Emozionante. Mai come in questo caso un solo aggettivo può racchiudere tutte le definizioni possibili su di una degustazione di vino. Vogliamo riferire quest'aggettivo alla serata trascorsa il 21 marzo scorso presso l'azienda vitivinicola Vadiaperti, sita nell'omonima località, piccola contrada di Montefredane, all'immediata periferia di Avellino. Quando dici Avellino, dici vino e, in particolare, dici Taurasi, Greco e Fiano; quasi sempre, poi, questi tre blasonati vengono citati proprio in quest'ordine, col Fiano sempre lì ad occupare il posto di fanalino di coda della triade. Ebbene, uno dei fattori emozionali è consistito proprio nello scoprire quanto questa valutazione sia erronea, quanto essa si basi su un equivoco di fondo, su di un'abitudine gustativa che ha sempre indotto a valutare il Fiano in ragione di determinate ed esclusive caratteristiche. E invece…
L'azienda
Lo spunto, l'occasione che ha fatto del Fiano di Avellino il protagonista assoluto di questa emozione collettiva del 21 marzo, è stato fornito da una verticale, davvero unica, di undici annate di Fiano prodotte da Vadiaperti, a partire dal 1988 e sino ad oggi. Nessuna azienda campana può vantare una produzione di Fiano così lunga nel tempo, nessuna azienda, in particolare, ha profuso tante energie concentrandosi quasi esclusivamente sulle sperimentazioni colturali sul fiano e sugli altri vitigni bianchi Greco e Coda di Volpe, resistendo alle lusinghe ed ai probabili vantaggi derivanti dall'impianto di vitigni a bacca rossa.
I tenaci artefici di questa attività sono Antonio Troisi, scomparso nel 1998, ed il figlio Raffaele che oggi, più emozionato di tutti, ci guida per questi vigneti generosi e scontrosi al tempo stesso, ai margini dei quali ha conservato alberi di pero e di melo (i pomodori invece sono stati spiantati: troppo forti le interferenze con la vigna) e attraverso i quali periodicamente ancora sono accolti gli ovini in transumanza: solo a partire da marzo è vietato loro l'ingresso per non rischiare di danneggiare le delicatissime gemme in infiorescenza.
Qui, su queste dolci colline, è il regno del Fiano, la Vitis "Apiana" perché piaceva tanto alle api, come ricordano Plinio e Columella; qui il buon professore Antonio Troisi iniziò a produrre e ad imbottigliare il Fiano in proprio, dopo aver conferito per anni a diverse aziende, già nel lontano 1984, quando questo vitigno era per molti ancora un oggetto misterioso. E ancora oggi, nonostante la nuova fama cui è assurto quel vino, soprattutto dopo il riconoscimento della docg del 2003, si può dire che solo pochissimi produttori ne conoscono davvero ogni segreto, e ancor meno son capaci di sfruttarne ogni risorsa inesplorata, ogni qualità espressiva. Fra queste pochissime aziende si colloca senz'altro Vadiaperti che, emblematicamente, oggi si potrebbe definire l'esploratore del Fiano.
La Verticale
All'esperimento ha preso parte un panel di giornalisti eno-esperti di tutto riguardo, come Annibale Discepolo, Maristella Di Martino e Giampaolo Gravina de L'Espresso, Maurizio Paparello e Giovanni Ascione di Bibenda, Fabio Pracchia di Euposìa, Maurizio Paolillo di Porthos e Fabio Cimmino di Lavinium, nonché una nutrita delegazione di esperti locali tra cui i giornalisti Pasquale Carlo e l'americana Carla Capalbo e il delegato AIS di Avellino Antonio Del Franco. La degustazione è stata organizzata, come sempre impeccabilmente, da Raffaele Del Franco e presieduta dal giornalista de Il Mattino Luciano Pignataro.
Volutamente abbiamo parlato di esperimento e non di semplice verticale, perché si è trattato di una degustazione oltremodo complessa, nel corso della quale sono stati esaminati alla cieca undici esemplari di Fiano, a partire dal 1988, presentati senza alcun ordine cronologico e con diversi "salti" di annate. E ciò che probabilmente sperava di ottenere il buon Raffaele Troisi, padrone di casa ed enologo della propria azienda, è venuto fuori del tutto spontaneamente, senza cioè che vi fossero stati suggerimenti o premesse suggestive: il Fiano, signori miei, non è solo il vino che siamo abituati a conoscere…!! Non è, cioè, soltanto quel vino pronto, da consumare subito, entro i due - tre anni dall'imbottigliamento, semplice e essenziale nelle sue note distintive caratteristiche, tutte improntate alla freschezza, alle note erbacee e fruttate.
No, il Fiano è tanto altro ancora…Soprattutto è un vino straordinariamente longevo, capace di conservare e di amplificare all'infinito le sue sfumature minerali, disposto a rabbonirsi con gli anni, smussando man mano le sue asperità naturali…Alla fine della degustazione è stato sorprendente constatare come le annate più lontane non avessero perso nulla o quasi in termini di acidità e di piacevolezza, acquistando invece, e sempre più col trascorrere del tempo, note calde e morbide, speziate e tostate, di vaniglia e caramello, di mandorla e miele d'acacia. E allora capisci anche che esiste un altro Fiano, un Fiano di lunga gittata, capace di esprimere e di dare il meglio proprio a distanza di anni, un Fiano maturo e diverso che potrebbe disegnarsi un posto di grande rilievo nei mercati, se solo anche gli altri produttori, seguendo l'esempio di Vadiaperti, avessero il coraggio di aspettare un po'…
Giusto per accennare ad alcuni dei campioni in degustazione del Fiano Vadiaperti, unanimemente hanno riscosso i maggiori consensi proprio alcune annate assai lontane come, ad esempio, il 1990, con note calde e morbide di frutta matura e fiori di vaniglia, il 1995, di grande freschezza e persistenza, o il 1992 che ha sorpreso non pochi per il carattere forte e per la grande mineralità. Molto particolare, infine, il cru Arechi 1996, un paglierino particolarmente carico, dal naso appena pungente in cui affiorano note erbacee, sentori di vaniglia matura, torba e spezie, dalla bocca piena e persistente in cui risalta una grande acidità, tanto da far pensare a lunghi anni di vita ancora.
Napoletano, 48 anni nel 2007, studi scientifici prima, di giurisprudenza poi. Il lavoro, ormai quasi trentennale, di funzionario amministrativo e...
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