Inaugurazione
Una rinfrescata veloce in albergo e poi tutti a Fermo per l’apertura della fiera di Tipicità, con la partecipazione di croati, serbi, norvegesi e italiani dalla Sicilia al Veneto.
La Fiera si svilupperà, nei prossimi tre giorni, in Convegni nell’omonima sala, in dibattiti nel Teatro dei Sapori, con la Sala Picena, in degustazioni nella Sala Dorica del Teatro dei Sapori, in preparazioni culinarie e assaggi nella sala Accademia.
Alle 17 comincia la rassegna delle personalità che aprono la manifestazione, introdotte da Angelo Serri e da Toni Capuozzo, vice direttore di TG5, che si alternano nelle presentazioni per renderle più interessanti.
Sento Rodolfo Giampieri, presidente della CCIAA di Ancona, cui viene consegnato il premio Autori di Marca per mani di Ana Hrustanovic, Signora Ambasciatore di Serbia, di una bellezza quasi nordica, che ricorda la giovinezza e l’eleganza di Grace Kelly, con una bella e calda voce suadente. La Serbia è la porta verso il mercato dell’est euroasiatico, con 260 milioni di potenziali consumatori. Si adopera costantemente per la crescita della macro regione adriatico ionica e per un partenariato strategico.
Vedi anche Tipicità compie 20 anni: Porto San Giorgio e Ancona (Prima Parte).
Vedi anche Tipicità compie 20 anni: Macerata e la Bisiacaria (Terza Parte)
Vedi anche Tipicità compie 20 anni: Un po’ di Marche e la rassegna dello stoccafisso (Quarta Parte)
La prossima targa Autori di Marca ad Aldo Roscioni, che da oltre trent’anni lavora per la promozione del territorio marchigiano attraverso il suo Fortino Napoleonico e l’Accademia dello Stoccafisso all’anconitana di cui è cofondatore.
La professoressa Nella Brambatti, sindaco di Fermo, ricorda le negatività dei campanilismi, che sono sempre deleteri e vanno sostituiti dalla collaborazione tra le comunità allo scopo di mantenere e rafforzare ciascuno la propria identità culturale.
La prossima Targa Autori di Marca fa alla bella ed elegante Annarita Pilotti, fondatrice del marchio Loriblu, già famoso per le scarpe e ora avviato anche sulla strada del vino.
Ancora una graziosa presenza femminile con l’intervento della giovane e brava Mara Cernic, vice presidente della Provincia di Gorizia. Estremo est italiano e regione multilingue in quanto zona di confine, con una storia travagliata e sofferta. Un territorio prima unito è stato separato. La cultura, le relazioni sociali e sportive hanno aiutato il territorio del Collio e del carso a sopravvivere e a crescere in modo produttivo e sinergico.
Si susseguono altri interventi, di Fabio Pigliapoco, ambasciatore e segretario generale di Iniziativa Adriatico Ionica, di Vittoriano Solazzi, Presidente dell’Assemblea Legislativa delle Marche, di Patrizia Casagrande, Presidente della Provincia di Ancona, di Paolo Petrini, Vice Presidente della Regione Marche e assessore all’agricoltura. Le Marche hanno ottenuto un finanziamento europeo sul progetto Lock Food mirato alla promozione delle proprie tipicità, insieme ad altre nove regioni europee.
Ancora il Presidente della Provincia di Fermo Fabrizio Cesetti, il presidente della CCIAA di Fermo Graziano Di Battista, poi un po’ di cultura con Luigi Lacché, Rettore dell’Università di Macerata e ancora finanza con Luciano Goffi Direttore di UBI Banca popolare di Ancona. Per finire i rappresentanti delle altre province marchigiane che partecipano alla rassegna, per Macerata Giovambattista Torresi, assessore alle attività produttive e Pasqualino Cerreti per Ascoli Piceno.
La sala ormai si è svuotata e il sole è quasi arrivata alla fine della sua parabola giornaliera.
Fuori dal padiglione le ombre sono già lunghe e si torna all’Hotel per prepararsi per la cena a Villa Lattanzi.
Le bellezze di Villa Lattanzi
Lo scenario è unico. Una bella villa ben ristrutturata a mezza collina da cui si vede una bella fetta di Mare Adriatico. Due saloni all’interno con una ventina di tavoli rotondi apparecchiati per la cena di gala offerta dalla bella Signora Ambasciatore della Repubblica di Serbia Ana Hrustanovic, cena preparata dal ristorante serbo Iguana di Belgrado.
Nel menù sono elencati cinque antipasti ad aprire la cena: Gourmet di fagioli al forno con pane di mais, Formaggio di Pirot con prosciutto su letto di rucola, Verdure con foglie di Oremus, Torta salata di formaggio e spinaci, Fettine di trota affumicata. La delusione traspare sul viso di tutti i commensali quando è palese che tutti gli antipasti sono presentati in un unico piatto, ormai freddi e dai sapori per lo più scontati e quasi deludenti.
A seguire la portata centrale, la Cotoletta di vitello con salsa di Leskovac accompagnata da purea aromatica e filatura di carne di maiale, una composizione senza lode e senza infamia.
Si chiude con lo Strudel con noci, uvetta e gelato e selezione di Pasticci serbi, finalmente all’altezza delle aspettative per preparazione e sapori e piacevolezza.
Vini della Cantina Radovanovic con Chardonnay bianco e Cabernet Sauvignon rosso. Poi il Vermet rosso della Cantina Kis (in carta era previsto anche il Vermet bianco ma non è arrivato in tavola, seppure richiesto al sommelier. Infine dalla Cantina Stara Sokolova la grappa di prugna e la grappa di albicocca.
È davvero un peccato che una costosa cena di gala in un ambiente unico e raffinato sia stata disattesa da pietanze modeste, mal presentate, così banali. Sono certo, per averla provata in passato, che la cucina serba possa offrire piatti molto più gustosi e saporiti e che la cena di stasera non la rappresenti per quello che merita.
Torniamo in albergo che la nuova giornata è appena iniziata.
Domenica 22 Aprile 2012
Nel Medio Evo i domenicani usarono le cisterne come cantine, in parte e successivamente di nuovo come serbatoi dell’acqua ma solo in sei stanze, stavolta ad altezza totale, fino al 1980, quando finalmente furono dimesse e trasformate in luogo architettonico da visitare e mostrare ai turisti.
Altre cisterne, seppure più piccole, si trovano nella parte alta di Fermo, che però non visitiamo perché effettivamente non c’è tempo.
Alle 11 entriamo nel Palazzo dei Priori, una struttura costruita tra il 1200 e il 1500, oggi destinato a polo museale. Roberta prosegue nel suo racconto storico e ricorda che nel 1400 Fermo era governata dagli Sforza. Il punto più alto della città è dove oggi è edificata la Cattedrale, costruita nel 1200 con una bella facciata tardo romanica. Intanto passiamo da una sala all’altra del museo, tra tele di Rubens, di Andrea Del Sarto, di Giovanni Lanfranco, del Benigni, di Benedetto Gennai, Domenico Peruzzini, Vittore Crivelli.
Affascinate la sala del Mappamondo, una sfera costruita nel 1688, di circa due metri di diametro, circondata oggi da un’antica biblioteca con soffitto di legno intarsiato a cassettoni, con oltre ventimila volumi, che rappresentano un piccolo campione dei 350.000 tomi custoditi nella Biblioteca Comunale di Fermo. Il mappamondo è stato costruito alla fine del diciassettesimo secolo dal monaco Abate Moconcelli, geografo della Repubblica Veneta della Serenissima, ma originario di Fabriano, dunque altro celebre marchigiano.
Uno dei pezzi rari della Biblioteca, gioia di studiosi e storici, è l’Incunabolo di Cristoforo Colombo, un pezzo unico che potrebbe essere custodito altrettanto bene anche a Genova, patria del grande navigatore.
Plauso comunque a Fermo che ne cura da anni l’integrità.
Ma a Fermo ci sono tante altre bellissime strutture da visitare, a cominciare dal Museo Polare dedicato alle spedizioni al Polo Artico e a quello Antartico.
Bella anche la statua di Sisto V, realizzata da uno scultore toscano, di Monte San Savino, Accurcio Baldi, detto il Sansovino, che non va confuso con l’omonimo Sansovino più famoso, che si chiamava invece Jacopo Tatti, ed era di Firenze, ma in quanto allievo di Andrea Contucci, anch'egli detto il Sansovino, ne ereditò il soprannome.
Nel frattempo ci spostiamo al Teatro, nel cui ingresso c’è una curiosa scultura, realizzata da Stefano Cimeli, che rappresenta il Duomo di Fermo, di colore grigio scuro, come se fosse di granito, in realtà è realizzata con il … cioccolato. Sì, proprio così, ed è custodita dietro una teca di vetro, proprio per evitare tentazioni di assaggio.
Il teatro è del 1780-’90, su disegni dell’architetto Morelli, successivamente ingrandito nei palchi e finanziato dalle famiglie nobili. Nel 1826 subì un incendio parziale e fu rifatto nella versione attuale dal Ghinelli, a parte piccoli ritocchi a fine ‘800.
Foto Credit: Gabriella Repetto
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