Sentendo parlare di formaggi liguri da molti anni in molti luoghi e contesti, mi sono fatto l'idea che la maggior parte di chi racconta creda nell'esistenza di un virtuale albero caseario con alcune ramificazioni sviluppate simmetricamente sia nel ponente che nel levante della regione. Ho ascoltato ambasciatori della cucina regionale che, convocati per interventi, si sono autoincoronati novelli Napoleone e che non correggono, scientemente, l'errata attribuzione di un titolo accademico, anche se probabilmente sono al corrente di poter incorrere in sanzioni. Alcuni, raggiunto il quarto d'ora di gloria, dallo scranno muovono il telecomando del proiettore tanto da somigliare alla rappresentazione goliardica del novello direttore d'un improvvisata Filarmonica di paese.
Provo compassione quando riconosco le mie fotografie o le mie schede di degustazione in queste presentazioni ma non mi sono mai permesso di farlo notare ai relatori, neppure in privato: la soddisfazione che le abbiano usate mi conferma che "quel lavoro non era poi male" tanto da averle replicate così come le hanno trovate, senza modificare nemmeno una virgola. Altre volte, è successo che i miei pezzi (non li chiamo articoli per rispetto verso chi li fa per professione) pubblicati su questo sito, siano stati scopiazzati in altri articoli, nei casi migliori con il mio nome, ma senza che io o il responsabile di questa testata web ne siamo mai stati messi a conoscenza! Abbiamo sorriso entrambi, ma rimediato.
L'intervento standard normalmente inizia con una arzigogolata premessa sul sesso degli angeli, il culmine dell'orazione è sempre la spiegazione del prodotto, il must quando si spingono sulle tecnologie. In quel preciso istante assumono la stessa espressione di Icaro, rapito dalla visione del carro alato, mentre in realtà stanno precipitando nel vuoto per il peso delle grandissime inesattezze profferite. Di recente, alla presenza di reti televisive di rilievo nazionale, ho dovuto assistere impassibile ad un intervento che forniva notizie sui formaggi liguri totalmente errate; sul resto anche se competente, non intendo commentare. Mi riferisco alla descrizione della Prescinseua prodotta a levante e della Giuncata o Zuncà del Ponente che puntualmente, vengono presentati come se fossero il medesimo prodotto: non è assolutamente così. Su queste pagine sono stati trattati entrambi i prodotti e la differenza sostanziale, proviamo a chiarire e così a rendere più plausibile il lavoro dei futuri scopiazzatori:
Per approfondire la mia passione e le mie conoscenze, nei primi anni ’90 ho seguito il corso e conseguito la qualifica di Assaggiatore di Vino...
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Inserito da Luigi Bellucci
il 30 ottobre 2013 alle 00:11