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Doc e Docg

Doc e Docg: Sforzato di Valtellina o Sfurzat Docg

di Sergio Ronchi

MappaArticolo georeferenziato

Gazzetta Ufficiale n. 81 del 7 aprile 2003
Tipologia: Sforzato di Valtellina o Sfurzat di Valtellina, vino rosso proveniente da uve preventivamente appassite
Vitigni: Nebbiolo almeno 90%, localmente denominato Chiavennasca più altri vitigni a bacca rossa non aromatici raccomandati per la provincia di Sondrio.
Zona di produzione: Dal comune di Ardenno al comune di Tirano, tutti nella provincia di Sondrio.
Condizioni ambientali: Esclusivamente i vigneti ubicati in terreni declivi e di natura brecciosa, ben esposti.
Densità per ettaro: Non inferiore a 4.00 ceppi.
Resa massima: 8 t. per ettaro
Titolo alcolometrico volumico totale: 14,% minimo
Resa massima dell'uva: Inferiore al 50%
Invecchiamento: Affinamento di venti mesi, dei quali almeno 12 in botti di legno. Il periodo di invecchiamento e di affinamento sopra riportato decorre dal 1 aprile dell'anno successivo alla raccolta.

Siamo in provincia di Sondrio, ed è qui che sulla sponda destra del fiume Adda si produce lo Sforzato. Questo vino proviene per il 90% dal vitigno nebbiolo in zona denominato Chiavennasca. Il terreno è principalmente sabbioso, formato dallo sfaldamento delle rocche granitiche che lo rende permeabile e quindi molto adatto alla coltivazione della vite. Il nome del vino deriva dalla particolarità dell'appassimento delle uve sui graticci che per disciplinare deve durare almeno fino al 10 dicembre dell'anno di vendemmia per poi essere affinato in cantina almeno altri 20 mesi. E' chiaramente un vino da invecchiamento. Il colore è rosso granato intenso, al naso si riconoscono profumi fruttati e speziati, in particolare confetture di frutti di bosco e di viole, cannella, vaniglia e a volte liquirizia.

In bocca è molto intenso e morbido se bene invecchiato, ha una persistenza notevole e quindi lo abbiniamo ad una cucina molto saporita come quella valtellinese, ottimo con tutte le carni brasate o stufate come ad esempio il capriolo oppure con la selvaggina. Si accompagna anche con i tipici "pizzoccheri" o con il bitto, formaggio tipico della zona, meglio se di lunga stagionatura.

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