L’Oltrepò Pavese?? E’ tantissime cose tutte insieme, ma in fondo non è nessuna di tutte queste. Non è solo un luogo geografico, non è solo una terra di vini e vigneti, non è solo paesaggi fantastici, non è solo persone straordinarie, non è solo l’amianto di Broni, non è solo uva svenduta, non è solo vino vilipeso. No. Per me l’Oltrepò Pavese è il luogo del cuore. E io lo amo come si ama una donna bellissima ma che non ti amerà mai, e ci soffrirai a vita, sarai dannato per l’eternità. Lo amo perché nella mia mente e nel mio cuore e nella mia anima è impresso a fuoco un ricordo preciso ma sfocato. Avevo forse sei anni, e con mio papà ero da qualche parte sulle colline oltrepadane, da un produttore di vino qualsiasi. Ricordo di quel pomeriggio quattro cose ben precise: la micca, morbida e croccante; il salame, morbido e gustoso; il mosto di moscato, inebriante e dolce; un divano, dove ho sognato per qualche ora. L’Oltrepò Pavese lo vorrei così: morbido, croccante, gustoso e che sappia sognare, ma soprattutto dolce e inebriante. Nient’altro.
Sono nato nel 1967 a Milano e fino a qualche anno fa ho fatto il tecnico informatico: dopo una quindicina d'anni davanti a un monitor ho cominciato...
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