E’ davvero difficile scegliere le definizioni giuste, trovare le parole più opportune per descrivere questo millesimo. Certo, un bilancio va fatto, e le somme non possono che esser tirate alla luce di considerazioni che, in fine dei conti, non sono affatto personali. Sono dati obiettivi, infatti, da un lato l’annata difficile, capricciosa, con le frequenti precipitazioni che hanno accompagnato praticamente tutto il ciclo vegetativo e col freddo che precocemente è calato nei vigneti da settembre al momento della vendemmia. E’ un dato obiettivo, d’altro canto, anche il fatto che alcuni viticoltori, al cospetto di tanta peronospora, dell’impossibilità di interventi in vigneto se non con trattamenti particolari, di una maturazione fenologica spesso incompleta, hanno preferito non produrre il Taurasi, concentrandosi invece sulle denominazioni di ricaduta; così, ad esempio, han fatto aziende che costantemente, negli ultimi anni, hanno sempre saputo interpretare al meglio le proprie vigne, come Il Cancelliere, Benito Ferrara o Colli di Lapio. Ma è un dato altrettanto obiettivo che molti di coloro che hanno scelto di affrontare quelle difficoltà ne sono usciti purtroppo abbastanza malconci, con prodotti a volte opachi e impersonali, a volte appena focalizzabili, ma sempre comunque con tracce troppo vaghe del territorio di origine.
Ecco, dai vini degustati nello scorso marzo è davvero difficile trarre un quadro di unione, un disegno uniforme del paesaggio, del vigneto irpino del Taurasi. E, soprattutto, quel che viene penalizzato, nell’ambito di una comunicazione che non passa più per la vecchia dialettica dell’Anteprima, secondo il filo logico di un nuovo discorso sul territorio voluto dai bravissimi organizzatori, Diana Cataldo e Massimo Iannaccone, è proprio il definitivo conclamarsi nell’immaginario specialistico degli “areali produttivi”, quel progetto di zonazione che tiene a sottolineare le differenze tra macrozone come l’Alta Valle del Calore, la Riva Destra o la Riva Sinistra-Terre del Fiano. Davvero difficile, in quest’annata impersonale, coglierne gli aspetti caratterizzanti o anche solo le peculiari sfumature, difficile trovare conferma al lavoro del recente passato.
Come sempre, ovviamente, abbiamo registrato qualche eccezione, anche se va detto che le note positive provengono più dalla continuità dei grandi nomi che non dalla conferma della nuova scuderia-Taurasi. C’è poi un’altra frase che mi ripeto, e che ho sentito ripetere a tutti quelli che hanno preso parte alle degustazioni per i primi assaggi del blasonato vino irpino da uve aglianico, nella sua versione 2009: “aspettiamo prima di giudicare, è un millesimo che ha bisogno di più tempo per esprimersi”. E allora…speriamo. Un’altra considerazione, anzi una constatazione, in chiusura, che proprio non avrei voluto fare: è davvero singolare che alcuni produttori stavolta addirittura non abbiano controllato prima le proprie bottiglie facendo arrivare in degustazione dei campioni decisamente sporchi, con netti sentori di muffa o peggio con evidenti brett che ne hanno sconsigliato anche solo l’assaggio.
Le degustazioni
Qualche buon vino giovane, in ordine sparso:
Convincente, gustoso l’Irpinia Campi Taurasini Doc 2010 di Fonzone Caccese: con bei ricordi di frutta fresca, schietto, dalla bocca spessa e verticale, ottima spinta acida. Equilibrato, ben fatto, di bell’approccio alla beva.
Irpinia Aglianico Doc 2009 Matèrtera Bambinuto: sicuramente questo lavoro di Marilena Aufiero convince più del suo primo esperimento col Taurasi 2009, dai tannini incontrollati e qualche asperità di troppo. Questa Doc invece si presenta con bei profumi, delicati e floreali, bocca snella e agile, finale scattante e potente.
Non ci sorprende, invece, ma si conferma in tutte le sue doti Il Cancelliere con la Doc Irpinia 2009 Gioviano: se solo si pensa che questa è la ricaduta dell’ipotetico Nero Né mai realizzato in questo millesimo sfortunato…! Al naso si immagina il frutto scuro, si colgono note vegetali ed erbacee, spezie, concia di tabacco e qualche tostatura di cacao. La leggera magrezza e il gap della spinta alcolica, alla bocca, ricordano che questo non è Taurasi, ma tutto il resto è confezionato “a mestiere”: acidità, pulizia ed aroma di bocca, tannini saporiti!
Irpinia Aglianico Doc 2009 Donnachiara: note minerali di carbon fossile e altri sentori di origine vulcanica. Bocca coerente, leggermente ferma, con ritorno di frutta polposa. Bell’aroma di bocca, finale un po’ corto.
Irpinia Aglianico Doc 2009 Sanpaolo: dalla tinta piuttosto carica, al naso è ampio, con frutta matura e tante spezie, note tostate e balsamiche, qualche sfumatura umorale, sanguigna. La bocca è molto spessa, di grande concentrazione, gustosa e amarostica nel suo finale al rabarbaro. Il tannino croccante e gustoso si colloca in una chiusura lunga e potente. Complimenti.
La mia personale selezione di Taurasi 2009
Taurasi Docg 2009 Radici Mastroberardino: al naso qualche nota eterea spinta, prugna e mirtillo, cacao e liquirizia. Bocca gustosa, con bel ritorno di liquirizia e mirtillo dolce, dal telaio fitto e denso di trama. Elegante e completo nello sviluppo, con acidità e morbidezza, dinamico e scattante. Finale virtuoso, con ottima distribuzione della nota alcolica, tannini morbidi. Tra le migliori interpretazioni di sempre, “nonostante” l’annata!
Altra bella prova per Sabino Loffredo di Pietracupa con il suo Taurasi Docg 2009: aroma complesso, con frutti rossi scuri, liquirizia e prugna secca. Fresco e giovane in bocca, ha grinta ed energia, nel suo sviluppo lineare si distende gustoso sino alla scatto finale, dove riappaiono note speziate. Nel finale equilibrato i tannini si mostrano già ben levigati. Manca appena di spessore, di verticalità.
Supera a pieni voti la prova il Taurasi Docg 2009 Donnachiara: all’olfatto note minerali e “carbonose” accompagnano il frutto scuro, aromi tostati di legno dolce, pepe nero e tabacco. Bocca in linea, ricca di tanta materia, compatta e fresca; ottima la chiusura, non esplosiva, ma equamente distribuita tra l’alcol e i tannini ben lavorati, morbidi e sottili. Tra i migliori.
Il più equilibrato, forse il “Taurasi più Taurasi”, il campione (peraltro di botte) presentato in degustazione da Milena Pepe: Taurasi Docg 2009 Opera Mia di Tenuta Cavalier Pepe, corretto e varietale nei suoi aromi puliti di prugna e viola, con qualche spruzzata di tabacco e spezie dolci. Gran bel frutto alla bocca, di gusto pieno, verticale, anche sapido. Tannino e alcol generosi ma sotto controllo.
Manca un po’ d’equilibrio, ma nel complesso merita una menzione il campione proposto da Masseria Murata, il Taurasi Docg 2009 Passione: un po’ soffuso e riottoso ad aprirsi al naso, con prevalenza di aromi di prugne e corteccia di china. Bocca di buona tenuta, verticale, anche se lievemente ferma. Austero anche nel finale, con tannini generosi, di medio spessore.
Taurasi Docg 2009 F.lli Urciuolo: austero negli aromi, essenziale il bouquet di spezie, grafite e liquirizia. Alla bocca è compatto, forse un po’ lento a muoversi, ma succoso e sapido. Finale lunghissimo, generoso, caldo e tannico.
Taurasi Docg 2009 Principe Lagonessa Amarano: tanta buona frutta al naso, condita con belle tostature pulite ed un insistente sentore etereo. Bocca quasi masticabile, ma dinamicità ben sorretta da una spalla acida possente. Torna l’aroma del frutto nel finale, generoso di alcol e tannino.
Note minerali, di carbone scuro e grafite, assieme a pepe nero e cannella, caratterizzano l’olfatto del Taurasi Docg 2009 Villa Raiano: la bocca è sapida e gustosa, di grande dinamismo e il finale è dominato da un bel tannino, croccante e cioccolatoso, da…Taurasi di maniera!
Taurasi Docg 2009 Alta Valle di Colli di Castelfranci: segnato al naso da note marcate di frutta matura, prugna e mora, da sbuffi balsamici e note speziate di cacao in polvere e chiodi di garofano, alla bocca è anche elegante, concentrato, fresco. Il finale è pervaso dal ritorno dell’aroma di prugna, dai tannini sottili, quasi delicati.
Di diverso spessore i Taurasi 2008 e le Riserve dello stesso millesimo, che non hanno tradito le aspettative. Forse riassaggiarli assieme ai 2009 ha mortificato ancor più quest’ultimo millesimo, decisamente fuori fuoco. Queste le mie degustazioni preferite.
La sorpresa, l’outsider è il Taurasi Docg 2008 Borgodangelo: dagli aromi di frutta ancor fresca, con qualche nota eterea e dolci tostature. L’assaggio è coerente, abbastanza dinamico, dal frutto dolce anche in bocca, con giusto dosaggio di tutte le componenti, in buon equilibrio. Il finale non è esplosivo, ma nel complesso ben fatto.
Personalmente, andando come spesso mi accade controcorrente, ho preferito il Taurasi Docg 2008 Vigne d’Alto all’altro esemplare di Contrade di Taurasi, il più acclamato Coste 2008, innanzitutto per il naso, che ho trovato più netto e pulito nei suoi riconoscimenti di prugna, viola e scorza di agrume, fiori secchi e sbuffi di menta, il tutto avvolto in una nota eterea spinta dall’alcol. In bocca ha grinta, il frutto è spesso e carnoso; nel finale tornano piacevoli sentori di frutta sottospirito. Il tannino è scalpitante, saporito, la nota alcolica avvolgente. Assolutamente da tenere nella propria cantina personale.
Taurasi Riserva Docg 2008 Piano di Montevergine 2008 Feudi di San Gregorio: un vino dal doppio punteggio, uno altissimo in assoluto e uno un po’ meno alto per l’aspetto varietale. Molto ampio al naso, con tanti sentori floreali e vegetali, tabacco e viola e, fin qui, c’è tutto. Di spessore, grasso e opulento, seppur sostenuto da grande spalla, in un registro tutto sommato giovanile gioca molto sul frutto dolce e quasi masticabile, in bocca è fin troppo morbido…Nel finale lunghissimo, i tannini scalpitanti ci ricordano, invece, che è pur sempre un figlio d’aglianico.
Taurasi Riserva Docg 2008 Alta Valle Colli di Castelfranci: viola e susina, pepe nero e tabacco ne caratterizzano l’olfatto. Bocca di grande volume, con decisa spinta acida, un bel frutto croccante segna tutto il sorso. A bocca vuota ha un gran bel ritorno di aromi di prugna, il tannino è ancora giovane e un po’ ruvido.
Naso ampio, profumatissimo, con aromi di mirtillo, amarene, erbe officinali e foglia di tabacco, assieme a qualche nota di terra umida per il Taurasi Docg 2008 Nero Né de Il Cancelliere. All’assaggio è energico, muscoloso, dal sorso pieno e succoso, con grande spalla acida e ritorno nel retrogusto di aromi di china e pepe nero, tabacco e viola. Il finale è lunghissimo, caldo, i tannini scoppiettano allegramente. ‘Na meraviglia!
A doppia velocità, invece, il Taurasi Riserva Docg 2008 Sanpaolo: intense note vegetali, tabacco china liquirizia e carrubo ne caratterizzano l’olfatto. Molto buono l’ingresso, tanta materia e ottima acidità segnano l’assaggio, ma la chiusura è fin troppo amaricante e il tannino è ancora tutto da lavorare.
Sentori tipici, con viola, prugna secca, mirtillo e liquirizia, segnano l’olfatto del Taurasi Docg 2008 Renonno di Salvatore Molettieri. Estratto importante, pienezza di gusto e grande spalla acida caratterizzano invece il sorso rotondo di questo vino, generoso e flessuoso nel suo evolversi, deciso e ficcante nel fin di beva netto e fruttato. I tannini sembrano quasi scolpiti, scricchiolanti e maturi.
Pot-pourri annate 2006-2007
Taurasi Docg 2007 Bosco Faiano I Capitani: schietto e pulito al naso, con sentori di prugna matura e tabacco. Lineare, corretto nello sviluppo alla bocca, di buona acidità. Bel ritorno del frutto nel finale, tannini un po’ ruvidi.
Taurasi Docg 2007 La Loggia Tenuta del Cavalier Pepe: il naso è caratterizzato da una nota minerale decisa, con sbuffi di fumo e pietra lavica, corteccia di china e note di legno tostato. La bocca è spessa e gustosa e il tannino è dolce e levigato ma forse in questo vino l’incidenza del legno copre leggermente il frutto.
Taurasi Riserva Docg 2007 Radici Mastroberardino: naso complesso, con riconoscimenti fruttati, soprattutto di prugna dolce e matura, ed eleganti note floreali di viola e rosa canina. La bocca è sinuosa, affusolata ma non sottile, molto ben bilanciata tra le note morbide e quelle fresche e sapide. Il finale è saporito e vibrante, il sorso appagante, i tannini finissimi.
Taurasi Docg 2007 Naturalis Historia Mastroberardino: nota floreale intensa, fave di cacao e tabacco dolce da pipa. Ingresso dolce, sviluppo e chiusura coerente, nel complesso un sorso molto morbido. Finale giustamente caldo, tannini morbidi e dolci.
Naso contraddistinto da aromi di frutta delicata di rovo e rosa appassita per il Taurasi Riserva Docg 2007 Il Vicario di D’Antiche Terre. Al palato è snello, senza sussulti, di buona beva; il finale è slanciato, dai tannini sottili.
Austero e inizialmente un po’ chiuso, il Taurasi Riserva Docg 2006 Di Meo poi si distende all’olfatto con aromi di frutta matura, sbuffi di fumo, legno tostato e bacche di carrubo. Ha un bell’ingresso, dolce, è verticale e pieno, sapido e scattante, dinamico. Finale ben dosato, con ritorno di frutto gustoso, ottima distribuzione di alcol e tannini, decisamente dolci e maturi.
Napoletano, 48 anni nel 2007, studi scientifici prima, di giurisprudenza poi. Il lavoro, ormai quasi trentennale, di funzionario amministrativo e...
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