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Wine Trotter

Brindisi Georgiano a Vinitaly

di Kate Maciejewska Serra

MappaArticolo georeferenziato

Non esiste un solo Vinitaly, ognuno di noi si crea il suo, unico e indimenticabile. Perché per un vero appassionato del vino le scelte che deve compiere durante quest'enorme fiera sono sempre drammatiche, le si ricorda per sempre. Attraversando affollati padiglioni della fiera veronese anch'io mi sento come Alice nel Paese delle Meraviglie, dove, nello stesso tempo e spazio, si trova il bello e il brutto, il mediocre e l'eccellente, la verità e la menzogna, la sincerità e falsità estrema.

Così è Vinitaly, è cosi è anche il nostro caro Mondo del Vino.
Chi, come me, ha studiato a fondo la storia della vite e del vino, sa che quest'edizione della fiera veronese può essere considerata importantissima. Per la prima volta nella storia di Vinitaly, sono stati presenti i vini provenienti dalla vera Patria della vite, da dove si è poi diffusa in tutta Europa. Parlo proprio della Georgia, i cui vastissimi vigneti si estendono tra il profondo Mar Nero e l'enorme massiccio del Caucaso.

Negli ultimi anni, ho notato con grande piacere i grandi progressi del vino di questo paese, che ho avuto possibilità di visitare nei primi anni novanta, la cui cultura strettamente legata al vino mi ha affascinato al punto di dedicargli la mia tesi di laurea. In Italia i vini georgiani si vedono davvero pochissimo, non è così nella mia patria polacca, dove la nostra particolare simpatia per il popolo georgiano ha fatto scattare una sorta di solidarietà commerciale. Quando un po' di tempo fa "l'Impero" di Putin, che è stato per decenni il miglior acquirente del vino georgiano, per ragioni di potere, ha chiuso le sue frontiere ai prodotti provenienti dalla Georgia, il nostro governo polacco ha attivato una serie di iniziative d'aiuto per il settore vitivinicolo georgiano: così la Polonia è diventata il più importante distributore del vino georgiano in Europa.

Oggi i vini georgiani sono da noi ben presenti con le loro diverse tipologie e luoghi di provenienza. Una di queste imprese georgiane, che ha trovato appoggio proprio in Polonia, dove ha aperto l'ufficio commerciale per l'Europa, è stata presente quest'anno a Vinitaly: la giovane azienda Badagoni (www.badagoni.ge, www.badagoni.eu), un esempio di rinascita dell'enologia in questo grande Paese vitivinicolo, che da millenni crede ciecamente che la vite e il vino siano il più grande segno della civiltà umana. Badagoni opera nella più prestigiosa zona vinicola georgiana detta Kakheti e possiede 300 ettari di vigne dai quali nascono circa 1.200.000 bottiglie l'anno.

Dal 2002 l'azienda collabora con il noto enologo italiano Donato Lanati che, come mi hanno spiegato durante una chiacchierata veronese, visita i suoi "possedimenti" georgiani insieme all'affascinante Carole Bouquet, che oltre a essere una famosa attrice, è anche la produttrice del piacevole Passito di Pantelleria dal curioso nome "Sangue d'Oro". Dato la giovinezza degli impianti e la prudenza, giusta in questi casi, la scelta attuale di BADAGONI consente di produrre solo i vini con l'uso d'acciaio. Come altre ditte che operano in Georgia anch'essa produce una ricca serie di vini che si basano sui tanti vitigni autoctoni di questo paese tra i quali bianchi rkatsiteli i mtsvane e i rossi saperavi, aleksandrouli, mujaretuli.

In caso di BADAGONI si tratta di vini molto giovani che hanno bisogno di perfezionarsi, ma che si distinguono già per il loro carattere unico e inconfondibile, legato ai particolari terroir che si creano nelle microzone di Kakheti. Tra i vini assaggiati nel loro stand veronese il mio best è stato un equilibrato rosso Saperavi 100% di nome "Mukuzani" (così si chiama questa particolare microzona di Kakheti).

I vini georgiani, dai profumi e sapori insoliti per i nostri gusti comuni, si sposano perfettamente con la loro cucina locale, molto saporita e gustosa, che fonde le due grandi tradizioni culinarie, cioè l'occidentale e orientale, dato che la Georgia si trova al confine culturale tra questi due mondi. È da sottolineare che l'identità e la cultura georgiana è da sempre legata all'Europa e alla religione cristiana. Il fortissimo legame dei Georgiani con la loro cultura del vino è comprensibile soltanto se paragonato con la realtà culturale del vicino mondo arabo dove il vino e addirittura proibito.

Parlando del vino e della Georgia non si possono dimenticare i famosi brindisi georgiani, indimenticabili per tutti coloro che hanno avuto occasione di conoscere questo popolo. È una bellissima tradizione legata al vino, così spesso dimenticata nella nostra cultura occidentale. Proprio nel brindisi si evidenzia il più importante ruolo del vino, che ha contribuito a creare la nostra civiltà - un senso di appartenenza e di solidarietà, che attraversa le frontiere e crea la pace. Perché la guerra e il più grande nemico della vite e del vino, come testimonia la tortuosa storia dell'umanità. Citando le parole di uno dei vecchi brindisi georgiani "vi auguro di vivere lunghi anni nella pace e nell'allegria, di diventare amici, di poter ricevere numerosi ospiti e di festeggiare!"

A tutti coloro che saranno incuriositi dalla viticoltura georgiana consiglio di assaggiare un particolare blend di Cabernet Sauvignon e Saperavi di nome "Chirsa", firmato dalla azienda toscana "Il Faggetto" (www.terrevitate.com). Ho avuto piacere di assaggiarlo al Vinitaly dopo i vini di BADAGONI e, nonostante il massiccio uso del vitigno internazionale (50% di Cabernet), ho trovato in questo vino un inconfondibile carattere georgiano. Uva di Saperavi (usata insieme al prodotto in Toscana Cabernet), viene coltivata nell'altopiano della zona di Kvareli a circa 80 km dalla capitale georgiana Tbilisi ed è vinificata in loco. Il vino è prodotto in 10 mila bottiglie e viene maturato due anni in barrique e un anno in bottiglia. Così nasce un discreto e particolare vino dal profumo fresco e intenso e gusto leggermente pepato e speziato, ottimo con i piatti della stessa linea come la Tagliata al pepe verde o il dolce Pan Pepato.

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