La storia, le antiche origini, l'autentico vero appassionato legame tra la regione piemontese e la vite, si sono intersecati col passare dei secoli in una numerosissima serie di varietà di uva e quindi…di vini.
La distruzione fillosseriana ne ha dimensionato violentemente il numero e la quantità, ma la tradizione è talmente radicata nelle genti piemontesi da mantenere coltivati certi vitigni solo per la curiosità e perciò senza alcun riferimento a caratteristiche ben definite, in quanto troppo volubili sono i risultati.
Sono vini per i curiosi. Sono vini che in certe favorevoli vendemmie possono anche stupire. Sono vini emotivi: infatti, sotto la spinta dell'emozione dell'incontro possono anche entusiasmare, ebbene, tra questi, il "PELAVERGA" merita un attimo di conoscenza.
Le prime note di tale vitigno si hanno negli statuti redatti alla fine del '400, in cui si legge di certi vini neiret, cioè nere, allevate ed " aggrappate alle piccole e deliziose mele": chiaramente ci si riferisce ad alberi da frutta come supporti vivi, in quanto era il consueto metodo di allevamento, in aree ora note come Langhe.
Anche il Croce - 1606 - poneva in evidenza che il "pelavert" coltivato nelle zone verdunesi che "…dà un vinello dal tenue colore purpureo, anche se di scarsa potenza è piacevolmente brioso e a volte dolce".
Vitigno autoctono della provincia di Cuneo, la cui produzione avviene esclusivamente nel territorio amministrativo di Verduno, da cui la sottodenominazione, e parte di Roddi d'Alba e di La Morra.
Tale vitigno è da sempre coltivato anche nel saluzzese per cui, da parte dei produttori onde evidenziarne tipicità e peculiarità, agli inizi degli anni novanta è stato registrato presso l'albo nazionale dei vitigni come "pelaverga piccolo".
La vigoria vegetativa è molto marcata, per cui necessita di un accurato controllo defogliante, mentre la produttività è abbastanza elevata ma non eccessiva. La foglia è di media grandezza, lunga e pentalobata con seni molto marcati, anche se i lobi inferiori sono poco sviluppati. Il grappolo è di media grandezza e nettamente conico, tendenzialmente allungato e mediamente spargolo con acini sferici medio-piccoli, pruinosi e dal colore blu-violaceo al blu intenso con la completa maturazione che avviene mediamente nella prima metà ottobrina.
Il disciplinare di produzione riporta che le uve non devono superare i 120 q/ha con resa in vino del 70%.
DOC dall'ottobre 1995, ha titolo alcolometrico minimo di 11%, acidità naturale di 4,5 g/l ed estratto secco minimo di 18 g/; le uve devono essere prevalentemente di pelaverga piccolo [min. 85%] a cui possono concorrere, congiuntamente o disgiuntamente, uve di altre varietà sempre a bacca nera e non aromatiche, autorizzate o raccomandate per la provincia di Cuneo e presenti nei vigneti nella misura massima del restante 15%. Inoltre, il disciplinare non prevede alcun periodo minimo obbligatorio di invecchiamento.
Sono decisamente interessanti i caratteri organolettici che rendono il vino inconfondibile.
Rosso rubino con riflessi delicatamente granati se lasciato affinare per 2-3 anni, ma manifesta accattivanti riflessi violacei nel pieno della prorompente gioventù. Tipici e peculiari profumi di fragolina di bosco molto matura con avvolgenti sentori di spezie quali pepe, soprattutto quello nero appena macinato, elegante pout-pourry di erbe officinali ma riscontrabile finale minerale; al palato è decisamente secco dalla netta freschezza senza essere aggredente, di carattere e ricca personalità con aromi fruttati che uniti alle fragranza floreali, ne evidenziano la conquistatrice speziatura finale: apprezzabilissimo per la giusta armonia, sottile tannicità e la struttura leggera lo rendono beverino e piacevole.
Per antipasti all'italiana, salumi ed affettati anche delicati, è ottimale in quanto la finezza intrinseca si sposa perfettamente con tali sapori; primi piatti aventi intingoli di carne non eccessivamente gustosi ed a seconde portate, oltre ai piccoli volatili da cortile cucinati in qualsivoglia preparazione, e di maiale, pure con grigliata di carni rosse e non troppo insaporite, è decisamente gradevole; inoltre, con un "plateau de fromages" di bra, toma, maschera e castelmagno tutti rigorosamente giovani, si percepiranno aromi e sensazioni, oltre che essere particolarissimi, decisamente unici!!!
Stappare al momento e gustarlo "fresco di cantina" alla temperatura 13-14°C in brillanti calici non troppo ampi.
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