Può accadere a ogni appassionato: la bottiglia acquistata in condizioni ideali e conservata con tutti i crismi del caso può rivelarsi un grande flop una volta aperta.
Può succedere a chiunque: e allora che si fa? Vediamo una storia vera accaduta in Australia.
Murray Almond è un grande appassionato di vino: ha una cantina con condizioni ottimali per la conservazione, acquista il vino appena esce sul mercato, fa parte di un gruppo di amici con i quali condivide la stessa passione. Decide di organizzare una grande serata nella quale aprirà alcune bottiglie prestigiose, la più prestigiosa delle quali è un Penfolds Grange del 1986, uno dei più blasonati vini australiani. Murray apre la bottiglia con un’ora di anticipo, la decanta con cura e poi il momento magico arriva: ma ecco la delusione. Il vino risulta appiattito al gusto e il finale troppo corto. Ciò che è avanzato del vino viene allora rimesso nella bottiglia e ritappato. Poi Murray scende in cantina e prende una seconda bottiglia dello stesso vino e la apre. Vino ok, con tutte le sue caratteristiche a posto, completamente diverso dal primo.
Il mattino dopo il buon Murray contatta il servizio di assistenza clienti della Penfolds/Foster’s - Foster’s è proprietario di Penfolds, oltre a essere l’azienda leader in prodotti alcolici in Asia e Oceania - raccontando l’accaduto, descrivendo il difetto come “il profilo gustativo e il finale risultano influenzati da un difetto di tappo di basso livello”. Gli rispondono di mettere la bottiglia in frigorifero e di attendere il giorno dopo un corriere pagato da loro che verrà a ritirare la bottiglia difettosa per una valutazione e una sostituzione. Niente di che, poiché questo è il modo in cui il servizio di assistenza clienti lavora, come già sperimentato in altre sfortunate situazioni precedenti dallo stesso Murray.
La risposta arriva dopo tre settimane: in essa si parla di un panel di ex-winemakers che ha valutato il contenuto della bottiglia e ha concluso che non vi sono difetti dovuti al TCA e che la bottiglia doveva essere decantata con maggior anticipo per eliminare il carattere di solfito - leggi riduzione -. La bottiglia non risultava quindi difettosa, non sarebbe stata sostituita ma che la Penfolds/Foster’s offriva una bottiglia di Bin 389 - uno dei vini di punta - come “beau geste”.
Si tratta di un problema che può capitare a chiunque, ma la storia di Murray fornisce ulteriori spunti di riflessione sulla modalità con cui il produttore ha liquidato la vicenda. Intanto Murray: è una persona la cui autorevolezza nel settore è riconosciuta da partecipazioni a forum, nonché dall’essere conosciuto all’interno della Penfolds/Foster’s. Poi la risposta: si parla di vino in riduzione e di nessun problema di tappo. Ben si sa che anche senza arrivare al vino che sa di tappo il tappo - ovviamente di sughero - stesso può andare a influire negativamente sulle caratteristiche organolettiche del prodotto, un difetto che anche un panel di ex-winemakers può non riuscire a riconoscere perchè finché si tratta di trovare il classico difetto di tappo tutto è più semplice.
Inoltre, un’analisi sensoriale condotta su un vino aperto da settimane non può essere attendibile: l’ossidazione va infatti a coprire gli eventuali sentori di tappo.
A tutto questo uniamo il fatto che, a causa di aspetti legati alla sicurezza, le leggi australiane non permettono di effettuare un’analisi completa su un vino già aperto, tutt’al più è possibile effettuarne una sola analisi olfattiva. E’ chiaro però che la Penfolds/Foster’s deve proteggersi in qualche modo da quelli “che ci provano”, soprattutto su una bottiglia che costa qualcosa come 500 dollari australiani. Solo che il caso di Murray non è stato gestito bene. Non si può pensare che per cambiare una bottiglia il vino deve solo “puzzare” di tappo, perché esistono anche altri difetti e questi vanno considerati con attenzione. Il caso di Murray, inoltre, è stato pubblicato su molti tra blog e testate online di settore: sicuramente si tratta di una pubblicità negativa che va a colpire la Penfolds/Foster’s.
In conclusione: le grandi bottiglie allettano decisamente lo spirito degli appassionati del buon bere: occorre incrociare le dita, però.
Infine: non certo per questa storia, Foster’s potrebbe uscire dal comparto vino molto a breve a causa di risultati economici poco favorevoli. Forse questa storia illumina su dette intenzioni.
Sono nato nel 1967 a Milano e fino a qualche anno fa ho fatto il tecnico informatico: dopo una quindicina d'anni davanti a un monitor ho cominciato...
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Inserito da Gianpaolo Paglia
il 10 febbraio 2009 alle 08:31In sostanza? Mah, forse avrebbe fatto meglio a cambiare la bottiglia e chiuso li', bisogna vedere quanti casi simili l'azienda si trova a fronteggiare, e probabilmente andava valutata la credibilita' del personaggio, la storia della bottiglia, ecc. E' un po' un caso limite direi. A conti fatti Penfold's ci guadagnava a cambiarla, questa e' la mia impressione.