Il concetto di territorialità ed unicità del prodotto, l'evidente legame del vitigno autoctono con il suo luogo d'origine e la particolare espressione gustativa, per taluni vini, possono essere da ostacolo ad una diffusione su larga scala, non sposando a pieno le migliori strategie di vendita. Certamente è più facile, dal punto di vista commerciale, generare vini che ricalchino il gusto internazionale del mercato, ossia rossi morbidi, colorati e concentrati, particolarmente ricchi di polpa e legno, bianchi sempre più secchi, paglierini scarichi, freschi, da commercializzare a pochi mesi dalla vendemmia.
Per fortuna questa tendenza che per anni è stata la regola fissa, adesso è messa in discussione da sempre più numerosi produttori, i quali mettono in cantiere vini che li rappresentino e rappresentino il luogo dal quale provengono. Malgrado ciò, è sempre più difficile per un vino bianco trovare degli estimatori presso il gran pubblico, sia al ristorante sia presso la vendita, se non è, appunto, dell'ultima annata prodotta, se non ha caratteristiche internazionali, quale l'immancabile Chardonnay, se non è pronto a sostenere la competizione con i bianchi argentini, australiani, cileni, sudafricani, i quali riescono ad arrivare sul nostro mercato sei mesi prima dei bianchi italiani ed europei, perchè in quei luoghi le vendemmie iniziano con diversi mesi d'anticipo, nel periodo di Febbraio.
Le bottiglie di vini bianchi tipici soffrono la commercializzazione, ed in diverse zone d'Italia, non solo dove la vinificazione di qualità dei vini bianchi ha una storia relativamente recente, per seguire le regole e le tendenze del gusto, parecchi produttori hanno estirpato Albana, Arneis, Trebbiano, Cortese, Inzolia, Garganega e tante altre varietà autoctone per riconvertire i vigneti a varietà alloctone internazionali. S'imbottigliano sempre più vini bianchi fruttati e semplici da bere giovani molto freddi, da accostare al pesce, ma ai vini affinati in legno o abbastanza maturi, comunque, resta un grande innegabile fascino, ed è possibile sposarli ad esempio, con preparazioni di pesce elaborate, carni bianche, sformati con formaggio e funghi, gorgonzola cremosi, paté di fegato d'oca.
La Sicilia paradiso dei vitigni autoctoni, oggi dopo l'invasione degli internazionali, vede ancora nel suo panorama ampellografico solo in 30% di varietà alloctone e soltanto il 2% di varietà internazionali. L'arrivo di questi vitigni, in particolare dello Chardonnay, ha sicuramente contribuito all'aumento della qualità in bottiglia utilizzandolo spesso in blend con gli autoctoni Catarratto, Inzolia, Grecanico, Grillo, ma inevitabilmente alterando la peculiarità dei canoni gustativi tipici.
Ho degustato e messo a confronto due bianchi Siciliani composti esclusivamente da uve autoctone, due vini non necessariamente appena messi in bottiglia, ma che attraverso il loro colore ed i loro profumi esprimono tutta la sicilianità vinicola.
Il Catarratto è il vitigno più coltivato in Sicilia, occupa il 45% della superficie vitata, il suo nome significa abbondanza, è dotato di un'autentica identità siciliana, sul quale l'enologia più attenta, punta per una riscoperta qualitativa degli autoctoni.
L'Inzolia, oro enologico delle cantine siciliane, è resistente alla siccità, esprime il meglio di sé con climi caldi e ventilati, nei territori dove è coltivata con particolare cura, e con adeguati sbalzi termici tra giorno e notte, dona vini di corpo dagli aromi intensi e floreali.
Il Grecanico importato in Sicilia dai Greci, fa parte della famiglia del Garganega, dà una produzione abbondante e costante, nella sua coltivazione è consigliabile una riduzione nella carica di gemme per ceppo, per ottenere una buona lignificazione dei tralci ed una regolare maturazione dell'uva, allo scopo di ottenere parametri di qualità.
Il Grillo presente in Sicilia proveniente dalla Puglia, da dove sarebbe stato importato come vite di rimpiazzo per favorire la ricostruzione post fillosserica nella zona di Marsala, si è successivamente diffuso nelle altre province dell'isola, è storicamente usato come componente nel Marsala, ma suscita un grande interesse per la produzione di vini bianchi secchi, donando sentori che ricorda l'ortica, il pepe verde, il gelsomino e note burrose.
Enigma Sicilia Bianco Igt 2003
Fatascià
Via Galileo Galilei, 95 Palermo (PA)
Tel. 091.6932060 Fax 091.6932059
Alcol : 13%vol. - Bottiglia : 0,75 l - Vitigni : Grillo 50%, Grecanico 30%, Inzolia 20%
Data degustazione : 06/2006
I Terreni di provenienza sono nella zona di San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo, su colline che vanno dai 350 metri agli 800 metri, deriva da un assemblaggio d'uve autoctone siciliane, con prevalenza di Grillo su Grecanico ed Inzolia, vendemmiate manualmente e pressate in modo soffice, il mosto è stato illimpidito staticamente a freddo. E' seguita la fermentazione a temperature controllate e l'affinamento in serbatoi d'acciaio sui propri lieviti per svariati mesi. Dopo l'imbottigliamento il vino è maturato in cantina ancora per sei mesi prima dell'immissione sul mercato. Nel bicchiere presenta un fulgido colore giallo paglierino carico con note dorate, lacrime fitte. Al naso le sensazioni olfattive si dispiegano su note floreali e fruttate, ginestra, zagara, frutti maturi come pesca, melone e albicocca, note agrumate. In bocca è di gran calore e sapidità, con buona freschezza, e chiusura con note di pepe bianco e mandorla tostata.
Voto di TigullioVino.it (da 1 a 5 chiocciole) : @@@@
Sulleria Feudo Solaria Sicilia Bianco Igt 2003
Casa Vinicola Grasso
Via Albero, 5 98057 Milazzo (ME)
Tel. 090.9281082 Fax 090.9224001
Alcol : 13,50%vol. - Bottiglia : 0,75 l - Vitigni : Inzolia 40%, Catarratto 30%, Grillo 30%
Data degustazione : 06/2006
Il territorio di produzione di Feudo Solarìa, si trova in provincia di Messina, tra Milazzo e Tindari, la contrada Sulleria, in particolare, è la zona più vicina al mare, i vitigni, esclusivamente autoctoni, sono Inzolia, Grillo e Catarratto lucido. Le uve, raccolte a mano e lavorate separatamente, sono sottoposte a diraspatura e criomacerazione per 8-10 ore; mediante la successiva spremitura soffice si ottiene il mosto che è fatto fermentare a temperatura controllata. L'affinamento in barriques si protrae per 10 mesi, seguito da un riposo in bottiglia di almeno sei mesi. Il cristallino colore dorato, fa da preludio ad una gran consistenza. Al naso è intensoe complesso, netti sentori di zagara, frutto maturo di melone bianco, pesca gialla, mango, su un sottofondo vanigliato e di nocciola tostata. La bocca è piena di calore e morbidezza, l'equilibrio è supportato da buona acidità donata dall'Inzolia, giusta mineralità, e con il frutto mieloso del Grillo che lo tende nel suo lungo finale. Intrigante e rotondo.
Voto di TigullioVino.it (da 1 a 5 chiocciole) : @@@@@
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