Continua la preziosa collaborazione con Claudia Donegaglia enologa in forze alle Cantine Intesa in quel della Magna Romagna, che ci racconta oggi come riconoscere e curare alcuni odori non proprio piacevoli che possiamo trovare talvolta nel nostro vino! Approfittate della disponibilità di un professionista e non esitate a fare domande, qualcuno risponderà sempre! Ricordo a tutti che il vostro nettare potrà partecipare al prossimo Gagare Wines Contest, e che quest'anno sarà messa in palio per il vincitore una grandissima sorpresa!
(Segue il testo di Claudia)
ll mosto ha finito di fermentare ed è diventato vino; abbiamo travasato e abbiamo liberato il vino nuovo dalle fecce più o meno malevole.
La cantina adesso e’ nelle condizioni ideali: senza luce diretta, con una temperatura costante, l’umidità poi è perfetta, non secca la gola e nemmeno stai allevando rane sul pavimento.
Così quando tutti i lavori sono stati fatti si deve ingannare l’attesa aspettando il momento per effettuare il travaso primaverile. Il vino è materia viva sensibile agli sbalzi termici, al passare del tempo, agli odori esterni, va quindi trattato con la delicatezza che merita.
L’assaggio sistematico, almeno una volta ogni quindici giorni durante il periodo di affinamento è da considerare un alleato fondamentale per poter vigilare sulla corretta evoluzione del nostro vino.
Così dovendo passare il tempo iniziamo ad assaggiare usando il naso cercando di capire le sensazioni olfattive che il bicchiere sprigiona.
Non dobbiamo cercare nell’assaggio di capire i descrittori positivi; focalizziamo quindi l’attenzione per sentire se all’olfatto si presentano sfumature che non hanno nulla a che vedere con il vino.
Mettiamo dunque il naso nel bicchiere e scopriamo ad esempio che il nostro vino odora terribilmente di zolfo, come la capocchia di uno zolfanello quando si accende. Può capitare perché magari avete messo il vino in un contenitore bonificato eccessivamente, oppure avete sbagliato il dosaggio durante la solfitazione del primo travaso. Per rimediare all’inconveniente potete effettuare alcuni travasi ripetuti all’aria, seguendo le modalità spiegate la volta precedente. I travasi devono essere effettuati ravvicinati a distanza di un paio di giorni l’uno dall’altro. Se l’inconveniente permane potete effettuare un trattamento con carbone decolorante in ragione dai 50 ai 200 gr/hl. Ricordate che l’utilizzo del carbone deodorante toglie anche molti profumi positivi del vino appiattendolo e rendendolo scialbo.
Un altro difetto olfattivo che si può presentare è la riduzione con odore di armadio chiuso che se non individuato tempestivamente può degenerare in odore di mercaptano o aglio. La riduzione determina la formazione di acido solfidrico che si può combinare all’alcol presente nel vino e dare origine all’etere solfidrico (mercaptano) con netto odore agliaceo. Questo difetto olfattivo è difficile da eliminare completamente. Si può intervenire mettendo in contatto il vino infettato con delle fecce di primo travaso che hanno la funzione adsorbente nei confronti del mercaptano. Le fecce devono essere in rapporto 1:10 e il vino deve essere ritravasato dopo circa una settimana. Se il difetto permane l'unica soluzione è intervenire con il carbone deodorante ed un’energica solfitazione.
A volte il vino può essere inquinato da idrocarburi. Petrolio, benzina e vernice possono contaminare il nostro vino in mille modi attraverso l’utilizzo di contenitori non puliti perfettamente o pompe che perdono olio.
Per la cura di questo inconveniente si consiglia di: utilizzare il consueto carbone deodorante, oppure utilizzare la bentonite in ragione di 150 gr/hl, oppure rifermentazione utilizzando mosto concentrato, filtrato dolce o vinacce fresche.
Può capitare che l’entusiasmo del garagista vi abbia fatto ampliare la cantina, acquistando contenitori e gomme nuove e poi presi dall’ansia da prestazione vendemmiale abbiate vinificato senza sanificare la cantina.. Orgogliosi andiamo ad assaggiare ciò che abbiamo prodotto nella cantina nuova e ci troviamo davanti ad una concentrazione di 2-penten-1-olo, di m-xilene o di isobutirrato di etile, i responsabili del sentore di plastica. Le alternative per eliminare questo inconveniente sono ricorrere al potere adsorbente dell’olio di vaselina o al solito carbone deodorante.
Avete iniziato la vostra carriera di garagisti da poco, avete vinificato le uve del vostro giardino senza conoscere esattamente di quali vitigni si tratta o conoscete poco o nulla del vostro terreno. Però l’animo indomito del garagista non lo ferma nessuno! Orgogliosi avete effettuato il primo travaso e mettendo il naso nel bicchiere vi trovate il naso immerso nel pantano, siete saturi dell’odore della terra dopo la pioggia, una bella concentrazione di idrossi pentanone. Tranquilli non avete sbagliato nulla durante la vinificazione, probabilmente avete solo vinificato delle uve provenienti da ibridi produttori diretti.
L’unico modo per attenuare il problema è effettuare una chiarifica con gelatina 30 gr/hl e/o bentonite 80/100 gr/hl.
Avete vinificato dell’ottimo Cabernet che sembrava apparentemente al giusto grado di maturazione: avete diraspato con attenzione, vinificato con le bucce, travasato all’aria ma il vino che avete ottenuto sa di peperoni alla griglia e popcorn al burro. Le fonti di questo guaio sono le metilpirazine e contro di loro si può fare ben poco, tranne che eseguire un affinamento cercando di apportare elevate dosi di ossigeno.
Ma i vostri guai non sono ancora finiti. Vi mettete ad annusare e vi può capitare d’incontrare un intero caseificio in decadenza: rancido, formaggio inacidito tipici dell'acido butirrico all’ennesima potenza.
Questi odori sono causato da una fermentazione malolattica mal condotta e l’unico rimedio che si può fare è una solfitazione ed un travaso energico all’aria.
Se siete fortunati o bravi potrebbe essere che non incontrerete nessun odore citato in precedenza ma potrete incontrare invece mela verde (2-esenale ), banana (acetato di isobutile e di isoammile) o ananas (metil butirrato, propil propanoato, acetato di etile, ecc.); queste sono alcune indicazioni che le cose stanno andando bene in quanto queste sostanze (se non esagerate) sono normali prodotti di lieviti in buona salute. Il vino però non basta annusarlo; per capire come diventerà occorre anche guardarlo ed assaggiarlo, ma questa è un’altra storia.
Il mio interesse per il vino è cosa relativamente recente. Risalgono a ottobre 2001 i miei primi due post per chiedere informazioni sul...
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Inserito da Adriano Romeo
il 13 novembre 2012 alle 16:13potete aiutarmi per favore?
stamane ho assaggiato il mio rosso, il sapore posso dire che non era male (anche se mi aspettavo un pò di più) ma c’era una cattivo odore che però non riesco a decifrare, non so cioè se si tratta di odore di feccia, di ridotto o altro.
Nota: l’odore non è eccessivo ma comunque si sente e se non riesco a toglierlo o quantomeno ridurlo, non va bene.
Ho pigiato il 25 settembre spolverando circa 9 grammi di metabisolfito per quintale d’uva e utilizzando (correttamente, in quanto tutto è andato per il meglio) lieviti selezionati “fruttati” e ho svinato il 28 settembre a circa 10° Babo.
Poi ho messo in damigiane con tappi gorgogliatori e questa settimana devo fare il primo (ed unico) travaso.
So che se non riesco a dirvi di che odore si tratta siete quasi del tutto impossibilitati a darmi qualche consiglio ma......... potete tentare ugualmente a darmi un aiuto?
Non avendo un imbuto di rame (che so potrebbe essere utile in caso di ridotto) avevo pensato di “tappezzare” un normale imbuto di plastica con fili di rame (i fili gialli che si trovano all’interno i fili della luce) nella speranza che se si tratta di ridotto di risolvere o almeno ridurre il problema;
ho però letto che bisogna stare molti attenti all’utilizzo del rame perché altamente tossico e che i limiti sono bassissimi, per cui, credo che scarterò quest’idea. Siete d’accordo ?
Ho allora pensato che magari potrei travasare (all’aria) procedendo al contempo ad una filtrazione molto fine (utilizzando tre cartoni a scalare tutti in un solo passaggio; cioè sopra quello più grosso, sotto uno più fine e per finire, l’ultimo ancora più fine).
Questa soluzione vi sembra più appropriata?
NOTA:
Non vorrei però cadere dalla padella alla brace, per cui Vi chiedo se filtrando il vino rischio poi che esso possa prendere odore/sapore di carta?
Lo chiedo perché in rete ho letto che
“l’odore e sapore di carta: deriva dalla filtrazione”.
Vorrei inoltre approfittare per chiedere: il vino è ormai vino? Nel senso che il sapore che ha adesso quello rimarrà anche fra un mese o due, o ancora è molto probabile un miglioramento in tutti i sensi in quanto ancora son trascorsi “solo” 50 giorni dalla pigiatura? (qui da me finora non ha fatto affatto freddo, anzi, sembra di essere in perenne clima primaverile e a volte anche estivo).
Spero in una celere risposta, in quanto devo affrettarmi a travasare e nell’attesa Vi ringrazio anticipatamente per l’eventuale aiuto.
ps: dimenticavo, non travaserò direttamente da un contenitore all’altro ma travaserò da damigiane a taniche e poi dalle taniche rimetterò nelle damigiane sciogliendo nel vino 5 gr/hL di metabisolfito prima di dare inizio al travaso.