Con quest’anno sono 17 le annate dedicate a far conoscere ad amanti e profani i segreti della distillazione artigianale da vinacce selezionate. Osservare in prima persona le caldaiette piene di vinacce profumate attraversate al loro interno dal vapore che raccoglie alcool e profumi e li trasporta in alto per poi ridiscendere attraverso serpentine di raffreddamento fino a condensarsi in un liquido incolore che gli antichi chiamavano “spirito” proprio come quello del corpo umano, l’anima dell’uva che prima ha dato il vino e ora rilascia la sua ultima ESSENZA, la grappa artigianale, beh, tutto questo è un’esperienza unica, da vivere e provare almeno una volta all’anno. Dal 29 settembre al 6 ottobre cinque distillerie artigianali vicentine aprono i loro laboratori alla curiosità degli amanti dell’uva in tutte le sue espressioni, grazie all’iniziativa e all’organizzazione di Made in Vicenza, l’Azienda Speciale della Camera di Commercio di Vicenza, che vuole valorizzare storia e cultura legate all’antico mestiere del grappaiolo. Fino al secolo scorso i grappa ioli vicentini si contavano a decine, oggi quelli che sono rimasti si contano sulle dita di una mano e sono i cinque che partecipano con le loro simpatiche “sedute spiritiche”: a sud di Vicenza sulla SP8 Berico Euganea Dal Toso Rino e figlio a Ponte di Barbarano e Li.Di.A a Belvedere di Villaga, a sud est di Vicenza sulla SP20 del Bacchiglione F.lli Brunello a Montegalda, a Nord Ovest sulla SP46 del Pasubio Schiavo a Costabissara e infine a nord est, sulla SP61 Breganzina superstrada per Marostica e Bassano, Poli a Schiavon.
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Per la prima volta nella storia della manifestazione sono stati invitati una decina di blogger che potessero vivere da vicino e raccontare con testi e immagini la loro esperienza in distilleria.
Ancora una volta capisci come il contatto con la realtà produttiva del nostro Grande Paese sia avanti anni luce per operosità, dedizione al lavoro, qualità dei risultati rispetto all’immagine distorta che se ne percepisce fuori dai nostri confini. Ancora una volta scopri persone uniche, scopri amore per un mestiere che si tramanda da generazioni, scopri emozione e commozione negli occhi lucidi di chi ti racconta la storia della famiglia, tra privazioni, sacrifici, talvolta miseria, ma sempre con tanta dignità e nobiltà d’anima. Senti la storia di nonna Lidia, che offriva la grappa da un banchetto sulla strada ai ciclisti che si fermavano per un cicchetto durante le corse, scopri la storia di Giobatta e di Giovanna raccontata da Cristina che tiene in braccio l’ultimo Giobatta, un bel bambino riccioluto di tre anni che porterà avanti questa tradizione, vedi negli occhi di Marco la passione per il suo lavoro e l’Amore per le sue grappe e i suoi distillati e liquori, trovi la stessa passione nelle parole e negli sguardi di Ivan e papà Sergio mentre le piccole gemelline dai capelli ricci aiutano gli ospiti nella scelta dei bicchieri, ti trovi all’improvviso in una cascina dell’800 mentre Paolo, Giovanni e Stefano ti accompagnano a visitare il loro “Palazzone” dove la famiglia vive dal 1700.
Ogni incontro ti arricchisce e ti fa sentire un privilegiato per aver potuto passare qualche ore in compagnia di persone uniche e sempre generose verso l’ospite.
Ma non solo distillerie hanno significato questi giorni vicentini perché abbiamo dormito all’Hotel Viest un 4 stelle con centro benessere a 300 metri dal casello autostradale di Vicenza est, abbiamo scoperto ristoranti deliziosi come la Trattoria Da Culata annessa al Palazzone e anche l’Antica Casa della Malvasia al centro di Vicenza, dopo avere visitato la terrazza panoramica sopra alla cattedrale e tante altre bellezze della città e delle periferie, girando tra fiumi, paesini deliziosi, ville venete e palladiane.
Chi avrà pazienza e voglia di proseguire potrà scoprire altri segreti e curiosità nel racconto del viaggio.
Sabato 28 Settembre 2013
Vicenza
Dalla Liguria estrema di Ponente fino a Vicenza non è uno scherzo, sono quasi 500 chilometri, perciò preferisco spostarmi in treno, nonostante le sette ore di viaggio, così ho anche tempo di leggere e rilassarmi guardando il paesaggio autunnale dal finestrino degli intercity e del Freccia Bianca. Mi fermo volentieri una mezz’ora alla Stazione Centrale di Milano, completamente ristrutturata all’interno rispetto a com’era negli anni ’70 quando facevo il pendolare giornaliero Genova Milano e ritorno.
Arrivo puntuale a Vicenza verso l’una e mezza. Aspetto fino alle due sbocconcellando un tramezzino tonno e cipolline dal buffet della stazione. Alle due mi sento chiamare per nome. È Loretta, di Made in Vicenza, che sta aspettando oltre a me altre tre bloggers che arrivano dal Veneto anch’esse in treno.
Sul viale della stazione è già pronto il pullmino con gli altri blogger per portarci tutti a Schiavon alle distillerie Poli, prima nostra meta.
Poli
Rame, legno e tappeti rossi sono un bell’impatto visivo, entrando in distilleria, mentre il naso coglie profumi fini e delicati. Il cancello di ferro all’esterno è fatto da un insieme di un centinaio di numeri di quattro cifre, dal 1898, primo anno di vita dell’azienda, al 1998, anno del centenario. Non si poteva pensare a un miglior biglietto da visita per accogliere i clienti all’interno della distilleria.
L’edificio però ha solo due anni di vita perché il cuore dell’azienda è a Bassano del Grappa, nel Museo della Grappa, voluto da Jacopo Poli, che sostiene che distillare buona grappa è semplice, bastano vinacce fresche e cento anni di esperienza. Ed ecco ritornare il numero più tondo di tutti, cento, tondo come le grappe di Poli, tonde e armoniose.
Ci guida nella visita Alberto, di nonna zoaglina. Alberto premette che faremo una visita informativa per iniziare, poi avremo una panoramica sulle grappe e infine ci aspetta una sorpresa in cantina.
L’origine documentale della famiglia risale al 1400 a partire da Gasparo, del paese di Gomarolo, poi Polo (Paolo) da cui inizia la dinastia dei Poli, figli di Polo e poi giù giù fino agli attuali Jacopo, Barbara e Andrea, che insieme a mamma Teresa portano avanti l’azienda nel ventunesimo secolo..
Alla fine del 1800 Giobatta Poli, bisnonno di Jacopo, trasferì la famiglia a Schiavon dove aprì l’osteria “al Cappello”, di fronte alla fermata della “Vaca Mora”, lungo la ferrovia del treno a vapore che collegava Vicenza a Bassano del Grappa. Fu Giobatta che, da abile imprenditore e commerciante, raccogliendo la vinaccia dai produttori di vino del circondario, nel 1898 iniziò a produrre Grappa, che proponeva ai clienti della locanda e mettendo le basi per le attuali Poli Distillerie.
La natura artigianale della produzione è sempre stata mantenuta nelle generazioni successive e a tutt’oggi è una caratteristica aziendale basilare.
La distilleria in questa stagione è in piena operatività con le sarpe vicentine e trevigiane, che in massimo tre giorni si distillano.
Oggi la ditta ha circa 25 dipendenti e oltre alle grappe producono anche brandy, distillando il vino, e liquori come slivoviz, calvados, kirsch e williams distillando frutta (prugne, mele, ciliegie, pere, ma anche mirtillo, miele, china, limone, camomilla, ecc.). Altri liquori possono essere ottenuti distillando canna da zucchero, cereali, patate, agave.
In linea di massima da 100 chili di uva si ricavano 80 chili di mosto per 75 litri di vino e 20 chili di vinacce per due litri di grappa circa.
Dalla distillazione delle vinacce si ottiene una grappa giovane, che in seguito può essere affinata in legno, barrique o altro, oppure aromatizzata con erbe come la ruta o il ginepro, oppure miele o liquerizia o …
In un salottino interno si può vedere tutto il ciclo della distillazione da un video in cui si mostrano le varie fasi del ciclo discontinuo a vapore. Quando il primo quantitativo di alcool comincia ad arrivare in fondo alla catena di produzione si eseguono delle misure di alcolicità per separare la testa della produzione, che viene eliminata in quanto tossica perché contiene metanolo, dal cuore, che viene conservato. Altrettanto si fa verso la fine della produzione per interrompere il flusso quando comincia ad arrivare la coda, che è più povera del cuore. Si preleva poi un campione del cuore, la parte centrale, per l’analisi chimica da parte del Laboratorio delle Dogane.
L’esperienza del mastro grappaio e un gascromatografo sono gli unici strumenti che consentono di individuare la testa e la coda da scartare. Occorrono entrambi perché ogni tipo di vinacce dà risultati differenti e quindi ogni volta, in base al carico delle caldaiette, si avranno testa e code differenti.
Per una grappa di monovitigno occorre che almeno l’85% delle vinacce siano del monovitigno desiderato. Il restante massimo 15% può essere di qualunque altro vitigno.
Tutto questo ci spiega Andrea, che ci accompagna nella visita alla distilleria in piena attività.
Le vinacce esauste un tempo erano usate per fare mattoncini da bruciare per riscaldamento. Oggi possono essere utilizzate come mangime per animale oppure per estrarne i semi di vinacciolo e ricavarne da questi un olio particolarmente richiesto per la cucina.
Dal punto di vista tecnico una grappa per essere definita tale deve avere una gradazione non inferiore a 37 gradi alcolici e non superiore a 61 gradi alcolici. Se ha meno di 37 gradi non si può definire grappa, ma liquore a base di grappa.
Poli esporta circa il 60% della propria produzione, prevalentemente in centro Europa, poi nord America e infine Estremo Oriente.
Nei locali della distilleria sono allocati una cinquantina di silos in acciaio, torri alte circa sei, sette metri, per lo stoccaggio di grappe e liquori. Visitiamo anche il locale di imbottigliamento dove anche oggi è operativo un sistema di imbottigliamento che sforna circa un migliaio di bottiglie all’ora.
Nella sala successiva sta in bella mostra una scintillante Ducati bianca che il prossimo sabato 5 ottobre accompagnerà il lancio del nuovo marchio Airone rosso, l’aperitivo rosso di Poli distillerie.
Foto Credit: Dal sito www.Madeinvicenza.it
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