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Viaggi enogastronomici

L'Umbria, il Trasimeno e quei colori nel cielo

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

Dal 30 aprile al 4 maggio a Castiglione del Lago la 17ª edizione di "Coloriamo i cieli" che ha come sottotitolo: "Incontro internazionale di aquiloni - mongolfiere … sapori - suoni - emozioni …".

Un incontro internazionale di aquiloni e mongolfiere. La manifestazione si tiene nel Centro storico, nel Palazzo della Corgna, sul lungolago, ma soprattutto nei 130 ettari dell'ex aeroporto Eleuteri, nel Parco regionale del Lago Trasimeno. Un tripudio di forme, colori, piacere degli occhi e della mente per il risveglio di emozioni nascoste in ciascuno di noi e di sensazioni rimaste in letargo fino dalla prima infanzia. Le emozioni di far volare il primo aquilone costruito con le nostre mani rivivono qui in chiunque abbia la fortuna di assistere a questi voli straordinari. Non solo voli e colori ma anche eventi che raccontano il Trasimeno, che offrono l'opportunità di valorizzare il territorio, le sue bellezze e le tipicità con ospiti d'eccezione e grazie al coinvolgimento di associazioni, enti e scuole.

Ricordiamo i titoli: itinerari artistici, rassegna di cinema, Fiera dell'editoria ambientale,Giochi e giornate di volo, Convegni, Concerti, Coloriamo il territorio, Qualità Trasimeno, Borsa del turismo per ragazzi. Per gli amanti delle cose buone degustazioni guidate giornaliere tra i prodotti della Strada del vino DOC Colli del Trasimeno e quelli della Strada dell'Olio DOP Umbria. E ancora degustazione guidata sul pesce del Trasimeno e sui legumi del Trasimeno. Infine "Gli orti di Mecenate" presentato dai ristoranti di Castiglione del Lago, una rassegna di cucina con i prodotti dell'orto.


Mercoledì 30 Aprile 2008
L'avvicinamento

Si parte da Genova con un pallido sole di metà primavera, ancora fresco, nel primissimo pomeriggio e il viaggio prosegue secondo i piani fino alla fine della Firenze mare. Poi iniziano le soste prolungate. La prima ra Prato Ovest e Prato Est con tre chilometri di coda per un incidente.
Siccome ci sarà altra coda all'imbocco con la A1 a Firenze Peretola, decido di uscire a Prato Est.

Coda per coda meglio procedere a tratti all'interno di Firenze, con i negozi e la gente che torna a casa e quelli che partono per il ponte del primo maggio. Si rientra a Scandicci e di qui si procede molto meglio, a parte un paio di intoppi ancora per restringimento della carreggiata, che varia a piacere da una a tre corsie. Arriviamo a Valdichiana e lasciamo la A1 per la superstrada Bettole Perugia, che passa veloce tra le colline al confine tra Toscana e Umbria. Si esce di qui a Castiglione del Lago. Pochissimi chilometri e poi le frecce per Patrignano del Lago, dove siamo attesi alle stanze dell'Azienda Agricola Agrituristica "La quercia del pentimento".

Arriviamo sulla stradina di campagna sterrata che sono già le nove di sera. Fino all'ultimo resta il dubbio di avere sbagliato strada o di avere perso qualche freccia lungo la strada. Dopo un chilometro di buche e polvere ecco finalmente sulla sinistra le belle strutture dell'agriturismo. Le stanze, il ristorante, la cantina, il parcheggio sotto le canne e vicino alla siepe e il cagnolino che ti viene incontro scodinzolando.

Vista l'ora sistemiamo velocemente le borse al primo piano della casa di fronte al ristorante e ci fermiamo qui per la cena. La scelta si è rivelata ottima.
La saletta vicina alla cucina ospita già una famiglia del luogo di otto persone, con ragazzini, genitori, zii e nonni. Fanno coreografia e non sono affatto rumorosi, anzi educati e piacevoli come compagnia.

I tavoli sono di legno,con tovaglie bianche e un arredo professionale, da scuola alberghiera. Il piano dei tavoli è di un bel castagno. Sono tutti pezzi unici, dallo spessore di sette - otto centimetri, levigati e lucidati da loro stessi nei mesi invernali quando gli ospiti dell'agriturismo sono molto rari.
Mentre attendiamo i piatti ordinati in preparazione dalla cucina il Chelsea ha segnato il primo gol al Liverpool in questa semifinale di Champions League di stasera e i blu si abbracciano festanti in mezzo al prato verde mentre i rossi, a testa bassa, rimettono la palla a centro campo..

Si comincia con un antipasto tipico con crostini di fegatini e pasta di carciofi, salame e prosciutto crudo del loro, una mezza dozzina di olive verdi da tavola in salamoia. Ottimo il ragù dei primi. Io scelgo i ravioli di magro con ricotta e verdure di campo, ottimi ma con l'impasto troppo "grossolano" che penalizza il sapore squisito del ripieno e del ragù. Gabri prende i pici, fatti a mano dalla signora Graziella e dalla suocera che ancora lavora in cucina. Ottimi nel loro ragù di carne e pomodoro fresco. Il secondo poi è eccellente, sia la tagliata di chianina, sia l'agnello cotto alla brace alla perfezione, con un bel piatto di insalata verde e rossa saporitissima e già condita, con il loro olio di oliva extravergine da Leccino, Frantoio e qualche piccola percentuale di cultivar locali.
Vino del loro, in bottiglia, quello del 2007. un uvaggio di Sangiovese, Montepulciano e Merlot.

Un vino di 13 gradi dal lotto L 190408, dunque appena imbottigliato, dal colore perfetto, rosso rubino brillante e vivo. Al naso piacevoli note vinose e un fruttato maturo di ciliegie e lievi frutti di bosco. In bocca pieno e strutturato, con buon equilibrio e lieve prevalere dei tannini per il mancato affinamento in bottiglia. Un prodotto davvero ben fatto e piacevole.

Al dessert per Gabri il salame del re con crema, cioccolato e morbido pan di Spagna, coperto da uno strato sottile di zucchero a velo. Io invece preferisco i cantucci con il vin santo della casa, un po' troppo evoluto forse, ma ancora con un buon sentore di frutta matura, in particolare la mela e un leggero naso di miele di acacia. Infine un caffé e un sorso di grappa "di quella buona".
Alla fine della cena una chiacchierata piacevole con Graziella e i due figli, Elena e Valentino. Da queste parole in libertà si capisce la passione che questa famiglia mette nel lavoro che fa, nelle ore non conteggiate che dedica alla preparazione dei cibi, alla pulizia delle camere e alla cura dei giardini e dei prati. Un'azienda agricola agrituristica dove anche i nonni Bruno e Nella collaborano, con la loro esperienza e con i loro suggerimenti, facendo gruppo con gli altri familiari.
Con lo stesso amore ciascuno si dedicherà anche alla coltivazione della vite e dei campi, all'allevamento degli animali, alla raccolta delle olive e alla loro spremitura, alla preparazione dei piatti per gli ospiti che hanno piacere di fermarsi qui a pranzo o a cena. E gli ospiti dell'agriturismo saranno contenti di aver trascorso qui qualche giornata in pace e silenzio, lontano dai rumori e dalla frenesia della vita di città e torneranno volentieri. Rientriamo nel nostro appartamento che è quasi mezzanotte, sotto un cielo appena velato da un leggero strato di nubi da cui trapela il bianco della luna che ha da poco iniziato la sua fase calante.


Giovedì 1° Maggio 2008
La quercia del pentimento

Il risveglio nella campagna umbra ai bordi del Lago è gradevole, per il silenzio che ti avvolge con i doppi vetri e per la vista sulla campagna che hai quando guardi fuori verso il cielo sereno e la campagna verde e per i rumori che ti arrivano alle orecchie quando apri la finestra e per gli odori di erba e fiori e di cottura di pane che ti entrano nelle narici.

La colazione nella veranda è come a casa di una vecchia zia, che ti chiede cosa ti fa piacere e poi ti porta la fetta di prosciutto crudo, con il pane ancora caldo dal forno, il caffé e il latte caldo nel bricco a parte, la marmellata di pesche e di susine fatte con le sue mani quando è la loro stagione e sugli alberi ce n'è in abbondanza, le fette di torta e due pezzetti di crostata. Qui c'è il calore della famiglia che ti accudisce, non c'è il tavolo freddo con il buffet delle merendine preincartate una per una o il cilindro del caffé e quello del latte. E mentre gusti una per una quelle delizie che hai davanti a te gli occhi corrono oltre la vetrata della veranda verso i campi gialli e verdi con i boschetti e le case in lontananza e ti sembra di essere all'interno di un quadro del Perugino. La Signora Graziella e i figli Elena e Valentino si danno da fare per metterti a tuo agio. Da fuori arriva il cinguettio degli uccellini sui rami alti di querce, lecci e pini attorno alle case. Addossato alla veranda un vecchio ulivo e un ampio vaso con fiori di tutti i colori allietano la vista.

Riprendiamo la macchina per scendere alla zona dell'aeroporto Eleuteri e alla fine della strada sterrata che avevamo percorso la sera prima all'arrivo c'è una piccola chiesina sotto una grande quercia. Questa è la quercia che dà il nome all'agriturismo. Per tutto il mese di Maggio gli abitanti del posto si radunano per la recita del rosario dedicato a Maria, la madre di Gesù. La leggenda o storia racconta che Margherita di Laviano, da una decina d'anni amante di Arsenio, la mattina del 23 settembre 1272 "qui trovò il cadavere di Arsenio, da dove si partì pentita ed iniziò una vita di grazia" che proseguì fino alla santità come Margherita da Cortona. Successivamente fu costruita la chiesetta che ancora oggi la ricorda all'ombra della quercia.


Nel Parco Regionale del Lago Trasimeno

Continuiamo la strada fino al vecchio aeroporto militare che oggi è una grande area a verde in riva al lago. Nella casetta di legno a lato degli stands c'è la sala stampa gestita da Daniela Billi, Michela Paglia e Raffaello Lando di Agenzia Akropolis. Insieme a loro c'è anche Serenella Bettolini, funzionario dell'assessorato allo sviluppo economico del Comune di Castiglione del Lago, responsabilità di Giuliano Casavecchia. Serenella e Daniela ci accompagnano allo stand dove sono esposti i prodotti del territorio, miele, pane, salumi, carne di struzzo, fave e pecorino, pesce di lago e infine olio e vino. La DOC Colli del Trasimeno e la strada del vino Colli del Trasimeno hanno alcuni dei loro rappresentanti che espongono i vini e hanno pensato di farli assaggiare ai visitatori. Purtroppo non ci sono tutti perché forse non tutti pensano che sia pagante aprire qualche bottiglia per farla assaggiare a chi gira per gli stands a una manifestazione dove arrivano migliaia di persone dall'Italia e dall'estero. Lo stesso vale per i frantoi che producono la DOP Umbria, menzione geografica Colli del Trasimeno e che hanno aderito alla strada dell'olio DOP Umbria. Nelle tabelle che seguono sono elencate le aziende che fanno parte della strada del vino e della strada dell'olio. Girando tra gli espositori abbiamo potuto assaggiare i vini di alcuni produttori e nessun olio.

Azienda Agricola Montemelino è una tenuta di 30 ettari di cui 8 vitati a Sangiovese, Gamay e Ciliegiolo, Canaiolo, Merlot e Cabernet per le uve rosse e Trebbiano Toscano e Grechetto per quelle bianche. La conduce a Tuoro sul Trasimeno dal 1961 Margret Etten Cantarelli, con criteri essenzialmente tradizionali, rigorosamente senza l'uso di fitofarmaci o diserbanti, ma solo con zolfo e poltiglia bordolese. Allo stand c'è Valerio Martelloni, l'enologo, con il suo sorriso bonario a proporre le loro tre etichette. Tutti i vini mi sono sembrati di buona fattura, con un punteggio buono dal Rosso Doc 2006, a salire verso il Bianco DOC 2007 fino al più completo Rosso IGT Umbria. Ogni anno si producono circa 30.000 bottiglie, vendute attorno ai 4 Euro alla fonte, per un eccellente rapporto qualità prezzo.

Azienda Agricola Madrevite di Vaiano in una posizione panoramica a metà tra il Trasimeno e la bassa Valdichiana. A proporre i vini Nicola, il rappresentante più giovane della famiglia Chiucchiurlotto che da tre generazioni guida l'azienda. Sembra che il cognome derivi da un antico arnese che veniva usato in cantina per fissare l'usciolo alle botti colme di vino.

L'azienda è stata rinnovata nel 2001 per puntare sulla qualità. Alle vigne storiche se ne sono aggiunte altre nuove. I vitigni sono Sangiovese, Canaiolo, Ciliegiolo, Syrah, Montepulciano e Gamay del Trasimeno, la varietà più tradizionale di questa DOC. Tre le etichette anche di Madrevite, il Colli del Trasimeno DOC Glanio 2005, il Glanio 2006, ancora slegato e lievemente disarmonico, seppure di buona fattura, con sei mesi di affinamento in bottiglia dopo l'acciaio, e il Capofoco IGT Umbria 2006, un uvaggio di Gamay (45%), Merlot (45%) e Montepulciano (10%), che fa 12 mesi in barrique di primo e secondo passaggio. L'azienda produce circa 12.000 bottiglie di Glanio, venduto in enoteca sui 9 Euro e 6.000 di Capofoco, che arriva attorno ai 18 Euro.

Cantine Perusia è il terzo produttore visitato. Prende il nome antico di Perugia, capoluogo della regione. L'azienda produce circa 150.000 bottiglie, 80.000 di bianco e 70.000 di rosso, entrambi con tre etichette ciascuno. Il rosso di punta è il Valmora, un IGT Umbria rosso (Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon) di cui abbiamo assaggiato il 2004, di 13,5°, dal naso complesso e intenso e dal retrogusto di confettura e frutti rossi maturi, gradevole e piacevole. Altri rossi il Braccesco Rosso (in memoria di Braccio di Montone, il capitano di ventura che qui visse a cavallo tra 1300 e 1400), un DOC Colli Altotiberini 2007 (Sangiovese e piccole percentuali di Merlot e Canaiolo), di buon naso vinoso, ma ancora piuttosto slegato in bocca per troppa gioventù, e il Sangiovese IGT Umbria (Sangiovese 100%), non disponibile per l'assaggio. Tra i bianchi il Grechetto IGT Umbria (Trebbiano e Grechetto), il Braccesco Bianco DOC Colli Altotiberini (Trebbiano toscano e piccole percentuali di Malvasia e Grechetto) e il Vencaia IGT Umbria bianco (Trebbiano, Grechetto e Chardonnay). Nessun bianco era disponibile per l'assaggio.

Impossibile non fermarsi davanti allo stand del miele e acquistare qualche vasetto di quello di castagno, del millefiori e di quello di sulla, piuttosto raro. La sulla, mi dice il ragazzo che sta al banco di degustazione, è un'erba che cresce nei campi e fa dei fiori giallo vivo da cui le api raccolgono il nettare e ne fanno questo miele molto dolce e zuccherino. Altri assaggi interessanti quelli di carne di struzzo allo stand della società agricola La Cerreta, che alleva un migliaio di capi sulle colline dell'Etruria umbra. Mentre stiamo per iniziare una passeggiata a piedi fino al centro storico di Castiglione del Lago arriva una telefonata di Daniela che propone una visita sul lago fino all'isola Polvere. Impossibile rifiutare.


La gita sulla barca di Roberto e Iuri

In macchina attraversiamo Castiglione del Lago per arrivare al Club Velico, che sta dall'altra parte del promontorio, rispetto all'aeroporto Eleuteri, in mezzo al traffico intenso di questo primo maggio e alle macchine in coda che cercano di arrivare a "Coloriamo i cieli". Sulla banchina ci aspettano Roberto e Iuri. Sul loro sito "www.navilagando.com" propongono escursioni sul lago Trasimeno fino alle tre isole che emergono dalle acque, soprattutto alla Polvese, che è la più estesa delle tre, è protetta e sulla quale si può pernottare solo nell'albergo gestito dalla cooperativa Aurora o nell'ostello sulla collina.

Si parte sullo Champagne con Roberto alla guida. Si esce dal porticciolo lentamente passando sotto alla rocca di Castiglione del Lago che svetta sul paese con la cupola della cattedrale. L'acqua è di un incredibile color turchese chiaro e ti senti come immerso in una enorme pietra di acquamarina liquida. Lasciata la punta di Castiglione del Lago aumenta la velocità sui quindici nodi e appare sullo sfondo lontano l'abitato di Cortona, adagiato sul fianco della collina in secondo piano.

Davanti a noi l'isola Maggiore, che non è la più grande delle tre isole e sulla quale risiedono stabilmente una ventina di persone, e alle sue spalle l'isola Minore. Sulla destra la Polvese che per il momento si sta allontanando perché stiamo andando verso l'aeroporto Eleuteri per vedere gli aquiloni dal largo, che svettano con i loro bei colori dell'arcobaleno sopra le querce e i lecci in riva al lago.
Giriamo poi la prua verso l'isola Polvese. Dietro di noi, sui monti oltre Castiglione del Lago, si intravede l'abitato di Montepulciano. Davanti a noi, sulla sinistra della polvese, il piccolo promontorio di Monte del Lago, un'altra perla di questo territorio.

Sulla Polvese molti ulivi nella zona meridionale, più protetta dai venti freddi che scendono da nord, circondano il vecchio castello dei Perugini. Poco oltre appare il frantoio e la villa Biagiotti del 1936 mentre con Iuri si parla di vino, di olio e di paesaggio. Scendiamo a terra e arriviamo in un centinaio di metri sul prato davanti alla villa per pranzare nella foresteria del Centro Soggiorno Studi Isola Polvese.
Oggi è strapiena di turisti richiamati dal primo maggio e dalla bella giornata di sole e aria fresca. Si assaggiano buoni piatti di una cucina tipica con prodotti di lago freschi e ben fatti.

Iniziamo con l'Insalata di luccio con fagiolina del lago, poi Spaghetti ai sapori di lago, ma il meglio viene con l'eccellente Carpa regina in porchetta, che vale il viaggio e all'aspetto sembra una fetta di lonza di maiale mentre al morso si rivela saporitissima e ricorda, in meglio, una fetta di tonno fresco senza la stopposità che spesso lo accompagna se non è di cottura perfetta. Per contorno fagiolina del lago con un filo di extravergine del loro e carciofi alla mentuccia. Per dessert panna cotta o crostata fatta in casa, friabile e con una squisita marmellata di ciliegie. Un pasto completo in questo posto delizioso vi costerà sui 30 Euro esclusi i vini, veramente da non perdere.

È tardi per fare un'escursione sull'isola che si presterebbe a una bella visita approfondita per cui risaliamo sullo Champagne e torniamo a Castiglione del Lago. Mentre ci godiamo il sole pomeridiano sdraiati sui sedili della barca si sente un po' di jazz e poi la Rettore con Splendido splendente e Il cobra dalla selezione di Roberto sui quattro giga della penna collegata allo stereo della barca. Si viaggia a una quindicina di nodi. Pian piano la sagoma di Castiglione del Lago si avvicina e si arriva in porto con l'intramontabile Edoardo Vianello e i suoi Watussi e poi Abbronzantissima. La musica degli anni 60 e 70 è sempre più attuale e piace sempre ai turisti di ogni nazionalità.
Alle quattro e mezza siamo di nuovo a terra, riprendiamo la macchina e saliamo al centro storico di Castiglione del Lago.


Palazzo della Corgna

Riusciamo a parcheggiare nella parte alta della città a una trentina di metri dalla larga scalinata che sale verso Porta Senese. Dal piazzale davanti alla porta si gode una splendida vista sulla campagna alle spalle di Castiglione del Lago al cui centro c'è il lungo rettilineo che porta sotto al promontorio. Entrando da porta Senese si attraversa in lungo il centro storico con i bei palazzi cinquecenteschi e le targhe in ceramica bianca e azzurra che indicano i nomi delle vie e dei palazzi e delle bellezze che meritano una visita.

In fondo al rettilineo, dove la strada si allarga in un giardino con il monumento dei caduti, sulla sinistra vi appare la sagoma massiccia del Palazzo della Corgna, realizzato nel 1560 su disegni di G. Alessi e del Barozzi detto il Vignola. La facciata è maestosa, senza una scalinata ma con una salita in pietra che porta, da entrambe le parti, all'ingresso principale posto al primo piano.
Si entra in una piccola sala e di cui all'ingresso con la biglietteria, dove oggi c'è Luciano Festuccia in persona, autore di molte pubblicazioni su Castiglione del Lago e sulla sua storia e personaggi famosi. Alle spalle di queste due piccole sale c'è il salone principale, con il busto di Ascanio della Corgna, capitano di ventura, architetto e ingegnere militare, vita avventurosa e morte da grande dei suoi tempi, vicino al quale, ma appoggiato a terra e non sull'erma, sta quello di Annibale, che qui visse parecchi anni della sua vita vittoriosa in Italia e si riconosce dalla memoria scolastica di ciascuno di noi. I soffitti dei saloni e qui anche le pareti, sono magnificamente decorati da affreschi perfettamente conservati e dipinti con colori ancora vivi e brillanti. In ogni salone successivo, tra gli affreschi e i pochi mobili e suppellettili, sono esposti i più begli aquiloni che sono stati costruiti tra '800 e '900 da famosi "aquilonisti", la maggior parte francesi.

Si comincia con il Lecornu Joseph, primo premio all'esposizione del 1900 di Vincennes, un aquilone a 16 tasselli di tela a superfici oblique per migliorare la portanza. Di fronte "l'étagère", o scaffalatura, a tre ripiani, del 1898. nella sala successiva il Papin Graef del 1911, progettato e utilizzato per il sollevamento umano e realizzato in canna di bambou e tela e lì vicino il Potter Kite del 1910. I francesi li chiamavano cerfs-volants e li usavano per fare foto aeree, per osservazioni militari, per meteorologia, pubblicità, sport e telegrafia senza fili. C'è anche il Lindenberg 1910, usato per sollevare strumenti meteorologici fino a quasi dieci chilometri di quota, esattamente 9740 metri, mai più superati fino all'era dei satelliti.

L'Angelo Piazza del 1912 sembra un aliante senza la fusoliera.
Sono comunque bellissimi, in ogni sala, gli affreschi sui soffitti, incredibilmente vivi e luminosi e moderni. Bellissimi però anche l'Hargrave del 1894 e il De Feo del 1889. Nella sala di Cesare o Studio di Diomede della Corgna, in alto i dipinti di Circignani e Savini e altri ignoti, sulle pareti il Tetra Kite, il Conyne del 1902, l'Antoinette del 1913 e il "vecchio" Rois des Airs del 1844 - '56, che riuscì a volare alla non comune quota, per quei tempi, di 2800 metri. Non poteva mancare il Wright del 1889 (sì, proprio i fratelli che inventarono l'aeroplano).

Dalla sala di Cesare si esce, per una porta un tempo segreta, su una piccola terrazza da cui si vede magnificamente la zona nord del lago e l'aeroporto Eleuteri e da cui parte un camminamento coperto, lungo un centinaio di metri, che arriva ancora oggi, non più segretamente, fino al castello sulla punta del promontorio. Si torna per altre due sale in cui sono raccolti altri aquiloni, con sedie per conferenze, in cui incrociamo un gruppo di turisti accompagnati da una bella ragazza umbra in costume cinquecentesco che fa da guida e illustra le stanze e gli affreschi.


I nuovi aquiloni e la cena

Usciamo dal castello e torniamo per la parallela meridionale del centro storico, tra chiostri e cappelle cinquecentesche dove si recita ancora il rosario mariano per tutto il mese di maggio ritorniamo verso Porta Senese. Se non fosse per le insegne dei negozi e dei caffé che ci dicono che siamo nel ventunesimo secolo, girando per le strade di Castiglione del Lago e limitandosi a godere delle architetture che si incontrano, si ha veramente la sensazione di essere davvero nel sedicesimo secolo. Risaliamo in macchina e scendiamo ancora all'aeroporto. C'è ancora molto traffico, a quest'ora di uscita dal paese mentre lo spazio di "Coloriamo i cieli" è ancora brulicante di persone che si godono il fresco del tardo pomeriggio.

Faccio una camminata sul prato a curiosare tra gli ultimi aquilonisti.
Ci sono bambini con i genitori e non si capisce chi si diverta di più a far volare questi nuovi aquiloni, di tutte le forme e colori, che si possono acquistare da pochi fino a centinaia di euro negli stands all'ingresso della zona fiera. Si ha la sensazione che i genitori siano restii a mettere nelle mani dei piccolini la manopola che raccoglie il filo da dare all'aquilone perché vorrebbero divertirsi loro, ma poi provano un senso come di vergogna, specialmente quando c'è qualcuno che sta a guardare e allora cedono lo scettro a malincuore, come si fa col telecomando della televisione seduti sul divano alla sera in casa. C'è lo stand del gruppo "Liberi di volare". Altre tende di aquilonisti tedeschi o olandesi. In fondo al prato, verso il lago, dove c'è a quest'ora pochissima gente, un ragazzo sui trent'anni sta con i piedi appoggiati su una specie di monosci con due file di ruote e si fa tirare a destra e a sinistra da un grosso aquilone di quelli a fascia, gonfiato dal vento, scivolando sull'erba verde del prato come un surfista sull'acqua. Anche lui ogni tanto cade e poi si rialza e ricomincia il suo viaggio come la spola di un telaio. È un piacere starlo a guardare.

Sono quasi le otto quando si va verso il ristorante, organizzato a self service, con minestre, verdure cotte e crude, paste e carni e frittate e dolci tra i quali servirsi per cenare insieme ad altri visitatori e aquilonisti e operatori della comunicazione e mongolfieristi per commentare la giornata appena conclusa e pianificare quella successiva, oltre che la serata. È un mondo di amicizie e di interessi comuni legati a questo passatempo colorato e divertente. Alla fine della cena si è fatto ormai buio e si torna per strade ormai deserte verso la quercia del pentimento nella campagna di Petrignano del Lago.


Venerdì 2 Maggio 2008
Gli ultimi assaggi e il ritorno

È sempre spiacevole lasciare un luogo, una persona, una situazione in cui ci si è trovati bene. Se fosse per l'istinto si continuerebbe a godere della bellezza e del piacere che se ne trae, poi però vince la ragione, il senso del dovere ma anche della misura e allora si parte, si va, si lascia per nuove esperienze e nuove situazioni, magari con l'idea di ritornare, se le condizioni e il "destino" lo consentiranno. È questa la sensazione che ho vissuto stamattina, dopo il risveglio e la colazione in famiglia, lasciando la quercia del pentimento prima e Castiglione del Lago poi.

Prima di riprendere la direzione verso nord ancora una visita all'Eleuteri per gli ultimi assaggi di vino da Duca della Corgna, che ieri non erano ancora stati aperti per mancanza di personale allo stand. Stamattina il giorno feriale tra i festivi del lungo ponte di inizio maggio ha tenuto lontani i curiosi dal campo di volo e l'area è pressoché deserta. Lo stand del vino è l'ideale per un assaggio in tutta tranquillità dei rossi più blasonati, che effettivamente rispondono alle aspettative. Nella giornata precedente, all'apertura della mostra allo stand non c'era nessuno. Quando sono tornato, nel tardo pomeriggio, i vini erano già finiti e non è stato possibile assaggiare nulla. Così ho approfittato della visita alla mattina di venerdì per la degustazione.

Cantina del Trasimeno e i vini Duca della Corgna si divide tra Castiglione del Lago e Città della Pieve. Produce oltre 300.000 bottiglie con sei etichette Colli del Trasimeno DOC Duca della Corgna e altre 500.000 con due etichette Umbria IGT Cantina del Trasimeno Corio rosso e bianco. Sangiovese, Gamay del Trasimeno, Trebbiano Toscano e Grechetto sono i vitigni fondamentali. La produzione è piuttosto selezionata perché si va dai 40 q./ettaro delle etichette più blasonate, vendute attorno agli 11 euro, agli 80 di quelle più economiche, vendute sui 5 - 6 Euro.
Abbiamo iniziato gli assaggi con il Nuricante - Colli del Trasimeno Grechetto DOC 2006, di 14 gradi, con il 100% di Grechetto. Viene imbottigliato in primavera e affina in bottiglia un paio di mesi prima della vendita.

A seguire il Baccio del rosso - Colli del Trasimeno DOC 2006, di 14 gradi, con il 70% di Sangiovese e il 30% di Gamay Selezione Umbria proveniente dai vigneti di Petrignano del Lago, Vaiano e Agello. Viene imbottigliato a Luglio e affina in bottiglia 4 - 5 mesi.
Il prossimo è ancora un rosso, il Divina Villa Etichetta bianca - Colli del Trasimeno Gamay DOC 2006, di 14 gradi, con il 100% di Gamay Selezione Umbria proveniente dai vigneti di Castiglione del Lago, Paciano e Panicale. Viene imbottigliato a Luglio e affina anch'esso in bottiglia 4 - 5 mesi. In bocca ha grande freschezza e piacevolezza.

Ancora un rosso con il Corniolo - Colli del Trasimeno DOC 2004, di 13,5 gradi. È simile al Baccio come composizione delle uve, con il 70% di Sangiovese, il 20% di Gamay Selezione Umbria ma con il restante 10% di Cabernet Sauvignon. Al naso si presenta con un sentore di frutti di bosco piacevolissimo e in bocca è pieno e rotondo. Invecchia in barrique di rovere francese per 12 mesi nelle cantine storiche di Città della Pieve e si affina almeno sette mesi in bottiglia.
Infine il Divina Villa Etichetta nera - Colli del Trasimeno Gamay DOC 2003, di 14 gradi, con il 100% di Gamay Selezione Umbria proveniente dai vigneti di Castiglione del Lago, Paciano e Panicale. Invecchia in barrique di rovere francese per 12 mesi nelle cantine storiche di Città della Pieve e si affina almeno sette mesi in bottiglia. Al naso ha sentori di confettura e in bocca presenta ancora una tannicità piuttosto marcata.

Prima di lasciare Castiglione del Lago risaliamo al palazzo della Corgna. Stavolta entriamo da Porta Perugina, da cui si arriva proprio di fronte al Comune dove ci aspetta Giuliano Casavecchia, l'assessore allo sviluppo economico del Comune. Saliamo le antiche scale interne del palazzo fino all'ufficio della segreteria del Sindaco, dove ci riceve Nicoletta Becciolotti, gentilissima ed elegante nel suo tailleur primaverile. L'assessore è ancora impegnato in una conferenza nel salone al primo piano del Palazzo e ci spostiamo nell'altra ala, quella della mostra, per incontrarlo e scambiare due parole.
L'iniziativa ha avuto molto successo e il rammarico è quello di non essere riusciti a fare tutto ciò che si aveva in mente a causa delle ristrettezze del budget. Comunque l'afflusso di pubblico che abbiamo riscontrato e la bellezza del sito di esposizione e la ricchezza architettonica e paesaggistica sono stati per noi una piacevolissima scoperta e costituiscono una garanzia di successo e uno sprone a continuare rinnovando l'offerta e le proposte di altre vetrine.

Per quanto riguarda i vini è d'obbligo sottolineare, tra gli altri vitigni, il Gamay del Trasimeno o Selezione Umbria, cui tutti i produttori sono fedeli nelle loro migliori etichette. Ci tengono a quella specifica dopo il nome "del Trasimeno" perché lo ritengono proprio diverso dal Gamay classico, grazie alla lunga tradizione di insediamento in questo territorio, che ha quasi due secoli, e nel suo microclima.
Ci lasciamo con l'intenzione di approfondire la conoscenza dei vitigni autoctoni e dei produttori che vogliano fare conoscere meglio la loro produzione nel mercato nazionale e internazionale.

Lasciamo Castiglione del Lago nell'ora di pranzo per viaggiare con meno traffico e senza l'appesantimento di un ulteriore pasto. Anche attorno a Firenze le strade sono quasi vuote e alle quattro siamo già sotto alla Lanterna.

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Luigi Bellucci

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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