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Viaggi enogastronomici

Erste+Neue a Caldaro: Qualità e Territorio (Prima Parte)

di Luigi Bellucci

MappaArticolo georeferenziato

Nella provincia più a Nord d’Europa in cui si coltiva l’ulivo esistono realtà vinicole di eccellenza come quella che abbiamo visitato nel tempo del vulcano islandese e delle piogge “strane” e forse troppo abbondanti. Serena Comunicazione ha organizzato questo educational tour alla Erste+Neue, la Prima e la Nuova. È una cooperativa che raccoglie l’uva da circa 450 conferitori che coltivano poco meno di trecento ettari di vigneti. Appezzamenti mediamente piccolissimi, dove il più grande ha quattro ettari, ma proprio per questo ben curati e ben coltivati. I vigneti sono attorno al lago di Caldaro, il paese si chiama proprio “Caldaro sulla Strada del Vino” a due passi da Bolzano, a quote dai 200 ai 650 metri sul livello del mare.

Vedi anche: Erste+Neue a Caldaro: Vini, Cibi ed Emozioni (Seconda Parte)

I vini sono di qualità media elevata, con gradevoli punte di eccellenza. Sono stati degustati sia da soli, sia con piatti tipici di questo territorio, ricco di bellezze naturali e di giovani capaci e competenti. Sono tre le linee di produzione, la Classic o base, la Cru che privilegia i vigneti particolarmente vocati e infine la Puntay, dove troverete i vini più ben fatti, più completi e più gradevoli. Una trentina le etichette con bianchi, rosati, rossi e passiti. Nuova dirigenza, nuove strutture e nuovo packaging per una qualità che viaggia verso punte di alto livello. Una realtà che vale la pena di conoscere e visitare sul posto per coglierne il meglio e saperla apprezzare pienamente.

Venerdì 14 Maggio 2010.

Verso Bolzano

Parto da Chiavari che sono le otto con nuvole sparse che mi accompagneranno per tutto il viaggio, qualche volta diradandosi per far apparire un bel sole caldo e avvolgente, qualche volta addensandosi per bagnare il tragitto e dare una pulita all’auto sporcata dal polline giallognolo dei fiori di acacia. Questo è il tempo del vulcano islandese e delle piogge “strane” e forse troppo abbondanti e allora ricordo i racconti di mio padre dell’eruzione vulcanica di fine ‘800 quando per due anni di fila la campagna praticamente si rifiutò di produrre perché non aveva abbastanza luce solare, coperta dalla nube che copriva i cieli di questa piccola terra, punto insignificante dell’Universo e ci fu una lunga carestia anche nella Romagna ex papalina.
La parte più bella del viaggio è l’ultima, quando l’auto va praticamente da sola lungo l’Adige in salita verso il Sud Tirolo italiano. Vigneti e boschetti e frutteti si succedono tra un paesino e l’altro, un castello ogni tanto sulle cime dei colli più strategici a chiudere le vallate laterali e campanili aguzzi e tetti rossi e neri e pergole ben tenute e anse di fiume che ti vedi all’improvviso quasi all’altezza della spalla sulla tua destra.
Alle due circa sono all’albergo, il Greif, Grifone in italiano, animale molto famigliare ai genovesi di sponda genoana, un quattro stelle moderno nella piazza più famosa di Bolzano, Piazza Walther. L’Hotel è uno dei più antichi della città. Esisteva già nel 1500 e dal 1816 è di proprietà della stessa famiglia, gli Staffler. Le camere sono arredate da architetti famosi, una diversa dall’altra. Nella mia una curiosa composizione di Arnold Mario Dall’O, su parte del soffitto e della parete alta alle spalle del letto: cinquanta blocchetti, come lingotti d’oro, a file di dieci, con il marchio SOLE, quello del sapone da bucato che faceva la Miralanza, su uno sfondo bianco come il bucato appena lavato. Sulla parete di fronte un nudo di donna a carboncino di Leo Putz, piacevolmente allusivo.
Mi sistemo e mi ripulisco dal viaggio e poi esco per arrivare al Laurin, qui vicino, a un centinaio di metri, per l’incontro con gli altri e la visita alla cantina.
Piazza Walther è bellissima, illuminata dal sole, l’aria è fresca, il padiglione della moda in allestimento al centro della piazza, i tavolini dei bar pieni di gente anche alle tre del pomeriggio. Mentre mi godo questi attimi di emozione avvio un viaggio nella memoria con zio Enrico che qui aveva lo studio da dentista, dal dopoguerra fino alla fine degli anni settanta. Ricordo le passeggiate in centro con Lamberta e le sue amiche, una più bella dell’altra, nella mia memoria di adolescente. Gli anni sono passati, e tanti, ma il fascino è sempre lo stesso, dei palazzi, dell’aria, dei Konditorei con quelle paste e cioccolatini che ritornano ancora in bocca con il loro inconfondibile sapore.
Alle tre davanti al Laurin due piccoli bus da nove posti sono già pronti per portarci tutti verso la Weinstrasse a Kaltern, Caldaro. L’organizzazione è curata da Lorenzo, un giovane collaboratore di Serena.

Prima e Nuova

La strada del vino è un susseguirsi di boschetti, vigne sparse e frutteti. In certi punti qualche vigneto ha una pendenza anche del 25 – 30%. La vegetazione è rigogliosa, anche per le recenti piogge. Molti Gujot, molte pergole, più adatte a certi vini come la Schiava, dai grappoli grossi e pesanti. Lontano, a destra e a sinistra, le cime più alte, ancora con la neve.
In un quarto d’ora circa siamo a Caldaro alla Erste+Neue, la Prima e la Nuova. È una cooperativa che raccoglie l’uva da quasi 450 conferitori che coltivano poco meno di trecento ettari di vigneti. Appezzamenti mediamente piccolissimi, dove il più grande ha quattro ettari, ma proprio per questo ben curati e ben coltivati. La Erste, Prima cooperativa di Caldaro, nasce nel 1900, Neue nasce nel 1923, poi ne nascono altre. Dopo le due guerre si rendono conto che devono unire i loro sforzi per sopravvivere nel mercato del vino ed ecco che nel 1986 nasce la prima fusione che dà origine alla Erste+Neue e poi nel 1990 nasce la seconda fusione, la Cooperativa di Caldaro. Nel 2006 – 2007 alla Erste+Neue cambia la Presidenza e si ringiovanisce la dirigenza. Oggi il Presidente Manfred Schullian, il Direttore Commerciale Hannes Durnwalder e l’enologo Gerhard Sanin costituiscono un gruppo affiatato e deciso a far crescere in qualità e in volumi l’azienda. Insieme a loro l’agronomo Federico Curtaz, che cura il lavoro in vigna fornendo consulenza a tutti i soci conferitori per dare un indirizzo comune a tutta la produzione. Federico lo avevo già incontrato qualche anno fa in Toscana e mi era subito piaciuto. Questo scrive di se stesso e del suo amore per la terra e quello che produce: “La mia massima emozione è camminare in vigna ancor prima della maturazione dell’uva, guardarmi attorno, guardare le piante ed immaginarmi il vino che ne verrà, sentirne quasi il profumo ed il sapore al palato”.
Visitiamo prima l’edificio storico della Erste, la Prima, la più antica e nobile, ancora oggi attiva e produttiva a tutti gli effetti. Hanno saputo mantenere l’aspetto antico, delle scale e dei portoni di legno e delle travature originali, e gli hanno affiancato la produttività moderna, con recipienti in acciaio e cinque presse che lavorano in atmosfera inerte di azoto per non ossidare i vini e legni per l’affinamento, barrique, tonneau, tini e botti.
La capacità di stoccaggio è di sei milioni di litri per una produzione nell’ultimo anno di un milione di bottiglie da litro per il consumo locale (46% della produzione complessiva – la cantina non produce più vino sfuso) e un milione di bottiglie da tre quarti per il consumo nazionale (24%) europeo (20%, prevalentemente Germania) e internazionale (l’ultimo 10%). L’ultima produzione di uva ha dato 2,2 milioni di chili.
Visitiamo la sala fermentazione con recipienti di acciaio dove i bianchi fermentano a 17 – 18 gradi e i rossi a 28 – 29. La produzione prevede anche un passito da uve lasciate a maturare in ceste in ambienti ben aerati per circa quattro mesi prima della vinificazione.
Passiamo poi nella barricaia (sono due sale) con barrique, tonneau, botti medie e tini, destinati ad affinare i vini rossi, alcuni bianchi come lo Chardonnay e il Passito Anthos.
Mentre ci spostiamo all’edificio bianco della Neue, Hannes ci racconta che la strategia a medio termine è quella di spostare una piccola parte della produzione dai rossi, prevalentemente la Schiava per la produzione locale, ai bianchi di qualità. Oggi si fa il 55% di rosso e si vuole scendere a 50% incrementando di 90.000 litri la produzione dei grandi bianchi.
Saliamo al primo piano dell’edificio bianco per la degustazione.

La Degustazione

Il locale che ci ospita è nuovissimo, tanto che il pavimento è ancora da completare e ci sono le travature di pino ancora a vista. Sembra di essere all’interno di una grande botte nuova, tanto è il legno e il profumo e la sensazione di pulito che si ha.
Assaggeremo una decina di bottiglie, tutte di fattura dal buono al molto buono con un paio almeno di eccellenze con grande personalità. Nulla da eccepire sul colore sempre perfetto, sui sentori aromatici sempre perfettamente puliti e piacevoli, sulle sensazioni gustative, sempre di buon equilibrio e armonia per una beva di soddisfazione.
Ecco, vino per vino, le valutazioni personali del momento, completate dal ricordo dell’immortale Leonardo da Vinci riportato al fondo dei fogli di assaggio: “… et però credo che molta felicità sia agli uomini che nascono dove si trovano i vini buoni”.

Barleit Goldmuskateller 2009 di 12,5°.
L’uva viene dal vigneto Barleit e si sente fin dalla discesa nel bicchiere il sentore del moscato giallo
Il colore è un paglierino chiaro e vivo. Al naso è pieno ed esuberante con lievi note anche balsamiche. In bocca è sapido, pieno, lungo e persistente con un retrogusto piacevole di mandorla amara che completa la sensazione di armonia ed equilibrio della bevuta.
Punteggio personale 16 / 20

Prunar Weiβburgunder 2009 di 13°.
Il Pinot Bianco ha subito un affinamento in botte per il 50% e in acciaio per l’altro 50%, con un 20% – 30% di malolattica sviluppata.
Il colore è un paglierino luminoso. Al naso si avverte subito la bella nota minerale, connotata di personalità e finezza. In bocca è pulito, equilibrato, con buona sapidità, lievemente amarognolo e con un bel retrogusto con note balsamiche.
Punteggio personale 16 / 20

Puntay Sauvignon 2008 di 13,5°.
Il vino proviene da una selezione di uve da tre vigneti diversi e vinificate separatamente.
Il colore è un paglierino pieno e brillante. Al naso si avverte la ricca mineralità che ricorda la pietra focaia intensa, il rosmarino, la foglia di pomodoro. In bocca è pieno, intenso, sapido, armonico ed equilibrato. La persistenza è lunga e si avverte al palato una piacevole complessità che si chiude su un retrogusto di note agrumate.
Punteggio personale 17 / 20

Puntay Gewürztraminer 2009 di 14,5°.
Il vino proviene da una selezione di uve da cinque piccoli vigneti per una produzione attorno alle ottomila bottiglie.
Il colore è un paglierino deciso e luminoso. Al naso è pulito e si presenta con note agrumate molto mature, di lunga persistenza, pieno e complesso, con un’evoluzione successiva verso sentori di rosa delicati e piacevoli. In bocca è equilibrato, armonico e complesso con un retrogusto di mandorla e note balsamiche.
Punteggio personale 17 / 20

Puntay Gewürztraminer 2008 di 14°.
Rispetto al precedente offre note più mature ma meno complesse del precedente, che, seppure più giovane e fresco, ha qualche freccia in più al proprio arco
Punteggio personale 16 / 20

Puntay Kalterersee Classico Superiore 2009 di 12,5°.
Questa Schiava nella versione base è il vino di punta dell’azienda, per almeno 150.000 bottiglie prodotte e destinate al mercato locale, mentre la versione superiore che abbiamo assaggiato viene da una delle 25.000 bottiglie prodotte nell’ultima annata 2009.
Il colore va dal rosa antico al rubino chiaro. Il naso offre sentori fruttati di lampone e piccoli frutti rossi maturi. In bocca ha un vinoso fresco, di pronta beva, con un retrogusto di ciliegia e lieve nota di prugna rossa
Punteggio personale 15 / 20

Mezzan Blauburgunder 2008 di 13,5°.
Il colore di questo pinot nero va dal rubino chiaro al granato con sfumature di rosa antico. Al naso si avverte un sentore speziato intenso e persistente. In seconda battuta note di tabacco e buona finezza generale. In bocca è armonico ed equilibrato con una lieve nota amarognola che ne completa la piacevolezza.
Punteggio personale 16 / 20

Puntay Lagrein Riserva 2007 di 13,5°.
Il vino fa una parte di barrique nuova e una parte di barrique di secondo e terzo passaggio.
Il colore è rubino intenso con nota granata sull’unghia. Al naso ha uno speziato deciso con note di cuoio e di tabacco che denotano un vino piuttosto importante. In bocca è pieno ed equilibrato, armoni e persistente, con un retrogusto di frutta matura orientata verso la ciliegia rossa.
Punteggio personale 17 / 20

Puntay Cabernet Sauvignon Riserva 2007 di 13,5°.
Un altro vino della linea di maggior prestigio di cui si fanno 9000 bottiglie.
Il colore è un rubino pieno e intenso con unghia granata. Al naso sono evidenti ma non eccessive le note vegetali di peperone con lievi sentori speziati. In bocca è pieno, intenso e persistente, ben armonizzato nelle sue componenti gustative e di buona piacevolezza con un retrogusto di prugna e di ciliegia.
Punteggio personale 16 / 20

Anthos Passito 2007 di 10,5° dal lotto L10/034.
Sembra che gli zuccheri residui di questo Alto Adige Bianco Passito DOC 2007 siano attorno ai 250 gr. La produzione è stata di 900 litri da 5.400 chili di uva, con una resa del 17%, contro il 65% – 70% dei vini tradizionali non passiti.
Il colore è un giallo oro ambrato chiaro, luminoso e vivo. Al naso si avvertono note fini di miele, di fungo, di fiori bianchi e di mela. In bocca è evidente la nota zuccherina ma ancora ben lontano dalla stucchevolezza. Piacevole l’armonia e l’equilibrio con la componente acida e il sentore di mela che rimane al retrogusto.
Punteggio personale 16 / 20

Foto Credit dal sito www.erste-neue.it

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Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...

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