Povero Oltrepò Pavese. Non mancassero già i guai per una zona vitivinicola sempre in cerca di un’identità precisa e di un’affermazione sui mercati italiani e non, cade ora tra capo e collo questa tegola, che però tegola potrebbe anche non essere, nonostante quanto già riportato dalla stampa di settore e non in questi giorni. La beffa è che questa inchiesta che parla di una frode da 20 milioni di euro riguarda un vino che non è proprio un portabandiera della vitivinicoltura oltrepadana, ovvero il Pinot Grigio.
Ciò che desta scalpore è che a essere coinvolti in indagini e perquisizioni sia la cooperativa Terre d’Oltrepò, azienda che dietro questo nome cela, ma tutti lo sanno in fondo, due big del vino oltrepadano, ovvero la Cantina Sociale di Broni e la Cantina Sociale di Casteggio. I reati in ballo non sono roba da poco, si parla infatti di frode in commercio aggravata e di falsificazione di documenti e registri e indebiti percepimenti di aiuti comunitari e contributi regionali.
Le indagini sono tuttora in corso, ma il quadro che ne sta uscendo è tutt’altro che edificante, visti i reati sopra elencati e visti alcuni altri dettagli che vi riportiamo sommariamente:
• Terre d’Oltrepò è la realtà più grande, come produzione, del comparto vitivinicolo oltrepadano. Conta circa 850 soci e una sessantina di maestranze.
• L’indagine ha visto perquisizioni a tappeto lungo tutta la filiera produttiva di questi vini “indagati”, Pinot Grigio, come già detto, venduto come DOP e IGP e che parrebbe provenire da uve non proprio a “regola d’arte”, con un notevole impiego di uomini e mezzi della Forestale.
• Il danno d’immagine per l’intero settore locale potrebbe, ma usiamo il condizionale, essere devastante per un sistema già traballante e precario.
• In casa della segretaria del Presidente di Terre d’Oltrepò, Livio Cagnoni, è stata rinvenuta un’ingente quantità di denaro in contanti, quantità ancora da definirsi compiutamente.
Perché usare i condizionali, allora, quando il quadro attuale sembra essere quello di un vero disastro? Perché forse, posto che tutta l’indagine e l’iter processuale che ne potrebbe derivare dimostrino ciò che è emerso in maniera impetuosa in queste ore, questa potrebbe essere l’occasione giusta per far sì che in questa splendida terra si inizi a rendersi conto che la strada della qualità non è quella dei mezzucci truffaldini, ma quella dell’alzare il capo e rendersi finalmente conto delle potenzialità enormi ancora inespresse, tranne che in una qualità dei prodotti che è ancora troppo a macchia di leopardo, nonostante giungano da degustazioni che ho effettuato nell’ultimo periodo, e delle quali vi darò conto prossimamente, segnali molto incoraggianti.
Questi i fatti, corredati da qualche opinione extra indagine. Non smettete però tutti voi che mi leggete di credere in questi uomini e donne e in questa terra meravigliosa che sa dare vini di assoluta eccellenza.
A presto, Riccardo.
Sono nato nel 1967 a Milano e fino a qualche anno fa ho fatto il tecnico informatico: dopo una quindicina d'anni davanti a un monitor ho cominciato...
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Inserito da bianchi mario
il 08 dicembre 2014 alle 18:07ogni anno la stessa storia.
prima col pinot nero poi col moscato ora con il grigio. il problema non e Terre D Oltrepo ,che sta subendo un attacco da concorrenti pari in onestà. il problema son il sistema delle bollette false, le qualità dei vigneti che cambiano ogni anno . la bufala dei sistemi di controllo e certificazione. E' tutta politica