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Vino in garage

Garagisti d'otremare

di Luca Risso

MappaArticolo georeferenziato

Sono Molto orgoglioso di presentare il Contributo a Vino in Garage di Agostino Cristiano. Il nome è italiano, ma la nazionalità è americana e la residenza a New York City. Agostino non solo ci fornisce uno spaccato interessantissimo della realtà e delle tradizioni di una comunità di italo americani emigrati nel paese del Grande Sogno, ma ci dimostra quanto i Garagisti contribuiscano alla propagazione della cultura popolare, degli antichi costumi (quindi anche del modo di fare il vino) che rischiano altrimenti di perdersi nel passato.

C'è un'altra ragione che mi rende fiero di presentare questo post, ed è l'immagine di una Italia pulita, onesta e laboriosa che viene fuori e di cui queste persone sono i migliori e orgogliosi ambasciatori!

______________________


Quando Luca Risso mi ha contattato sul mio canale YouTube e mi ha chiesto di scrivere un articolo sulla vinificazione, ero un po' titubante in quanto il mio canale YouTube è piuttosto dedicato a mostrare le vecchie tradizioni calabresi ancora praticate dagli immigrati in America. La maggior parte dei miei video non sono molto tecnici e quindi non ero sicuro del tipo di contributo che avrei potuto dare.

Poi mi sono seduto e ho cominciato a sommare il numero di anni di esperienza di ogni persona che aveva partecipato ai video sulla vinificazione, e ho contato più di 500 anni! Quindi forse qualche cosa da dire effettivamente ce l'ho! Il mio contributo sarà però più emozionale che tecnico, cosi come i protagonisti dei miei video-racconti. Ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze e dalla semplicità del loro approccio poiché la maggior parte di essi ha fatto vino per tutta la vita, prima in Italia e poi in America.

I miei amici sanno che ogni aspetto della vinificazione parte dalla coltivazione dei terreni e dalla raccolta di uve sane; perciò vanno alla ricerca dei vigneti della Napa Valley meglio esposti e nelle località più vocate. Molti di loro già erano immigrati dalla Calabria in Liguria prima di trasferirsi a New York. Perciò anche se conservano i bei ricordi della Calabria dove si recano ogni anno, la Liguria occupa un posto speciale nei loro cuori. Quando parlano dei terreni, del clima e del cibo ligure i loro occhi si illuminano e la maggior parte di essi ritiene che il lembo di terra da Genova a San Remo sia uno dei luoghi più belli al mondo dove vivere.

Quando emigrarono a New York l'aspetto più difficile da affrontare nella produzione di vino fu il clima e l'uva. Tutti ritengono che l'uva in Italia sia superiore a causa del clima e del terreno. La maggior parte delle uve sono di origine italiana e francese, e non si può prendere una pianta in Italia, portarla negli Stati Uniti e avere lo stesso risultato! Un altro aspetto importante è che l'uva in America veniva raccolta un po' prima della perfetta maturità a differenza che in Italia. Quando facevano il vino in Italia molti di loro andavano direttamente nel vigneto a prendere l'uva. Per acquistare le uve a New York dovevano appoggiarsi a un distributore che sceglieva per loro. Le nostre uve fanno 3.500 miglia di viaggio per raggiungere New York e per questo devono essere refrigerate. In Italia le uve nel caso peggiore viaggiano solo pochi chilometri.

Per questi Italo Americani il segreto è stato quello di adattarsi al territorio degli Stati Uniti. Ciò che potrebbe funzionare in Italia non funziona in America. Tutto questo fa parte del vissuto di quegli immigrati che volevano ritrovare il sapore di ciò che erano soliti bere in Italia.

Mi ricordo i vini fatti in casa le prime volte da mio papà alla fine degli anni '60. Volevamo fare il Vino in Garage. In quel tempo pigiavamo l'uva a metà ottobre. A New York era già freddo. A volte le temperature durante la notte raggiungevano 1-2 gradi centigradi. Il vino non fermentava mai correttamente a causa delle basse temperature. I vini venivano dolci e pesanti e molto lontani dai miei gusti. In quel tempo, mio padre era appena emigrato dalla Calabria. In Calabria durante la vendemmia la temperatura media era di 21-22 gradi centigradi! All'epoca non avevamo nessuna cognizione sul controllo della temperatura, per cui anche se ero un ragazzo mi è rimasta una impressione negativa di quel vino fatto in casa e decisi che non ci avrei mai più provato.

Sono passati trent'anni prima che cominciassi di nuovo a interessarmi di vino, quando ho incontrato questo gruppo di italiani con 500 anni di esperienza complessiva, appassionati ed estremamente competitivi nel processo di vinificazione - stile garagista. I loro vini erano secchi, fermi e molto piacevoli da bere. Molti dei loro vini sono migliori di quelli che si trovano normalmente in enoteca. Tutti sono fatti secondo la tradizione italiana, così per la prima volta ho potuto degustare vino prodotto con uve della California ma senza gusto di legno. Sono stato davvero molto impressionato!

Il gruppo segue regole precise e rigorose per la produzione del vino. Molti dei loro metodi e delle loro credenze sono state tramandate di generazione in generazione. Quando si acquistano le uve, i livelli di zucchero sono estremamente importanti. Dal momento che essi non usano solfiti né lieviti selezionati per avviare la fermentazione, ritengono ideali livelli zuccherini intorno a 25-27 Brix. Essi credono che un livello di alcol elevato protegga il vino dall'ossidazione e dalle malattie. I loro vini mediamente hanno 13° -14° e ne ho bevuto certi di 15°. Di solito questi vini sono fatti con uve Primitivo. Il Primitivo in USA si chiama Zinfandel che come è noto ha livelli zuccherini e quindi di alcol potenziale molto alti. Siccome non usano né solfiti né lieviti selezionati per accelerare la fermentazione, il controllo della temperatura è ritenuto della massima importanza.

Molti di loro hanno delle belle cantine naturali per conservare il vino ma ricorrono anche al condizionamento per mantenere costante la temperatura di solito tra i 13 e 17 gradi. Durante il processo di fermentazione temperatura è compresa tra i 19 e 22 gradi. La più grande e curiosa contrapposizione tra di loro riguarda la conservazione del vino nelle botti. Il gruppo di nuova scuola “modernista” ritiene che una volta che si incomincia a bere il vino da una botte, questa vada svuotata completamente e il vino riposto in damigiane ben chiuse con un foglio di alluminio, in quanto ritengono che l'alluminio faccia una tenuta ermetica. Alla vecchia scuola invece piace bere il vino dalla botte spillandolo di volta in volta con la canna. Questi ultimi però sono una minoranza e la maggior parte di noi lasciano il vino in botte per un anno prima di svuotarla. In questo modo il barile non rimane mai vuoto.

Su una cosa sono tutti d'accordo e cioè che quando bisogna travasare una botte o imbottigliare il vino, la giornata deve essere limpida, piena di sole con poca umidità. Non ho mai capito perché, ma alcuni ritengono che abbia a che fare con la pressione barometrica. Quando la pressione atmosferica è bassa ritengono che possa portare delle turbolenze al vino. Che questo sia scientificamente vero o no, faccio così anche io

Nel video riportato di seguito la pigiatura e la diraspatura dell'uva avviene con un macchina elettrica. Siamo un gruppo di 5 persone. Schiacciare l'uva con una pigiatrice manuale è faticoso. Anni fa, quando non esistevano le macchine si faceva la diraspatura a mano. A volte ci volevano due giorni per diraspare e pigiare l'uva e alla fine eravamo così stanchi da riuscire a fare nient'altro. Grazie alle moderne tecnologie la pigiatura richiede ora solo un paio di ore.

Dopo la pigiatura normalmente il mosto soggiorno nei mastelli per circa una settimana prima di iniziare a torchiare. Durante questo periodo le uve vengono follate due volte al giorno per mantenere viva la fermentazione. Il processo di pressatura dura circa 5 giorni dopo di che il vino torna nei tini e vi rimane fino a quando tutto lo zucchero viene trasformato in alcol. Il livello alcolico è misurato con un mostimetro di tanto in tanto per controllare i livelli di zucchero residuo. In questo video abbiamo trasferito il vino dai tini alla botte dopo circa 10 giorni da quando il mostimetro leggeva meno di 1 Brix. Una volta che il vino è nelle botti bisogna aspettare che tutti i processi fermentativi finiscano prima di chiudere bene il barile con il tappo, e questo accade normalmente dopo circa un mese.

Questa è in sintesi la nostra “ricetta”. Per tanti altri particolari e per sentire più da vicino l'anima e la passione di questi nostri connazionali siete invitati tutti a visitare il canale You Tube http://www.youtube.com/user/lodovico411


Agostino Cristiano

Letto 11856 voltePermalink[20] commenti

20 Commenti

Inserito da Michele

il 17 novembre 2010 alle 22:12
#1
Ciao a tutti.
domenica prossima a 1 mese esatto dal primo travaso avrei dovuto effettuare il secondo per poi lasciare il vino riposare al freddo.
Invece mi sono lanciato completamente alla ricerca della FML.
Ormai il mio tino e' ben al caldo da quasi una settimana, nel locale caldaia, dove ad occhio e croce ci saranno 25 gradi.
Cosa potrei rischiare lasciando il vino ancora un paio di settimane a queste temperature?
Michele

Inserito da Massimo Scanferla

il 18 novembre 2010 alle 11:50
#2
Complimenti agli amici americani. Il gruppo diventa sempre più numeroso e internazionale! Avrei solo una domanda per Agostino: noi ci siamo confrontati in altri post sull'uso di lieviti, solforosa e batteri per la fermentazione malolattica. Da quello che leggo, voi non usate niente di tutto ciò e il vino che producete vi soddisfa. La mia domanda è se la qualità del vostro vino si degrada nel tempo o se si mantiene sano e buono anche dopo un certo tempo. Avete qualche esperienza di invecchiamento di un prodotto così naturale? Ciao e grazie, Massimo

Inserito da Luca Risso

il 18 novembre 2010 alle 20:19
#3
@Michele
Dicci tu, cosa succede? Odori? Effervescenze? Cosa osservi?
Luk

Inserito da Michele

il 18 novembre 2010 alle 20:52
#4
Domani probabilmente mi arrivano i tanto agoniati batteri lattici.
Apro il tino per inocularli poi ti racconto se noto qualcosa di strano.
..no.. chiedevo perche'io sinceramente non so a che potrei andare incontro ad esporre il vino al caldo, che anomalie rischia di contrarre il vino.
Se cioe' il gioco (la FML) vale la candela.
Non ho grandi capacita' di valutazione e non mi piace aprire troppe volte il coperchio del tino, ecco perche' lo assaggio di rado

Inserito da Michele

il 18 novembre 2010 alle 20:56
#5
@Luca
Ho tralasciato di dirti che, anche se ho spostato subito(sabato scorso) il tino al caldo, i batteri mi hanno tardatopiu' del previsto ad arrivare, quindi ancora non li ho aggiunti.
quindi quasi una settimana che e' li' ed almeno alre 2 dovrei tenerlo per sperare nella FML.
Ecco perche inizio ad aver paura di qualche effetto collaterale.
Michele

Inserito da Luca Risso

il 18 novembre 2010 alle 21:34
#6
@Michele
non credo che possa succedere niente di terribile, almeno secondo me.
Luk

Inserito da Agostino Cristiano

il 19 novembre 2010 alle 02:56
#7
@ Massimo

Spero che posso esprimere in Italiano. Mi scusi se non scrivo bene.

"La mia domanda è se la qualità del vostro vino si degrada nel tempo o se si mantiene sano e buono anche dopo un certo tempo."

Si se degrada dopo un certo periodo. Disolito il vino sta nelle botti per un anno. le botti sono sempre pieno. Dopo un anno anche prima di un anno dipende dalla persone le botti vada svuotata completamente e il vino riposto in damigiane.

Io ho notato questo- se le damigiane rimangono pieno e la cantina rimane fresco con poco variazione sulle temperatura 14-20 e le damigiane ben chiuse con un foglio di alluminio io ho provato vini da 3 anni che sono meglio del vino comprato in enoteca e non hanno sulfiti. Questo gruppo di garagisti usano i sulfiti solo quando lavano le botti prima di mettere il vino dentro.

Pero i garagisti credono che se il vino sara invechiato(imbottigliato) per piu di due anni lo devi trattare con solforosa. La cosa che e misteriosa per me e, io ho provato vini imbottigliato da 3 anni senza solfito e erano degrada pero non ho mai assigiato un vino che era nelle damigiane per 3-4 anni degradato.

Io invecce uso K-meta per lavare damigiane ogni volta che travaso il vino.

Inserito da Agostino Cristiano

il 19 novembre 2010 alle 03:09
#8
@ Massimo

Loro usano solo aqua per pulire damigiane. Per mantenere un vino naturale- sano e buono la cantina deve avere non molto humidita e la temperatura deve rimanere constante. Le botti e damigiane devono sempre essere pieno.

Inserito da Luca Risso

il 19 novembre 2010 alle 07:08
#9
Ottime considerazioni che condivido. Vorrei sottolineare un paio di punti.
-Alcuni produttori di vini anche famosi (ad es. La Stoppa) fanno proprio così, e cioè non usano SO2 durante il processo di vinificazione e affinamento, ma ne mettono un po' all'imbottigliamento, perché anche loro la considerano una operazione fondamentale per poter distribuire (quindi viaggi sballottamenti ecc.) e vendere bottiglie abbastanza stabili.
-Condizione per fare così è una pratica assai limitata del travaso (che comporta forte ossigenazione). Quella descritta da Agostino è una tecnica tradizionale abbastanza tipica nel meridione e in tutte le regioni calde, dove il problema dell'ossidazione è abbastanza sentito, e cioè fare al massimo un travaso e poi mettere il vino in botte ben chiusa e lasciarlo lì fino all'anno successivo. Si tratta di una tecnica che si adatta bene anche al tipo di vitigni locali come il gaglioppo, robusto di tannini con scarsa propensione alla riduzione. Il difetto principale di questo metodo come descritto anche da Agostino è che una volta in bottiglia questi vini se non si usa SO2 si ossidano abbastanza rapidamente, mentre se se ne usa un po' all'imbottigliamento al contrario sviluppano una fortissima tendenza alla riduzione, con quello che ne segue.
Chiedo però lumi anche a Emilio sulle tecniche tradizionali calabresi.

Luk

Inserito da Emilio Simone

il 19 novembre 2010 alle 19:19
#10
Ciao Luca e a tutti,

la tecnica descritta da Agostino, si rifà anche alle antiche tradizioni calabresi,
in cui il vino viene travasato in genere una sola volta e spesso anche dopo molto tempo della fermentazione alcolica, senza aggiungere nessun additivo lieviti compresi.
Ne derivano molto spesso degli ottimi vini, che però non riescono a restare tali per molto tempo e vengono in genere consumati entro un anno dalla produzione. Le prime alterazioni iniziano con il rialzo delle temperature, c'è da dire però che molti sottovalutano il rischio dovuto alla scarsa igiene dei recipienti e delle attrezzature in generale,nonchè dalle ossidazioni dovute dal contatto con l'aria, per cui molto spesso si vedono recipienti scolmi senza alcuna protezione. Se si Tiene conto di questi due parametri mi riferisco alla pulizia di tutti i recipienti fino alla sterilità degli stessi, recipienti sempre colmi,un solo travaso e se si aggiunge anche un buon locale con le giuste temperature, il vino resterà tale per moltissimo tempo come nel caso specifico illustrato da Agostino, se poi si aggiunge anche un buon grado alcolico e una buona struttura non c'è di che preoccuparsi. Questo è il sistema in genere adottato da chi ha una buona esperienza.
Il motivo per cui che il vino va incontro a degrado dopo l'imbottigliamento, penso che è dovuto al fatto che si tratta comunque di un vino già contaminato in precedenza, per cui il contatto con l'aria nelle operazione di imbottigliamento, e la poca quantita di vino in bottiglia ripetto alla damigiana, ne amplifica in modo esponenziale il degrado.

Ciao a tutti Emilio




Inserito da Agostino Cristiano

il 20 novembre 2010 alle 02:42
#11

Parlando di tradizione Calabresi, io mi riccordo un Calabrese che e venuto dalla Calabria visitare le cantine. Lui aveva molto conscenza del vino fatto in casa. Ha assigiato un vino novello che ancora non era pronto(crudo) da bere. Lui disse che il vino era troppo forte di tannins. La colpa e stata che dopo la macinazione l'hanno fatta stare troppo lungo al riposo prima di torchiare. Di solito nella zona dove vieni lui (cosenza) dopo che l'uva e maccinato lo fanno stare per 24 ore- massimo 48 ore al riposo poi cominciano torchiare subito. Facendo cosi il vino viene leggero, limpido, chiaro e non amaro. Spiegava che i medici dicevano che le seme fanno male :-)

Vero o falso?

Per me e MOLTO BELLO studiare le tradizione di una volta. Mi sento che sono un studente nella l'universita un' altra volta :-)

Inserito da Luca Risso

il 20 novembre 2010 alle 08:46
#12
@Agostino
E' vero, la tradizione calabrese era quella di fare vini rossi al limite del rosé. Ci sono spiegazioni per questo.
-Il vitigno rosso tradizionale calabrese è il gaglioppo. I suoi semi sono ricchissimi di tannini per cui una macerazione lunga produce vini inizialmente molto astringenti e che bisogna aspettare diversi anni per bere.
-In Calabria è piuttosto facile avere elevate gradazioni. Un vino molto alcolico e molto astringente si beve con difficoltà quando fa caldo (in Calabria molto spesso) e male si abbina a molti piatti di pesce o verdure o piccanti della cucina calabrese.

Diverso è il caso di un vino fatto a NY ;-) . I tannini non fanno affatto male e aiutano il vino a conservarsi, e nei vitigni che usate non sono così pungenti come nel gaglioppo. Al massimo bisogna lasciare che il vino invecchi un po', ma anche questo approccio è diverso dal fare un vino da bere "subito".

Luk

Inserito da Emilio Simone

il 20 novembre 2010 alle 09:56
#13
@ Agostino

Molte delle nostre vecchie credenze popolari sul modo di fare il vino sono basate purtroppo su fatti teorici, che non hanno alcun riscontro nella pratica dei fatti e che a vote si scontrano anche con quelle che sono le giuste pratiche per fare il vino.

Nella mia provincia (Cosenza), è vero, sono molto apprezzati i vini cosiddetti
"leggeri" di pronta bevibilità, che hanno subito macerazioni brevi di 24 ore e che vengono in genere consumati nel corso dell'anno.
Questo anche perchè il gaglioppo è un vitigno "selvaggio" difficile da domare e che ha bisogno di tempo per essere pronto. Ma da qui a dire che macerazioni più lunghe fanno male alla salute c'è ne passa.
I sistemi usati dalla vecchia scuola da te descritta nel racconto fanno parte delle nostre vecchie tradizioni, meglio quelli della seconda scuola (modernista) i quali pensano che il vino non deve assolutamente stare a contatto con l'aria nelle botti.

Ciao Emilio.

Inserito da Agostino Cristiano

il 20 novembre 2010 alle 13:53
#14
@emilio

" Ma da qui a dire che macerazioni più lunghe fanno male alla salute c'è ne passa."

E troppo bello ascoltare pero. Quando io sono insieme in una cantina e ci sono anche Italiani(amici, parenti che stanno visitando) ,magari una ventenne di persone e cominciano parlare del processo del vino - Modernista vs. Vecchia scuola ci deve essere pure tu--le risate :-) Faccio un filmino un giorno--- modernista vs. vecchia scuola.

Inserito da Agostino Cristiano

il 20 novembre 2010 alle 16:13
#15
@ Luca

"I tannini non fanno affatto male e aiutano il vino a conservarsi"

Esatto Luca. Questo che dicono le moderniste. Il vino deve avere minimo 13% e il vino deve esere scuro pieno di tannini per conservarsi dato che loro non usano SO2. Pero anche dicono che i vini di California devono essere conservati al riposo minimo un anno. Molte lo fanno riposare al fresco di piu (2 anni) perche poi perdono i tannini. Il vino californiano come detto tu ha molto tannini. E naturale che un Calabrese che viene per la prima volta a NY provare il vino a metta Marzo e dice che il vino e troppo amaro che abbiamo sbagliato con la macerazioni. I nostri vini ci vuole tempo prima da bere invece per quello Calabrese (e ne ho bevuto tanti in Calabria ottimo qualita) il vino si comincia a Natale e il vino e bevibile(buona).

I vini di California sono piu avicini i vini del merdione in senso che contene alcol di 14%. I vini pero sono pesante in comparazione della Merdione. Il vio Californiano sia fatto in casa sia fatto in California e difficile bere durante l'estate a NY per mio gusto. A NY non fa solo caldo ce molto umidita e si sente il calore molto. Invece California temperatura sempre perfetto e non ce umidita e li si po bere il vino Californiano(se piace, a me non piace). Quindi durante pieno estate bevo solo vino Italiano bel leggero. Ogni tanto sono fortunato trovare il rosato di Ciro :-) Anche dopo mangiato ho scoperto da mio grande amico Veronese(Romeo) un bel bel vino--Sangue di Giuda... WOW! Buona!!! Mi piacerebbe farlo un giorno pero non so se riesco..

Io ero molto fortunato di incontrare queste garagisti a NY. Loro portano molto esperienze nel processo di vino Californiano. Loro mi raccontavano quando sono emigrati a NY, hanno provato fare il vino Calabrese come si facevano in Calabria molte volte pero non venivano buone e se degradava meno di un anno. Poi sperimentando hanno trovato la soluzione. Con tutte le tradizzione Calabrese devi adottare con quello che la terra di da. Le trenette al pesto a liguria sono eccezionale se lo mangi in Calabria e buona ma non come si mangia a Genoa. Mio favorito quando vado in Calabria sono i fagiolini con patate. Per me quel mangiare e un "delicacy" e secondo me non lo trovi nessun parte del mondo :-)

Inserito da Agostino Cristiano

il 20 novembre 2010 alle 20:08
#16
Mi piace studiare le ricette dei cibi medioevale. Ogni volta che sono a Milano mi piace andare comprare i liquori dei monaci a Certosa di Pavia. Un giorno conosciuto uno a certosa origine (nascita) Calabrese che mi raccontava storie di suo nonno quando facevo il vino (nel 1940). Dopo che hanno finito di torchiare l'uva, toglievano l'uva del torchio e mescolava un po di aqua e lo lasciavano riposare per un giorno. Dopo lo torchiavano e metavano nei damigiane per fermentare. A natale era pronto da bere. Lui diceva che suo nonno offriva questo vino alle persone che non conesceva molto bene. Il vino era leggero pero non durava lungo tempo.

Comunque io ho provato fare qui a NY l'anno scorso :-) Il sapore molto leggero me ne bevuto 2 bichiere :-) Non male. Le moderniste non voleva niente di sapare!!!! Mi volevano uccidere!!! Se ricordano anche loro questo vino che si chiamava aquata.... Pero non avevano dei bei riccordi....

Inserito da Luca Risso

il 20 novembre 2010 alle 21:52
#17
@Agostino
Tradizione antica in tutta Italia. Alcuni nomi settentrionali dell'intruglio:
vinot, terzanel e vissena

Luk

Inserito da Alessandro Palmeri

il 21 novembre 2010 alle 13:33
#18
Ciao Luk,
ho ritirato le analisi del mio rosso Sangiovese e i risultati sono:
gradazione 13,20 °c;
acido tartarico 5,40;
acidita' volatile 0,30;

mi hanno detto che le analisi sono buone.Cmq il gusto a me pare perfetto.
secondo te com'é ?

inoltre volevo un consiglio sul vino bianco che ho gia' travasato ieri Tot 1000 lt:
durante la fermentazione nel tino(tot 8 gg) mi sono accorto che sia sul coperchio che in superficie c'era la presenza di piccolissimi lombrichi (come millepiedi) e parecchi moscerini.
a giorni mi arriveranno le analisi di questo bianco , ma la mia preoccupazione sta nel fatto che questi animaletti galleggiavano nel tino. Hanno potuto alterare il gusto e soprattutto puo essere bevuto il vino ? mi fiferisco soprattutto a livello igienico.cmq nella vinificazione non ho utilizzato nessun solfito,pero' nel travaso ho ne ho utilizzato un po'(2 capsule per 500 lt)
grazie

saluti Alex

Inserito da Luca Risso

il 21 novembre 2010 alle 21:14
#19
@Agostino
1-Le analisi del rosso mi sembrano ottime.
2-I moscerini sono normali, anche se il tino andrebbe protetto con il suo coperchio o con un telo. la presenza di millepiedi che a volte si trovano nei grappoli non è il massimo, in quanto secernono una sostanza abbastanza maleodorante, ma dipende ovviamente dalla quantità. E'l'unico eventuale problema.
3-Se per capsule intendi le classiche pastiglie da 10g di metabisolfito, secondo me sono poche. Penso dovresti metterne altre due, ma vedi tu a seconda di come evolve il tuo vino, e di come e quando vuoi berlo.
Luk

Inserito da Angelo Mignosa

il 27 novembre 2010 alle 13:56
#20
un caro benvenuto agli amici americani.

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