Nel pomeriggio di una domenica di luglio, la prima, ci ritroviamo un’ottantina di ospiti e amici in questo territorio remoto e unico, tra Montalcino e la Val d’Orcia, a scambiarci idee e riflessioni sul vino e sulle fatiche di chi lo fa, accomunati dalla stessa passione, da investimenti diversi l’uno dall’altro ma tutti con tanto amore dentro da condividere tutti assieme attorno a una tavola semplice e genuina
Domenica 6 luglio 2008.
Verso Le Casaccie
Prima di arrivare da Carlo facciamo una sosta alla struttura che ci è stata indicata per il pernottamento in modo da scaricare già i bagagli e orientarci sui movimenti tra le due località. Siamo alla tenuta Le Casaccie, mai nome fu più appropriato, all’inizio della provincia di Grosseto. È un'azienda ricavata da un antico podere in una posizione da cui si domina la Valle dell' Orcia, fra il Monte Amiata e Montalcino che sta a una quindicina di chilometri. Si sa che nel 1260 già esisteva e che nel 1600 c’era un importante frantoio ma è negli anni ’90 la sua sistemazione come si vede oggi. Si tratta di una struttura sparsa fra le colline, con un corpo centrale che fa da reception e da ristorante o prima colazione, e da tanti corpi separati, a due, tre chilometri, per il soggiorno e il pernottamento. La struttura è nel complesso molto suggestiva e gradevole, tuttavia le strade che uniscono i vari appezzamenti sembrano più greti di torrenti all’asciutto che sentieri di campagna e si possono percorrere con tranquillità solo con dei potenti fuoristrada, con le ruote alte in modo da non raschiare la strada con il fondo della vettura. Anche le camere sono arredata in maniera spartana e la loro bellezza consiste nella rusticità spinta che le contraddistingue. Comunque superato lo choc della “strada”, si fa per dire, della reception, che non è nel casolare dove si parcheggia, ma cento metri più a valle, senza indicazioni, ritorniamo in auto e ripartiamo alla ricerca dell’azienda Podernuovo.
Verso Castelnuovo dell’Abate
Le istruzioni di Roger Sesto per arrivare all’azienda sono perfette, il problema è che i riferimenti sulla strada non sempre sono percepiti con attenzione e quindi si fa un po’ di oscillazioni attorno al punto di deviazione, con un va e vieni o tira e molla, prima di arrivare a imboccare la stradina giusta che in un paio di chilometri ci porta davanti alla casa ristrutturata. Ci sono già parecchie macchine parcheggiate e troviamo un buco anche noi prima di unirci al gruppo che sta visitando le cantine, ricavate in una struttura nuova, a un piano, con barrique, botti e cisterne di fermentazione. Sono una ventina, ad oggi, gli ettari vitati a Sangiovese, Cabernet, Merlot, canaiolo e Chardonnay per una produzione attorno alle centomila bottiglie.
Si torna al casale dove si sta prendendo l’aperitivo con Impronta, una Vernaccia di San Gimignano 2007 DOCG di 13 gradi, dal lotto L0801 e fascetta AAA09246344, di Mattia Barzaghi. E poi si prosegue con il Paolus Sant’Antimo DOC Chardonnay 2007 di 13,5 gradi dal lotto L08170 dell’azienda Agricola Molino di Sant’Antimo s.a.s. di Montalcino. Più tardi ci sarà spazio per i grandi rossi di Podernuovo, il Paolus 2002 e il 2003, vini di Brunello già pronti e destinasti a crescere in qualità e in struttura, da abbinare alle carni che stanno cocendo sulle braci naturali sotto l’occhio esperto dei cuochi di casa.
La cena sull’aia vicino al pozzo
Ormai siamo tutti accomodati ai tavoli rotondi preparati sull’aia. Prima di iniziare ancora un momento dedicato ai ricordi e alle presentazioni. Inizia Rocco Lettieri, chiamato in causa a presentare "Terre" il libro di Mario Falcetti, stasera assente. È un viaggio attorno al mondo, dice Rocco, dedicato a tutte quelle terre sparse per il mondo dove crescono i vini. Un libro anzi un racconto che ci fa capire le diversità, di vini, di lingue, di uomini, di realtà ed emozioni. Si respira aria di romanzi sul vino vicino a Roberto Cipresso e a Salvatore Maule mentre Mattia con aria scapigliata ed emozionato racconta il vino che ha portato stasera per realizzare il suo sogno, che è quello di fare bene ma soprattutto di condividere.
Si vive la poesia con Antonio, che parla a braccio, di strade, di persone, di rapporti veri e sinceri. Ricorda la madre e la sua gioia per il sorriso di un figlio e ricorda il suo messaggio: Ama, Conforta, Aiuta, Salva. Mi diverto a giocare con le iniziali di questi quattro verbi e ritrovo la CASA, il luogo ideale in cui tutti ci ritroviamo con le persone amate, il luogo preferito per antonomasia di chiunque viva stanziale o ramingo per il mondo. L'AMORE è l’essenza del pensiero di Antonio, l'Amore e i pensieri, che nessuno può fermare. E dopo 28 anni è tornato a Montalcino grazie all'invito di Carlo a leggerci la sua "Terra di Montalcino" che inizia con Colline verdi...
Alla fine un regalo di un piccolo oggetto che genera calore e una fiamma, e qui torna di nuovo l'amore, a uno di noi, scelto forse a caso, che rimane stupito e felice come un bambino per il suo compleanno. La conversazione sull'erba del cortile prosegue davanti a casa tra affettati e formaggi e insalate di farro, tra panzanella e verdure crude in pinzimonio e il grande fegato grasso di Sergio Mauri e la sfilata di Salsicce, Costine, Porchetta e Patate al forno e belle bottiglie dai bianchi di Carlo, il Paolus Chardonnay, ai bianchi di Mattia, da cantiniere a produttore di Vernaccia, Impronta o Zeta che sia. Con le carni i rossi, tutti di Carlo, il Rosso di Montalcino, fresco e pulito, il Brunello 2002, di grande eleganza, anche se l'annata è stata sfortunata, il Brunello 2003, pieno e ben strutturato, con aromi di confettura piacevoli al palato.
Convivialità è condivisione di cibi, di vini, di suoni e di colori tra queste colline avvolte nella magia dei canti gregoriani dei monaci dell'Abbazia attorno a Sant'Antimo. Le tavole si stanno svuotando e verso ponente sorge la falce di luna crescente, a destra della sagoma illuminata del Castello di Velona che si staglia scura nel chiarore residuo della sera che avanza. Resta bassa sulla collina e alle dieci è già tramontata. Nel pozzo rotondo, sulla sua doppia pedana quadrata di mattoni rossi, rimbomba la voce del curioso che borbotta dal bordo sull'acqua che riflette solo la luce del viso e delle stelle più vive. Stasera la luna nel pozzo era solo un miraggio, ma il resto era sogno e poesia.
Lunedì 7 luglio 2008.
A Sant’Antimo dai Monaci
Deliziosa la colazione alle Casaccie, piacevole il luogo, sotto il portico vicino ai grandi alberi attorno all’antico casolare ristrutturato, a respirare l’aria degli ulivi e dei fichi che sono in piena maturazione. Marmellate e torte fresche, caffé e paste e salumi e formaggi naturali e genuini. Lasciamo l’agriturismo e le sue strade torrentizie per guadagnare la via verso l’abbazia di Sant’Antimo, adagiata nella campagna toscana tra filari di viti e campi coltivati a grano e ulivi e tanti cipressi che restituiscono alla memoria versi eterni che rimbombano nell’aria.
C’è come sempre pochissima gente qui, i privilegiati che non si lasciano sopraffare dalla vita mondana e dalla pubblicità televisiva e massmediatica.
Ci si aggira con passo lento tra le antiche mura della chiesa, a parlare con sé stessi e con Lui di tutto ciò che si è vissuto, di ricordi, di vivi e di morti, a meditare sui nostri giorni mentre risuona nell’aria il canto gregoriano diffuso da riservati altoparlanti, in attesa di poter assistere al canto in diretta nelle ore della giornata che un cartello sulla porta della chiesa ricorda ai visitatori. Ancora un’esperienza mistica da ricordare, quella conviviale di ieri sera a Podernuovo, questa di oggi, così diverse, ma così uguali nelle emozioni che ti lasciano dentro. Un volo dolce è il ritorno verso casa tra le strade secondarie di questa bellissima terra di Toscana.
Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...
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