Lunedì 24 Settembre il ministro dell'Ambiente Corrado Clini ha presentato alla stampa nella splendida cornice di Villa Tasca a Palermo un interessante progetto promosso dal ministero e condiviso da alcune storiche cantine italiane e da importanti centri universitari del nostro paese che ha come obbiettivo finale è la trasformazione del vino a prodotto “eco sostenibile".
L’intera mission del progetto pilota, lanciato un anno fa, è sostenuto dalle aziende vinicole Castello di Monte Vibiano Vecchio, Fratelli Gancia, Agricola Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Planeta, Tasca D'Almerita e Venica&Venica, prevede di valorizzare l’eco-sostenibilità del comparto vitivinicolo italiano valutando l’impronta ambientale della filiera con un marchio garantito dal Ministero dell’Ambiente; accrescere la competitività sul mercato delle aziende del nostro Paese; fare del vino un ambasciatore nel mondo dello sviluppo sostenibile made in Italy.
Erano presenti all’incontro con la stampa, tra gli altri, i padroni di casa Lucio, Giuseppe ed Alberto Tasca, Lamberto Vallarino Gancia presidente Federvini, Albiera Antinori, Alessio Planeta. Il ministro Clini ha spiegato
"Stiamo sperimentando in Italia metodologie già applicate in altri paesi, mi aspetto i numeri, cioè la riduzione dei valori del consumo d’ambiente nella produzione del vino, questo ci consentirà di avere un marchio di qualità ambientale per la produzione del vino italiano, questo progetto consoliderà un metodo che vogliamo far diventare uno standard qualitativo per le aziende italiane”.
Due nuovi importanti indicatori di sostenibilità per la produzione vitivinicola italiana serviranno a valutare la conduzione agronomica del Vigneto e la gestione del Territorio: l’indicatore che valuta l’utilizzo degli agrofarmaci, la gestione del suolo, della sostanza organica, delle acque superficiali, l’uso delle macchine agricole e le aree serbatoio della biodiversità. L’altro valuta la sostenibilità attraverso l’aspetto socio-economico e la qualità del paesaggio calcolato attraverso una metodologia che consenta di misurare la ricaduta globale sul territorio di competenza dove opera l’impresa.
Questi nuovi fattori si andranno ad aggiungersi agli indicatori denominati Carbon e Water Footprint, rispettivamente il totale di emissioni di Co2 di tutta la filiera di produzione, dalla vigna alla distribuzione finale, dato fondamentale per attuare gli interventi più efficaci per ridurre le emissioni o per neutralizzarle, e l’indicatore del volume totale di acqua dolce consumata nel vigneto ed in cantina che consente di studiare l’ottimizzazione della gestione delle risorse idriche.
All’ambizioso progetto collaborano le universita’ di Perugia, Torino e Piacenza
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