La cocaina è un alcaloide bianco, cristallino, derivato dalla foglia dell’arbusto di coca - Erytroxylon Coca - coltivato sui rilievi andini del Sud America.
La pianta cresce meglio sul versante orientale delle Ande, in Bolivia ed in Perù, tra i quattrocento ed i duemila metri sul livello del mare in zone fresche e umide ma che non gelano mai. E' sempre verdeggiante e può contare su una temperatura annua media che oscilla tra i dieci e i venti gradi centigradi ed una minima escursione termica tra il giorno e la notte.
Richiede scarse attenzioni in fase di coltivazione e fornisce da tre a quattro raccolti all’anno, notevole vantaggio che poche altre varietà arboree possono offrire. Se non viene potata, la pianta coltivata può svilupparsi fino a tre metri e mezzo di altezza, per cui l’albero viene cimato fino a ridurlo ad un’altezza dai novanta a centoventi cm. mantenendolo così ad un’altezza raggiungibile e costringendolo a ramificarsi verso l’esterno, ad ispessirsi ed a produrre più foglie.
La foglia verde, lucida nella pagina superiore ed opaca in quella inferiore, varia di dimensioni e forma a secondo le sottospecie di E. Coca a cui appartiene, ma generalmente è ovale, appuntita all’estremità esterna e profondamente segnata da una vena centrale; lunga da due centimetri e mezzo fino a dieci e larga da poco più di uno a cinque centimetri ed è la parte redditizia del raccolto.
L'uso della Coca nel tempo
L’esistenza e l’uso della foglia risalgono almeno ad un migliaio di anni fa, in quanto indispensabile nelle cerimonie religiose degli incas degli altopiani. Nel XVI° sec., i conquistadores spagnoli che volevano imporre la loro morale, ne scoraggiavano l’uso tra gli indios che lavoravano come schiavi nelle miniere d’oro del re, finchè non scoprirono il suo potenziale come incentivo nella giornata lavorativa di ventiquattro ore!
Ancora oggi, diversi milioni di indios dell’altopiano masticano la coca per combattere la fatica e per anestetizzarsi contro la violenza dei venti e le gelide temperature di altitudini che arrivano a tremila metri sul livello del mare. Le foglie vengono fatte accuratamente seccare sopra un fuoco o al sole, poi lasciate “sudare” per almeno tre giorni, finchè da secche diventano flessibili.
Il masticatore indio di coca, coquero, mastica la sua dose di foglie insieme con una pasta di cenere alcalina o con un pezzo di limetta, ingredienti che liberano gli alcaloidi contenuti, dei quali almeno quattordici sono stati isolati in laboratorio dalla foglia, ma solo uno di essi è cocaina. Al naturale, la pianta contiene solo dallo 0,5 all’1,5% di cocaina, un alcaloide amaro, per cui gli indios preferiscono le foglie più dolci in quanto ne contengono meno.
L’infuso del papa Leone XIII° - Vin Coca Mariani - era preparato con le foglie e non, come si pensa comunemente, con la cocaina pura: era un tonico per il quale il farmacista parigino Angelo Mariani sceglieva soltanto le foglie più dolci e che era stimato per il suo valore terapeutico da molti uomini potenti della società europea del XIX° sec.
Nutriente al naturale
Nella sua forma naturale, la coca è piuttosto nutriente.
Contiene vitamina C e molte altre del gruppo B, in quanto essendo uno stimolante che non da assuefazione, è raccomandato nella preparazione di innumerevoli farmaci terapeutici nella medicina moderna. Guarisce il mal di montagna, tonifica tutto il tratto digestivo ed aiuta a mantenere sani la bocca ed i denti: proprietà che risultano dall’interazione tra la cocaina e gli altri componenti presenti nella foglia.
Secondo il dottor Andrew T. Weil, ricercatore presso il museo botanico dell’università di Harvard:
“… se esiste un problema cocaina, consiste nella confusione tra la foglia intera ed un singolo componente che è stato isolato: tale confusione è un retaggio della cattiva informazione scientifica del secolo scorso, che ci ha imposto un’insidiosa polvere bianca privandoci dei benefici di un’utile medicina verde”.
L'insidiosa polvere bianca
E questo ci porta, immancabilmente, ad esaminare “l’insidiosa polvere bianca”.
La coca arrivò nell’Europa occidentale insieme col sangue e l’oro degli incas, ma soltanto nel 1885 uno scienziato tedesco di nome Gaedcke isolò per la prima volta un alcaloide che chiamo Erytroxylina dal nome generico della pianta classificata da A. L. de Jussie ed elencata nell’Encyclopédie Méthodoque Botanique di Lamark, col nome scientifico di Erytroxylon Coca nel 1783.
Il nome della specie, coca, è spagnolo e deriva dalla parola di lingua quechua KUKA, poi da CUCA, che significa albero: l’albero più importante per gli incas, ed è dallo spagnolo che un altro scienziato tedesco, il chimico Niemann, purificò l’alcaloide di Gaedcke nel 1860, ne derivò il nome di cocaina.
La cocaina è un composto organico cristallino [C17H21NO4 - benzolimetilecgonina] un estere di ecgonina, una base amino-alcolica ed acido benzoico. Nella sua forma pura è bianca ed i cristalli oblunghi a forma di prisma, mentre il comportamento chimico è quello di un idrato di carbonio con gli altri elementi che la compongono quali, oltre al carbonio, idrogeno, nitrogeno ed ossigeno che legati da covalenze, hanno gli elettroni in comune.
Essendo un alcaloide, la cocaina è, per definizione, una base organica complessa; il suo pH è maggiore di sette per cui tendente ad una naturale basicità ed in soluzione fa diventare blu la cartina di tornasole. È solubile in acqua e cedendo una coppia di elettroni non liberi, reagisce con un acido formando un sale; è amara al gusto e quando è libera è un carboidrato; non contiene grassi né proteine: una dieta di cocaina deve essere completata con altro cibo per mantenere in vita. Questo era quanto sapeva Niemann nel 1860: questo e poco più.
Soltanto ventiquattro anni dopo, un medico viennese di ventotto anni, che non si distinse mai per il suo amore per la tradizione, esaminò la cocaina per la prima volta in modo più approfondito, si seppe qualche cosa di nuovo a proposito di quella droga. E dalla pubblicazione di “Uber Coca” di Sigmund Freud e dei cinque saggi che seguirono, usciti tra il 1884 ed il 1887, non è più stato fatto alcuno studio ufficiale sull’effetto della droga sugli esseri umani.
Nel 1974, centoquattordici anni dopo la scoperta della cocaina, novanta dopo Freud e sessanta dopo che il governo degli Stati Uniti, preso da una prorompente mania di giustizia, aveva cominciato ad investire massicce quantità di denaro per far rispettare le leggi che proibivano il possesso e la vendita della cocaina, il dottor Robert Byck, farmacologo della Yale School of Medicine, ebbe un contratto di duecentomila dollari dal National Institute on Drug Abuse, per studiare gli effetti acuti della cocaina sull’uomo.
I saggi di Freud sulla cocaina, scritti mentre vari chirurghi la stavano sperimentando come anestetico locale, descrivono in dettaglio i risultati della ricerca da lui condotta su se stesso e su un collega, rimangono l’unica fonte di dati empirici a disposizione degli scienziati moderni. Ciò che oggi si sa della cocaina sono soprattutto dicerie. Le ricerche di prima mano di Freud e le prove cliniche che ha fornito, sono rimaste sepolte per anni: a lui sopravvisse soltanto il folclore!
Gli effetti della cocaina sull'uomo
La cocaina assunta internamente, sia in forma di cristalli che in soluzione, agisce come stimolante del sistema nervoso periferico. L’azione assomiglia molto a quella di altri farmaci antidepressivi. La norepinefrina, o noradrenalina, è l’ormone prodotto dai nervi del simpatico con terminazioni periferiche ogniqualvolta vengono stimolati e che causa un rialzo della pressione sanguigna, normalmente viene assorbita dal nervo così rapidamente che la reazione è impercettibile: la cocaina rinforza lo stimolo inibendo il riassorbimento di questo componente naturale da parte del nervo stesso, per cui inibisce la conduzione degli impulsi lungo le fibre nervose del corpo.
Non ci sono prove cliniche per sostenere che un simile processo avvenga anche a livello del sistema nervoso centrale, ma è sempre più avvalorata l’ipotesi che possa essere così. Inoltre, poiché non vi è nessuna prova concreta inerente al fatto che la cocaina aumenti la forza di contrazione muscolare, si presume che la capacità della droga di alleviare o ritardare l’affaticamento risulti da una decisa stimolazione centrale, la quale maschera tale sensazione.
Mentre la pressione sanguigna aumenta notevolmente, la temperatura corporea, a causa dell’accresciuta attività muscolare sotto stimolazione nervosa e della diminuita eliminazione di calore dovuta alla vasocostrizione, sale, in quanto la cocaina è notevolmente pirogenetica: il battito del cuore accelera, le pupille si dilatano e ci si sente su di giri!
Il corpo metabolizza molto rapidamente la cocaina e la salita è breve, in quanto ha un effetto più rapido se iniettata o strofinata sulle gengive, e meno rapido se viene inghiottita, poiché è idrolizzata nel tratto gastrointestinale, lo stomaco comincia a scinderla immediatamente anestetizzandone la parete.
Coloro che ne fanno uso inalandola, ricercano l’impressione di un veloce "salire" che interviene quando la polvere, dissolvendosi nel naso e nella parte superiore della gola, viene rapidamente assimilata nella corrente sanguigna con la sensazione di respirare liberamente e profondamente che si prova quando la cocaina restringe le membrane mucose e libera i bronchi.
Quella sensazione di “fresco” molto apprezzata, è data dell’attutirsi della sensibilità che segue l’anestetizzazione della mucosa del naso: se si tratta di autentico freddo, è dovuto esclusivamente da un taglio pesante e marcato, non solo di vari componenti aggiuntivi per renderla meno pura ed accrescerne il peso, di novocaina o lidocaina. La circolazione rapida della cocaina, generalmente definita “flash”, cioè come un lampo, è particolarmente intensa quando la droga viene assunta in soluzione per via endovena ed sicuramente la più rischiosa.
Allo stato attuale di grande e disperata diffusione di questa droga, la quale età di prima “prova” si è notevolmente e pericolosamente abbassata ai tredici/quattordici anni, e dalla varietà del tutto casuale dei tagli a disposizione di qualunque spacciatore dalle cui mani passa la “neve” che si vende per strada, iniettarsela è veramente stupido: così pure fare uso di qualsiasi droga nella ricerca di qualcosa e sensazioni che nella vita di tutti i giorni non si riesce ad avere o percepire.
Gli effetti della cocaina sull’individuo sono così sottili che molti non riconoscono le proprie reazioni finchè non vengono fatte loro notare. Un elevato numero di maniaci dell’acido, la maggior parte di quelli che amano i funghi allucinogeni, i tossicomani di qualunque genere, gli alcolizzati ed alcuni accaniti fumatori di marijuna ritengono che la cocaina sia uno spreco di denaro e la detestano, in quanto non dà alcun gusto!
È una droga strettamente motoria e non altera le percezioni, non ti carica, niente visioni, nessuna distorsione spazio-temporale, nessun pericolo ne divertimento e tantomeno gusto se non quello di alterare il proprio equilibrio psicochimico. I recidivi consumatori di cocaina sono soggetti a depressioni suicide se privati della droga poiché non da assuefazione e non sviluppano una tolleranza fisica.
Qualsiasi “brama” di cocaina nascerà con lo stesso meccanismo psicologico con cui si sviluppa il desiderio impellente ed irrazionale di denaro, di sesso e di dolci. Né la cocaina è un afrodisiaco in quanto non vi è nulla nella composizione chimica, a parte le sue naturali proprietà stimolanti del sistema nervoso periferico ed efficaci sull’umore, che possano in qualsiasi modo indicare che la sostanza aumenti la risposta sessuale nell’uomo. La maggior parte delle dicerie sulla droga, compresa quella della sua proprietà di prolungare il rapporto sessuale, non sono altro che emerite panzane.
L’inalazione, se protratta per lungo tempo, irrita e danneggia irreversibilmente il tessuto del naso, specialmente il setto nasale: la vasocostrizione divenuta cronica, da luogo ad ischemia e susseguente rilasciamento della mucosa che protegge il setto, il quale non essendo vascolarizzato, ne è la causa della perforazione. Inoltre, poiché la cocaina viene scissa e detossificata dal fegato, crea grossi problemi epatici attivando serie e complesse mutazioni del regolare funzionamento di questo importante e determinante organo.
Ci sarà pure una ragione per aver chiamato la cocaina “Nose Candy”, leccornia per il naso! Piace e fa sentir bene, in quanto dà, oltre alla spinta caratteristica dolce e sottile, quell’urto psichico che accarezza la mente ed infonde potenza trasportando al di là dei sogni. Ma resta pur sempre un'insidiosa polvere bianca.
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