Lucio Giunio Moderato Columella, scrittore latino di agricoltura, prima del 70 d.c. nel suo trattato de Re Rustica cita questo formaggio come uno dei prodotti caseari tipici dell'epoca.
Oggi a distanza di due millenni la sua tecnologia casearia, grazie anche ad un presidio Slow Food, è rimasta praticamente immutata: il fiore dei cardi selvatici raccolti d'estate e essiccati, viene messo a bagno in acqua per una giornata e quindi l'infuso viene filtrato e usato come caglio. Il latte ovino crudo viene fatto coagulare con l'addizione di questo caglio vegetale. In un ora circa la cagliata e pronta.
La rottura avviene in due tempi, prima viene tagliata a cubi grossolani e lasciata spurgare naturalmente, in seguito, dopo circa mezz'ora di sosta si procede ad una seconda rottura per mezzo di una spannarola.
La cagliata viene ridotta a dimensioni poco più grosse di una nocciola e a pezzature irregolari.
Viene quindi trasferita nelle fascere di forma quadrata, dove per una giornata circa, spurgano in maniera naturale. Assunta la forma di mattonella, viene salata a secco e posto a stagionare per circa 40 gg. in locali con alta umidità e temperatura costante di circa 8 °c.
Il Caciofiore si presenta al consumo con l'aspetto di una mattonella appunto, la base di circa 12 cm e l'altezza si circa 4. Sulla crosta la fascera riproduce il segno che anticamente vi lasciavano quelle intrecciate con i giunchi, il colore della crosta varia da bianco a giallo dorato a seconda della maturazione.
La struttura complessiva varia da deformabile al tatto per quelle di appena 40 gg. a dure per periodi di circa il doppio. La pasta varia da bianca con piccolissima presenza di occhiature, regolari e finissime a giallo paglierino, e compatta.
I sentori olfattivi ricordano il fieno, lo yogurth appena percettibile nei "giovani", il sottobosco, e alcuni sentori rustici. Nel cavo orale la sensazione è quasi fondente, burrosa, nei prodotti stagionati, l'impatto è quasi ruvido, le sensazioni gustative oltre ad un tipico "animale" tipico dell'ovino una sensazione piccante appena percettibile e il finale amarognolo dovuto all'uso del cardo. La bocca dopo aver deglutito il prodotto stagionato conserva una sensazione pseudo termica e ruvida per oltre mezzo minuto e molto equilibrata che sottolinea la finezza del prodotto. Personalmente ho degustato Il Caciofiore di Columella in abbinamento ad un Valtellina Sassella e a un Barbera d'asti entrambi del 2002 trovando più equilibrato l'abbinamento con il Valtellina Sassella.
Per approfondire la mia passione e le mie conoscenze, nei primi anni ’90 ho seguito il corso e conseguito la qualifica di Assaggiatore di Vino...
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