Rosso, rosso che più rosso non si può. La rassegna dedicata ai vini rossi della Campania, svoltasi nell’incantevole cornice del centro termale Acquapetra a Telese (BN) il 6 e 7 marzo scorsi, rappresenta solo il primo tratto di un nuovo percorso, Campania Stories, la nuova creatura di Miriade&Partners di Diana Cataldo e Massimo Iannaccone, realizzata non senza lo zampino dei soliti Paolo De Cristofaro e Lello Del Franco. Un nuovo progetto che intende raggruppare tutte le eccellenze enologiche della regione attraverso due focus settimanali: uno, quello di marzo, appunto, dedicato ai vini rossi e l’altro, a novembre, dedicato ai vini bianchi. Il progetto prevede poi che, rispettivamente, in ognuna delle due rassegne “monocolore” vengano realizzati due focus distinti, uno destinato alle produzioni delle provincie di Napoli, Caserta, Benevento e Salerno e l’altro con uno specifico momento di attenzione per Avellino, rimarcando di quest’ultima in buona sostanza la primogenitura nell’eccellenza.
In quest’appuntamento di un piovosissimo marzo 2013, quindi, a Telese ho affrontato la “dura” prova d’assaggio di 51 campioni provenienti da ogni angolo della Campania, esclusi solo i rossi irpini, che poi ho ritrovato nel bicchiere a Serino (AV) dopo appena due giorni – giusto il tempo di riprendersi dalle sbornie – nella degustazione dedicata al Taurasi vendemmia 2009. E, mi piace anticiparlo, questo possibile parallelo di degustazione, appena appena differito di due giorni, tra Taurasi 2009 ed altri rossi della Campania della stessa annata, probabilmente non ha poi esaltato più di tanto la nobile docg della terra dei lupi! Ma questa è un’altra storia, che voglio riservarmi alla prossima puntata…Qualche premessa, prima di passare alle degustazioni. Quando in Campania si parla di vitigni a buccia bianca – il mio buon professore di viticoltura mi raccomanda sempre di non dire bacca…– la scelta è bella ampia, dal Greco al Fiano, dal Falanghina al Coda, al Caprettone, dall’Asprinio al Biancolella e al Pallagrello, solo per citarne i più conosciuti, ma quando si tratta di rossi l’immaginario comune si ferma a due nomi, Piedirosso e Aglianico.
Eppure non ci sono solo questi, c’è anche il Pallagrello, c’è il Casavecchia, c’è il Barbera-Barbetta di Venditti – e solo Nicola sa cosa sia esattamente – c’è un incredibile prorompente Primitivo che racconta l’altra faccia del Falerno, un Primitivo sempre più ancorato ad una dimensione decisamente territoriale, sempre più lontano dai luoghi originari… Eppoi, se proprio vi piace conclamare quel dualismo, la perenne tenzone Piedirosso-Aglianico, allora prestate più attenzione al primo, giacché l’esile natura non l’ha dotato di potenza e ardimento, ascoltatene con attenzione il linguaggio più mite, la sottigliezza degli aromi, la piacevolezza e l’immediatezza di un sorso semplice e generoso. Non c’è partita con l’impetuoso e graffiante Aglianico, la partita anzi manco s’ha da fare…
Un’ultima considerazione riguarda invece la difficoltà che ho potuto riscontrare, soprattutto per chi campano non è, di inquadrare le varie tipologie di vino secondo lo schema attuale, dal momento che i vini provengono dai quattro cantoni della regione, da areali profondamente diversi e, soprattutto, si inseriscono in denominazioni e Igt le più svariate. In quella che segue, che rappresenta solo una selezione personale tra i campioni degustati, ho preferito pertanto per semplicità operare un raggruppamento dei vini sulla base del vitigno o dell’uvaggio.
Tra i vini a base Piedirosso mi piace ricordare
• Campi Flegrei Doc Colle Rotondella 2011 - Cantine Astroni > dal naso ampio fruttato, con aromi floreali e marcate sottolineature minerali. Presenta, in più, dolci e fragranti sfumature di pane appena sfornato, sapiente ricordo del lungo lavoro sui lieviti. All’ingresso è dolce, piacevolmente morbido, con bella sapidità a sostegno sui bordi. Aroma di bocca assai piacevole, anche se non particolarmente lungo, alcol e tannini ben dosati.
• Campi Flegrei Doc Piedirosso 2010 - Contrada Salandra > quando la semplicità è capace di generare tante sensazioni piacevoli… Naso pulito, con frutta dolce e matura al punto giusto, ricche sfumature vegetali, soprattutto foglie d’acacia e di castagno. Decisamente rotondo il sorso, di buona struttura e bella sapidità, molto persistente l’aroma di bocca a fine beva, dai tannini morbidi, dolci e maturi.
• Campi Flegrei Piedirosso Riserva Montegauro 2009 - Grotta del Sole > sicuramente tra gli esemplari della casa più riusciti, questo Piedirosso in purezza conserva grande freschezza gustolfattiva e gli aromi varietali non lasciano prevalere il legno, il cui uso stavolta appare davvero corretto. Approccio olfattivo in ogni caso ammiccante, con note di cacao dolce, aromi vegetali e spezie. Finale lungo e caldo, con tannini morbidi, setosi.
• Pompeiano Igt Piedirosso Frupa 2011 - Cantine Sorrentino > estrema pulizia olfattiva, drupa di ciliegia fresca e dolce, note minerali e vegetali. Bocca spessa, un vino “tutto frutto”, con buona sapidità, di gran bella beva, finale lunghissimo con tannino sorprendentemente scoppiettante.
• Lacryma Christi Doc Vigna Lapillo 2011 - Cantine Sorrentino > aromi tipici, varietali, con note di ciliegia scura, prugna e sentori minerali-affumicati. La piccola percentuale di aglianico in uvaggio svolge correttamente il suo lavoro e il vino si mostra sin dall’ingresso ben equilibrato, morbido e sapido, di grande pulizia. Il retrogusto è piacevolmente amaricante, con buon dosaggio della nota calorica.
• Sannio Taburno Piedirosso Doc 2011 - Fattoria La Rivolta > aroma franco e diretto di frutta fresca accompagnato dalla classica nota affumicata del Piedirosso. Alla bocca l’ingresso è dolce e pulito; è succoso, ha buona spalla. Finale coerente, piacevole, di grande beva.
Uvaggi di Piedirosso e Aglianico
• Campania Igt Ragis 2009 di Le Vigne di Raito > dal naso piuttosto complesso, susina rusticana e amarena, foglioline di menta. Bocca piena, quasi grassa, gustosa, con ritorno diretto del frutto, spalla acida sostenuta. Nel finale compaiono anche piacevoli note tostate, balsamiche, i tannini sono decisamente dolci.
• Costa d’Amalfi Furore Riserva Doc 2008 - Marisa Cuomo > dall’abito assai fitto e scuro, il vino appare denso alla vista e un po’ austero al naso, con note di frutta matura, spezie, cacao e confettura di amarena. Il sorso è decisamente verticale, coerente nel gusto, gran corpo e buona freschezza, di buona persistenza. Il finale di bocca rivela una ricca nota alcolica e tannini generosi, non ancora domati, scoppiettanti.
Uvaggio di Aglianico, Montepulciano e Piedirosso
• Sannio Solopaca Doc 2007 Bosco Caldaia – Masseria Venditti > anche in questo millesimo questo Solopaca “sui generis” si distingue all’olfatto per l’intreccio intrigante di note fresche e allegre in combinazione al tempo steso con aromi caldi e maturi: il suo melange inconfondibile ci rimanda ai riconoscimenti di frutti di sottobosco, ribes e mirtillo, al muschio bagnato, ai mille aromi della macchia mediterranea, al pino resinoso, alle fave di cacao appena triturate. La bocca è spessa e mobile, con grande corredo acido, bel ritorno di cacao e frutta matura. Il finale è lunghissimo, il tannino elegante, dolce e morbido.
Pallagrello e/o Casavecchia
• Terre del Volturno Casavecchia Igt Centomoggia 2010 - Terre del Principe > indizi di gran gioventù si ricavano dal colore purpureo vivido, dall’unghia violacea, al naso è un effluvio di messaggi della natura, con aroma di viole e fiori freschi, frutti di bosco e intriganti note minerali, vulcaniche, piriti e pietra lavica. Alla bocca è giovane, un po’ nervoso, l’acidità è spinta, la chiusura riporta con sé aromi di frutta, il tannino è decisamente giovane e inquieto.
• Campania Igt Casavecchia Trebulanum 2009 - Alois > naso caratterizzato da note minerali e aromi di giovani susine, con lievi note speziate e mentolate. All’ingresso è piacevolmente dolce, ha ottima spinta acida, la trama è fitta e spessa. Nel complesso il vino è decisamente morbido, ha un bel finale amaricante, ottima distribuzione di alcol e tannini.
• Terre del Volturno Igt Sabbie di Sopra il Bosco 2010 - Nanni Copé (Pallagrello Nero 85%, restante Aglianico e Casavecchia) > naso un po’ scontroso, che stenta ad aprirsi, poi si dischiude su aromi puliti e ficcanti di frutta di bosco, mirtillo e ribes, e poi ancora frutta d’albero, note balsamiche e minerali. In bocca è assolutamente coerente, con grande tenuta e acidità. Bello e saporito il disegno dei tannini a fin di beva.
• Terre del Volturno Igt Pallagrello Nero 2009 - Vestini Campagnano > un ampio ventaglio di profumi caratterizza l’olfatto, con aromi di frutta di bosco, mirtilli e more mature, frutta d’albero, ciliegia e prugna rusticana, note minerali e note dolci tostate. In bocca lo sviluppo è coerente, ha grande spessore, ottima acidità, l’aroma di bocca ripropone il frutto dolce frammisto a spezie e dolci tostature. Finale tutto da godere, di grande pulizia, dai tannini dolci e morbidi.
Primitivo e Falerno Primitivo
• Roccamonfina Igt Cecubo 2008 - Villa Matilde > sorprendente tenuta per questo vino a base di Primitivo, una bottiglia in realtà pensata soprattutto da complemento alla gamma aziendale, ma stavolta sono d’accordo anche col sig. Parker... Note dolci pervadono l’olfatto, tanta frutta, soprattutto di rovo, ottima pulizia di fondo. La bocca è ancora molto fresca, di ottimo spessore, senza vuoti, caratterizzata dal ritorno di frutto gustoso, dai tannini morbidi e, sorprendentemente, ancor giovani.
• Falerno del Massico Primitivo Doc 2010 Conclave – Papa > al naso frutta dolce, cassis e ribes, note balsamiche e floreali, qualche sfumatura di corteccia di china. Dal’ingresso dolce, ha una bocca di grande spessore, gira piacevolmente rotondo, nel retrogusto ritornano gli aromi di china e liquirizia. Finale decisamente potente, in cui tornano i segni di un tannino gentile e tuttavia ben presente.
• Falerno del Massico Primitivo Doc 2008 Campantuono – Papa > nella parte olfattiva, un piccolo passo indietro per quello che ho sempre ritenuto un campione assoluto del Falerno nella versione Primitivo. Frutta un po’ cotta, bucce macerate e qualche nota eterea spinta. La parte olfattiva ancora in buona salute racconta invece aromi di spezie e tostature dolci, foglie d’acero e mentuccia fresca. Il sorso non ha scalfitture, è integro e sostenuto, con buona acidità e ritorno di frutta sottospirito. Nel finale la nota alcolica è forse troppo invadente, lievemente slegata.
Aglianico del Taburno (n.b. Docg solo a partire dalla vendemmia 2010)
• Aglianico del Taburno Doc 2009 - La Rivolta > belle e ricche note di viola e di prugna matura, tostature di cacao, chiodi di garofano e spruzzi di cannella. Telaio integro, dalla trama fitta e densa, bell’aroma di bocca, tannini sottili e ben lavorati.
• Aglianico del Taburno Doc 2009 - Nifo Sarrapochiello > naso decisamente ampio, con diverse note minerali e balsamiche e sentori vegetali diffusi. Sorso verticale, compatto, con buona spalla acida, finale caldo e avvolgente, tannino scoppiettante.
• Aglianico del Taburno Doc 2009 Fidelis - Cantina del Taburno > aromi floreali e frutti dolci di sottobosco. Lieve vuoto al centro della bocca, ottimo invece il sostegno dell’acidità, bel retrogusto amarostico. Tannino sottile, ben amalgamato.
• Aglianico del Taburno Doc 2009 Delius - Cantina del Taburno > olfatto caratterizzato da aromi di prugna matura, viola del pensiero e qualche sfumatura vegetale. Bocca decisamente piena, verticale, succosa, di bella freschezza. Nel finale, caldo, lunghissimo e segnato dai tannini un po’ rudi, torna con persistenza l’aroma di frutta matura.
• Aglianico del Taburno Doc 2008 “U Barone” - az. Torre a Oriente > olfatto ammiccante, con sentori di caramella inglese, amarene sotto spirito, mirtillo, pot pourri di fiori secchi e sfumature balsamiche. Piacevole al gusto, fresco, con ritorno di frutta fresca e di mirtillo. Equilibrato, dal finale caldo, con tannini sottili e dolci.
• Aglianico del Taburno Riserva Doc 2008 D’Erasmo di Nifo Sarrapochiello > dal colore granato intenso, questo vino si distingue subito per l’estrema pulizia olfattiva, con netti e precisi rimandi minerali, con ricche sfumature di spezie, pepe nero, cannella. La bocca è gustosissima, di grande concentrazione, equilibrio, spessore, acidità. La chiusura è perfetta, il tannino, ficcante e generoso, è dolce e maturo al punto giusto; l’alcol, ben dosato, è il naturale completamento del sorso. Potente, generoso, armonico: se la perfezione non fosse in realtà un difetto del vino, direi…perfetto!
• Aglianico del Taburno Riserva Doc 2008 Terra di Rivolta – La Rivolta > austero, lento a dischiudersi all’olfatto, poi rivela bei profumi di viola e susine, corteccia d’acero e qualche tostatura, cioccolato dolce. La bocca è spessa, succosa, in gran movimento, ottimo il sostegno dell’acidità. Finale caldo e lunghissimo, tannino mordente, scalpitante.
• Aglianico del Taburno Doc 2008 Bue Apis – Cantina del Taburno > i cavalli di razza sorprendono per la capacità di reinterpretarsi, di mettersi continuamente in gioco e questo millesimo sposta lievemente il registro di lettura, gioca più del solito sulla freschezza: già dal colore, decisamente purpureo e impenetrabile, e poi dall’ampio corredo olfattivo, tutto improntato sui frutti di bosco, su note minerali e vegetali, foglie di tabacco fresche, ancora da lavorare. In bocca, più che al naso, ricorda il sodalizio coi legni, con note speziate e spennellate di polvere di cacao. I grandi estratti disegnano una struttura imponente ma al tempo stesso agile e l’aroma di bocca riporta con sé anche il frutto maturo.
• Aglianico del Taburno Doc 2008 Grave Mora – Fontanavecchia > il corredo olfattivo è ampio e complesso e tra gli aromi spiccano la prugna dolce e note tostate di cacao e caffè, ma anche sfumature balsamiche ammiccanti, suadenti. La bocca, in linea e coerente, è decisamente morbida, seppur sorretta da una grande spalla acida. Il retrogusto ripresenta tanti ricordi dell’affinamento in legno, aromi a gogò e bacche tostate. Nel finale, potente e lunghissimo, il tannino fa ancora bella mostra di sé, dolce e croccante.
• Aglianico del Taburno Doc 2006 Don Curzetto – Torre a Oriente > la sensazione olfattiva è particolarmente dolce, con caramella inglese e fiori secchi, aromi di mirtillo e qualche nota balsamica. L’ingresso è dolce, ha un buono spessore ma anche grandi doti dinamiche, spiccata acidità. Nel complesso è decisamente morbido, come morbidi sono i tannini che ne caratterizzano un finale lungo e con nota alcolica equilibrata.
Napoletano, 48 anni nel 2007, studi scientifici prima, di giurisprudenza poi. Il lavoro, ormai quasi trentennale, di funzionario amministrativo e...
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