Durante il Vinitaly del 1995, un amico insistette nel farmi assaggiare un vino che lui definiva organoletticamente sublime, si presentava ricco, di gran sostanza colorante nel bicchiere, dal naso fitto, si apriva con note spezziate tipiche dell'uva, poi un susseguirsi di frutta candita, ciliegie e prugne sotto spirito, al palato dolcezza di frutto, alcol e tannino bilanciati, lunga persistenza. Era un antesignano dei migliori Primitivo di Manduria oggi in circolazione, e mi rimase impresso lungamente nella memoria olfattiva e gustativa.
Affascinante è la storia dell'origine della selezione di questo vitigno e l'attribuzione del nome Primitivo, avvenne ad opera del religioso "Don Francesco Filippo Indelicati" di Gioia del Colle, alla fine del XVII secolo, il quale prese nota che tra i vari vitigni da lui coltivati, uno giungeva a maturazione prima degli altri sul finire del mese d'Agosto, e mostrava doti interessanti, donava, infatti, rispetto agli altri un particolare uva gustosa d'elevato grado zuccherino. La prima etichetta di Primitivo di Manduria, ivece, risale al 1891 prodotto a Campomarino, frazione di Maruggio, a pochi chilometri da Manduria, da Menotti Schiavoni. In seguito nel territorio di Manduria e dintorni, il vitigno trovò le condizioni pedoclimatiche ottimali, i migliori vigneti, ancora oggi sono locati su terreni la cui composizione è caratterizzata dalla presenza di roccia calcarea tufacea per lo più fessurata, poggiante su un ampio strato d'argilla, al di sotto di uno strato di terra particolarmente fertile.
Oggi il primitivo di Manduria si produce in numerosi comuni delle provincia di Taranto ed anche in tre comuni della provincia di Brindisi, precisamente Erchie, Oria e Torre Santa Susanna. Si ottiene da uve del vitigno Primitivo in purezza e con DPR del 30/10/1974 gli è stata riconosciuta la DOC.
Il Primitivo, è quindi un'uva a maturazione precoce, che presenta un grappolo medio, cilindrico, serrato, con ala ben evidente ed acini di forma sferica, di media grandezza, con buccia sottile di colore blu molto scuro.
A distanza di oltre cento anni dalla prima bottiglia prodotta, il Primitivo è oggi entrato nel novero dei più apprezzati vini italiani, ed è esportato con successo in tutto il mondo, gli agricoltori dopo che per anni non hanno valorizzato adeguatamente questo frutto della terra di Puglia, svendendolo in cisterne ad aziende dell'Italia settentrionale e francesi, che lo hanno utilizzato per dare più corpo ai loro rossi, hanno finalmente preso coscienza delle grandi doti del Primitivo, e con coraggio ed impegno sono riusciti a farlo conoscere al di fuori dei confini pugliesi, non più per le sue caratteristiche da taglio, ma per le sue straordinarie qualità e spesso per il buon rapporto qualità/prezzo. Finalmente da qualche anno, si è assistito ad un efficace cambiamento delle abitudini, si è passati ad una maggiore cura in vigna, a vinificazioni più moderne ed accurate, ad un gran lavoro di ricerca dei cloni più vecchi e dei vigneti più vocati, con la conseguenza che oggi non si estirpano più gli antichi vigneti di Primitivo per riscuotere i fondi messi a disposizione dalla Comunità Europea, ma, anzi, si è messa in moto una grande richiesta per potere impiantare nuovi vigneti orientati ad una viticoltura d'avanguardia, allo scopo di trarre il meglio da quest'antico e prezioso vitigno.
E' interessante il fatto che la vicinanza tra il Primitivo e lo Zinfandel fu scoperta casualmente nel 1967, da uno studioso californiano in visita in Puglia, il quale degustando del Primitivo trovò similitudini organolettiche, appunto con lo Zinfandel. Succesivi ed approfonditi studi ampelografici ed una attenta analisi del DNA hanno confermato la corrispondenza Zinfandel-Primitivo.
Questa accertata parentela genetica ha favorito la commercializzazione del Primitivo in maniera particolare negli Stati Uniti, con riuscite operazioni di marketing che hanno visto ideare etichette con il doppio nome del vitigno Primitivo-Zinfandel, ma anche con pesanti ed irriverenti affinamenti in rovere americano, con il risultato di produrre e distribuire, per fortuna non in molti casi, un Primitivo snaturato, dal carattere marcatamente internazionale, che seguisse la regola della "facile qualità", un percorso che porta a produrre nel mondo vini molto simili tra loro, restii a dare emozioni, con una riduzione delle loro potenzialità espressive, che solo un perfetto connubio vitigno-territorio può dare ed una vinificazione che non stravolga, ma invece assecondi il frutto.
Il riscatto del Primitivo s'inserisce in un più ampio affermarsi del gran patrimonio vitivinicolo dell'Italia meridionale, che dopo la lunga parentesi d'oblio, sta lentamente, ma con convinzione ritornando ad essere con orgoglio, la bandiera dell'impegno degli agricoltori e dei produttori, i quali cercano di coniugare fruttuosamente novità e tradizione, riuscendovi perfettamente.
Ho testato e messo a confronto due Primitivi di Manduria 2005:
Primitivo di Manduria Doc 2005
Vinicola Mediterranea
Via Maternità Infanzia 22, 72027 San Pietro Vernotico (BR) - Tel: 0831/676323
Alcol : 14%vol. - Bottiglia : 0,75 l - Vitigno: Primitivo 100%
Data degustazione : 08/2006
I terreni di produzione sono le terre rosse del Salento, con struttura calcarea di origine carsica ricche di sesquiossidi di ferro ed alluminio, le uve macerate per 15/20 sono vinificate in vasche a temperatura controllata di 28/30 gradi. Di viva limpidezza e di colore rosso rubino con lievi riflessi porpora, di evidente densità. Accostandolo al naso il corredo aromatico è semplice, frutta rossa in confettura, ciliegie, marasche, ricordi accennati di sottobosco. L'entrata in bocca dona calore, evidenzia buona concentrazione, il frutto maturo è di freschezza, il tannino si mostra ben presente, in un equilibrio da ricercare, lungo un finale in lieve crescendo.
Voto di TigullioVino.it (da 1 a 5 chiocciole) : @@@@
Primitivo di Manduria Doc Calabrigo 2005
Tenuta Zicari
Via Anfiteatro, 77, 74100 Taranto - Tel/Fax: 099/4534510
Alcol : 14,50%vol. - Bottiglia : 0,75 l - Vitigno: Primitivo 100%
Data degustazione : 08/2006
Deriva da vigneti di quindici anni, allevati ad alberello su terreno di medio impasto argilloso, in contrada Calabrigo-Faggiano in provincia di Taranto. Le uve sono pigiate in modo soffice, il mosto ottenuto è fatto fermentare in acciaio a temperatura controllata, è affinato nello stesso per otto mesi. Versandolo nel bicchiere si mostra limpido e d'accattivante colore rosso rubino cupo, roteandolo lascia lacrime di grand'estratto. Al naso è di fine intensità, con netti sentori di piccoli frutti rossi maturi, come lampone, mora, ribes, aromi floreali di viola appassita, suadente cannella e pepe nero. In bocca è di gran calore e morbidezza, equilibrato abilmente da tannini eleganti, presente vena acida, e giusta mineralità, in un finale di lunga persistenza. Un "vero" Primitivo intrigante.
Voto di TigullioVino.it (da 1 a 5 chiocciole) : @@@@@
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