Certe volte la ricerca di un luogo particolare può far scoprire anche un vino particolare, magari fino a quel momento trascurato o poco considerato; altre volte può accadere il contrario, che cioè andando a degustare - a colpo sicuro - del buon vino, ti puoi trovare in un luogo davvero ameno, dove l'ambiente, la natura, i profumi e i colori sono capaci finalmente di risvegliare i tuoi sensi ormai assopiti, distratti dal piatto e frenetico vivere quotidiano in città.
E' esattamente quanto mi è capitato in occasione de "Il pallagrello si mette in mostra" del 21 maggio 2005, una presentazione dei prodotti, ottenuti esclusivamente dall'omonimo vitigno autoctono, di otto tra i maggiori produttori di pallagrello della Campania. E tra i produttori, appunto, c'era anche l'azienda padrona di casa, la "Fattoria Selvanova", un agriturismo da assumere come riferimento per tutte le aziende del settore, grazie alla cura, quasi maniacale, dei quaranta ettari di coltivazioni biologiche - di cui circa 12 vitati a pallagrello e ad aglianico - alla modernissima cantina, all'attenzione particolare ed alla tecnologia d'avanguardia nel controllo della vinificazione e di ogni processo di lavorazione.
L'agriturismo è anche un modello di fattoria didattica per tutta la provincia di Caserta, tant'è che ospita decine di migliaia di piccoli visitatori all'anno; può disporre inoltre di undici belle stanze, semplici e confortevoli.
E il resto…il resto lo fa la natura! Il panorama che si può ammirare dalla fattoria è veramente incantevole: l'agriturismo è incastonato tra gli impianti montuosi del Matese e del Taburno; i filari di vite, tutt'intorno, allevati con un cordone speronato che aumenta la geometria visiva, si arrampicano in modo regolare, quasi a voler conquistare la vetta della collina. L'esposizione dei filari più alti, alla stregua dei sorì del nord o di certi cru di Provenza, è tale da non permettere mai al sole di abbandonarli durante il giorno; il fertile terreno, argilloso e compatto, nutre e sostiene le piante, le rende vigorose, le riempie di linfa vitale.
I vigneti di pallagrello si estendono in tutta la piana del casertano che abbraccia i comuni di Caiazzo, Castel Campagnano, Allignano, Alvignanello, Ruviano, Castel di Sasso, Pontelatone, S. Angelo Alife e Piedimonte Matese. In quest'area, accorpata alla I.G.T. "Terre del Volturno", i vitigni di pallagrello, sia quelli a bacca bianca, che quelli a bacca rossa, sono oggi coltivati con grande attenzione, con una resa per ettaro di 60/70 quintali, ben al di sotto delle indicazioni dei disciplinari.
Il pallagrello bianco, da molte aziende fermentato in barrique, si presenta di colore giallo oro, ed offre al naso un ampio e delicato bouquet di note calde e fruttate; i riconoscimenti sono quelli del fieno, della cera e del miele d'api, della pesca e dell'albicocca. Al gusto il palagrello bianco è un vino di grande equilibrio, in cui l'armonia delle note gradevolmente acide e di quelle più morbide e rotonde viene raggiunta nei valori più alti, per la spiccata presenza di frutta secca, mandorla e nocciola, ananas maturo e melone; non mancano note speziate di frutta candita e vaniglia. Il pallagrello bianco fermentato in acciaio si distingue invece per il colore, più tendente al paglierino, e per la prevalenza delle note olfattive più fresche ed erbacee, come la mela verde ed il fieno, ed al gusto con un'acidità e sapidità che forse sovrastano le note più dolci e calde riscontrate nel bianco fermentato in barrique.
Il pallagrello nero è un vino di grande struttura e complessità olfattiva, è un vino al tempo stesso caldo e potente, fresco e morbido. Il colore è rosso rubino, intenso e deciso, senza sfumature, anche quando è appena preso dalla botte o è evoluto nel tempo. All'olfatto si alternano e si sprigionano, in una sequenza lunga e persistente, note speziate e fruttate, balsamiche, tostate ed eteree; si susseguono le note dei frutti di bosco - more e mirtilli -, cioccolato, cuoio e pepe nero; alla bocca è armonico, morbido e rotondo, con grande persistenza, retrogusto speziato e finale leggermente acido e amaro, amarene e fave di cacao.
La presentazione si è conclusa con una degustazione di cibi e piatti tipici, tra cui vale la pena di citarne alcuni oramai quasi scomparsi, come il pancotto con broccoli e fagioli, zucca e fagioli alla caiatina, zucchine caserecce con pancetta. Sorprendente il gusto ed il profumo sprigionati dal culatello del Matese; delle vere chicce, infine, il pecorino ed il formaggio di bufala stagionati in grotta.
Tra le aziende vitivinicole presenti va citata innanzitutto la stessa Fattoria Selvanova, sia per il buon pallagrello bianco "Acquavigna" 2003, sia per l'ottimo aglianico 2003 "Vignantica". L'azienda vinicola Terre del Principe, invece, esprime probabilmente il meglio della propria produzione con il bianco 2004 "Le Serole", davvero piacevole per le note delicate di miele, confetture e mela cotogna; particolarmente rotondo, ricco, morbido alla bocca, con spiccati sentori di spezie, vaniglia e frutta secca. Sorprendente anche l'evoluzione che sta interessando i vini di un'azienda più giovane, i Beati Colli della Masseria Piccirillo: il "Pallagrello bianco" 2003, o Piedimonte bianco, è sicuramente tra i migliori in commercio in questo momento; l'equilibrio gusto olfattivo di questo prodotto è davvero esemplare. L'azienda vinicola Castello Ducale invece, nell'ambito di questa manifestazione si è distinta per la presentazione di due novità, entrambe da pallagrello bianco: un ottimo passito e per un distillato purissimo, una grappa che ha saputo conservare le note varietali, dal gusto pulito e vellutato.
Un'ultima annotazione di merito deve essere attribuita a Vestini Campagnano: se oggi si è potuto riscoprire il vecchio vitigno "pallarello", di borbonica memoria ma di modesto rango, e da questo si è finalmente iniziato un degno percorso di valorizzazione qualitativa che si concluderà, a pieno titolo, nell'inserimento del vino da pallagrello tra i grandi della Campania e d'Italia, tutto ciò è in gran parte indubbiamente dovuto a quest'azienda. Inutile stare qui a descriverne i grandi vini, il nero, il bianco "Le Ortole", il Casavecchia o il rosato "Vado Ceraso" - un blend di pallagrello nero e casavecchia vinificati in bianco -, ma vale la pena invece citare la Vestini Campagnano quale coraggiosa interprete di una nuova cultura di modernizzazione dei processi di produzione che, rompendo vecchi equilibri e schemi consolidati, ha conferito al pallagrello l'attuale dignità di grande vino e di grande risorsa del settore.
Napoletano, 48 anni nel 2007, studi scientifici prima, di giurisprudenza poi. Il lavoro, ormai quasi trentennale, di funzionario amministrativo e...
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