Le Anteprime dei Vini della Costa Toscana a Lucca, come ogni anno organizzate in modo davvero impeccabile, e quest’anno rese ancora più importanti per la nuova sede nel prestigioso complesso monumentale del Real Collegio lucchese, non hanno purtroppo riscosso il buon successo delle edizioni precedenti. E’ vero, che quest’anno mancavano alcuni “pezzi grossi” come il mitico Sassicaia ma il disinteresse da parte di giornalisti ed operatori del settore è dovuto senz’altro alla crisi generale, che fa vendere soltanto “i vini affermati e con un buon rapporto qualità-prezzo” come testimoniano ultimamente alcuni grandi produttori italiani e i loro importatori stranieri.
Questo atteggiamento toglie sicuramente spazio alla ricerca di nuovi e non ancora ben conosciuti, dal punto di vista commerciale, produttori, proprio quelli sui quali si basa la viticoltura di territori come quello della costa toscana. Chi invece non è mancato a Lucca ha potuto godersi il tranquillo e ben servito assaggio dei 70 giovanissimi campioni di botte dell’annata 2008, nota per la sua particolare freschezza, e i vini presenti attualmente in commercio, per lo più appartenenti all’annata 2006, caratterizzati da una potenza ed eleganza complessiva.
Tra i vini degni di nota presenti in commercio, oltre a tutti i buonissimi Montescudaio 2005 e 2006, Vi segnalo i complessi e persistenti Morellini di Scansano DOC: “Capatosta” 2006 di POGGIO ARGENTIERA (Sangiovese 95% e Alicante 5%) e “Tempo” 2006 di TERRE DI TALAMO (Sangiovese 85%, Alicante 10% e Cabernet Sauvignon 5%). Nella zona di Scansano è nato anche un altro vino, che è una ottima interpretazione toscana del Merlot: Maremma Toscana IGT “Cupinero” 2006 di COL DI BACCHE (Merlot 90% e 10% altri vitigni).
Tra i vini di Bolgheri, come al solito privi di evidenti difetti ho messo al primo posto della mia classifica personale un piacevolissimo e complesso Bolgheri Superiore DOC “Tâm” 2006 di BATZELLA (Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc) seguito da un potente ma fresco Bolgheri Superiore DOC “Arnione” 2005 di CAMPO ALLA SUGHERA (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Petit Verdot).
Di seguito Vi vorrei parlare di una singolare degustazione rivolta al pubblico che si è svolta nell’ambito delle Anteprime. E stata dedicata al concetto, tipicamente francese, dei vini in “en primeur” adottato dall’Associazione dei Grandi Cru della Costa Toscana, che ogni anno organizza l’incontro lucchese (www.grandicru.it). Grazie al gentile invito del “maestro di cerimonia” Paolo Valdastri, che da anni lavora nel consorzio dei vini di Bolgheri ed è un vero esperto in materia, per l’affiancamento nella conduzione di quest’interessantissima degustazione, che è stata per il pubblico degli appassionati, la vera e propria “scuola di guida” nell’assaggio dei vini “in fase di costruzione”.
La chiara spiegazione dei concetti base di “en primeur” è sicuramente molto utile a tutti quelli che hanno l’occasione di visitare le cantine dove spesso il proprietario stesso, fiero del suo “ultimo nato”, propone l’assaggio del vino direttamente dalla botte, che spesso risulta una vera e propria delusione per i semplici appassionati del vino non abituati a degustare questo bevanda, vagamente assomigliante al prodotto finito. E vero, che come avvenuto nel mio caso, conta tanto la lunga esperienza personale, ma chi non ha la fortuna di partecipare agli assaggi delle decine di vini messi sullo stesso tavolo, e non come al solito serviti “al volo” in un banco d’assaggio aperto al pubblico, ha bisogno di conoscere i concetti fondamentali, così spesso mancanti anche nella maggior parte delle guide dedicate al vino.
Gli assaggi dei vini in en primeur nella sua “patria” francese, dove esiste un diverso sistema di commercio del vino basato esclusivamente sui rivenditori, hanno un’importanza fondamentale, imparagonabile con la realtà italiana dove anche i produttori stessi hanno finora le difficoltà di preparare i giusti campioni di degustazione. In ogni modo gli assaggi en primeur hanno lo scopo di giudicare l’annata anziché soffermarsi sui particolari d’ogni vino. Prima di tutto è importante ricordarsi, che il vino è una materia viva, che evolve fino al momento del consumo e che il suo affinamento in bottiglia è fondamentale soprattutto per la giusta percezione dei profumi (dove conta anche l’intervento dello zolfo obbligatorio addirittura nei vini biologici, che nella sua prima fase marca molto il profumo del vino).
Per quel motivo, nel caso dei campioni delle botti e anche dei vini appena imbottigliati, è inutile soffermarsi più di tanto sul loro aspetto olfattivo. In questa fase i profumi del vino sono molto confusi, con la prevalenza delle note secondarie di fermentazione e molto forte influenza del rovere. Anche il colore del vino - campione non è mai quello del vino pronto anche se prevalgono alcune sfumature (ad esempio il vino con la presenza del Sangiovese possiede più bassa carica di colore del “colorato” Cabernet). In quel senso può essere utile “dare un’occhiata” soltanto alla penetrabilità del colore.
Occorre invece soffermarsi soprattutto sul palato ricordando alcuni fattori molto importanti tra i quali il tannino, che nel buon vino deve essere di qualità alta e caratterizzarsi di dolcezza e finezza, che sicuramente si affina ulteriormente per fondere un insieme armonioso con l’alcool, acidità e sapidità presenti nel vino. Al contrario l’amarezza eccessiva del tannino presente nel campione difficilmente sarà assorbita dopo. Un altro aspetto è la freschezza del vino – campione, che testimonia un accurato lavoro nella vigna e infine la sua lunghezza, che se non è almeno accennata in questa fase non si svilupperà neanche nel futuro. Ovviamente per togliere alcuni difetti del vino nella fase post-fermentativa si può intervenire ad. es. con i concaggi ma queste procedure possono essere considerate la vera e propria “violenza carnale” sul vino, che in ogni caso risulterà poco equilibrato.
L’attuale moda predilige i vini molto eleganti e “slanciati” al contrario dei molto concentrati e legnosi vini degli anni Novanta creati nello stile corrispondente al gusto del guru americano del vino, Mr. Parker. Addirittura li stessi francesi di Bordeaux, i cui vini sono da sempre molto eleganti, producevano le barrique dimostrative per questa guida dei vini più diffusa al mondo. Questo drastico cambiamento di stile, oggi adoperato anche dallo stesso Parker, è ben visibile anche nei campioni assaggiati durante le anteprime lucchesi.
Così spesso gli opulenti e a volte stancanti rossi della costa toscana stanno seguendo una bella dieta dimagrante, che li dona leggerezza e grazia, finora poco accennate specialmente nei vini importanti delle aziende più famose.
Durante la degustazione lucchese abbiamo assaggiato 5 campioni di vini in “en primeur” dell’annata 2008 dopodiché gli stessi vini delle annate 2005, 2006 e 2007 in commercio svelando la loro identità soltanto durante gli ultimi assaggi. La sapiente selezione dei vini ha permesso di compiere ai partecipanti un breve, ma molto significativo, viaggio alla scoperta delle diverse aree della costa toscana con i loro terroir unici e irripetibili - dalle dolci colline lucchesi fino alla più famosa piana costiera di Bolgheri.
E’ un universo vitivinicolo estremamente sfaccettato, che è in grado di soddisfare i molteplici gusti personali offrendo nello stesso tempo vini di qualità media molto alta.
In particolare si trattava di:
1. Colline Lucchesi DOC “Fabbrica di San Martino” 2007
di FABBRICA DI SAN MARTINO di Lucca; www.fabbricadisanmartino.it; (Sangiovese, Ciliegiolo, Canaiolo Nero e Colorino); come nel caso di tutte le aziende biodinamiche, che non usano i trattamenti, è un vino che ha richiesto un gran lavoro durante l’ultima vendemmia 2008 quando le piogge si sono prolungate fino a metà di giugno; il campione di quest’annata ha il colore trasparente del prevalente Sangiovese e il profumo di frutto fresco nella sua fase verde e le note molto fermentative, il suo sapore invece è raffinato e basato sull’acidità e sulla dolcezza piuttosto, che sulla muscolosità risultando un vino destinato a diventare poco estratto ma elegante, proprio come vuole l’ultima moda in materia. L’annata 2007 in commercio ha dei profumi sia fruttati, che floreali e il sapore fresco e abbastanza magro, che lo colloca tra i vini piuttosto leggeri e non molto strutturati.
2. Maremma Toscana IGT “Cupinero” 2006
di COL DI BACCHE di Cupi (Grosseto); (Merlot 90% e Altri 10%); nella versione en primeur è un vino con la forte carica di colore caratteristica del Merlot, i profumi di frutta nera molto matura anche se per adesso non ben amalgamati, che tenderanno ai sentori di confettura ed una bella persistenza gustativa derivanti in maggior parte dalle caratteristiche della zona molto calda. un bell’esempio del vino di vecchio stile basato sull’estratto. L’annata 2006 ha dei profumi molto caldi e maturi e la bellissima struttura del Merlot con un potente tannino, sapidità e dolcezza quasi femminile: è senz’altro un eccezionale esempio del Merlot toscano.
3. Toscana IGT “Merla della Miniera” 2006
di TERENZUOLA di Fosdinovo (Massa Carrara); (Canaiolo-Merla 85% e Colorino 15%); è il vino nato dalla Merla, la versione apuana del Canaiolo, l’uva nota per la sua delicatezza e tradizionalmente adoperata per alleggerire l’opulento Sangiovese e a volte usata in Toscana in purezza; il campione 2008 è un vino dal colore tenue e il fresco profumo ricordante il primo campione assaggiato, un sapore fresco ed elegante con un bel finale: un vino tutto sommato non impegnativo e da bere nelle diverse occasioni. L’annata 2006 in commercio ha il bel profumo fruttato con le note speziate, la freschezza, il giusto corpo e persistenza mantenendo la sua leggerezza e dinamicità gustativa.
4. Toscana IGT “Duemani” 2006
di DUEMANI di Riparbella (Pisa); www.duemani.eu; (Cabernet Franc 100%); il campione 2008 è dal colore impenetrabile e ha il profumo fortemente dominato da rovere con un sottofondo di frutto nero abbastanza fresco e il sapore, che rivela un’estrazione significativa ma controllata; la sua nota affumicata invece è destinata a rimanere spegnendo un po’ troppo la caratteristica “spinta” del Cabernet Franc. L’annata 2006 ha un profumo dove il legno è troppo presente, influenzando negativamente anche il gusto; sicuramente la sua versione en primeur è un tentativo di dare vita e giusta leggerezza a questo vino piuttosto stancante ma nato per diventare importante (l’azienda di Luca d’Attoma, produce vini biodinamici).
5. Bolgheri DOC “Piastraia” 2005
di MICHELE SATTA di Castagneto Carducci (Livorno); www.michelesatta.com; (Merlot 25%, Cabernet Sauvignon 25%, Syrah 25% e Sangiovese 25%); la versione en primeur è caratterizzata già da adesso da un bell’equilibrio tra le uve così diverse tra loro fondendo insieme la freschezza del Sangiovese, la spinta del Cabernet Sauvignon, dolcezza di Merlot e le note speziate del Syrah; il suo tannino è molto dolce anche se si sente il legno, che è per fortuna abbastanza fine. L’annata 2005 in commercio ha il profumo di ciliegia e frutta nera con un legno ben integrato ma con la struttura media derivante dalla penalizzante polpa dell’annata 2005.
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Inserito da Gianpaolo Paglia
il 31 luglio 2009 alle 16:18Prima di quello ho bevuto un Syrah fatto sempre in zona, non mi è piaciuto per nulla, altra stoffa il cupinero.
Infine, mi fa piacere ti sia piaciuto il capatosta, il 2007 è anche meglio.