Il 2004 è appena trascorso e si respira una frizzante aria di ottimismo e di speranza in tutti settori della nostra variopinta ed incerta esistenza. Sì, incerta come testimoniano gli ultimi fatti che hanno coinvolto i nostri amici indiani. Ma, eventi eccezionali a parte, anche l'Occidente che si era abituato alle " troppe coccole economiche" degli anni ottanta e novanta, trovandosi negli ultimi tempi ad attraversare evidenti crisi, sembra voler rimontare la china del sistema con grinta. Ormai niente è semplice e, ora come ora, i colpi di fortuna avvengono soltanto da Bonolis, cosicché alla stragrande maggioranza dei meno fortunati non rimane che poter contare sull'assiduo e qualificato impegno personale ed aziendale ed i risultati certo non si possono ottenere con la velocità dell'amata Ferrari. Ovviamente occorrono tempi lunghi, ma nonostante il clima piuttosto buio, non è assolutamente il momento di arrendersi.
Il vino che nei tantissimi paesi del mondo è considerato un bene di lusso, risente inevitabilmente di questo clima e per mantenere un'accettabile standard di consumo, ha bisogno di una costante promozione che con i suoi costi quasi improponibili risulta spesso carente ed inadeguata. Così ci stiamo finalmente accorgendo che è assolutamente necessario attuare una drastica rivoluzione manageriale dell'intero sistema "vino italiano", che si fondi ed attui gli stessi principi e gli stessi "veicoli" che l'attuale marketing mondiale mette a disposizione ed ai quali si dovranno rivolgere proprio le singole cantine, incapaci più di altri di gestire da sole questa importantissima parte del lavoro aziendale.
Per fortuna nel panorama enologico italiano esiste una categoria di vini più avvantaggiata che per ora risente un po' meno della profonda crisi di vendita - sia in Italia sia all'estero - in molti casi provocata dalla spietata e sempre crescente concorrenza dei produttori d'oltre Oceano che in questo specifico settore non riescono ancora a proporre una sufficiente qualità.
Quest'isola felice è rappresentata dalle bollicine italiane che continuano ad essere diffusamente richieste soprattutto in questi periodi di festa in cui si raggiunge il vero e proprio culmine di vendite ….e di ottimismo. Non esiste un angolo d'Italia in cui non si producono varie tipologie di spumante, ma le regioni che possono essere effettivamente definite veri e propri paradisi di bollicine sono rappresentati dal Trentino (Trento DOC) e dalla Lombardia (Franciacorta DOCG) e proprio quest'ultima è stata la meta del mio piccolo viaggio alla scoperta delle uniche bollicine DOCG italiane.
Questo fazzoletto di terra si trova nella zona del pittoresco Lago d'Iseo nel bresciano, considerato da ormai tanti anni la meta di villeggiatura dei ricchi industriali lombardi. Merita comunque dire che è proprio grazie alla presenza in pianta stabile delle grosse potenzialità finanziarie ed economiche degli industriali lombardi che il "progetto Franciacorta" ha potuto nascere, partire e decollare per un'ormai collaudata e felice orbita commerciale. Dal 1995 il vino ottenuto attraverso il Metodo Classico ripreso direttamente dalla Champagne francese si chiama Franciacorta DOCG e "guai" a chi in presenza degli orgogliosissimi produttori pronuncia la parola spumante, qualifica riservata solo alle meno nobili bollicine Metodo Charmat come i popolari Asti Spumante.
Il Franciacorta DOCG è oggi giorno venduto quasi esclusivamente in Italia e soltanto il 15% della sua produzione finisce all'estero. L'attuale produzione di questo brillante vino è intorno ai 5 milioni di bottiglie l'anno, ma nei prossimi anni dovrebbe raddoppiare il che comporta forti investimenti promozionali verso quei mercati esteri che non sempre risultano predisposti a riceverli a causa dell'attuale scarsità di "materia prima", ovvero un vino che possegga le caratteristiche indispensabili per raggiungere lo scopo - la qualità certificata (conosciamo tutti le lamentele dei produttori che stappano le centinaia di bottiglie nelle occasioni delle manifestazioni ma con gli spumanti la situazione diventa ancora più difficile da gestire).
I produttori di Franciacorta DOCG non vendono i loro "piccoli tesori" nei supermercati e il loro principale cliente, sia in Italia sia all estero rimane l'alta ristorazione e i locali di tendenza, dove le bollicine bresciane vengono servite come ottimo aperitivo, nonostante un costo non indifferente (si pensi che i prezzi franco cantina, per questi vini, non scendono di solito a meno di 9 euro IVA esclusa). Pertanto, suggerisco agli appassionati ma soprattutto agli amanti di queste qualificatissime bollicine di recarsi alla metà di settembre in questa zona della Lombardia, molto attraente anche dal punto di vista turistico, per assistere in diretta e di persona alla più grande festa di questo vino: il Festival di Franciacorta.
Per questa occasione, nella stupenda Villa Lechi ad Erbusco, dove ha sede anche il Consorzio e la Strada del Vino del Franciacorta, al costo di un biglietto si brinda con tutti i produttori di Franciacorta DOCG e quindi è facile immaginare la gioiosa atmosfera che regna durante questo fine settimana. In contemporanea allo svolgersi del Festival, le singole cantine aprono le loro porte a tutti gli ospiti che hanno la curiosità di conoscere i segreti che stanno alla base delle loro classiche bollicine.
L'ultima - già quinta - edizione del Festival di Franciacorta ha rappresentato anche per me un'ottima occasione per avvicinarmi alla vera realtà enologica di questa bellissima zona. Ho potuto soggiornare in un simpaticissimo agriturismo "Al Rocol" di Ome che, oltre alla caratteristica ed accogliente struttura ricettiva, propone una ristorazione aperta al pubblico - vera e propria meta dei buongustai della zona - dove in un'atmosfera davvero familiare si possono gustare le squisite pietanze locali preparate direttamente dai proprietari - il Signor Gianluigi e la bella Signora Daniela. Ai genuini ed abbondanti piatti (purtroppo non così frequenti nella ristorazione moderna) vengono accompagnati vini discreti sia Franciacorta DOCG sia fermi prodotti e venduti esclusivamente in azienda ed anch'essi curati in famiglia dal fratello Giovanni. Il fresco vino bianco della azienda "Al Rocol" è ottenuto da uve Pinot (60%) e Chardonnay (40%) mentre il rosso, è caratterizzato dalla tipica presenza di uvaggi Cabernet Sauvignon (50%), Merlot (30%), Barbera (10%) e Nebbiolo (10%), giusta la particolarità di questa zona.
Vale la pena sottolineare che la zona del Franciacorta, storicamente patria di vini fermi, prodotti lì già a partire dal Medioevo, produce anche buoni vini sia bianchi sia rossi sotto la denominazione Terre di Franciacorta DOC (da due anni, tuttavia, tale denominazione viene però sostituita da alcuni produttori con il termine Curtefranca DOC, proprio al fine di distinguere in un modo più chiaro ed immediato i Franciacorta DOCG - le bollicine - dai vini fermi così, come giustamente affermano i produttori, da non creare inutile confusione). Questi vini si accompagnano perfettamente con la ricca cucina locale basata sia sulle carni sia sul pesce del vicino Lago d'Iseo. Vengono spesso serviti con la tradizionale polenta di farina di mais e accompagnati con un ottimo e raro olio d'oliva, come il rinomato Sebino DOP.
Alcune aziende della zona come "Bersi Serlini" di Provaglio d'Iseo (la loro bellissima cantina, purtroppo chiusa attualmente per lavori di restauro che dovrebbero terminare a breve, si trova nell'ex Monastero di San Pietro in Lamosa risalente al anno 1000) stanno progressivamente eliminando dalla loro produzione i vini fermi per poter, come affermato dagli stessi produttori, dedicarsi esclusivamente alle bollicine, ritenute in questa zona un vero e proprio oro spumeggiante. Alcuni altri produttori seguono la linea più tradizionale e offrono da anni una buona qualità anche per questi vini "Cortefranca" venduti principalmente nella ristorazione locale ed ai loro migliori clienti esteri come nel caso della cantina "Majolini" di Ome che produce un buon rosso di carattere Curtefranca DOC "Ruc di Gnoc" (1 anno in acciaio, 1 anno in barrique usata e 6 mesi in bottiglia; attualmente è in commercio l'annata 2001, intorno ai 14 euro) e uno strutturato cru "Deressi" prodotto in circa 20 mila bottiglie all'anno, improntato al gusto americano, un uvaggio di Merlot e Cabernet Franc (2 anni in barrique e circa 6 mesi in bottiglia; attualmente è in commercio l'annata 2000, intorno ai 30 euro). Vale anche la pena nominare l'ottimo Franciacorta DOCG Brut "Ante Omnia" di questa interessantissima azienda - un vino appartenente alla categoria Satèn inventata dagli stessi produttori delle zona verso la metà degli anni novanta e apprezzata in virtù dell'esclusiva piacevolezza generale.
Nonostante la maggiore morbidezza rispetto altre categorie della Franciacorta DOCG un ottimo Satèn, come quello del 1999 di "Majolini" (Chardonnay 100% maturato in acciaio per 7 mesi, i successivi 3 mesi di barrique e una permanenza sui lieviti per altri 36 mesi; venduto ad un prezzo intorno 18 euro) si distingue per il suo gusto pieno e inconfondibile ed un perlage minore ma finissimo e persistente. Un'altra stella della cantina Majolini, presentata per la prima volta quest'anno, è senz'altro il Franciacorta DOCG Brut "Altera", categoria Rosè, che dopo tanti anni di decadenza, sembra oggi vivere il suo vero rinascimento. Prodotto da Pinot Nero in purezza è forse uno dei pochi Franciacorta DOCG che può, senza grandi difficoltà, accompagnare tutto il pasto (ho fatto anche una prova vincente assaggiandolo con un pesante ma gustosissimo stinco di maiale, cucinato con sapiente maestria proprio nell'agriturismo "Al Rocol").
Devo sottolineare che non sono una grande appassionata delle bollicine servite a tutto pasto e penso che la tendenza di usarle a tale scopo (a parte, ovviamente, alcuni casi eccezionali), spesso promossa dagli stessi produttori, debba essere concepita come frutto dell'attuale moda senza troppo senso logico, visto che in Italia esiste un enorme patrimonio di vini fermi ideali e più indicati allo scopo.
Ritengo che le qualificate bollicine italiane, per essere davvero apprezzate in tutto il loro splendore e sapore, forse dovrebbero affermarsi più come vini da aperitivo e più in generale vini da feste e festeggiamenti (e, mi auguro, non soltanto di fine anno). Ed è proprio in questa tradizionale direzione che, a mio parere, dovrebbe continuare a rivolgersi la promozione delle bollicine italiane sia in Italia sia all'estero.
Durante il mio viaggio ho avuto anche il piacere di assaggiare un interessantissimo Franciacorta DOCG Brut nella nuovissima cantina di "Ferghettina" di Erbusco (ancora in fase di ultimazione e rifinitura) diretta da 40 anni da Roberto Gatti a cui da un po' di tempo si e affiancata la figlia Laura, giovane e bravissima enologa. Questo Chardonnay 100% della vendemmia 2000, si caratterizza per un perlage molto bello e un accattivante e insolito profumo di fragoline di bosco, per il suo gusto dolce e per niente stucchevole che si ritrova anche nell'intenso sapore. La cantina produce un'ottimo Franciacorta DOCG Brut, anch'esso assaggiato in occasione del Festival, della vendemmia 2001. Questo classico Franciacorta DOCG è prodotto con uve Chardonnay (95%) e Pinot Nero (5%) e viene venduto intorno ai 15 euro. Anche la dinamica cantina di "Ferghettina" non ha abbandonato e non intende farlo, la produzione dei vini fermi di un buon livello come appunto testimonia un freschissimo bianco Terre di Franciacorta DOC prodotto da uva Chardonnay (80%) e Pinot Bianco (20%) e commercializzato a circa 9 euro.
Altri ottimi Franciacorta DOCG Brut da me assaggiati vengono prodotti dall'imponente cantina di gruppo Moretti spa, "Bellavista" che rispecchia in modo netto ed evidente la realtà di questa zona del bresciano, ricca da tutti i punti di vista. In questa emblematica azienda, insieme al loro famoso enologo Mattia Vezzola (da considerare, come altri enologi delle Franciacorta DOCG, il vero padre di questi vini, visto il particolare procedimento cui viene sottoposta la produzione di queste bollicine- quasi "costruite" in laboratorio) ho potuto assaggiare il loro Brut sboccato nel 2003 che si e rilevato, come tanti altri vini di quest'azienda, un classico e appagante Franciacorta DOCG. Lo può dirsi del Brut Cuvee Storica prodotto dalla "Berlucchi"- il primo vino di questa già leggendaria azienda bresciana appartenente alla denominazione Franciacorta DOCG (Chardonnay 95% vinificato per la maggior parte in acciaio e Pinot Nero 5% fermentato in barrique, affinato in bottiglia per min. 24 mesi e ulteriori 2 mesi dopo la sboccatura). Presentato quest'anno in occasione del Festival di Franciacorta è senza dubbio un vino - considerata anche la forza imprenditoriale dell'azienda "Berlucchi" - destinato ad un successo che tutto sommato può rivelarsi un ottimo traino pubblicitario per l'intera produzione del Franciacorta DOCG.
Durante il Festival ho poi avuto modo di assaggiare il buonissimo Franciacorta DOCG Extra Brut 2000 (Chardonnay 50% e Pinot Nero 50%) di "Ricci Curbastro" di Capriolo e gli ottimi Franciacorta DOCG Dosaggio Zero "Cisiolo" (del Pinot Nero) e "Numerozero" (di Chardonnay) della giovane cantina dei Fratelli Muratori "Villa Crespi". Tra le aziende meno rinomate ma con prodotti decisamente interessanti, ho notato la cantina "San Cristoforo" di Erbusco col profumato e strutturato Franciacorta DOCG Brut e l'azienda "Longhi de Carli" anch'essa di Erbusco, col Franciacorta DOCG Saten, profumato di miele e deciso nel gusto.
Vale la pena sottolineare che le esclusive bollicine di Franciacorta vengono ormai da qualche tempo servite negli appositi calici studiati e realizzati in collaborazione con il Consorzio dall'azienda Zafferano. La loro elegante forma è caratterizzata da un lungo stelo e dall'ampia apertura del calice a forma di tulipano che permettono così di poter valutare in modo ottimale i vini Franciacorta DOCG, così come ho potuto fare durante il Festival.
La passata vendemmia nella zona di Franciacorta, come del resto un in tutta Italia, è stata davvero buona sia come qualità che come quantità e per fortuna le grandinate notturne, a cui anch'io sono stata sottoposta proprio durante la settimana precedente il Festival di Franciacorta (e che mi hanno svegliata in piena notte nel tranquillo agriturismo dove alloggiavo) arrivarono fortunatamente dopo che la vendemmia delle uve bianche, di fondamentale importanza per questa zona, era già avvenuta.
La terra di Franciacorta, con le sue bellissime cantine storiche è anche una splendida meta enoturistica che si sta affermando anche grazie all'Associazione Strada del Franciacorta, nata nel 2000 che vanta già 80 soci fra cui:
- la splendida "Monte Rossa" di Bornato dove la storia è affiancata alle più moderne e futuristiche realizzazioni enologiche (e dove ho assaggiato gli ottimi Satèn e Cabochon Brut 1999);
- l'azienda "Villa" che comprende un intero borgo medievale di Monticelli Brusati - oggi un vero e proprio complesso agrituristico (dove ho gustato tra gli altri il piacevole Satèn 2000);
- la modernissima e imponente "La Montina" di Monticelli Brusati - nel '600 la tenuta del Papa Paolo VI (e dove viene prodotto tra l'altro un ottimo Brut);
- "il Mosnel" di Camignone con la sua tipica bottaia seicentesca e uno splendido giardino storico (che produce oltre i buoni Franciacorta DOCG Brut anche un interessante e raro passito "Sebino" IGT del Chardonnay in purezza);
- la cantina "Antica Fratta" di Monticelli Brusati, con la sua imponente villa ottocentesca che accoglie interessanti eventi culturali come la mostra degli abiti da sposa presentata li in concomitanza del passato Festival di Franciacorta;
…e l'azienda dei "Fratelli Berlucchi" di Borgonato di Cortefranca con la sua bellissima cantina affrescata in occasione delle nozze rinascimentali. Vorrei sottolineare che quest'ultima è diretta da una delle più attive donne del vino in Italia, la Signora Pia Berlucchi. La Signora Pia, che non a caso è anche il presidente dell'Associazione nazionale Donne del Vino, con la sua presenza in tutte le più importanti manifestazioni enologiche nel mondo è veramente una straordinaria ambasciatrice e non soltanto di vini lombardi. Un bell'esempio da seguire insomma in un mondo dove sembra debba e possa trionfare soltanto un immediato interesse economico, ma dove per fortuna rimane sempre anche lo spazio per delle vere passioni.
Colgo occasione per mandare un caro saluto a tutti gli amici e lettori che da un po' di tempo seguono la mia rubrica, che spero rappresenti per me e per loro, non solo un modo per dare e ricevere informazioni, pareri e notizie di carattere strettamente enologico ma anche un modo per riportare sensazioni e vicende "in diretta". A tutti loro ed anche a chi non conosco auguro tanti stupendi brindisi carnevaleschi… magari proprio con le ottime bollicine "Made in Italy".
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