Il pH
Tra le mie pretese, come ho spiegato nell’introduzione a questa rubrica, c’è quella ambiziosissima di fare informazione in modo divulgativo su alcuni concetti chiave attorno al quale ruota ciò che noi, in ultima analisi, percepiamo in un bicchiere di vino. Mi sono reso conto che mi sono cacciato in un grosso guaio. Fare informazione scientifica in modo divulgativo non è roba affatto semplice: bisogna infatti dire delle cose serie ma in modo leggero e comprensibile, quindi non è facile. Per divulgare bisogna saper padroneggiare, e bene, il concetto che si vuole divulgare.
Per conoscere è però indispensabile studiare. Diciamo però anche che accetto la sfida. Quindi si parte, con qualcosa di facile facile: due lettere, ovvero pH. Secondo il testo di chimica di base in mio possesso bisogna andare a pagina 320 per entrare in questo magico mondo: la prima cosa che penso è che quindi, pur essendo un concetto di base, è già abbastanza avanzato.
L’approccio al significato di pH è però assolutamente ostile, poiché è basato su considerazioni non immediate associate peraltro al concetto di logaritmo in base 10. Capisco però anche che il pH non è altro che un numero. Sembra quindi facile, è un numero, punto. Girando però pagina trovo una figurina abbastanza illuminante: si tratta di una scala di valori di pH calata in alcuni contesti ben precisi.
Capisco quindi che:
- Il pH è sì un numero, ma ha senso solo in un intervallo compreso tra i valori tra -1 e 15, compresi gli eventuali decimali.
- A un valore appena inferiore a 3 si parla di aceto; appena superiore a 3 si parla di succo d’arancia; intorno a 5,8 si parla di pioggia; intorno a 6,5 c’è invece il latte; tra 7,2 e 7,3 c’è il sangue; a 11,5 circa si colloca invece l’ammoniaca per uso casalingo.
- Il valore 7 è un po’ speciale: oltre a essere il valore centrale della scala leggo anche che esso corrisponde a quello dell’acqua pura a 25 gradi centigradi. Il valore 7 è anche indicato come condizione di neutralità.
- Il tutto va considerato però in modo un po’ particolare: il pH non è un numero decontestualizzato, infatti, ma va associato al concetto di soluzione, che altro non è che un liquido che può contenere di tutto un po’.
- Se il pH è inferiore a 7 si parla di soluzione acida; se superiore si parla invece di soluzione basica.
- Il vino, ma questo un testo di chimica di base non lo riporta, ha normalmente un valore compreso tra 3 e 4, con le dovute eccezioni.
Chiudo il libro e faccio alcune considerazioni:
- Intuisco allora che il pH è qualcosa che esiste davvero nel mondo che ci circonda ovunque ci sia una soluzione: il fatto che aceto, pioggia, sangue, vino e ammoniaca, cose assolutamente slegate tra loro (sebbene apparentemente) , siano accomunate da almeno un fattore, in questo caso il pH, significa che siamo in presenza di qualcosa di serio e importante.
- Nella vita di tutti i giorni è inevitabile imbattersi almeno una volta nella giornata in una soluzione: solo alzandoci dal letto alla mattina e passando al bagno per lavarci il viso ci imbattiamo subito in una soluzione chiamata comunemente acqua potabile, basta aprire il rubinetto, facile facile. Passiamo poi a fare colazione: un caffelatte è pure una soluzione. Lo mettiamo in bocca e lo ingurgitiamo: ma in bocca c’è la saliva, anch’essa una soluzione.
E qui mi fermo, poiché la giornata è lunga e la vostra pazienza nel leggermi probabilmente è già agli sgoccioli perché non capite dove voglio andare a parare.
L’introduzione termina allora con un’altra riflessione inquietante: visto che il vino è pure una soluzione forse il pH c’entra anche qui. Ma dove, come, quando e perché? Io vi dico di avere pazienza e tentare di seguirmi se siete digiuni in materia, se imparerete qualcosa in più sul funzionamento fine di processi assolutamente naturali e che ci accerchiano quotidianamente avrò raggiunto il mio scopo e avrete fatto di me un uomo felice.