipasto, avete una scelta ampia tra i primi con tortelli di zucca del Casalasco (c'est a dire alla maniera di Villastrada), maccheroni al torchio alla Nizzoli, agnoli in brodo, risotto di zucca alla Zavattini e anche tra i secondi dove troverete stufato di carne con polenta, luccio in salsa Gonzaga, filetti di pesce persico alla mugnaia, guancialino di maiale con funghi chiodini, zampone con mostarda di mele mantovana, piatto padano (peperoni ripieni con una crema di grana padano, provolone, noci, carota e sedano cotti nel latte e coperti di pane grattugiato prima della cottura nel forno).
Si finisce con i dolci, su cui svettano la zuppa inglese, semplicemente perfetta, la torta di tagliatelle al cioccolato e il sugo d'uva alla Zavattini con zabaione flambèe. E non sono da meno la sbrisolona, il tartufo affogato nel caffè o cognac e la mousse al cioccolato camuffata da dolce del giorno.
La nostra cena si affida alla lista. Saltiamo gli antipasti e puntiamo decisi su agnoli in brodo (eccellenti per sottigliezza dell'impasto, sapore del ripieno e consistenza del brodo), tortelli di zucca del Casalasco (che buono quel mescolare il dolce della zucca con l'amaro zuccherino dell'amaretto tritato) e il risotto di zucca. Con i primi beviamo un eccellente Lambrusco mantovano fatto per Nizzoli da Angelo Miglioli, un'armonia di colori e profumi, con una densa schiuma porpora che lentamente si dissolve nel bicchiere e diffonde nell'aria quel delizioso aroma vinoso del miglior lambrusco giovane.
Mentre attendiamo i secondi che già avevamo ordinato ecco arrivare Massimo con quattro assaggini di gamberetti di risaia fritti adagiati su letto di polenta (quando si ritira l'acqua dalla risaia rimangono impigliati nelle piantine questi gamberetti, lunghi non più di due - tre centimetri, che sono la delizia dei buongustai) offerti da Arneo. Dopo l'assaggio, graditissimo, ci dedichiamo ai secondi, il luccio in salsa Gonzaga, fatto molto bene, saporito e di buona polpa, per niente stopposo, stufato di guancialino di maiale con polenta, da mangiarsi con le labbra e piatto padano, un mix delizioso di formaggi, verdure e noci, con una invitante doratura al forno in superficie. Con i secondi andiamo su un Teroldego Rotaliano 2004 Mezzacorona, degno dei cibi di Nizzoli. Ordiniamo i dolci e nell'attesa ecco arrivare un assaggio di lumache alla bourguignonne, ancora bollenti (squisite) e poi un altro assaggio di spaghetti di lumache, appena fatti, eccellenti per cottura, consistenza, delicatezza e sapore. Infine i dolci, il succo d'uva allo zabaione, che Alberto tenta di assaggiare mentre ancora la fiamma non ha esaurito l'alcool che l'alimenta e si scotta il baffetto malandrino, la torta di tagliatelle al cioccolato, tipo sbrisolona, e infine la zuppa inglese, con il bel rosso dell'Alkermes che bagna i biscotti con abbondanza ,a senza esagerazione e mi ricorda quella che mangiavo da bambino a casa … e mi commuovo.
In chiusura, col caffè, un bicchiere di nocino "fatto in casa" da Arneo e famiglia, da cui viene un profumo di mallo di noce ancora vivo e fresco. La carta dei vini merita un plauso per i ricarichi contenuti, per la presenza di vini da quasi tutte le regioni italiane e qualche presenza straniera, ma soprattutto perché finalmente ogni voce è accompagnata dalla gradazione, che è un'informazione immancabile per chi vuole provare vini diversi nella stessa cena senza affidarsi al caso.
Bravissimi! E che dire della meravigliosa idea di lasciare in bagno, vicino al lavabo, a disposizione dei clienti lo spazzolino da denti con il dentifricio monodose per la cura della propria igiene boccale. Quanta attenzione e cura del particolare raffinato, così raro a trovarsi e così intelligente!
E anche il conto è più che onesto perché abbiamo speso circa 35 euro a testa compresi vini, caffè e digestivi. Di sicuro Arneo non ha approfittato del cambio Lira / Euro per raddoppiare i suoi introiti, come hanno fatto purtroppo (per loro) molti suoi colleghi in Italia. Una passeggiata di duecento metri alla fine della cena per tornare alla Locanda, uno sguardo al cielo ancora coperto, una sorsata di vera aria "padana" (qui siamo a un tiro di sasso dal Po che scorre vicino) fresca e stimolante e via a letto sopra alla stanza di Zavattini.
Il giorno seguente
Alle sei e trenta si sente un fruscio d'ali fuori dalla finestra e poi il glo-glo-glo, glo-glo-glo, glo-glo-glo dei piccioni che si stanno svegliando, poi il canto di un gallo in lontananza, ancora un altro gallo da un'altra cascina, ora l'orologio della chiesa che batte sei colpi grossi e uno piccolo. Dalle persiane a scuretto filtra una lama di luce. Mi giro dall'altra parte e mi riappisolo tra i rumori del giorno che riprende in questa campagna mantovana e torno indietro nel tempo di quasi cinquant'anni, nella casa di campagna del Doccio, da mia nonna Caterina, dove sentivo gli stessi rumori e provavo le stesse sensazioni.
Ancora un'oretta e poi ci alziamo, apriamo le finestre per respirare a pieni polmoni l'aria fresca della mattina, prepariamo le borse e via di nuovo da Arneo per la colazione. Ci accomodiamo a un tavolo del ristorante dove ci aspetta un vassoio stracolmo di biscottini fatti a mano morbidissimi, deliziosi. Ordiniamo caffè e cappuccini e mentre aspettiamo ecco arrivare un piatto di salame mantovano agliato, del parmigiano reggiano a scaglie, pane fresco ancora caldo, focaccia appena sfornata, marmellata di frutti di bosco, spremuta di arance rosse, fette di torta margherita da accompagnare al caffelatte. È tutto buonissimo e fresco e piacevole. La giornata non poteva cominciare meglio. Ci rimettiamo in viaggio poco dopo le nove. Il cielo si sta aprendo e in tre orette di guida tranquilla siamo di nuovo a Genova. Guardiamo dalla sopraelevata i giardini allestiti per Euroflora con ancora negli occhi quella Locanda del peccato … doverla lasciare.
Note :
Ristorante Nizzoli, nel Buon Ricordo dal 1976
Via Garibaldi, 8 Villastrada di Dosolo (MN)
Tel. 0375/83.80.66 - Fax 0375/89.99.91
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