Sono Molto orgoglioso di presentare il Contributo a Vino in Garage di Agostino Cristiano. Il nome è italiano, ma la nazionalità è americana e la residenza a New York City. Agostino non solo ci fornisce uno spaccato interessantissimo della realtà e delle tradizioni di una comunità di italo americani emigrati nel paese del Grande Sogno, ma ci dimostra quanto i Garagisti contribuiscano alla propagazione della cultura popolare, degli antichi costumi (quindi anche del modo di fare il vino) che rischiano altrimenti di perdersi nel passato.
C'è un'altra ragione che mi rende fiero di presentare questo post, ed è l'immagine di una Italia pulita, onesta e laboriosa che viene fuori e di cui queste persone sono i migliori e orgogliosi ambasciatori!
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Quando Luca Risso mi ha contattato sul mio canale YouTube e mi ha chiesto di scrivere un articolo sulla vinificazione, ero un po' titubante in quanto il mio canale YouTube è piuttosto dedicato a mostrare le vecchie tradizioni calabresi ancora praticate dagli immigrati in America. La maggior parte dei miei video non sono molto tecnici e quindi non ero sicuro del tipo di contributo che avrei potuto dare.
Poi mi sono seduto e ho cominciato a sommare il numero di anni di esperienza di ogni persona che aveva partecipato ai video sulla vinificazione, e ho contato più di 500 anni! Quindi forse qualche cosa da dire effettivamente ce l'ho! Il mio contributo sarà però più emozionale che tecnico, cosi come i protagonisti dei miei video-racconti. Ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze e dalla semplicità del loro approccio poiché la maggior parte di essi ha fatto vino per tutta la vita, prima in Italia e poi in America.
I miei amici sanno che ogni aspetto della vinificazione parte dalla coltivazione dei terreni e dalla raccolta di uve sane; perciò vanno alla ricerca dei vigneti della Napa Valley meglio esposti e nelle località più vocate. Molti di loro già erano immigrati dalla Calabria in Liguria prima di trasferirsi a New York. Perciò anche se conservano i bei ricordi della Calabria dove si recano ogni anno, la Liguria occupa un posto speciale nei loro cuori. Quando parlano dei terreni, del clima e del cibo ligure i loro occhi si illuminano e la maggior parte di essi ritiene che il lembo di terra da Genova a San Remo sia uno dei luoghi più belli al mondo dove vivere.
Quando emigrarono a New York l'aspetto più difficile da affrontare nella produzione di vino fu il clima e l'uva. Tutti ritengono che l'uva in Italia sia superiore a causa del clima e del terreno. La maggior parte delle uve sono di origine italiana e francese, e non si può prendere una pianta in Italia, portarla negli Stati Uniti e avere lo stesso risultato! Un altro aspetto importante è che l'uva in America veniva raccolta un po' prima della perfetta maturità a differenza che in Italia. Quando facevano il vino in Italia molti di loro andavano direttamente nel vigneto a prendere l'uva. Per acquistare le uve a New York dovevano appoggiarsi a un distributore che sceglieva per loro. Le nostre uve fanno 3.500 miglia di viaggio per raggiungere New York e per questo devono essere refrigerate. In Italia le uve nel caso peggiore viaggiano solo pochi chilometri.
Per questi Italo Americani il segreto è stato quello di adattarsi al territorio degli Stati Uniti. Ciò che potrebbe funzionare in Italia non funziona in America. Tutto questo fa parte del vissuto di quegli immigrati che volevano ritrovare il sapore di ciò che erano soliti bere in Italia.
Mi ricordo i vini fatti in casa le prime volte da mio papà alla fine degli anni '60. Volevamo fare il Vino in Garage. In quel tempo pigiavamo l'uva a metà ottobre. A New York era già freddo. A volte le temperature durante la notte raggiungevano 1-2 gradi centigradi. Il vino non fermentava mai correttamente a causa delle basse temperature. I vini venivano dolci e pesanti e molto lontani dai miei gusti. In quel tempo, mio padre era appena emigrato dalla Calabria. In Calabria durante la vendemmia la temperatura media era di 21-22 gradi centigradi! All'epoca non avevamo nessuna cognizione sul controllo della temperatura, per cui anche se ero un ragazzo mi è rimasta una impressione negativa di quel vino fatto in casa e decisi che non ci avrei mai più provato.
Sono passati trent'anni prima che cominciassi di nuovo a interessarmi di vino, quando ho incontrato questo gruppo di italiani con 500 anni di esperienza complessiva, appassionati ed estremamente competitivi nel processo di vinificazione - stile garagista. I loro vini erano secchi, fermi e molto piacevoli da bere. Molti dei loro vini sono migliori di quelli che si trovano normalmente in enoteca. Tutti sono fatti secondo la tradizione italiana, così per la prima volta ho potuto degustare vino prodotto con uve della California ma senza gusto di legno. Sono stato davvero molto impressionato!
Il gruppo segue regole precise e rigorose per la produzione del vino. Molti dei loro metodi e delle loro credenze sono state tramandate di generazione in generazione. Quando si acquistano le uve, i livelli di zucchero sono estremamente importanti. Dal momento che essi non usano solfiti né lieviti selezionati per avviare la fermentazione, ritengono ideali livelli zuccherini intorno a 25-27 Brix. Essi credono che un livello di alcol elevato protegga il vino dall'ossidazione e dalle malattie. I loro vini mediamente hanno 13° -14° e ne ho bevuto certi di 15°. Di solito questi vini sono fatti con uve Primitivo. Il Primitivo in USA si chiama Zinfandel che come è noto ha livelli zuccherini e quindi di alcol potenziale molto alti. Siccome non usano né solfiti né lieviti selezionati per accelerare la fermentazione, il controllo della temperatura è ritenuto della massima importanza.
Molti di loro hanno delle belle cantine naturali per conservare il vino ma ricorrono anche al condizionamento per mantenere costante la temperatura di solito tra i 13 e 17 gradi. Durante il processo di fermentazione temperatura è compresa tra i 19 e 22 gradi. La più grande e curiosa contrapposizione tra di loro riguarda la conservazione del vino nelle botti. Il gruppo di nuova scuola “modernista” ritiene che una volta che si incomincia a bere il vino da una botte, questa vada svuotata completamente e il vino riposto in damigiane ben chiuse con un foglio di alluminio, in quanto ritengono che l'alluminio faccia una tenuta ermetica. Alla vecchia scuola invece piace bere il vino dalla botte spillandolo di volta in volta con la canna. Questi ultimi però sono una minoranza e la maggior parte di noi lasciano il vino in botte per un anno prima di svuotarla. In questo modo il barile non rimane mai vuoto.
Su una cosa sono tutti d'accordo e cioè che quando bisogna travasare una botte o imbottigliare il vino, la giornata deve essere limpida, piena di sole con poca umidità. Non ho mai capito perché, ma alcuni ritengono che abbia a che fare con la pressione barometrica. Quando la pressione atmosferica è bassa ritengono che possa portare delle turbolenze al vino. Che questo sia scientificamente vero o no, faccio così anche io
Nel video riportato di seguito la pigiatura e la diraspatura dell'uva avviene con un macchina elettrica. Siamo un gruppo di 5 persone. Schiacciare l'uva con una pigiatrice manuale è faticoso. Anni fa, quando non esistevano le macchine si faceva la diraspatura a mano. A volte ci volevano due giorni per diraspare e pigiare l'uva e alla fine eravamo così stanchi da riuscire a fare nient'altro. Grazie alle moderne tecnologie la pigiatura richiede ora solo un paio di ore.
Dopo la pigiatura normalmente il mosto soggiorno nei mastelli per circa una settimana prima di iniziare a torchiare. Durante questo periodo le uve vengono follate due volte al giorno per mantenere viva la fermentazione. Il processo di pressatura dura circa 5 giorni dopo di che il vino torna nei tini e vi rimane fino a quando tutto lo zucchero viene trasformato in alcol. Il livello alcolico è misurato con un mostimetro di tanto in tanto per controllare i livelli di zucchero residuo. In questo video abbiamo trasferito il vino dai tini alla botte dopo circa 10 giorni da quando il mostimetro leggeva meno di 1 Brix. Una volta che il vino è nelle botti bisogna aspettare che tutti i processi fermentativi finiscano prima di chiudere bene il barile con il tappo, e questo accade normalmente dopo circa un mese.
Questa è in sintesi la nostra “ricetta”. Per tanti altri particolari e per sentire più da vicino l'anima e la passione di questi nostri connazionali siete invitati tutti a visitare il canale You Tube http://www.youtube.com/user/lodovico411
Agostino Cristiano
Il mio interesse per il vino è cosa relativamente recente. Risalgono a ottobre 2001 i miei primi due post per chiedere informazioni sul...
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Inserito da Michele
il 17 novembre 2010 alle 22:12domenica prossima a 1 mese esatto dal primo travaso avrei dovuto effettuare il secondo per poi lasciare il vino riposare al freddo.
Invece mi sono lanciato completamente alla ricerca della FML.
Ormai il mio tino e' ben al caldo da quasi una settimana, nel locale caldaia, dove ad occhio e croce ci saranno 25 gradi.
Cosa potrei rischiare lasciando il vino ancora un paio di settimane a queste temperature?
Michele