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Additivi: timore vero o infondato ?, di Pier Luigi Nanni

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Additivi: timore vero o infondato ?

di Pier Luigi Nanni

È da sempre risaputo che gli additivi si aggiungono ai cibi per farli mantenere di più: che effetto hanno sulla nostra salute? Di seguito alcune piccole, ma importanti note, che occorre sapere onde poterci salvaguardarci senza essere preda inconsapevole degli alimenti che giornalmente gustiamo. La conservazione degli alimenti, per definizione, s’intende il metodo utilizzato per mantenerli come sono, oppure per impedire che si deteriorino a breve o lungo termine, a causa di vari effetti quali: chimici [ ossidazione ], fisici [ temperatura, luce ] e biologici [ microrganismi ]. Tale scopo è ottenibile in vari modi: a) speciali tecniche di lavorazione; b) particolari imballaggi e confezionamenti; c) conservanti: particolari sostanze esclusivamente di origine chimica che, aggiunte agli alimenti, sono da sempre scontro di accese polemiche e controversie salutistiche.

Volendo approfondire la necessità intrinseca di tali sostanze aggiuntive, a cosa servono i conservanti?
Il principale motivo da sempre “sbandierato ai quattro venti”, è il loro uso ritenuto necessario ed indispensabile di rendere più sicuri gli alimenti, in quanto bloccano l’azione nociva di alcuni pericolosi microrganismi. Muffe, lieviti e batteri possono far andare a male i cibi che, per effetto della loro naturale evoluzione ed azione, possono diventare altamente tossici. Questi organismi, a causa della loro complessa struttura cellulare, possono secernere sostanze altamente velenose [ tossine ] pericolose per l’essere umano e, in quanto tali, in alcune particolari situazioni, addirittura letali. Per impedire questo non voluto e tanto meno desiderato proliferarsi di sostanze dannose, si utilizzano quindi, una serie di sostanze anti-microbiche che inibiscono, ritardano o addirittura impediscono la crescita di lieviti, batteri e muffe. L’impiego dei conservanti è soggetto ad una procedura di valutazione della sicurezza e di autorizzazioni oltre che a controlli chimici ed a precise norme di etichettature: ciò serve per far si che svolgano effettivamente la loro funzione.

Incaricati di tali controlli, vi sono innumerevoli enti, sia europei che internazionali, preposti a tale sorveglianza: “EFSA”, European Food Safety Authority; “Commissione - Parlamento - Consiglio dell’Europa”; “JECFA”, Joint Export Commitée on Food Additives”, che fanno capo alla “FAO, Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura”, alla “OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità” ed a “EUFIC, Consiglio Europeo per l’Informazione sul Cibo”. La singola valutazione della sicurezza dei conservanti utilizzati come per gli altri additivi alimentari, è basata sull’esame di tutti i dati tossicologici disponibili e possibili, comprese le osservazioni nell’essere umano e negli animali utilizzati come cavie, conoscitive dei possibili sviluppi. Sulla base di tutti questi dati, si stabilisce il livello massimo, cioè la quantità, che non dimostri un evidente e riscontrabile effetto tossico. Si tratta del “NOAEL - no-observed-ad-verse effect level”, in altre parole: “livello effetto zero”, che si usa per determinare la “DGA - dose giornaliera ammissibile” di ogni additivo. La DGA prevede un ampio margine di sicurezza ed indica la quantità massima di additivo alimentare che può essere assunta da una persona di media corporatura, quotidianamente, nell’arco di una vita senza provocare effetti negativi e deleteri sulla propria salute.

Le direttive sul come attenersi dal salvaguardarsi di ingerire eccessivi additivi, sono poche, ottime e precise.
- Secondo le norme europee, tutti gli additivi alimentari devono svolgere una funzione positiva che deve essere scientificamente dimostrata.
- Per evitare un consumo eccessivo di alimenti trattati, l’Unione ha previsto approfonditi studi sugli usi alimentari delle popolazioni europee per ritoccare i livelli di conservanti ammessi in alimenti particolarmente diffusi, cioè maggiormente consumati.
- La FAO e l’OMS hanno definito un “CODEX ALIMENTARIUS” per armonizzare l’uso dei conservanti a livello mondiale.

L’impiego di additivi alimentari ha sollevato, vistosamente e più volte, il dubbio amplificato dai media, che alcune di tali sostanze possano essere causa di irreversibili effetti negativi sulla nostra salute. Le più accurate ed approfondite indagini di laboratorio, hanno dimostrato invece che tale nefasta fama si basa maggiormente su concezioni erronee a scapito degli effetti nocivi realmente e scientificamente riscontrati. In effetti, sono rari i casi di comprovate reazioni allergiche, le cosiddette immunologiche, causate dai conservanti. Tra gli additivi alimentari per i quali sono state riportate concrete ed acclarare reazioni negative, vi sono alcuni conservanti dal principio dei “solfitanti” e quelli del gruppo “acido benzoico” con i suoi derivati. Tutti possono scatenare una asma caratterizzata da notevoli difficoltà respiratorie, fiato corto, naso che cola e tosse in soggetti particolarmente sensibili a problematiche bronchiali.

ETICHETTATURA - Il Parlamento ed il Consiglio Europeo hanno stabilito un dettagliato sistema di etichettatura per gli additivi alimentari, onde poter consentire ai consumatori di scegliere il prodotto responsabilizzando se stessi rendendoli consapevoli. Un specifica legge applicata a tutti gli stati dell’Unione Europea, prevede che tutti gli additivi, indistintamente, siano indicati sulla confezione suddivisi per categoria: conservante - colorante - antiossidante - etc. col loro nome o codice o numero identificatore preceduto dalla lettera “E” che li contraddistingue.

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