La svinatura è uno dei momenti importanti nella fabbricazione di un vino.
Teoricamente si tratta solo di rimuovere le vinacce dal mosto e torchiarle, ma in pratica la faccenda è un po' più complicata.
Quando?
La prima domanda da porsi è quando effettuare la svinatura. Le bucce dell'uva immerse nel mosto rilasciano tannini, antociani (colore), varie sostanze aromatiche e anche qualche enzima indesiderato con potere ossidante nel caso siano attaccate da muffa e marciumi. Nelle vinacce ci sono anche i semi, fonte principalmente di tannini. Tannini e antociani entrano nel vino solo dopo che si genera un po' di alcol, che ha una funzione di solvente; pertanto più tempo si lasciano le vinacce nel vino, più alcol si genera con il progredire della fermentazione e quindi più sostanze sono estratte dalle bucce. Quando la fermentazione è finita, praticamente è estratto anche tutto il colore possibile.
Se dunque lo scopo è massimizzare il colore del vino quello è il momento di svinare. Talvolta quando oltre al colore si vogliono estrarre anche tanti tannini, come nel caso dei vini pensati per un lungo invecchiamento, le vinacce vengono lasciate nel vino a macerare oltre la fine della fermentazione, in certi casi anche per un mese o più. Rimontaggi e follature in questi casi non servono più, in quanto l'assenza della CO2 prodotta dalla fermentazione impedisce la formazione del cappello. Se invece la svinatura avviene prima della fine della fermentazione, la quantità di sostanze estratte da bucce e vinaccioli sarà minore.
Nella mia breve esperienza garagistica, avendo anche a che fare con vitigni comunque ricchi di colore e polifenoli, mi sono (forse a torto?) convinto che un eccesso di estrazione sia difficile da gestire rendendo necessarie successive chiarifiche fatte a regola d'arte. Considerando anche che quest'anno la qualità delle bucce mi è parsa non molto soddisfacente per la presenza di qualche marciume, ho deciso per una macerazione molto breve. In pratica ho vendemmiato Mercoledì 22 Settembre, e svinato Domenica 26. Il cappello è salito Venerdì e sono state effettuate due follature giornaliere. Al momento della svinatura il mosto era ancora molto dolce, con una lettura al rifrattometro di 19° Brix, dai 20°-21° iniziali.
Dopo avere appoggiato il coperchio galleggiante e gonfiato la camera d'aria, per effetto della pressione il mosto ha cominciato a uscire copiosamente dallo sfiato. Ho riposizionato dunque il coperchio in modo da rimanere un paio di cm sopra il livello del mosto. In tale stato è rimasto per una settimana senza alcuna fuoriuscita. Domenica 3 Ottobre il mosto è risultato secco all'assaggio, e ho calato il coperchio in modo da galleggiare sul mosto, rigonfiando naturalmente la camera d'aria.
Come?
Le vinacce estratte dal mosto sono intrise di liquido, ed è normale cercare di estrarre da esse almeno una parte di sostanze utili. Per questo scopo esistono torchi e presse pneumatiche, in grado di spremere letteralmente le vinacce come un limone. Se una leggera pressione fa fuoriuscire solo il mosto di cui le vinacce sono inzuppate, a forza di schiacciare però si estraggono anche le parti meno nobili, amare e sporche. La pratica comune consiglia di unire al mosto la prima frazione di torchiato, e tenere da parte in contenitori separati la seconda frazione. Questo secondo torchiato dovrebbe seguire un trattamento diverso, con chiarifiche molto spinte ed essere unito al mosto principale solo per eventuali rabbocchi, previo assaggio. Dove mettere il discrimine tra la frazione utilizzabile e quella da separare è una faccenda che dipende dal vitigno, da come l'uva è stata pigiata e in definitiva dall'esperienza personale.
Io non possiedo un torchio, e pertanto potrete divertirvi voi stessi a vedere come ho torchiato le bucce per centrifugazione dopo averle separate dal mosto con uno scolapasta in inox molto efficiente acquistato all'IKEA. Dopo la centrifugazione ho fatto delle piccole polpettine spremendo le vinacce con le mani ed estraendo ancora un po' di mosto, che ho aggiunto completamente al vino nel tino. Non credo proprio di avere esagerato con la pressione! A differenza degli altri anni non ho travasato, rimandando l'operazione ancora di almeno una settimana. Vorrei aspettare una migliore sedimentazione delle fecce prima di aprire il rubinetto di scarico del tino.
Il mio interesse per il vino è cosa relativamente recente. Risalgono a ottobre 2001 i miei primi due post per chiedere informazioni sul...
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Inserito da Michele
il 05 ottobre 2010 alle 23:15Ieri pomeriggio 04 ott. mi sono recato da un conoscente che ha azienda produttrice di ottimi vini sui colli dell'entroterra Pesarese, e che aveva detto mi avrebbe regalato la quantita' di uve che mi serviva (100-150kg), uve di alta qualita' che usa esclusivamente per i suoi vini.E cosi' e' stato!
Sono andato in vigna e ho riempito 4 cassette (della capacita' di 65lt. ciascuna)di sangiovese e, su consiglio del titolare, anche una piccola percentuale di alicante.
Una volta tornato al mio garage ho ricontrollato i grappoli scartando quei pochi che mi sembravano avere del marciume, e posizionati in delle cassette vuote, li ho schiacciati con stivali perfettamente puliti.
I raspi li ho tolti manualmente dopo la pigiatura, perche essendo da solo a lavorare, la diraspatura manuale mi avrebbe richiesto troppo tempo.
E' stato un lavoro che ha richiesto ugualmente tempo e fatica, ma il risultato e' stato buono.
In seguito ho messo il pigiato nel tino di inox da 150lt, e sono risultati poco meno di 100 kg di mosto.
Ho aggiunto alla massa 12 grammi di nutrol, che contiene poco meno di 6 grammi di metabisolfito di potassio.
Ho preperato i lieviti reidratandoli in acqua zuccherata a una temp di 38 gradi per 20 minuti. Poi gli ho aggiunto a intervalli di 10 minuti un po' di mosto non solfitato fino a raggiungere circa la temperatura del mosto stesso, e ho poi aggiunto il tutto alla massa.
Oggi, 5 ott, a distanza di meno di 24 ore dalla pigiatura, il cappello delle vinacce e' venuto prepotentemente a galla, e ho provveduto subito a follare.
@Luca
Come ti sembra il racconto?
Che ne dici se metto il coperchio senza camera d'aria sopra la massa a mo' di peso sul cappello delle vinacce?
O forse e' meglio lasciar tutto aperto e lasciar respirare il mosto?
Grazie dell'attenzione.
Michele