Il 21 e 22 luglio 2006 si sono radunati in Umbria alcuni rappresentanti dell'eccellenza italiana nel mondo. Si parla di soft economy in un seminario di due giorni pieni, intensi, di grande respiro. Racconti di successi, di iniziative nuove, di imprenditorialità intelligente. Un arcobaleno di realtà economiche in ogni settore della produzione, a cominciare dall'alimentare con i vini, l'olio, i formaggi, i prodotti tipici del territorio, poi la piccola industria, il mondo dell'associazionismo, le nuove "reti" di interessi comuni. Il tutto in una cornice ambientale unica, quale solo l'Italia, e questa fetta di Umbria in particolare, possono offrire. In una parola … Symbola.
Giovedì 20 Luglio 2006
Verso Montefalco.
Si parte da Genova con 32° verso l'una del pomeriggio. Per pranzo un po' di frutta fresca. Si viaggia bene fino alle porte di Firenze dove arriviamo alle tre e mezza. Poi un blocco per un incidente subito dopo il raccordo con l'A1. Si sta praticamente fermi un'ora, sotto il sole che segna 36°. Poi si riprende il viaggio pian piano verso sud: Arezzo, Cortona, la superstrada per Perugia e siamo già a 38°. Ancora una quarantina di chilometri attraversando Foligno, poi Bevagna, con 39° e finalmente siamo a Montefalco. Sono circa le sei e mezza ed è tutto un altro mondo. Aria calda ma ventilata, paesino in cima a un colle a cinquecento metri sul mare, viuzze pulite e ordinate e poi una vista a perdita d'occhio sulla valle del Clitumno. A quest'ora il termometro qui segna circa 30° e si sta proprio bene. Siamo alloggiati al Frantoio delle sorelle Brizi. Maria Rita ed Emanuela ci accolgono con estrema cortesia e disponibilità.
La nostra camera è la Sogni d'oro, con un bel letto di ferro battuto, coperta di pizzo bianco, cuscini sulle seggiole ricoperti anch'essi di pizzo, quadri alle pareti con stampe francesi che riproducono pettinature alla moda di inizio novecento, bei mobili d'epoca. Scopriremo poi che tutta la casa, compreso il ristorante dove ceneremo, rispecchia lo stile della stanza da letto. Tanti anche i libri appoggiati qua e là, sia in camera, sia nei corridoi di passaggio e nelle altre salette aperte agli ospiti, a disposizione dei turisti che si vogliono fermare in questo gioiellino in cui il tempo si è fermato al tempo della nonna, ma nel quale sono arrivate le nuove tecnologie.
Sotto alla terrazza della casa, che al pomeriggio consente di stare al fresco per una lettura o solo per guardare il panorama verso est, si trova il frantoio della famiglia. Due grosse macine cilindriche, in pietra, iniziano a ruotare a metà ottobre e proseguono fino a fine novembre, nelle annate migliori, per estrarre dalle olive che arrivano al frantoio il loro oro giallo extravergine. Il sistema di molitura è quello classico, ma la famiglia Brizi è estremamente attenta alla qualità, quindi evita l'uso di acqua calda e spreme la sansa con presse che operano molto lentamente per mantenere la temperatura bassa e ottenere un olio di qualità elevata.
Il frantoio classico è visitato durante tutto l'anno sia da italiani, ma soprattutto da stranieri, tedeschi, inglesi, belgi, nordici e anche qualche extraeuropeo, che ha saputo del frantoio e la curiosità di vedere e conoscere lo porta fin qui.
Prima di cena facciamo una passeggiata nel centro storico di Montefalco, fino alla Piazza del Comune, un gioiellino da vedere, con bei negozietti e soprattutto più di una enoteca con tanti buoni vini in esposizione e gentilezza del personale che, se vuoi, si intrattiene a raccontare le caratteristiche dei vitigni e quali sono i produttori e dove stanno sul territorio. Competenza e disponibilità sono le qualità di questi personaggi che trasmettono ai turisti le loro conoscenze dimostrando quella sensibilità che accompagna sempre le persone più umili e più buone.
Ceniamo nel ristorante Brizi, che dà proprio sulla strada. Sembra una trattoria di metà novecento, suggestivo l'ambiente, ben fatti e ben serviti i piatti, tipici, dalle bruschette e antipasti di affettati e formaggi, con prosciutto di Norcia IGP, alle lenticchie di Castelluccio di Norcia su fette di pane raffermo insaporito di olio crudo extravergine dop, fino alla braciola di vitello e alle torte della casa, al cioccolato o di sfoglia alle mandorle. Il tutto accompagnato da un rosso di Montefalco 2004, giustamente robusto ma anche ben profumato di frutti rossi e visciole, rigorosamente non barricato.
Venerdì 21 Luglio 2006
Symbola 1 - Bevagna.
Facciamo colazione alle 8.30 nella sala al primo piano dei Brizi, con latte, caffé, cereali, pane fresco, marmellate, dolci, torte, yogurt, formaggi, salame, prosciutto crudo di Norcia, spremute, pasticcini. A pancia piena partiamo nel fresco della mattina. Il termometro del display segna 24°, fantastico! La prima giornata del Convegno, che ha per titolo "Il futuro dell'Italia: la sfida della soft economy. Reti, Territorio, Qualità, Innovazione per appassionarsi e competere", si tiene a Bevagna, nel teatro Torti, proprio nella piazza centrale del paese, di fronte al Comune. Il teatro è un'altra chicca cui si accede da una magnifica scalinata di pietra, come ce ne sono tante in questi piccoli paesi dell'Umbria. L'interno tiene un centinaio di persone in platea e altrettante nei 42 palchi sui tre piani del loggione. Il convegno inizia alle dieci con Ermete Realacci, presidente di Symbola - Fondazione per le qualità italiane, che lo ha organizzato.
La mattinata prevede una ventina di interventi. La prima sessione parla di "Soft economy: territorio, passione e innovazione". Al di là degli invitati a parlare, che si possono vedere nell'elenco dei relatori, si vuole mettere a confronto le diverse esperienze maturate nell'ambito dell'imprenditoria italiana con quelle di chi fa ricerca e quelle di esponenti che appartengono a organizzazioni del lavoro. Particolarmente incisivo e colto l'intervento di Aldo Bonomi, presidente di A.A.S.Ter, che parla di Glocal (quando il Global si ricongiunge nel Local) ma soprattutto di Lobal (quando il Local si allarga e diventa a dimensione Global), e poi di Anteo e Proteo, a cui fa eco Realacci con Prometeo e con una bella frase di Giovanni Pascoli che si sposa perfettamente con il Convegno: "Piccolo è il mio, grande il nostro", che sa di rete, di cooperazione, di mettere insieme le piccole gocce individuali per fare il grande mare "nostrum" della qualità ed eccellenza italiane.
Alle 13.40 finisce la prima sessione e ci spostiamo nel chiostro del Convento dei Domenicani, oggi Albergo "Il chiostro di Bevagna", manufatto ristrutturato nei primi anni del 1600, con belle lunette affrescate, da restaurare. Qui è previsto il pranzo a buffet con tante cose tipiche offerte dalla Coldiretti: prosciutto crudo di Norcia eccezionale, tagliato al momento dal violino sul sostegno orizzontale, e poi cappellacci al tartufo di Norcia e zuppa di lenticchie di Castelluccio di Norcia (igp) all'olio di oliva extravergine dop. Le lenticchie di Castelluccio nascono a 1500 metri di quota nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, legume tra i più antichi del mondo ancora oggi lavorato a mano e coltivato in fazzoletti di terra su terreni argillosi per dare "due millimetri di gusto". A seguire bocconcini di carne di vitellone bianco dell'Appennino centrale (igp e commercializzata solo nei punti vendita del Consorzio di Tutela), patate rosse di Colfiorito e misticanza di verdure miste e cipolla di Cannara gratinata, peperoni gialli e pomodori, pure gratinati. Albicocche e prugne rosse per frutta fresca e come dolce il Torcolo di San Costanzo con ricetta codificata dall'Accademia italiana di cucina. I vini, bianchi e rossi, sono offerti dall'Associazione Grandi Uve dell'Umbria.
I lavori riprendono con la seconda sessione dopo le quindici. L'argomento di questa sessione è "La forza delle reti, le migliori pratiche", pessima traduzione di Best Practices, che si riferisce a chi ha fatto meglio, come avrebbe detto la nonna "prendete esempio dai più bravi". Parlano quelli che lavorano e operano nel territorio e le migliori esperienze dell'associazionismo. Le reti di riferimento sono la Città del Vino, i Borghi più belli d'Italia, la Città della Castagna, la Città dell'Olio, Città delle Ciliegie e poi ancora Unicum, l'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. I Distretti Italiani, Legambiente, CittàSlow, Città della Ceramica, Città del Miele e tanti altri. Gente operosa, che lavora, si dà da fare, produce per migliorare sé stessa e il proprio territorio. C'è ancora qualche intervento che giustifica certe stonature in nome del profitto, ma per fortuna sono sempre meno e soprattutto non sono i più giovani. Ovviamente il profitto è importante ma occorre sempre mediare tra benessere, profitto e qualità della vita in generale.
Giustamente un relatore parlava di avere una certa idiosincrasia verso il competere perché non è bello vivere con il miraggio del primo posto, dell'essere i più bravi, perché così c'è sempre qualcuno che perde e anche se ha lavorato bene si sente un po' frustrato. Se invece si collabora tutti con passione il risultato globale è lo stesso e siamo tutti vincenti. In chiusura da ricordare la bella frase di Antoine de Saint Exupery: "Se vuoi costruire una nave, non chiamare a raccolta gli uomini per procurare la legna e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito" per dire che non importa tanto darsi da fare per avere il portafoglio pieno quanto piuttosto insegnare e far crescere nell'animo umano il desiderio dell'ignoto e l'abolizione dei limiti, fino ad arrivare ad avere l'impossibile come proprio obiettivo: "Siate realisti, chiedete l'impossibile", motto ricordato da un oratore che si è stupito di averlo letto all'interno della scuola americana di Harvard (dove si educano i rampolli dell'alta borghesia americana), poiché è nato dalla mente di un certo Ernesto Che Guevara.
Verso le 18.30 si conclude la seconda sessione con un arrivederci a domani mattina nel Museo Civico di Montefalco alle dieci. Fa ancora molto caldo fuori del Teatro Torti, dove un ottimo condizionamento ci ha deliziati per tutto il Convegno. È ancora presto per tornare in albergo e allora, a finestrini tutti aperti per far circolare meglio l'aria e a cinquanta all'ora imposto sulle strade tra Bevagna e Montefalco, ce ne andiamo a visitare il Santuario della Madonna della Stella, ai piedi della collina di Montefalco verso Spoleto. Il Santuario è all'inizio della vallata, circondato da un bel viale di platani alti e frondosi che fanno una bella ombra. Il prete sta dicendo la messa quando arriviamo e ci fermiamo a sentire il Vangelo, in cui Gesù ricorda ai Farisei che lo rimproverano perché i suoi discepoli non rispettano il sabato, che anche Davide mangiò, di sabato, con i suoi uomini i pani del tempio che erano riservati ai soli sacerdoti e anche i sacerdoti stessi violavano questa legge del sabato. E in definitiva ricorda che il Signore chiede misericordia e non punizione. E mi è sembrato che facesse proprio pendent con la storia del competere di poche ore fa.
Torniamo in albergo per un'oretta di sosta sulla terrazza del Frantoio Brizi. Sotto la terrazza c'è la stanza del frantoio e così chiediamo a Emanuela e Maria Rita di poterlo visitare. Ci sono le due macine enormi che aspettano la stagione fredda per ricominciare a schiacciare lentamente le olive sotto il loro peso, in un angolo i fiscoli nuovi e poi le presse meccaniche. Tutto è pronto per l'autunno e per la ripresa del lavoro.
Alle nove meno un quarto usciamo per fare due passi e salire sulla piazza del Comune per vedere se riusciamo a cenare all'Alchimista, che avevamo già visto la sera prima e ci era piaciuto.
La piazza è come sempre quasi deserta, con le due - tre enoteche aperte e gli altri negozietti che hanno appena chiuso o stanno chiudendo. Sembra il sabato del villaggio, la stessa atmosfera.
Ai tavoli esterni dell'Alchimista due coppie stanno cenando. C'è posto anche per noi. Ci sediamo sotto il tendone che di giorno ripara dal sole e di sera protegge dalla brezza a tratti impetuosa che si forma per il gradiente termico tra vetta e vallata. Il tavolo è di legno grezzo, senza tovaglia. Due fogli di carta gialla da salumiere fanno da servizio all'inglese, ma i dettagli sono perfetti, bicchieri giusti per il vino, sia rosso, sia bianco, vaschetta col ghiaccio refrigerante per i vini bianchi.
Ordiniamo per iniziare una torta al testo con ciauscolo, si tratta di piadina calda farcita con un ottimo salame fresco morbido, saporito e gustoso, che poi scopriremo preparato da loro nei mesi invernali.
A seguire Fiore molle della Valnerina allo zafferano di Cascia (un formaggio molle di pasta gialla, eccellente) fuso al forno su una base di pancetta e zucchine, detto anche Carbonara di formaggio. Per me "Lu padellaccio", uno spezzatino di maiale e vitello cotto al Sagrantino, con piselli o fave fresche o funghi, a seconda della stagione. Per contorno dei fagiolini conditi con olio di oliva extravergine di Montefalco. Siccome a me piace assaggiare l'olio prima di metterlo sulla pietanza, chiedo un bicchierino per l'assaggio. Con estrema cortesia accontentano la mia bizzarra richiesta e finalmente mi trovo servito un olio fresco, giovane, di un bel fruttato e ben fatto, come dovrebbero fare tutti i ristoranti seri e come nel 95% dei casi non succede mai. Di recente a Genova ho dovuto usare un olio dell'imperiese che scadeva due mesi dopo (quindi vecchio di almeno 16 mesi) in un ristorante da 70 Euro a testa esclusi i vini - da vergognarsi!
Ovviamente quell'olio era spento, vecchio, senza fruttato e ormai stantio, con solo una punta di riscaldo perché per fortuna all'origine era stato fatto come si deve. Mi sembra impossibile che un ristoratore intelligente non si renda conto del danno che ne subisce in termini di clientela prima e di immagine poi, tutto per pochi decimi di Euro (diciamo 200 vecchie lire su un conto di 150.000 lire!). Lo stesso vale per il produttore che rifornisce quel grande ristorante, che dovrebbe stare attento che il suo olio vecchio non venga messo sui tavoli quando ha già oltrepassato un anno di vita. Invece bravo all'Alchimista che tiene olio non solo buono ma eccellente e lo sa valorizzare. E bravo al produttore che lo rifornisce.
Proseguiamo poi con semifreddo alla pesca con pesche al limone e flan di cioccolato con pallina di vaniglia, entrambi eccellenti per sapore e presentazione. Tutti i dolci sono rigorosamente fatti in casa, con ottimi risultati. La cena è stata accompagnata da un bel rosso umbro igt 2004 di 13°, di Sangiovese 80% e Ciliegiolo 20%, dal naso piacevolmente vinoso su una base di frutti rossi, amarena e prugna matura. In bocca ha una giusta acidità, equilibrato e armonico, snello di corpo ma abbastanza persistente. Al retrogusto una nota di frutti rossi, amarena e lieve lampone.
Con un caffé a fine pasto abbiamo speso 33 Euro in due, esclusi i vini, per una serata veramente deliziosa.
Dopo la cena ho fatto un giro all'interno dell'enoteca. Claudio Magnini è il gestore, sua moglie Patrizia Moretti lo aiuta in cucina (Patrizia è davvero una brava cuoca) e le figlie Cristina (bionda) e Barbara (dai capelli ricci, neri e lunghi, splendidi) lo aiutano nel negozio e ai tavoli, assieme al giovane Claudio Moore, nato a Montefalco da genitori australiani (suo padre fa il pittore ritrattista a Foligno, con buon successo), che parla un perfetto inglese con accento umbro, essendo bilingue per nascita. In enoteca Claudio e Patrizia vendono, oltre al vino e all'olio umbri, anche i tipici prodotti del territorio, dalle paste secche alle marmellate e conserve di frutta e verdura, i legumi biologici di Spello e Colfiorito, formaggi, tra cui il formaggio molle della Valnerina allo zafferano di Cascia, salumi, il salame, il lombo, il capocollo o pancetta, la salsiccia, il ciauscolo, quelli di cinghiale e quelli di maiale, che fanno uccidere al mattatoio e poi preparano loro stessi durante i mesi morti invernali, con una giusta salatura e pepatura. Inutile dire che l'assortimento dei vini e degli oli umbri è di tutto rispetto, sia come tipi di vini, sia come nomi del territorio.
Lasciamo la bottega di Claudio Magnini soddisfatti per aver trovato una famiglia seria e operosa che sa fare bene il proprio lavoro, tanto in cucina quanto in sala e in bottega, e soprattutto ha rispetto per il cliente e per il suo portafoglio.
Sono quasi le undici. Scendiamo verso Porta Federico II, accarezzati dalla brezza della sera che sale dalla vallata, e in cinque minuti siamo in camera a goderci il riposo notturno, dopo una giornata veramente piena di emozioni e di piacevolezze.
Dalla finestra della camera guardo oltre la vallata, verso est e nel buio dei monti di fronte mi colpiscono due file di luci perfettamente parallele che sembrano ali aperte di un gigantesco "falco" che sta sorvolando la vallata.
Sabato 22 Luglio 2006
Symbola 2 - Montefalco.
Dopo la solita colazione dai Brizi saliamo a piedi fino alla Piazza del Comune e passiamo vicini al Palazzo Santi Gentili in Vicolo Doppio, dove ha sede il Centro Nazionale dei Vini Passiti Montefalco. Dalla Piazza si scende ancora per Via Ringhiera Umbra per una cinquantina di metri e si ha sulla destra il Museo di San Francesco, sede del Convegno.
La seconda giornata del convegno dovrebbe iniziare alle dieci con l'intervento del sindaco di Montefalco, Valentino Valentini. Tuttavia la bellezza delle opere che ci circondano è tale che non si può non ammirare lo splendore della Natività del Vannucci (il Perugino), che sta all'inizio della navata, a sinistra del portale d'ingresso, né la luce e la grazia degli affreschi di Benozzo Gozzoli sulla vita e le opere di San Francesco, in fondo dietro l'altare, né le altre opere del museo di artisti minori tra il 1300 e il 1700. Bellissima la rappresentazione di Sanctam Birgittam che scaccia il demonio con un bastone nodoso a forma di matterello. Notevole anche il crocifisso ligneo di maestro espressionista di Santa Chiara, una tempera su tavola di inizio XIV° secolo, di scuola giottesca. Insomma tutte queste meraviglie sono servite da ottima introduzione al saluto del Sindaco, che è iniziato con una buona mezz'ora di ritardo, più che giustificato.
Un ricordo commosso e un minuto di silenzio di tutta la platea vanno alla memoria di Raffaella Liprandi, che ha contribuito attivamente al lancio di Symbola e che, ancora giovane, è mancata poco tempo fa lasciando un grande vuoto in tutti quelli che l'hanno conosciuta ed apprezzata per la sua vitalità e per i tanti progetti di collaborazione nel sociale che ha avviato nella sua breve vita.
Il convegno oggi prevede una Tavola rotonda su "Il futuro della qualità italiana", condotta da Maria Luisa Agnese. Prima del dibattito Stefano Palombo presenta "SIGNA: Indagine revisionale sul futuro della qualità italiana", lo studio di Domenico De Masi sulla qualità italiana e sulla sua evoluzione nei prossimi cinque anni. La ricerca è stata condotta con il metodo Delphi, che consiste nella consultazione di oltre venti esperti, ripetuta dopo una prima selezione delle risposte. Impossibile riassumere brevemente le tredici pagine della relazione, tuttavia si può dire che il made in Italy è sempre molto apprezzato all'estero, quando riguarda prodotti di eccellenza, per la grande capacità di innovazione, che l'organizzazione non è ancora (e forse mai lo sarà) il punto forte del sistema Italia e che si assisterà, opportunità da cavalcare, a una diffusione del consumo critico e consapevole nei paesi a economia matura.
La tavola rotonda vede l'alternarsi degli interventi di Aldo Bonomi, Presidente di A.A.S.Ter. (Associazione Agenti per lo Sviluppo del Territorio), di Domenico Siniscalco, Consulente Morgan Stanley, di Maria Rita Lorenzetti, biondissima e vivacissima Presidente della Regione Umbria, di Franco Pasquali, Segretario Generale della Col diretti, di Anna Maria Artoni, Presidente di Confindustria Emilia Romagna, di Alessandro Profumo, Amministratore Delegato Unicredit e Presidente del Forum Symbola, di Ermete Realacci, Presidente di Symbola e di Francesco Rutelli, Ministro per i Beni e le Attività Culturali.
La discussione è stata efficace, si è partiti da una sintesi della giornata precedente, in cui il tema è stato la vertigine da successo, perché tre anni fa si è partiti da elementi marginali e si è contaminato pian piano tutto il made in Italy. È il caso di chiedersi se Symbola sia un movimento o una lobby o qualcosa che cerca di tenere uniti questi due concetti e se rappresenta davvero la qualità del capitalismo italiano. Nella giornata di ieri si è visto il capitalismo di territorio, che unisce e tiene insieme tradizione e qualità nella soft economy. Esiste una voglia potente di fare movimento, nonostante alcuni ragionino ancora in termini di quantità piuttosto che di qualità. Il movimento inoltre, per sua natura istintiva, agisce localmente e pensa globalmente però è necessario invertire questa sua natura in modo da portarlo ad agire globalmente ma pensando localmente, proprio per tenere insieme qualità e tradizione. La sintesi non è semplice, richiede passione e innovazione.
A proposito di made in Italy, si ribadisce che all'estero è molto apprezzato, quando si guarda ai prodotti che gli italiani sanno fare bene (il famoso PIQ - prodotto interno qualità) e il peso di questa fetta di mercato non è una nicchia perché vale almeno il 30% del prodotto interno lordo. Occorre difendere e diffondere il PIQ, attraverso la vetrina della prossima Campionaria, la qualità come certificazione e lo sviluppo in termini economici. Ogni sforzo va fatto mediante una forte spinta collaborativa tra pubblico e privato, con un lavoro di squadra che sappia cogliere le migliori opportunità e le incentivi finanziariamente e politicamente, con una spinta dal basso verso l'alto. Si deve continuare a tendere all'eccellenza, premiando chi fa meglio, nella logica di una cultura d'impresa. L'impresa non deve essere "buona", ma deve fare sempre i propri interessi, con uno sforzo nuovo verso il socialmente utile. Grande passione di tutti in quello che si fa, all'interno di regole ben precise che non uccidano la passione significa imparare a gestire la diversità, il cambiamento e trarne vantaggio.
In conclusione il Presidente Realacci, dopo aver ringraziato tutti coloro che hanno collaborato al successo del Convegno, in primis la famiglia Caprai, ricorda un motto zen che dice che è maestro nell'arte di vivere chi è sempre convinto di lavorare divertendosi. Una grande impresa può anche essere di piccole dimensioni, nella soft economy, però è essenziale che pubblico e privato collaborino attivamente. Il pubblico facendo da motore trainante, vedi Coldiretti per il progetto agricoltura, e il privato sul territorio cercando sempre l'eccellenza. È indispensabile trovare un'idea comune di futuro e una visione comune di futuro, affrontando i conflitti che inevitabilmente nasceranno e lavorando insieme con passione. È anche essenziale lavorare molto a livello politico sulla burocratizzazione delle attività e sull'eliminazione di orpelli e laccioli ancora troppo numerosi. Le cose che ci stanno a cuore non si risolvono mai da sole, ma solamente con uno sforzo comune continuo.
Infine il Vice Presidente del Consiglio Francesco Rutelli suggerisce un sottotitolo al Convegno: Symbola come Genius Loci, in quanto Sympola è un dono alla cultura, alla politica e all'economia italiane. Si possono conciliare qualità e buon governo attraverso l'organizzazione e l'organizzazione di filiera in particolare. Un ultimo invito ad ammirare la Natività del Vannucci prima di trasferirsi al Chiostro di Sant'Agostino scendendo lungo Via Goffredo Mameli per il pranzo a buffet offerto anche oggi dalla Coldiretti.
Il caldo è ancora intenso però in questi chiostri conventuali che dal medioevo accolgono i monaci e i pellegrini la sapienza dei costruttori e quella degli arredatori (archi e piante e direzione della luce) hanno saputo trovare la sintesi degli elementi atmosferici per ottenere sempre il massimo del benessere fisico. Seduti sulle panche di legno apparecchiate sotto il porticato abbiamo potuto godere il sapore incomparabile della Porchetta di Costano (un maiale di poco più di un quintale cotto a 210°) preparata secondo l'antica arte dei norcini, e poi bruschetta all'olio extravergine DOP Umbria, formaggi e miele delle colline umbre. Altri piatti deliziosi l'insalata di farro di Monteleone di Spoleto con scaglie di ricotta salata, piatto di origine romana e greca, strozzapreti alla mentuccia, e ancora straccetti di vitellone bianco dell'Appennino centrale (IGP) con rucola, e poi fagiolina del Lago all'olio extravergine, verdure gratinate, insalate. Per chiudere la pastarella all'uva passa, tipico e delizioso dolce di queste terre. Anche oggi i vini, bianchi e rossi, sono offerti dall'Associazione Grandi Uve dell'Umbria.
Un'ultima passeggiata per il borgo fino al frantoio Brizi a recuperare i bagagli, un ricordo veloce sul libro degli ospiti e via in macchina verso casa. Alle otto di sera siamo al Dinghy dove sta per iniziare la festa per i sessant'anni del Club. Un veloce bagno rinfrescante in mare, una doccia fredda per temprarsi e fuggire la canicola e si chiude la giornata con musica, balli e fuochi d'artificio sotto il cielo stellato a duecento metri dallo scoglio di Quarto dove partì Garibaldi con i Mille per una delle sue tante avventure finite bene!
Sono nato in una torre malatestiana del 1350 sulle primissime colline del Montefeltro romagnolo, massi rotolati fino all'Adriatico...
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