Con la mia esse da romagnola (che a volte si mescola alla zeta) e l'Inzolia ho un rapporto particolare che nasce quando facevo l'assemblatrice di vini e mosti provenienti da ogni parte d'Italia. L'Inzolia è uno dei vitigni più antichi della Sicilia e viene citato la prima volta addirittura da Plinio; alcuni pensano che la sua origine sia Francese e sia arrivata sull'isola con la dominazione Normanna; secondo un'altra ipotesi avrebbe invece un'origine mediorientale. Il vino che ne nasce è generalmente d'annata, dicono non adatto all'invecchiamento, caratterizzato da note evidenti di frutta bianca ed agrume con alcuni richiami erbacei. Al gusto deve rimanere equilibrato, fresco e persistente.
Questa è il mio bignami pensiero sull'Inzolia, ma vediamo in dettaglio il vino di Valerio. Il campione all'aspetto visivo è torbido e all'apertura della bottiglia presenta un'evidente effervescenza; all'olfatto un'evidente sentore di ridotto e di feccia copre le note fruttate. Al gusto a parte l'effervescenza data dall'anidride carbonica non è molto fresco e persistente.
Valerio nelle note scrive che le uve erano sane, che ha effettuato una prima defecazione statica prima della fermentazione alcolica e che ha utilizzato lieviti selezionati (senza specificare quali); non ci dice però se ha usato anche attivanti/nutrienti di fermentazione.
Vediamo le analisi:
Alcol distillazione 13,15% vol
zuccheri 1,12%
alcol complessivo 13,82 %vol
pH 3,62
acidità totale 4,90 g/l
acidità volatile 0.88 g/l
anidride solforosa totale 8 mg/l
Vorrei focalizzare l'attenzione sul contenuto di zuccheri residui presente dovuto a un non ottimale lavoro dei lieviti, probabilmente a causa di:
1) una cattiva gestione del piede di fermentazione o lieviti reidratati male;
2) una temperatura di fermentazione cresciuta troppo;
3) una mancata nutrizione dei lieviti.
Un altro punto da tenere monitorato è l'acidità volatile, tenete a mente che un bianco d'annata in bottiglia generalmente ha valori che si vanno da 0,40 a 0,60 g/l. Questo valore si deve tenere sotto controllo seguendo le buone pratiche di cantina e cioè:
1) mantenendo il contenitore di conservazione sempre ben colmo e chiuso ermeticamente;
2) solfitando la massa;
3) effettuando i travasi al riparo dell'aria;
4) conservando il vino in un locale fresco.
Davvero peccato per gli zuccheri residui; nella degustazione s'intuisce facilmente che l'uva di partenza era di qualità eccellente. Se il vino fosse il mio solfiterei la massa per portare il tutto a 30 mg/l di solforosa totale, acidificherei con citrico e tartarico fino a portare a 5,20 il tutto, nel caso si voglia mantenere il vino con questa concentrazione zuccherina. In alternativa si potrebbe valutare una rifermentazione in bottiglia, anche se con un'acidità volatile così elevata potrebbe essere un'operazione rischiosa.
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Inserito da Valerio Schillizzi
il 03 febbraio 2015 alle 19:57Il vino adesso è molto molto più trasparente, il freddo avrà fatto il suo lavoro.
Sulla confezione dei lieviti c'è scritto semplicemente 'lievito per vinificazione basic cerevisiae,' e le istruzioni.
Non ho utilizzato attivanti/ nutrienti.
A questo punto vorrei provare a farlo rifermentare in bottiglia nonostante i rischi.
Sono contento nonostante tutto perché sono sicuro che il prossimo anno non commetterò gli stessi errori.
Grazie ancora a Claudia, Luca e a tutti garagisti.