Dalle nozze di Canaan la cui tradizione ci ricorda la trasformazione dell’acqua in vino, ai giorni nostri, sono trascorsi quasi venti secoli, ebbene, da queste terre si riprodurrà tale vino. L’antica terra di Canaan, tra le prime vitate ben quasi duemila anni prima che il vino arrivasse in Europa, tramite il “Progetto Cremisan” riporterà alla luce questo antico nettare del vicino medio oriente. Tale Progetto prende il nome della località tra Betlemme e Gerusalemme, in cui è situata la storica cantina dei padri Salesiani.
La zona di Cremisan è sempre stata considerata tra i più antichi insediamenti agricoli-artigianali a sud di Gerusalemme, in quanto abitata fino dall’età del bronzo, come testimoniano i resti di antichi terrazzamenti ed i ritrovamenti archeologici di primitive fattorie dotate di presse utilizzate sia per la produzione del vino che per l’olio. L’inizio della seconda gioventù di Cremisan risale al 1882, quando, don Antonio Bellone, sacerdote italiano appartenente al Patriarcato latino di Gerusalemme, iniziò l’acquisto di vari appezzamenti di terreni in questa area, per un totale di circa 64 ha.
La regione, arida e quasi in totale stato di abbandono, grazie all’impegno ed all’intensa operosità dei primi religiosi che iniziarono la costruzione dei muretti a secco per il terrazzamento di tutte le pendici e, successivamente, la coltivazione di viti, olivi, frutteti e verdura.
Nel 1885 fu avviata una piccola cantina che contribuì, almeno in parte, al sostentamento dei religiosi della congregazione fondata dallo stesso don Bellone, mentre nell’anno successivo fu costruito il pianterreno dell’attuale edificio che al momento non si presenta in buone condizioni. Inoltre, ad urgenti lavori di ristrutturazione, è necessario l’adeguamento delle tecnologie ed il rafforzamento delle conoscenze enologiche per ampliare e migliorare qualitativamente le numerose tipologie delle 500.000 bottiglie prodotte al momento.
Oltre a concreti problemi strutturali, se ne aggiunge uno religioso, dovuto alla costruzione di un “muro” che entro dicembre taglierà fuori il convento e la cantina dalla folta comunità palestinese presente, dal vicino insediamento di Al Walja, rendendo quindi difficoltosa l’entrata in territorio palestinese, sia dell’uva che dei lavoratori, ai quali però il governo israeliano ha garantito la possibilità di avere accesso tramite un cancello ed una serie di permessi di entrata. I Salesiani però, intendono continuare a lavorare con la comunità palestinese e nella prospettiva che la cantina venga a trovarsi in territorio israeliano, hanno già avviato contatti con un’altra comunità palestinese con la quale collaborare.
Al momento si sta lavorando al recupero di tutta la terra del convento ed alla realizzazione di un nuovo impianto di vigneto di notevoli dimensioni. Gli utili della cantina andranno a coprire i costi di ristrutturazione e ad alcune realtà salesiani presenti nel territorio che da sempre sono rivolte alla comunità palestinese. Il Progetto Cremisan è una sinergia tra vari enti esclusivamente italiani: “Assessorato alle Solidarietà Internazionale della Provincia di Trento”, “Istituto Agrario di San Michele all’Adige”, “Associazione non governativa V.I.S. [Volontariato Internazionale per lo Sviluppo]”, “Regione Umbria” e numerose altre istituzioni dedite allo sviluppo ed unione tra i popoli.
La cantina di Cremisan costituisce un importante punto di riferimento dell’economia locale, poiché anche nei momenti di maggior difficoltà, sia produttivi che sociali, ha dato lavoro a 45 famiglie palestinesi. La reale convinzione e sincero intento dei promotori di tale progetto, è rilanciare la sfida volta a proseguire la produzione dell’uva da vino, come avviene da millenni, confidando anche in un miglioramento della situazione sociale che potrebbe riaprire la Terra Santa ai pellegrini di tutto il mondo.
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