Alla metà degli anni ’60, questo particolare vitigno, fertilissimo e molto produttivo, perciò in grado di “far pagare i debiti” era prossimo alla scomparsa dalla storia e cultura enologica della Romagna. Come tanti altri vitigni minori, stava languendo, esausto ed impotente, in un unico filare con pochi quintali, dalle parti di Trentola, a pochi passi da Bertinoro. Da allora, grazie alle sapienti cure della moderna tecnica enologica che reimpiantato e propagato, ma soprattutto grazie alla volontà tenace del vignaiolo attaccato alla sua terra ed alle sue tradizioni, il Pagadebit è risorto.
Così chiamato per la robustezza e la resistenza dei suoi acini alle avversità atmosferiche, che nelle cattive annate, male fosse andata la vendemmia delle altre uve, il pagadebit, fiero e solido come una quercia, riusciva sempre a produrre quel tanto da permettere al vignaiolo di “pagare i debiti” contratti per le spese colturali del vigneto. Dialettamente detto ‘pagadett’, è noto anche per i particolari sinonimi - empibotte, cacciò - che ritroviamo nel brindisino come enuncia il Di Rovasenda: sfondabotti, gonfiabotti e lo stesso empibotti.
Il vitigno pagadebit non è fine a se stesso, in quanto la provenienza è appunto la Puglia, in cui si riscontrano nette e marcate ‘coincidenze’, per non dire che il ceppo originario sia il medesimo, del “bombino bianco”. La Doc, ottenuta nel 1988, indica chiaramente che deve concorrere almeno l’85% di bombino bianco del tipo “gentile” e restanti uve bianche non aromatiche autorizzate e raccomandate nella zona di produzione. L’area vitata è compresa nella fascia collinare del ravennate, riminese e nel forlivese-cesenate, in particolare nei comuni di Bertinoro e Castrocaro Terme.
La produzione collinare di tale uva è decisamente più limitata rispetto a quella che il vitigno realizza nelle pianure meridionali, favorendo però un maggior titolo alcolometrico e struttura decisamente superiore. Il vitigno, molto diffuso nell’Italia centro-meridionale, pare che sia stato introdotto dalla Sicilia, e chiamato anche ‘trebbiano di Teramo’ o ‘abruzzese’ o ‘campolese’.
Tra i vini DOC, è uno dei pochi che in etichetta deve riportare obbligatoriamente l’annata di produzione delle uve, come stabilito da normative salvaguardate dall’Ente Tutela Vini di Romagna di Faenza. La resa massima di uva è di 140 q/ha ed in vino non superiore al 70%; titolo alcolometrico naturale minimo del 10%, mentre per la denominazione ‘bertinoro’ è di 11%. La foglia è di media grandezza e trilobata con lembo ondulato e bolloso; pagina superiore verde carico e lucida, mentre quella inferiore è tormentosa. Grappolo medio-grande, cilindrico-conico con evidenti ali e semicompatto; acino medio e sferoidale dal colore giallo intenso, buccia spessa e polpa sciolta di sapore non troppo marcato.
Vitigno vigoroso e, come già accennato, la produzione è buona e costante qualora non si abusi di allevamento mediamente espanso e potatura non eccessivamente lunga; inoltre, per la vendemmia si adatta anche a forme per la meccanizzazione integrale con qualche difficoltà per la conformazione naturale del grappolo. La vendemmia è decisamente tardiva: fine settembre e metà ottobre.
Il pagadebit viene prodotto in varie tipologie.
SECCO - Colore giallo paglierino scarico dai riflessi che variano dal verdolino al dorato, brillante e vivo, tranquillo; profumo tipico e caratteristico di biancospino e felce, ottima intensità e persistenza, gradevole; al palato è decisamente secco, ottima freschezza senza essere aggressiva, equilibrato ed armonico, netti aromi erbacei e leggero fondo floreale, piacevole e delicato ma con stoffa e carattere.
Titolo alcolometrico minimo di 10,5%, mentre per la denominazione ’bertinoro’ è di 11,5%; è ammessa anche la produzione nel tipo ‘frizzante naturale”. Servire a 8/10°C in brillanti calici stappato al momento. Gradisce un rapido passaggio in botte ed un breve affinamento, poiché è vino che vuol essere colto durante la sua splendida giovinezza, anche se superbo ed etereo dopo 18/20 mesi. Antipasti delicati di prosciutto e culatello, uova, verdure e pesce, ma è con le minestre quali, passatelli, tortellini, zuppa imperiale, creme e vellutate della grande cucina che esprime peculiarità uniche e fini. Gamberi d’acqua dolce e crostacei in genere con salse delicate, è inimmaginabile, così pure con formaggi teneri e freschi!
AMABILE - È giallo paglierino abbastanza intenso con riflessi dorati e sottilmente ramati dal caratteristico profumo di biancospino, delicato e persistente, fine ed avvolgente; “dolcezza” leggera e sottile con marcato aroma erbaceo che la freschezza non eccessiva rende armonico ed equilibrato. Titolo alcolometrico minimo di 11% mentre per la denominazione ‘Bertinoro’ è di 11,5%, inoltre se ne produce una limitata quantità anche nella vesta di ‘frizzante naturale’. Da fine pasto, soprattutto con pasticceria secca e da forno, torta di riso, crostate di frutta bianca e dolci al cucchiaio delicati e poco elaborati. Stappare al momento e servire in stretti e luminosi calici a 8/10°C.
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Inserito da Luigi Bellucci
il 31 gennaio 2010 alle 19:03Non capisco quel "è inimmaginabile" in accompagnamento a gamberi d'acqua dolce e formaggi freschi.
E poi in dialetto ti è uscito un pagadett ma credo volessi dire pagaDEBT, appunto i DEBITI :)