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Le ranocchie e il fresco vino bianco del Montalbano

di Maria Stefania Bardi Tesi

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In estate una delle "attività" più amate da grandi e piccini era quella di andare a prendere i ranocchi. Una vera specialità. Si prestano ad essere cucinati in vari modi. Una saggia ricetta per i più piccoli, la preparavano le mamme con le cosce delle rane più grosse.

Per ottenere un piatto leggerissimo e digeribilissimo, al contempo ricco di sali minerali, particolarmente di ferro, di gran valore nutritivo. Si usava soprattutto nel periodo dello svezzamento o poco dopo in speciale modo per quei bambini che risentivano troppo della mancanza del latte materno.

Si prepara un brodino con i posteriori delle rane grosse e pomodoro maturo, sedano, cipolla, carota, zucchine e patate. Quando il brodino è pronto si aggiunge: semolino o pasta fine.

Per i grandi, la morte dei ranocchi è in frittura.
Dopo averli puliti è consigliabile incrociare le lunghe gambe posteriori, dopo di che si passano velocemente nella farina, poi nella chiara d'uovo sbattuta fino a renderla estremamente voluminosa e schiumosa. Si gettano nell'olio bollente e si gustano al meglio con contorni di verdure fritte.

Un mangiare tipico delle zone umide erano i pesciolini e i granchietti che a contatto con l'olio diventavano rossi. Si accompagnava in genere con un fresco vino bianco del Montalbano.

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